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giovedì 3 settembre 2020

JORGE LUIS BORGES LE OPERE "La rosa profonda"

 3---9---2020

        1972
Temetti   che  il futuro(che declina)
Fosse un profondo  corridoio  di specchi
Indistinti ,  oziosi  e decrescenti,
La  ripetizione  di vanità,
Nella  penombra che  precede il sonno
Chiesi  ai miei  dei, il cui  nome  ignoro,
Di dare  alcunché  o  qualcuno  ai miei giorni.
Lo fecero . è  la Patria . I  miei antenati 
L'hanno  servita in lunghe proscrizioni
Con  miseria  , con  fame  , con  battaglie,
E  di nuovo  ritorna il rischio bello.
Non  somiglio a  quelle ombre tutelari
Che  onoro inversi resistenti  al tempo.
Sono  cieco. Ho  compiuto  i settant'anni,
Io non  sono   il  Borges  uruguaiano
Che  col  petto  squarciato da  due  palle
Morì  mischiato  alle agonie degli  uomini
Nel  fetore  di una  tenda  da  campo.
Oggi  la  Patria  profanata   chiede
Che  con  l'oscura  penna  di grammatico
Dotta  nelle  minuzie  d'accademia
Così estranea al lavoro  della   spada,
Riassuma  il gran  rumor dell'epopea
Ed  esiga  il mio  posto  . è  quel  che faccio.

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