26--9--2020
=Lettera terza
La natura comincia ad operare con l'uomo non meglio che con le altre sue creature ; agisce per lui , quando egli non può ancora agire da sé come libera intelligenza . Ma egli è uomo appunto perché non si ferma a quello che di lui fece la nuda natura, ma possiede la capacità di percorrere a ritroso mediante la ragione i passi che quella anticipò per lui, di trasformare l'opera della necessità in un'opera della propria libera scelta e di innalzare la necessità fisica a quella morale.
Egli ritorna in sé dal torpore dei sensi , si riconosce uomo, si guarda intorno e si trova .....nello stato . La costrizione dei bisogni ve lo gettò dentro prima che egli potesse scegliere liberamente una simile situazione ; la necessità organizzò questa secondo le leggi della natura , prima che egli potesse farlo secondo le leggi della ragione. Ma come persona morale egli non poteva e non può essere contento di questo stato, sorto unicamente dalla sua determinazione naturale e destinato solamente ad essa; e guai per lui se lo potesse ! Egli abbandona dunque , con lo stesso diritto con cui è uomo , il dominio della cieca necessità , se ne separa in tanti altri casi mediante la propria libertà , come , per dire un solo esempio , egli cancella con la moralità e ingentilisce con la bellezza il carattere volgare impresso dal bisogno all'amore sessuale. In tal modo nell'età adulta egli ricupera con l'arte la sua infanzia , si forma nell'idea uno"stato di natura" ,che non gli è dato da alcuna esperienza , ma è posto necessariamente dalla determinazione della ragione ; in questo stato ideale si attribuisce un fine , che'egli non conobbe in quello reale, e una scelta di cui allora non fu capace , e procede ora non altrimenti che se cominciasse dal principio e per chiara intelligenza e libera decisione sostituisce lo stato d'indipendenza con lo stato dei contratti. Per quanto il cieco arbitrio abbia fondato ingegnosamente o solidamente l'opera sua, per quanto esso l'affermi con arroganza e la circondi di un'apparenza di dignità , l'uomo può , in questa operazione , considerarla come assolutamente non accaduta; poiché l'opera di forze cieche non ha un'autorità , davanti a cui la libertà debba piegarsi , e tutto deve adattarsi al fine supremo che la ragione impone alla personalità umana . In questo modo nasce e si giustifica il tentativo di un popolo divenuto maggiorenne , di trasformare il suo stato di natura in stato morale.
Questo stato di natura (come può chiamarsi ogni corpo politico che derivi originariamente la sua organizzazione da forze , non da leggi) contraddice veramente all'uomo morale , cui la pura legalità deve servire da legge ; ma è proprio sufficiente per l'uomo fisico , il quale si dà delle leggi solo per accordarsi con le forze. Ora l'uomo fisico è "reale " e quello morale è solo "problematico". Se dunque la ragione annulla lo stato di natura , come deve necessariamente fare se vuole sostituirlo col suo, allora essa rischia di perdere l'uomo fisico e reale per quello problematico morale e l'esistenza della società per un possibile (sebbene moralmente necessario) ideale della società. Essa toglie all'uomo qualcosa che egli realmente possiede e senza di cui non possiede nulla, e in luogo di questo , gli indica qualcosa che egli potrebbe e dovrebbe possedere; e se avesse troppo contato su di lui , gli avrebbe tolto , per un'umanità che ancora gli manca e può mancare senza danno della sua esistenza , anche i mezzi per l'animalità , che pure è la condizione della sua umanità . Prima che egli avesse avuto il tempo di tenersi saldo con la sua volontà alla legge , essa gli avrebbe tolto di sotto ai piedi la scala offertagli dalla natura.
La grande difficoltà è dunque questa : la società fisica non deve cessare in nessun momento nel tempo , mentre quella morale si forma"nell'idea" , e che per la dignità dell'uomo non deve correre pericolo la sua esistenza . Quando l'artefice deve riparare un meccanismo di orologio , lascia prima scaricare le ruote, ma il meccanismo vivente dello Stato dev'essere riparato mentre funziona ; qui si tratta di mutare la ruota che gira senza interrompere il suo movimento . Bisogna quindi trovare , per la continuazione della società , un appoggio che la renda indipendente dallo stato di natura che si vuole abolire.
Questo appoggio non si trova nel carattere naturale dell'uomo che, egoista e violento , mira piuttosto alla distruzione che non alla conservazione della società ; non si trova neppure nel suo carattere morale che, secondo quanto presupposto , deve prima essere formato , e sul quale, perché è libero e perché non appare mai, il legislatore non potrebbe mai agire né mai contare con sicurezza . Si tratterebbe quindi di separare l'arbitrio dal carattere fisico e la libertà da quello morale; di accordare il primo con le leggi , e di rendere il secondo dipendente dalle sensazioni , di allontanare un po' quello dalla materia e di avvicinarle un po' questo, per costituire un terzo carattere che, affini a quei due, formasse un passaggio dal dominio della forza bruta a quello delle leggi e, senza ostacolare lo sviluppo del carattere morale , servisse anzi come pegno fisico della moralità invisibile.
=La realtà ancora oggi prevalente è appunto l'eliminazione dell'animalità , della sensibilità , pur rimanendo la sopravvivenza fisica ; viene destituito di ogni verità e di ogni autorità l'ordine naturale del piacere senza che l'ordine imposto abbia nessuna garanzia di autenticità morale . L'ordine borghese si avvale infatti dell'universale tendenza conservatrice , delle degenerazioni della morale cristiana , mentre un'autentica morale che ponga esigenze di perfezionamento e di realizzazione incondizionata rimane emarginata dal contesto sociale. L'esigenza dell'ordine umano viene quindi impostata in una prospettiva generica, storica.=
Nessun commento:
Posta un commento