Cerca nel blog

giovedì 24 settembre 2020

Giacomo Leopardi CANTI

 24---9--2020

Il pensiero  dominante

    Dolcissimo,  possente
Dominante  di mia  profonda  mente  ;
Terribile , ma  caro
Dono  del ciel;  consorte
Ai  lùgubri  miei  giorni,
Pensier  che  innanzi  a  me  si spesso  torni.

    Di tua  natura  arcana
Chi non favella?  il suo  poter  fra  noi
Chi  non  senti? Pur  sempre
Che  in  dir  gli effetti  suoi
Le  umane  lingue  il sentir proprio  sprona,
Par  novo  ad  ascoltar  ciò  ch'ei  ragiona.

    Coma  solinga  è fatta  
La  mente  mia  d'allora
Che  tu  quivi  prendesti  a far  dimora!
Ratto  d'intorno   intorno  al  par  del  lampo
Gli  altri  pensieri  miei
Tutti  si  dileguàr . Siccome torre
In  solitario  campo,
Tu  stai  solo,  gigante, in  mezzo  a  lei.

    Che  divenute  son,  fuor di te solo,
Tutte l'opre  terrene,
Tutta  intera  la vita al  guardo mio!
Che  intollerabil  noia
Gli  ozi , i commerci  usati,
E  di  vano  piacer la  vana  spene,
Allato  a  quella  gioia  ,
Gioia  celeste  che  da  te  mi  viene!

    Come  da'  nudi  sassi
Dello  scabro  Apennino
A  un  campo  verde che  lontan  sorrida
Volge  gli occhi  bramoso  il pellegrino;
Tal  io  dal  secco  ed  aspro
Mondano  conversar  vogliosamente,
Quasi  in lieto  giardino  , a te  ritorno,
E  ristora  i miei  sensi  il tuo soggiorno.

    Quasi  incredibil  parmi
Che  la  vita  infelice  e il  mondo  sciocco
Già  per  gran  tempo  assai
Senza  te  sopportai;  Quasi  intender non  posso
Come  d'altri  desiri,
Fuor  ch'a  te  somiglianti, altri sospiri.

    Giammai  d'allor che  in  pria
Questa  vita  che  sia  per  prova  intesi,
Timor  di morte  non  mi  strinse  il petto.
Oggi  mi pare  un  gioco
Quella  che  il mondo inetto,
Talor  lodando , ognora abborre  e trema  ,
Necessitade estrema;
E se  periglio appar , con  un  sorriso
Le  sue  minacce a  contemplar m'affisso.

   Sempre  i  codardi , e  l'alme
Ingenerose  , abbiette
Ebbi in dispregio. Or  punge  ogni  atto indegno
Subito  i sensi miei;
Move  l'alma  ogni  esempio
Dell'umana  viltà  subito  a sdegno
Di  questa  età  supeba.
Che   di  vote  speranze  si  nutrica,
Vaga  di ciance  , e  di virtù  nemica;
Stolta  , che  l'util  chiede,
E  inutile  la vita
Quindi  più  sempre  divenir  non  vede;
Maggior  mi sento . A scherno
Ho  gli  umani  giudizi;  e  il vario volgo
A'  bei  pensier infesto,
E  degno  tuo  disprezzator, calpesto.

    A  quello  onde  tu  movi,
Quale  affetto  non cede?
Anzi  qual  altro  affetto 
Se  non quell'uno  intra  i  mortali  ha sede?
Avarizia ,  superbia, odio, disdegno,
Studio  d'onor, di  regno,
Che  sono  altro  che  voglie
Al  paragon  di  lui?  Solo  un affetto
Vive  tra  noi; quest'uno,
Prepotente  signore ,
Dieder  l'eterne leggi  all'uman  core.

    Pregio  non ha  ,  non ha  ragion la vita
Se  non  per  lui, per lui ch'all'uomo è tutto;
Sola  discolpa  al fato,
Che  noi  mortali in terra
Pose  a  tanto  patir senz'altro frutto;
Solo  per  cui  tavolta  ,
Non  alla  gente  stolta , al  cor non vile
La  vita  della  morte è più gentile.

    Per  cor  le  gioie  tue ,  dolce  pensiero,
Provar  gli umani  affanni,
E  sostener  molt'anni
Questa  vita  mortal , fu  non  indegno,
Ed  ancor  tornerei ,
Così  qual  son  de' nostri mali  esperto,
Verso  un  tal  segno  a  incominciare il corso;
Che  tra  le sabbie e tra  il  vipereo  morso,
Giammai  finor  si stanco
Per  lo mortal  deserto
Non  venni  a te,  che  queste  nostre  pene 
Vincer  non mi  paresse un  tanto  bene.

    Che  mondo  mai, che  nova
Immensità  , che  paradiso  è quello  
Là  dove  spesso  il tuo  stupendo incanto
Parmi  innalzar! dov'io,
Sott'altra  luce  che  l'usata  errando ,
Il mio terreno stato
E tutto  quanto  il ver  pongo  in obblio!
Tali  son  , credo , i sogni
Degl'immortali. Ahi finalmente   un sogno
In  molta  parte onde s'bbella  il  vero
Sei  tu,  dolce  pensiero;
Sogno  e  palese error. Ma  di  natura,
Infra  i  leggiadri  errori,
Divina  sei ; perché  si  viva e  forte,
Che  incontro  al  ver  tenacemente  dura,
E  spesso  al ver  s'adegua,
Né  si  dilegua  pria, che  in  grembo  a morte.

    E tu  per  certo , o mio pensier , tu  solo
Vitale  ai  giorni miei,
Cagion  diletta  d'infiniti  affanni,
Meco sarai   per  morte  a  un  tempo  spento;
Ch'a  vivi  segni  dentro  l'alma io  sento
Che  in  perpetuo  signor  dato  mi sei.
Altri  gentili  inganni
Soleami il  vero  aspetto
Più  sempre  infievolir. Quanto  più  torno
A  riveder  colei
Della  qual   teco  ragionando  io vivo,
Cresce  quel  gran  diletto,
Cresce  quel  gran  delirio, ond'io  respiro.
Angelica  beltade!
Parmi  ogni  più  bel  volto  , ovunque io  miro,
Quasi  una  finta  imago
Il suo  volto  imitar  .Tu  sola  fonte
D'ogni  altra  leggiadria,
Sola  vera  beltà  parmi che sia.

    Da  che  ti vidi  pria,
Di  qual  mia  seria  cura ultimo  obbietto
Non  fosti  tu?  quanto  del  giorno  è scorso,
Ch'io  di te  non  pensassi?  ai  sogni  miei
La  tua  sovrana  imago
Quante  volte  mancò?  Bella  qual sogno.
Angelica  sembianza ,
Nella  terrena  stanza ,
Nell'alte vie  dell'universo intero,
Che  chiedo  io  mai,  che  spero
Altro  che  gli occhi  tuoi  veder  più  vago?
Altro più  dolce  aver che  il tuo  pensiero?

Nessun commento:

Posta un commento