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sabato 26 settembre 2020

LETTERE SULL'EDUCAZIONE ESTETICA DELL' UOMO Friedrich Schiller

26--9--2020

=Lettera  terza
La   natura  comincia  ad  operare  con  l'uomo non  meglio  che  con  le altre  sue  creature ;  agisce  per  lui  ,  quando  egli  non  può  ancora  agire  da  sé  come  libera  intelligenza . Ma  egli è  uomo  appunto  perché  non si  ferma  a quello  che  di lui  fece  la nuda  natura, ma  possiede  la capacità  di  percorrere  a  ritroso  mediante  la ragione  i passi  che  quella  anticipò  per lui,  di  trasformare  l'opera  della  necessità  in  un'opera  della  propria  libera  scelta e di  innalzare  la  necessità  fisica  a quella  morale.
Egli  ritorna  in sé dal torpore  dei  sensi , si  riconosce uomo,  si guarda  intorno  e si  trova  .....nello  stato  .  La  costrizione dei bisogni  ve  lo gettò  dentro  prima  che  egli  potesse  scegliere liberamente una  simile situazione ;  la necessità  organizzò  questa  secondo  le leggi  della natura , prima  che  egli  potesse  farlo secondo  le leggi  della  ragione. Ma  come  persona morale  egli  non  poteva  e non  può  essere  contento  di questo  stato,  sorto  unicamente  dalla  sua  determinazione naturale e  destinato  solamente  ad essa;  e guai  per  lui  se  lo potesse !  Egli   abbandona  dunque  , con  lo stesso  diritto con cui  è uomo , il dominio della cieca  necessità  , se  ne  separa in  tanti  altri casi  mediante  la propria  libertà , come  ,  per  dire  un  solo esempio ,  egli  cancella  con  la  moralità e  ingentilisce  con  la bellezza  il carattere  volgare  impresso dal  bisogno all'amore  sessuale. In  tal  modo  nell'età  adulta  egli  ricupera  con  l'arte  la sua infanzia , si  forma  nell'idea uno"stato di natura"  ,che non  gli è  dato  da  alcuna  esperienza  , ma  è  posto  necessariamente  dalla  determinazione della  ragione ;  in  questo  stato ideale  si  attribuisce un fine  , che'egli  non conobbe  in  quello  reale,  e una  scelta  di cui  allora  non  fu capace  , e  procede ora  non  altrimenti  che se   cominciasse dal principio e per chiara  intelligenza  e libera  decisione  sostituisce lo stato  d'indipendenza  con  lo stato  dei  contratti. Per  quanto  il cieco arbitrio  abbia  fondato  ingegnosamente  o  solidamente  l'opera  sua,  per  quanto  esso  l'affermi con  arroganza e la  circondi  di  un'apparenza  di  dignità  , l'uomo può  , in  questa  operazione  ,  considerarla  come  assolutamente  non accaduta; poiché  l'opera  di forze cieche  non ha  un'autorità  , davanti  a  cui la libertà  debba  piegarsi  , e  tutto  deve  adattarsi al fine supremo  che  la ragione  impone  alla  personalità umana  . In questo  modo  nasce  e si giustifica il  tentativo di  un  popolo divenuto  maggiorenne  , di  trasformare il suo  stato  di natura  in stato  morale.
Questo  stato  di natura  (come  può  chiamarsi  ogni  corpo politico  che  derivi  originariamente la sua organizzazione da  forze  , non  da leggi)  contraddice  veramente  all'uomo morale , cui  la pura  legalità  deve  servire da legge  ;  ma  è proprio  sufficiente  per l'uomo fisico , il quale  si dà  delle leggi  solo  per  accordarsi  con  le forze. Ora  l'uomo  fisico è  "reale " e quello  morale è solo   "problematico". Se  dunque  la ragione  annulla  lo stato  di natura , come  deve  necessariamente fare  se  vuole  sostituirlo  col  suo,  allora  essa  rischia  di perdere  l'uomo fisico  e reale  per  quello  problematico  morale  e  l'esistenza  della  società  per un  possibile  (sebbene  moralmente  necessario) ideale  della società. Essa  toglie all'uomo  qualcosa  che  egli  realmente  possiede e senza  di cui  non  possiede  nulla, e  in  luogo  di questo  , gli  indica  qualcosa che  egli  potrebbe  e  dovrebbe  possedere; e se  avesse  troppo  contato  su  di lui  ,  gli  avrebbe  tolto  , per  un'umanità  che  ancora  gli manca  e  può  mancare  senza  danno  della  sua  esistenza  , anche  i mezzi  per  l'animalità , che  pure  è  la condizione  della  sua  umanità  . Prima  che  egli  avesse  avuto il tempo  di  tenersi  saldo  con la  sua  volontà  alla legge  , essa gli  avrebbe  tolto  di  sotto  ai piedi la scala  offertagli  dalla natura.
La   grande  difficoltà  è dunque  questa :  la società  fisica  non  deve  cessare  in  nessun momento  nel tempo , mentre  quella  morale  si  forma"nell'idea"  , e  che  per  la  dignità  dell'uomo  non deve  correre  pericolo  la sua  esistenza  . Quando l'artefice  deve  riparare  un  meccanismo  di  orologio  , lascia  prima  scaricare  le ruote, ma  il meccanismo  vivente dello Stato  dev'essere  riparato  mentre funziona ; qui  si tratta  di  mutare  la ruota  che gira  senza  interrompere  il suo  movimento . Bisogna  quindi  trovare  , per  la  continuazione  della  società  , un  appoggio  che la renda  indipendente dallo stato di natura  che  si vuole  abolire.
Questo  appoggio   non si trova  nel  carattere  naturale  dell'uomo che,  egoista  e violento  , mira  piuttosto  alla  distruzione  che  non  alla  conservazione  della  società  ;  non si  trova  neppure  nel  suo  carattere morale che,  secondo  quanto  presupposto  , deve  prima  essere formato  ,  e  sul  quale,   perché  è  libero e perché  non  appare  mai, il  legislatore non potrebbe mai  agire  né  mai  contare con  sicurezza  . Si  tratterebbe  quindi  di  separare  l'arbitrio dal  carattere  fisico e la  libertà da quello morale;  di  accordare  il primo  con  le leggi , e  di rendere  il secondo  dipendente  dalle  sensazioni ,  di  allontanare un po'  quello  dalla  materia  e di avvicinarle  un po'  questo,  per  costituire  un terzo  carattere  che,  affini  a  quei  due, formasse  un  passaggio  dal dominio della  forza  bruta  a quello  delle leggi  e, senza  ostacolare  lo sviluppo del  carattere morale  , servisse  anzi  come  pegno fisico della  moralità invisibile.


=La  realtà  ancora  oggi  prevalente  è  appunto   l'eliminazione  dell'animalità , della  sensibilità  , pur  rimanendo  la  sopravvivenza  fisica ; viene  destituito  di ogni  verità  e di ogni  autorità  l'ordine  naturale del  piacere  senza  che  l'ordine  imposto  abbia  nessuna  garanzia  di  autenticità  morale . L'ordine  borghese si avvale  infatti  dell'universale tendenza  conservatrice , delle  degenerazioni  della morale  cristiana , mentre un'autentica  morale  che  ponga  esigenze  di  perfezionamento  e di  realizzazione  incondizionata  rimane emarginata  dal  contesto sociale.  L'esigenza  dell'ordine  umano  viene  quindi  impostata  in  una  prospettiva generica, storica.=

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