30--11--2019
Norah Zapata-Prill è una poetessa boliviana. Nasce a Cochabamba nel 1946, e dopo gli studi classici va in Argentina per frequentare medicina, ma è costretta a lasciare il paese; si laurea allora in letteratura e si perfeziona a Madrid. Docente di Letteratura e Castigliano, membro dell'Accademia boliviana di Lingua. Nel 1978 si trasferisce in Svizzera dove ha diretto la Clinica geriatrica di Losanna. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti per le sue opere poetiche sia in Bolivia, dove nel 1973 e 1977 vince il Gran Premio nazionale Franz Tamayo, il più importante premio letterario del paese all'estero.
Ha partecipato alla seconda edizione del Festival della cooperazione internazionale( 8--14-- ottobre 2018) promosso da AIFO e che si è tenuto in diverse località della Puglia. In particolare ha animato una serata al Teatro Grassi di Cisternino con "Riflessioni sul ruolo terapeutico della poesia", e un incontro alla Biblioteca comunale di Ostuni.
L'abbiamo intervistata in questa occasione.
Come hai scoperto la poesia e sei diventata poetessa?
Per caso , sono capitata su un libro di Tagore che ho trovato nella biblioteca di mio padre.
Ho capito come le parole possano esprimere cose talmente belle e significative e da allora ho seguito questa strada per esprimermi, perché sono solitaria e introversa.
Nella tua conferenza hai parlato della funzione terapeutica della poesia. In che modo può giocare questo ruolo?
La poesia è liberatrice e terapeutica. L'ho sperimentato su me stessa. Sono guarita da una pulsione suicida grazie alla poesia. La poesia guarisce . Ne ho avuto la conferma anche nella clinica dove ho lavorato. La poesia mi è stata molto utile perché i dementi escono dalla logica e la poesia ugualmente esce dalla logica. Per entrare nel delirio di un demente è necessario liberare la sua parola, non costringerlo ad essere logico. Inoltre gli do il mio tempo in modo che si possa riconoscere nel mio gesto generoso. In quarant'anni ho sperimentato che tutti chiedono affetto , non tanto o non solo le parole, ma la capacità di ascolto , un contatto fisico, il prendere per mano.
La poesia può liberare , ma non sempre il poeta è visto di buon occhio , non è vero?
La poesia va in direzione dell'altro, verso la coscienza dell'uomo. E questo può mettere il poeta in condizione di scontrarsi con il potere politico o economico, perché la gente pensa e allora si ribella. Il potere vede nel poeta uno strumento di propaganda, oppure lo vede come nemico perché il potere vuole la menzogna. Ma il poeta per me è una persona libera e non strumento del denaro e del potere.
Vivi da molto tempo in Svizzera. Come mai hai deciso di lasciare il tuo paese?
Il mio è stato un esilio volontario , non sono partita per ragioni economiche o politiche . Il mio è stato un esilio esistenziale. Vivevo un periodo molto difficile nelle mie relazioni sentimentali e familiari. Ho deciso allora di ricostruire la mia esistenza altrove. La Svizzera mi ha aiutato a ritrovarmi , a dedicarmi ad un altro tipo di lavoro e di impegno con chi è in sofferenza come lo sono stata io. Ma non ho mai smesso di scrivere, la poesia mi aiuta a vivere , illumina la mia strada , la mia vita.
Sei più tornata in Bolivia? Nelle tue poesie continui a parlare della tua terra. Perché?
Si tutte le volte che posso, e ritrovo le persone cui son affezionata come se non le avessi mai lasciate. Anche se ho la nazionalità svizzera non ho smesso di continuare a sentirmi boliviana. E non potrei fare a meno della mia terra, soprattutto di quella che ho vissuto da bambina, prima che la mia famiglia fosse costretta a lasciare Cochabamba, dove sono nata, per trasferirci a La Paz. Nello stesso tempo amo viaggiare , conoscere , scoprire . Penso di aver arricchito la mia poesia viaggiando e conoscendo persone nuove.
Quali sono i tuoi rapporti con l'Italia?
Sempre più forti. Quando all'inizio degli anni 70 studiavo a Madrid ho avuto una borsa di studio dall'Università per gli stranieri di Perugia. Nella mia attività di poetessa , ho incontrato molti amici e molte amiche italiane che mi hanno aiutato a conoscere il paese, a tradurre in italiano le mie poesie, a farmi conoscere anche qui. E mi sento sempre più legata alla Puglia, mi sono innamorata di questa terra e ho voluto comprare una casa per realizzare un sogno. Con alcuni amici abbiamo fondato in aprile , ad Ostuni , una Casa della Poesia, un luogo di incontro , di promozione e produzione di arte, non solo della poesia. In questi giorni in contemporanea con il Festival della Cooperazione di AIFO, abbiamo organizzato un Festival internazionale di Poesia ad Ostuni. Ho voluto intitolare questa casa "Al Cactus", perché il cactus con le sue spine sa adattarsi al clima. Lo avevo trovato così bello nelle pietraie di Oruro , in Bolivia, che gli ho dedicato una mia poesia.
Da : "Amici di Follereau" per i diritti degli ultimi AIFO
Cactus di Oruro
Mi siedo accanto ai cactus
le loro spine mi toccano senza voler ferirmi
e sulla mia schiena scivolano le loro labbra--foglie di tuna
come se mi dicessero
ti ho amato come non ho amato nessuno
orfanità della puna
in atto di offerta
cadono i petali della ulula
e il vento canta aromi
il tempo si eterna
il cielo è mio
dunque
so che non c'è amore più grande che continuare ad amare
nonostante la espina e le sue spine.
Norah Zapata..Prill
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sabato 30 novembre 2019
venerdì 29 novembre 2019
VIOLENZA di: Pina Maria Rita Raciti
29--11--2019
La violenza, è un sintomo, segno di un disagio sociale, è l' espressione dell'angoscia esistenziale, che attanaglia, la vita di un uomo, segnato dal fallimento della propria vita,dall'emarginazione nella società in cui vive,dalle frustrazioni della sua esistenza, e della sua crescita.
In una società come la nostra, complessa, con un profondo cambiamento, " il disagio sociale", è un segno clinico molto importante. Le periferie, diventano sempre più emarginate più lontani, e la miseria, lo squallore, che non sono solo materiali,ma soprattutto psichici, etici, generano la violenza, le xenofobie.
Abbiamo assistito,negli anni passati, alla violenza negli stadi di calcio, fra tifosi, là dove si concentra , maggiormente, la massa emarginata. La semplice condanna non basta; dato che in questi ultimi tempi, la violenza è sempre più aggressiva e si estende a macchia d'olio.
Ragazzi violenti, rifiuto della scuola, aggressione ai professori, odio razziale, che certo non avremmo mai pensato esistesse nella nostra società.
Oltre a condannare, è necessario uno studio del problema per trovare la terapia adatta.
Antisemitismo, il sentimento negativo, più stupido , che l'uomo abbia fatto uscire dal suo cuore.
Mi chiedo, quale possa essere il significato, di un'avversione per un intero popolo. Riflettendo, penso che l'antisemitismo,l'abbiamo creato noi cristiani;il perché spetta agli storici spiegarlo. Dal mio piccolo punto di vista ,posso affermare , che per un credente cristiano , l'antisemitismo è un paradosso, non è conciliabile con la propria fede. Mi auguro, che nella catechesi, per il popolo di Dio, si possa educare , al rispetto per i nostri fratelli ebrei. Inoltre ,la comunità ebraica italiana è di fatto costituita da cittadini italiani.
Violenza sulle donne, in tutta la storia dell'umanità, la donna è stata ,oggetto di violenza da parte dell'uomo.
La donna, è l'io complementare dell'uomo, così come l'uomo lo è per la donna.
In una società , come la nostra , profondamente segnata da cambiamenti, la donna esce dal suo ruolo storico, divenendo cosciente dei propri diritti, ed entra in modo attivo nella società, raggiungendo livelli direzionali, con alte competenze, diventando di fatto , antagonista dell'uomo.
Nella società medio-orientale , la donna colta ,oggi, divenuta cosciente dei propri diritti, lotta per un processo di democratizzazione della società in cui vive.
Sia nell'una che nell'altra società, l'uomo vede la donna come l'antitesi; ma soprattutto come colei , che mina alla base, quel mondo di " diritti " e quindi di quella sicurezza, che per millenni, ha di fatto dato all'uomo un potere assoluto.
Solo una profonda e reale educazione , può cambiare la realtà, di oggi, dove dilagano: odio, discriminazione, violenza.
La violenza, è un sintomo, segno di un disagio sociale, è l' espressione dell'angoscia esistenziale, che attanaglia, la vita di un uomo, segnato dal fallimento della propria vita,dall'emarginazione nella società in cui vive,dalle frustrazioni della sua esistenza, e della sua crescita.
In una società come la nostra, complessa, con un profondo cambiamento, " il disagio sociale", è un segno clinico molto importante. Le periferie, diventano sempre più emarginate più lontani, e la miseria, lo squallore, che non sono solo materiali,ma soprattutto psichici, etici, generano la violenza, le xenofobie.
Abbiamo assistito,negli anni passati, alla violenza negli stadi di calcio, fra tifosi, là dove si concentra , maggiormente, la massa emarginata. La semplice condanna non basta; dato che in questi ultimi tempi, la violenza è sempre più aggressiva e si estende a macchia d'olio.
Ragazzi violenti, rifiuto della scuola, aggressione ai professori, odio razziale, che certo non avremmo mai pensato esistesse nella nostra società.
Oltre a condannare, è necessario uno studio del problema per trovare la terapia adatta.
Antisemitismo, il sentimento negativo, più stupido , che l'uomo abbia fatto uscire dal suo cuore.
Mi chiedo, quale possa essere il significato, di un'avversione per un intero popolo. Riflettendo, penso che l'antisemitismo,l'abbiamo creato noi cristiani;il perché spetta agli storici spiegarlo. Dal mio piccolo punto di vista ,posso affermare , che per un credente cristiano , l'antisemitismo è un paradosso, non è conciliabile con la propria fede. Mi auguro, che nella catechesi, per il popolo di Dio, si possa educare , al rispetto per i nostri fratelli ebrei. Inoltre ,la comunità ebraica italiana è di fatto costituita da cittadini italiani.
Violenza sulle donne, in tutta la storia dell'umanità, la donna è stata ,oggetto di violenza da parte dell'uomo.
La donna, è l'io complementare dell'uomo, così come l'uomo lo è per la donna.
In una società , come la nostra , profondamente segnata da cambiamenti, la donna esce dal suo ruolo storico, divenendo cosciente dei propri diritti, ed entra in modo attivo nella società, raggiungendo livelli direzionali, con alte competenze, diventando di fatto , antagonista dell'uomo.
Nella società medio-orientale , la donna colta ,oggi, divenuta cosciente dei propri diritti, lotta per un processo di democratizzazione della società in cui vive.
Sia nell'una che nell'altra società, l'uomo vede la donna come l'antitesi; ma soprattutto come colei , che mina alla base, quel mondo di " diritti " e quindi di quella sicurezza, che per millenni, ha di fatto dato all'uomo un potere assoluto.
Solo una profonda e reale educazione , può cambiare la realtà, di oggi, dove dilagano: odio, discriminazione, violenza.
mercoledì 27 novembre 2019
ORTODOSSIA "I MISTERI O SACRAMENTI" di: p. Denis Guillaume
27---11--2019
Il Battesimo è caratterizzato dalla triplice immersione fatta nel nome della Trinità, immersione che ricorda anche la risurrezione di Cristo il terzo giorno; battezzati, cioè tuffati nel regno sotterraneo della morte, risuscitiamo con Cristo e portiamo il suo nome per essere adorati dal Padre come figli . La benedizione delle acque si fa ogni volta con una bellissima preghiera di epiclesi, dove si chiede come all'Epifania , cioè al Battesimo di Cristo, la discesa dello Spirito per santificare le acque . In caso di necessità si può ricorrere all'aspersione , ma è più significativa l'immersione. è la risposta a Nicodemo che chiede come si può rinascere, come si può entrare nel seno materno per nascere una seconda volta. Quando si vede il battezzato uscire dall'acqua battesimale, si può pensare al neonato che esce dall'ambiente liquido del seno materno.
Dopo l'immersione , si dà il sacramento della Cresima, anche ai neonati è il compimento indispensabile del Battesimo. Il sacerdote unge la fronte , gli occhi , le nari, la bocca, gli orecchi, il petto, le mani, i piedi del battezzato dicendo: " Sigillo del dono dello Spirito Santo". E dopo la Cresima, si fa una triplice processione attorno al battistero; il sacerdote , il battezzato e il padrino, tenendo un cero acceso, girano tre volte in senso antiorario cantando: "Voi tutti che in Cristo siete stati battezzati , di Cristo vi siete rivestiti".
Subito dopo il Battesimo si dà il terzo sacramento dell'iniziazione cristiana, la Comunione , anche se il battezzato è un neonato; in Cristo, infatti , è diventato un adulto, un membro pieno della Chiesa e come tale ha diritto all'eucarestia. Non è una partecipazione intellettuale: i sacri misteri di Cristo si ricevono "per la guarigione dell' anima e del corpo". Finché il bambino non mangia pane, gli si dà solo un po' divino consacrato. Sino all'età della "ragione" i genitori portano il bambino alla comunione , mentre quando il fanciullo è in età di confessarsi, ci va da solo.
La confessione si fa in piedi davanti a un altarino o un pulpito dove c'è il Vangelo o un'icona di Cristo . Il penitente e il sacerdote sono tutti e due rivolti verso il Salvatore. Terminata la confessione, il penitente s'inchina o s'inginocchia . Il sacerdote gli mette sulla testa la parte inferiore della sua stola e impone la mano dicendo l'assoluzione, che non è indicativa (Io ti assolvo) ma deprecativa:"Dio ti perdona ogni colpa". In caso di peccato grave, il sacerdote da un'epitimia o penitenza. La confessione sacramentale è distinta dalla direzione spirituale, che si dà in un altro tempo e luogo.
Il matrimonio è preceduto dal Fidanzamento, rito nel quale si scambiano gli anelli. Il sacerdote mette al dito di ognuno l'anello dell'altro congiunto, poi il paraninfo o amico degli sposi scambia gli anelli, mettendo a ognuno il proprio . Il rito del Matrimonio sta su un livello più alto : è il sacramento dell'Incoronazione. Il sacerdote pone una corona sulla testa dello sposo dicendo, per esempio: "Il servo di Dio Costantino riceve come corona la serva di Dio Elena"...., poi sulla testa della sposa pone l'altra corona dicendo:" La serva di Dio Elena riceve come corona il servo di Dio Costantino...". Dopo la lettura dell'epistola e del Vangelo si prosegue con la preghiera dei fedeli e il Padre Nostro. Allora il sacerdote presenta agli sposi una coppa di vino dolce, alla quale bevono l'uno dopo l'altro. In certe chiese questa coppa(di cristallo) viene rotta sul pavimento, dopo l'uso, per significare l'indissolubilità del matrimonio e la fedeltà che si devono gli sposi: nessun altro berrà in quella coppa! Dopo questo , gli sposi e il paraninfo, seguendo il sacerdote, eseguono nella navata un triplice giro della mensa dove è stato posto il Vangelo, mentre il coro canta tre inni. Poi si depongono le corone . Una volta , la deposizione delle corone avveniva solo l'ottavo giorno, dopo sette di festeggiamenti, e solo allora gli sposi potevano consumare il matrimonio. Le corone , infatti ,non hanno altro significato se non la vittoria sulle passioni che gli sposi hanno riportata conservando la castità fino al matrimonio, fino all'ultimo giorno del festeggiamento nuziale. I laici hanno diritto a seconde e terze nozze, non oltre , e nel caso siano vedovi o legittimamente sciolti.
Accanto al matrimonio, vogliamo parlare della Professione religiosa fino alla riduzione a sette del numero dei sacramenti, essa veniva considerata come "il sacramento della perfezione monastica". Non entra in monastero chi vuole ; bisogna essere normalmente costituito e dotato di virilità: il segno più sicuro è la crescita della barba, ciò che impone al candidato di essere uscito dall'adolescenza, di non avere istinti contro natura , di poter rinunciare in tutta verità ai beni del matrimonio e della famiglia. Nel monastero tutti lasciano crescere barba e capelli: e il segno della rinuncia totale al mondo. Inoltre , la barba è il simbolo della paternità spirituale, e i migliori monaci sono quelli che avrebbero potuto essere ottimi padri di famiglia.
Nel monachesimo ortodosso ci sono tre gradi , il rasoforato, il piccolo e il grande abito angelico, che non si possono totalmente paragonare con il noviziato, la professione semplice e quella solenne. Il rasoforo( portatore del raso, una specie di soprana con larghe maniche) riceve presso un anziano la formazione di un novizio, ma avuta quella , può benissimo rimanere rasoforo: così sono , per esempio , i candidati all'episcopato. Il "piccolo abito" è il grado superiore nella ricerca della perfezione:il monaco riceve allora il mandyas o mantello e poi rimane in quello stato tutta la vita, se vuole. Invece, se ricerca una perfezione più alta , riceve il grande abito detto:"angelico" perché sotto quella veste dovrà comportarsi come un angelo sulla terra, come un incorporeo.
Gli ordini sacri sono : lettorato, suddiaconato, diaconato, presbiterato, ed episcopato. Prima del lettorato si riceve la tonsura clericale. Poi si viene ordinato lettore o cantore, e con tale grado si può esercitare anche la funzione di accolito, ricevendone la tonaca. Il suddiacono aiuta nelle celebrazioni pontificali; porta una stola incrociata sul petto e sul dorso. Prima del diaconato, se il candidato non è sposato o monaco, deve decidersi per l'uno o l'altro stato, cioè prendere moglie o essere iscritto in una comunità. Una volta sposato , non riceve subito il diaconato : deve fare le prove di un matrimonio felice, e la moglie deve dare un buon esempio, essere pronta ad aiutare il marito nel servizio parrocchiale. In seguito , il diacono può essere ordinato sacerdote. Se è sposato la moglie diventa una "matushka", cioè una piccola madre per i parrocchiani. Diventato vedovo un sacerdote non può risposarsi perché il sacerdozio costituisce un grado più elevato del matrimonio e non si può retrocedere. Essendo vedovo, il sacerdote può invece farsi monaco o diventare vescovo, poiché l'episcopato si conferisce solo ai monaci.
I sacerdoti, anche se non sono monaci , portano la barba non solo come segno di paternità spirituale, ma anche per rassomigliare di più all'icona di Cristo. Il sacerdote ortodosso è un ordine"virile" e come tale impedisce che sia dato alle donne; è rimasto un " servizio" senza diventare un "potere", giacché l'eucarestia viene consacrata dalla discesa dello Spirito e non da qualche flusso magico uscito dalle mani e dalla voce dell'ufficiante.
L'olio santo si dà in chiesa o a casa agli infermi, non ai morenti . Il Rituale prevede sette unzioni fatte da sette sacerdoti, con altrettante epistole , vangeli e preghiere. Il Mercoledì Santo, nelle chiese greche si celebra l'olio santo per tutti i fedeli, come preparazione alla comunione pasquale.
Per i sacramenti ordinari il sacerdote usa l'Eucologio o Rituale ; per la Professione monastica lo Schimatologion; per le ordinazioni sacre il vescovo utilizza l'Arkchieratikon o Pontificale. Per l'eucarestia si usa il Liturgicon, l 'Apostolo e l'Evangeliario.
Il Battesimo è caratterizzato dalla triplice immersione fatta nel nome della Trinità, immersione che ricorda anche la risurrezione di Cristo il terzo giorno; battezzati, cioè tuffati nel regno sotterraneo della morte, risuscitiamo con Cristo e portiamo il suo nome per essere adorati dal Padre come figli . La benedizione delle acque si fa ogni volta con una bellissima preghiera di epiclesi, dove si chiede come all'Epifania , cioè al Battesimo di Cristo, la discesa dello Spirito per santificare le acque . In caso di necessità si può ricorrere all'aspersione , ma è più significativa l'immersione. è la risposta a Nicodemo che chiede come si può rinascere, come si può entrare nel seno materno per nascere una seconda volta. Quando si vede il battezzato uscire dall'acqua battesimale, si può pensare al neonato che esce dall'ambiente liquido del seno materno.
Dopo l'immersione , si dà il sacramento della Cresima, anche ai neonati è il compimento indispensabile del Battesimo. Il sacerdote unge la fronte , gli occhi , le nari, la bocca, gli orecchi, il petto, le mani, i piedi del battezzato dicendo: " Sigillo del dono dello Spirito Santo". E dopo la Cresima, si fa una triplice processione attorno al battistero; il sacerdote , il battezzato e il padrino, tenendo un cero acceso, girano tre volte in senso antiorario cantando: "Voi tutti che in Cristo siete stati battezzati , di Cristo vi siete rivestiti".
Subito dopo il Battesimo si dà il terzo sacramento dell'iniziazione cristiana, la Comunione , anche se il battezzato è un neonato; in Cristo, infatti , è diventato un adulto, un membro pieno della Chiesa e come tale ha diritto all'eucarestia. Non è una partecipazione intellettuale: i sacri misteri di Cristo si ricevono "per la guarigione dell' anima e del corpo". Finché il bambino non mangia pane, gli si dà solo un po' divino consacrato. Sino all'età della "ragione" i genitori portano il bambino alla comunione , mentre quando il fanciullo è in età di confessarsi, ci va da solo.
La confessione si fa in piedi davanti a un altarino o un pulpito dove c'è il Vangelo o un'icona di Cristo . Il penitente e il sacerdote sono tutti e due rivolti verso il Salvatore. Terminata la confessione, il penitente s'inchina o s'inginocchia . Il sacerdote gli mette sulla testa la parte inferiore della sua stola e impone la mano dicendo l'assoluzione, che non è indicativa (Io ti assolvo) ma deprecativa:"Dio ti perdona ogni colpa". In caso di peccato grave, il sacerdote da un'epitimia o penitenza. La confessione sacramentale è distinta dalla direzione spirituale, che si dà in un altro tempo e luogo.
Il matrimonio è preceduto dal Fidanzamento, rito nel quale si scambiano gli anelli. Il sacerdote mette al dito di ognuno l'anello dell'altro congiunto, poi il paraninfo o amico degli sposi scambia gli anelli, mettendo a ognuno il proprio . Il rito del Matrimonio sta su un livello più alto : è il sacramento dell'Incoronazione. Il sacerdote pone una corona sulla testa dello sposo dicendo, per esempio: "Il servo di Dio Costantino riceve come corona la serva di Dio Elena"...., poi sulla testa della sposa pone l'altra corona dicendo:" La serva di Dio Elena riceve come corona il servo di Dio Costantino...". Dopo la lettura dell'epistola e del Vangelo si prosegue con la preghiera dei fedeli e il Padre Nostro. Allora il sacerdote presenta agli sposi una coppa di vino dolce, alla quale bevono l'uno dopo l'altro. In certe chiese questa coppa(di cristallo) viene rotta sul pavimento, dopo l'uso, per significare l'indissolubilità del matrimonio e la fedeltà che si devono gli sposi: nessun altro berrà in quella coppa! Dopo questo , gli sposi e il paraninfo, seguendo il sacerdote, eseguono nella navata un triplice giro della mensa dove è stato posto il Vangelo, mentre il coro canta tre inni. Poi si depongono le corone . Una volta , la deposizione delle corone avveniva solo l'ottavo giorno, dopo sette di festeggiamenti, e solo allora gli sposi potevano consumare il matrimonio. Le corone , infatti ,non hanno altro significato se non la vittoria sulle passioni che gli sposi hanno riportata conservando la castità fino al matrimonio, fino all'ultimo giorno del festeggiamento nuziale. I laici hanno diritto a seconde e terze nozze, non oltre , e nel caso siano vedovi o legittimamente sciolti.
Accanto al matrimonio, vogliamo parlare della Professione religiosa fino alla riduzione a sette del numero dei sacramenti, essa veniva considerata come "il sacramento della perfezione monastica". Non entra in monastero chi vuole ; bisogna essere normalmente costituito e dotato di virilità: il segno più sicuro è la crescita della barba, ciò che impone al candidato di essere uscito dall'adolescenza, di non avere istinti contro natura , di poter rinunciare in tutta verità ai beni del matrimonio e della famiglia. Nel monastero tutti lasciano crescere barba e capelli: e il segno della rinuncia totale al mondo. Inoltre , la barba è il simbolo della paternità spirituale, e i migliori monaci sono quelli che avrebbero potuto essere ottimi padri di famiglia.
Nel monachesimo ortodosso ci sono tre gradi , il rasoforato, il piccolo e il grande abito angelico, che non si possono totalmente paragonare con il noviziato, la professione semplice e quella solenne. Il rasoforo( portatore del raso, una specie di soprana con larghe maniche) riceve presso un anziano la formazione di un novizio, ma avuta quella , può benissimo rimanere rasoforo: così sono , per esempio , i candidati all'episcopato. Il "piccolo abito" è il grado superiore nella ricerca della perfezione:il monaco riceve allora il mandyas o mantello e poi rimane in quello stato tutta la vita, se vuole. Invece, se ricerca una perfezione più alta , riceve il grande abito detto:"angelico" perché sotto quella veste dovrà comportarsi come un angelo sulla terra, come un incorporeo.
Gli ordini sacri sono : lettorato, suddiaconato, diaconato, presbiterato, ed episcopato. Prima del lettorato si riceve la tonsura clericale. Poi si viene ordinato lettore o cantore, e con tale grado si può esercitare anche la funzione di accolito, ricevendone la tonaca. Il suddiacono aiuta nelle celebrazioni pontificali; porta una stola incrociata sul petto e sul dorso. Prima del diaconato, se il candidato non è sposato o monaco, deve decidersi per l'uno o l'altro stato, cioè prendere moglie o essere iscritto in una comunità. Una volta sposato , non riceve subito il diaconato : deve fare le prove di un matrimonio felice, e la moglie deve dare un buon esempio, essere pronta ad aiutare il marito nel servizio parrocchiale. In seguito , il diacono può essere ordinato sacerdote. Se è sposato la moglie diventa una "matushka", cioè una piccola madre per i parrocchiani. Diventato vedovo un sacerdote non può risposarsi perché il sacerdozio costituisce un grado più elevato del matrimonio e non si può retrocedere. Essendo vedovo, il sacerdote può invece farsi monaco o diventare vescovo, poiché l'episcopato si conferisce solo ai monaci.
I sacerdoti, anche se non sono monaci , portano la barba non solo come segno di paternità spirituale, ma anche per rassomigliare di più all'icona di Cristo. Il sacerdote ortodosso è un ordine"virile" e come tale impedisce che sia dato alle donne; è rimasto un " servizio" senza diventare un "potere", giacché l'eucarestia viene consacrata dalla discesa dello Spirito e non da qualche flusso magico uscito dalle mani e dalla voce dell'ufficiante.
L'olio santo si dà in chiesa o a casa agli infermi, non ai morenti . Il Rituale prevede sette unzioni fatte da sette sacerdoti, con altrettante epistole , vangeli e preghiere. Il Mercoledì Santo, nelle chiese greche si celebra l'olio santo per tutti i fedeli, come preparazione alla comunione pasquale.
Per i sacramenti ordinari il sacerdote usa l'Eucologio o Rituale ; per la Professione monastica lo Schimatologion; per le ordinazioni sacre il vescovo utilizza l'Arkchieratikon o Pontificale. Per l'eucarestia si usa il Liturgicon, l 'Apostolo e l'Evangeliario.
martedì 26 novembre 2019
LETTERATURA ITALIANA DEL NOVECENTO GIUSEPPE UNGARETTI
26--11---2019
Sono una creatura:
Come questa pietra
del San Michele
così fredda
così dura
così prosciugata
così refrattaria
così totalmente
disanimata
Come questa pietra
è il mio pianto
che non si vede
La morte
si sconta
vivendo
S. Martino del Carso
Di queste case
non è rimasto
che qualche
brandello di muro.
Di tanti
che mi corrispondevano
non è rimasto
neppure tanto.
Ma nel cuore
nessuna croce manca.
è il mio cuore
il paese più straziato.
Girovago
In nessuna
parte
di terra
mi posso
accasare
A ogni
nuovo
clima
che incontro
mi trovo
languente
che
una volta
già gli ero stato
assuefatto
E me ne stacco sempre
straniero
Nascendo
tornato da epoche troppo
vissute
Godere un solo
minuto di vita
iniziale
Cerco un paese
innocente
Sono una creatura:
Come questa pietra
del San Michele
così fredda
così dura
così prosciugata
così refrattaria
così totalmente
disanimata
Come questa pietra
è il mio pianto
che non si vede
La morte
si sconta
vivendo
S. Martino del Carso
Di queste case
non è rimasto
che qualche
brandello di muro.
Di tanti
che mi corrispondevano
non è rimasto
neppure tanto.
Ma nel cuore
nessuna croce manca.
è il mio cuore
il paese più straziato.
Girovago
In nessuna
parte
di terra
mi posso
accasare
A ogni
nuovo
clima
che incontro
mi trovo
languente
che
una volta
già gli ero stato
assuefatto
E me ne stacco sempre
straniero
Nascendo
tornato da epoche troppo
vissute
Godere un solo
minuto di vita
iniziale
Cerco un paese
innocente
lunedì 25 novembre 2019
DALLA DICHIARAZIONE D' INDIPENDENZA REDATTA DAI RAPPRESENTATI DELLE COLONIE INGLESI, RIUNITI IN CONGRESSO IL 4 LUGLIO 1776
25--11--2019
Noi reputiamo per sé evidenti le seguenti verità: che tutti gli uomini sono creati uguali; che il Creatore li ha dotati di certi diritti inalienabili; che fra questi sono la vita, la libertà e la ricerca della felicità; che sono istituiti fra gli uomini i Governi per garantire tali diritti; e che il loro giusto potere deriva dal consenso dei governanti ; e che quando una forma di Governo cessa di raggiungere questo fine, il popolo ha diritto di mutarla, di abolirla o d'istituire un nuovo Governo fondandolo su quei principi e organizzandone i poteri in quella forma che gli sembra più adatta per la propria sicurezza e felicità. La prudenza , è vero , consiglio che non si mutino per cause leggere e transitorie i Governi da lungo tempo stabili , e l'esperienza ha sempre dimostrato che gli uomini sono più disposti a sopportare i mali , finché sono sopportabili, che a farsi giustizia da sé medesimi con l'abolire le forme a cui erano abituati , Ma quando una lunga serie di usurpazioni e di abusi, invariabilmente diretti allo stesso fine, mostra chiaramente il disegno di ridurre un popolo sotto un dispotismo assoluto, esso ha il diritto e il dovere di abbattere un simile Governo e di provvedere con nuove garanzie alla propria sicurezza futura.
Noi reputiamo per sé evidenti le seguenti verità: che tutti gli uomini sono creati uguali; che il Creatore li ha dotati di certi diritti inalienabili; che fra questi sono la vita, la libertà e la ricerca della felicità; che sono istituiti fra gli uomini i Governi per garantire tali diritti; e che il loro giusto potere deriva dal consenso dei governanti ; e che quando una forma di Governo cessa di raggiungere questo fine, il popolo ha diritto di mutarla, di abolirla o d'istituire un nuovo Governo fondandolo su quei principi e organizzandone i poteri in quella forma che gli sembra più adatta per la propria sicurezza e felicità. La prudenza , è vero , consiglio che non si mutino per cause leggere e transitorie i Governi da lungo tempo stabili , e l'esperienza ha sempre dimostrato che gli uomini sono più disposti a sopportare i mali , finché sono sopportabili, che a farsi giustizia da sé medesimi con l'abolire le forme a cui erano abituati , Ma quando una lunga serie di usurpazioni e di abusi, invariabilmente diretti allo stesso fine, mostra chiaramente il disegno di ridurre un popolo sotto un dispotismo assoluto, esso ha il diritto e il dovere di abbattere un simile Governo e di provvedere con nuove garanzie alla propria sicurezza futura.
IL SISTEMA DEMOCRATICO NELLA COSTITUZIONE ITALIANA di : Alberto Romagnoli
25-11--2019
DALL' ASSOLUTISMO ALLO STATO COSTITUZIONALE :
1) Il principio d'autorità e il principio di libertà:
Nel secolo 18° si rivela più chiaramente di quanto fosse mai accaduto il conflitto fra le due concezioni dello Stato: la concezione assolutistica, per la quale il sovrano si dichiarava se non padrone , per lo meno arbitro dei destini dello Stato e sua guida , e la concezione democratica che identificava lo Stato col popolo. Il conflitto di quel secolo non è poi che un momento della lunga lotta che costituisce il tessuto di tutta la storia : da un lato , il principio d'autorità , per il quale gli uomini, incapaci di reggersi da soli e di vedere i fini a cui sono chiamati, hanno bisogno d'un capo da obbedire senza discutere , e dall'altro il principio di libertà, nascente dalla fiducia nell'uomo, nel suo perfezionamento attraverso l'esercizio delle facoltà di giudicare e di volere , a cui soltanto la libertà può educare. Le due concezioni e le due parti si sono sempre guardate con diffidenza , si sono odiate , spesso si sono ferocemente combattute, in qualche epoca sono venute a compromessi e a reciproche limitazioni; ma, in fondo al compromesso , restava immutato il mutuo sospetto , un'assunzione di difesa , la volontà di nuovamente prevalere alla prima occasione. Felici sono i momenti della storia nei quali l'autorità del principe ha coinciso con un consenso che le toglieva ogni carattere odioso e oppressivo , e, ancor di più , quelli in cui un popolo ha trovato un suo assetto armonioso nell'obbedienza a una autorità da lui stesso voluta, e diventata strumento di difesa della libertà stessa.
Il problema della contemperanza fra il principio d'autorità e quello di libertà , che fu il problema d'ogni tempo, rimane il massimo e il più assillante della società moderna. Anche oggi vediamo democrazie guardate con sospetto e continuamente costrette a tenersi sulla difesa, e sistemi autoritari posti in istato d'accusa , che si considerano in perpetua guerra sia verso l'esterno e sia verso l'interno. L'ottocento dette al mondo insuperati esempi di governi saggi e temperati , dove al rispetto per l'individuo e le sue libertà si accomunava la fiducia e l'amore di questo per il potere di cui si sentiva creatore e partecipe. Certi governi , in tale momento della storia , sono apparsi addirittura modelli perfetti , a cui tutti i popoli dovessero tendere . Le immani guerre , le rivoluzioni della prima metà del novecento hanno fatto esperimentare agli uomini altri governi nei quali l'autorità si è trasformata o in tirannie personali , senza controllo e ispirate a idee confuse, quando non folli, o in sistemi che, mirando a un totale capovolgimento delle strutture sociali , dovevano sopprimere con la violenza o reprimere alcune di quelle libertà che si reputavano conquista inalienabile dell'uomo, per aprire con ciò la strada alla costituzione d'una società capace di risolvere in sé tutti i conflitti e le ingiustizie che hanno più o meno sempre afflitto l'umanità.
------------------------------------------------
Noi , Italiani, apparteniamo a una nazione che, dopo l'esperienza d'un regime liberale, autore del Risorgimento, ma che però non aveva saputo ampliare la sfera delle libertà; --e dopo la dura esperienza d'un regime che, soppresse tutte le libertà, non aveva saputo trarre dall'esercizio del suo potere illimitato altro che guerra e rovine, ha voluto darsi una Costituzione democratica. La nostra Costituzione assicura in primo luogo le libertà individuali, ma queste non limita alle conquiste della borghesia nei due secoli passati, bensì le espande ai rapporti economici per una più equa valutazione dei bisogni di tutte le classi , creando uno Stato che appartenga veramente a tutti i suoi cittadini.
Ma la libertà è un bene che, una volta conquistato , va continuamente difeso . E la libertà si difende in due modi: vigilando e combattendo contro i suoi oppositori, e dunque vincendo di continuo la nostra pigrizia e la nostra ignavia nei riguardi della cosa pubblica; si difende però anche col reprimere i nostri impulsi a farne un uso eccessivo e disordinato.
Presupposto di questa difesa è la conoscenza delle istituzioni che reggono il proprio paese.
2)Le critiche all'assolutismo nel secolo 18° :
Le idee che nel secolo 18° si opponevano al principio dell'assolutismo , mettevano all'origine dello Stato un patto col quale gli uomini si sarebbero ad un certo momento legati. Tale patto presupponeva una una condizione in cui gli individui erano sciolti da ogni vincolo politico (il così detto "stato di natura": lo Stato era sorto per un bisogno di difesa verso l'esterno e di pace all'interno,e in conseguenza di libertà e ragionevole volontà. Esso era dunque il mezzo con cui gli uomini volevano raggiungere lo scopo della protezione , e allo Stato non si concedeva una maggiore ingerenza nelle libertà dei singoli, la quale andasse oltre quello scopo.
Da questa idea fondamentale , che pone capo al Grozio, all'Hobbes, al Rousseau, derivava, quale necessaria conseguenza , che lo Stato non si considerasse più istituito per il bene del principe, ma per il bene dei sudditi. Meta a cui doveva mirare lo stato era il benessere dei cittadini, che al principe chiedevano solamente la protezione necessaria per attendere in pace ai loro interessi. Il venir meno di tale protezione voleva dire che il potere sovrano aveva mancato al patto , posto che di patto si trattava: i cittadini riprendevano la loro originaria libertà, proprio come avviene in ogni contratto , in cui l'inadempimento di una delle parti libera l'altra. Questa dottrina penetrò così profondamente nell'opinione generale che finì per far dichiarare a Federico di Prussia (1712--86)---ma, dopo di lui , a tanti altri---di sentirsi "il primo servitore dello stato".
Da quel tempo tale dottrina ha più o meno influenzato i rapporti fra il potere sovrano e i cittadini, ha ispirato la costituzione americana del 1787, la francese del 1793
e le altre passate dell'ottocento, e non è più stata rinnegata dai monarchi e nemmeno dai dittatori ,i quali si sono sempre appellati al bene supremo del paese.
DALL' ASSOLUTISMO ALLO STATO COSTITUZIONALE :
1) Il principio d'autorità e il principio di libertà:
Nel secolo 18° si rivela più chiaramente di quanto fosse mai accaduto il conflitto fra le due concezioni dello Stato: la concezione assolutistica, per la quale il sovrano si dichiarava se non padrone , per lo meno arbitro dei destini dello Stato e sua guida , e la concezione democratica che identificava lo Stato col popolo. Il conflitto di quel secolo non è poi che un momento della lunga lotta che costituisce il tessuto di tutta la storia : da un lato , il principio d'autorità , per il quale gli uomini, incapaci di reggersi da soli e di vedere i fini a cui sono chiamati, hanno bisogno d'un capo da obbedire senza discutere , e dall'altro il principio di libertà, nascente dalla fiducia nell'uomo, nel suo perfezionamento attraverso l'esercizio delle facoltà di giudicare e di volere , a cui soltanto la libertà può educare. Le due concezioni e le due parti si sono sempre guardate con diffidenza , si sono odiate , spesso si sono ferocemente combattute, in qualche epoca sono venute a compromessi e a reciproche limitazioni; ma, in fondo al compromesso , restava immutato il mutuo sospetto , un'assunzione di difesa , la volontà di nuovamente prevalere alla prima occasione. Felici sono i momenti della storia nei quali l'autorità del principe ha coinciso con un consenso che le toglieva ogni carattere odioso e oppressivo , e, ancor di più , quelli in cui un popolo ha trovato un suo assetto armonioso nell'obbedienza a una autorità da lui stesso voluta, e diventata strumento di difesa della libertà stessa.
Il problema della contemperanza fra il principio d'autorità e quello di libertà , che fu il problema d'ogni tempo, rimane il massimo e il più assillante della società moderna. Anche oggi vediamo democrazie guardate con sospetto e continuamente costrette a tenersi sulla difesa, e sistemi autoritari posti in istato d'accusa , che si considerano in perpetua guerra sia verso l'esterno e sia verso l'interno. L'ottocento dette al mondo insuperati esempi di governi saggi e temperati , dove al rispetto per l'individuo e le sue libertà si accomunava la fiducia e l'amore di questo per il potere di cui si sentiva creatore e partecipe. Certi governi , in tale momento della storia , sono apparsi addirittura modelli perfetti , a cui tutti i popoli dovessero tendere . Le immani guerre , le rivoluzioni della prima metà del novecento hanno fatto esperimentare agli uomini altri governi nei quali l'autorità si è trasformata o in tirannie personali , senza controllo e ispirate a idee confuse, quando non folli, o in sistemi che, mirando a un totale capovolgimento delle strutture sociali , dovevano sopprimere con la violenza o reprimere alcune di quelle libertà che si reputavano conquista inalienabile dell'uomo, per aprire con ciò la strada alla costituzione d'una società capace di risolvere in sé tutti i conflitti e le ingiustizie che hanno più o meno sempre afflitto l'umanità.
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Noi , Italiani, apparteniamo a una nazione che, dopo l'esperienza d'un regime liberale, autore del Risorgimento, ma che però non aveva saputo ampliare la sfera delle libertà; --e dopo la dura esperienza d'un regime che, soppresse tutte le libertà, non aveva saputo trarre dall'esercizio del suo potere illimitato altro che guerra e rovine, ha voluto darsi una Costituzione democratica. La nostra Costituzione assicura in primo luogo le libertà individuali, ma queste non limita alle conquiste della borghesia nei due secoli passati, bensì le espande ai rapporti economici per una più equa valutazione dei bisogni di tutte le classi , creando uno Stato che appartenga veramente a tutti i suoi cittadini.
Ma la libertà è un bene che, una volta conquistato , va continuamente difeso . E la libertà si difende in due modi: vigilando e combattendo contro i suoi oppositori, e dunque vincendo di continuo la nostra pigrizia e la nostra ignavia nei riguardi della cosa pubblica; si difende però anche col reprimere i nostri impulsi a farne un uso eccessivo e disordinato.
Presupposto di questa difesa è la conoscenza delle istituzioni che reggono il proprio paese.
2)Le critiche all'assolutismo nel secolo 18° :
Le idee che nel secolo 18° si opponevano al principio dell'assolutismo , mettevano all'origine dello Stato un patto col quale gli uomini si sarebbero ad un certo momento legati. Tale patto presupponeva una una condizione in cui gli individui erano sciolti da ogni vincolo politico (il così detto "stato di natura": lo Stato era sorto per un bisogno di difesa verso l'esterno e di pace all'interno,e in conseguenza di libertà e ragionevole volontà. Esso era dunque il mezzo con cui gli uomini volevano raggiungere lo scopo della protezione , e allo Stato non si concedeva una maggiore ingerenza nelle libertà dei singoli, la quale andasse oltre quello scopo.
Da questa idea fondamentale , che pone capo al Grozio, all'Hobbes, al Rousseau, derivava, quale necessaria conseguenza , che lo Stato non si considerasse più istituito per il bene del principe, ma per il bene dei sudditi. Meta a cui doveva mirare lo stato era il benessere dei cittadini, che al principe chiedevano solamente la protezione necessaria per attendere in pace ai loro interessi. Il venir meno di tale protezione voleva dire che il potere sovrano aveva mancato al patto , posto che di patto si trattava: i cittadini riprendevano la loro originaria libertà, proprio come avviene in ogni contratto , in cui l'inadempimento di una delle parti libera l'altra. Questa dottrina penetrò così profondamente nell'opinione generale che finì per far dichiarare a Federico di Prussia (1712--86)---ma, dopo di lui , a tanti altri---di sentirsi "il primo servitore dello stato".
Da quel tempo tale dottrina ha più o meno influenzato i rapporti fra il potere sovrano e i cittadini, ha ispirato la costituzione americana del 1787, la francese del 1793
e le altre passate dell'ottocento, e non è più stata rinnegata dai monarchi e nemmeno dai dittatori ,i quali si sono sempre appellati al bene supremo del paese.
venerdì 22 novembre 2019
LA PREGHIERA DEI SALMI di: Thomas Merton
22--11- 2019
Nessuno può dubitare del fatto che la chiesa considera i salmi ideale per i suoi sacerdoti e religiosi. I salmi costituiscono la parte più rilevante dell'ufficio divino. Ma lo scopo precipuo di questo breve saggio è di ricordare al lettore che il salterio è una forma perfetta di preghiera anche per il laico.
Sarebbe sbagliato pensare che la vita di preghiera della chiesa sia divisa in due metà distinte , separate da una distanza raramente colmata, quasi che il salterio e il messale fossero riservati ai chierici e il rosario e altre devozioni extraliturgiche fossero per i laici. Il fatto stesso che il rosario in origine fosse definito "salterio del laico" ci ricorda che prima del Medioevo i laici partecipavano alla recita del divino ufficio con i chierici, e cantavano i salmi con loro. Altre devozioni sorsero soltanto quando il laico non fu più in grado di capire i salmi.
è chiaro indubbiamente che il rosario è la forma più facile e accessibile di preghiera familiare. Sua santità papa Pio 12° ha detto a tutta la chiesa che il rosario è uno dei rimedi più efficaci per i mali del nostro tempo , e nella sua enciclica Ingruentium malorum(15 settembre 1951) ha espresso il desiderio di una diffusione sempre maggiore della recita familiare del rosario.
Tuttavia non c'è ragione per cui nelle famiglie di quanti hanno una più profonda sensibilità liturgica e più ampi interessi , anche i salmi non debbano essere parte della loro preghiera familiare.--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Lo stesso padre ,nella Mediator Dei , ha mostrato come i salmi e il divino ufficio diano la possibilità a tutti i cristiani di raggiungere quell'intima unione con Dio che costituisce "l'ideale della vita cristiana". La vita di preghiera della chiesa continua sulla terra la vita di preghiera della Parola incarnata. " Il Verbo di Dio , assumendo l'umana natura , ha introdotto nell'esilio terreno l'inno che si canta in cielo per tutta l'eternità. Egli unisce a sé tutta la comunità umana e se la associa nel canto di questo inno di lode"
Cantando i salmi , o recitandoli in privato, "Cristo , per mezzo del suo Spirito , prega in noi il Padre ". Ma il frutto soggettivo di questa preghiera divina e universale , la preghiera di Cristo nella sua chiesa , dipende dalla fedeltà con la quale facciamo nostri i sentimenti dei salmi. "[Quando nella preghiera]la voce dell'orante ripete i carmi scritti per ispirazione dello Spirito Santo[.....] è anche necessario che a questa voce si accompagni il movimento interiore del nostro spirito, per fare nostri quei medesimi sentimenti con i quali ci eleviamo al cielo"
Pregando i salmi , facciamo sì che essi "abbracciano tutto l'arco del giorno e gli danno un contatto e un ornamento di santità". Unendoci a Cristo nella sua chiesa orante , consacriamo noi stessi e tutte le nostre azioni a Dio in e per lui . Per questo , non è necessario partecipare alla preghiera pubblica e ufficiale della chiesa . Utilizzati come preghiera privata , i salmi ci uniscono alla chiesa orante, sebbene in maniera meno formale e ufficiale. Insieme con il Padre nostro , che Gesù stesso ci diede , i salmi sono nel senso più completo "la preghiera di Cristo". Essi non contengono soltanto le antiche promesse che Cristo stesso venne a compiere ,ma
irradiano ovunque la gloria di Gesù , il suo potere supremo ed eterno come re e sacerdote. Soprattutto , ce lo mostrano trionfante sulla morte .---------------------------------------------Quando recitiamo i salmi, i suoi misteri sono attualizzati per la grazia nei nostri cuori e noi partecipiamo ad essi con tutta la chiesa. Perciò anche nella nostra preghiera privata Cristo e la chiesa pregano in noi quando preghiamo con lo Spirito Santo. Mai possiamo essere così certi che preghiamo con lo Spirito Santo come quando preghiamo i salmi. Si noti altresì che Cristo prega in noi quando noi meditiamo i salmi, e lo fa forse persino più perfettamente di quando li recitiamo ad alta voce. Infatti,quanto più riusciamo a penetrare il significato dei salmi, tanto più la grazia afferra le nostre menti e volontà e le unisce all'anima del divino Salvatore.
Nessuno può dubitare del fatto che la chiesa considera i salmi ideale per i suoi sacerdoti e religiosi. I salmi costituiscono la parte più rilevante dell'ufficio divino. Ma lo scopo precipuo di questo breve saggio è di ricordare al lettore che il salterio è una forma perfetta di preghiera anche per il laico.
Sarebbe sbagliato pensare che la vita di preghiera della chiesa sia divisa in due metà distinte , separate da una distanza raramente colmata, quasi che il salterio e il messale fossero riservati ai chierici e il rosario e altre devozioni extraliturgiche fossero per i laici. Il fatto stesso che il rosario in origine fosse definito "salterio del laico" ci ricorda che prima del Medioevo i laici partecipavano alla recita del divino ufficio con i chierici, e cantavano i salmi con loro. Altre devozioni sorsero soltanto quando il laico non fu più in grado di capire i salmi.
è chiaro indubbiamente che il rosario è la forma più facile e accessibile di preghiera familiare. Sua santità papa Pio 12° ha detto a tutta la chiesa che il rosario è uno dei rimedi più efficaci per i mali del nostro tempo , e nella sua enciclica Ingruentium malorum(15 settembre 1951) ha espresso il desiderio di una diffusione sempre maggiore della recita familiare del rosario.
Tuttavia non c'è ragione per cui nelle famiglie di quanti hanno una più profonda sensibilità liturgica e più ampi interessi , anche i salmi non debbano essere parte della loro preghiera familiare.--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Lo stesso padre ,nella Mediator Dei , ha mostrato come i salmi e il divino ufficio diano la possibilità a tutti i cristiani di raggiungere quell'intima unione con Dio che costituisce "l'ideale della vita cristiana". La vita di preghiera della chiesa continua sulla terra la vita di preghiera della Parola incarnata. " Il Verbo di Dio , assumendo l'umana natura , ha introdotto nell'esilio terreno l'inno che si canta in cielo per tutta l'eternità. Egli unisce a sé tutta la comunità umana e se la associa nel canto di questo inno di lode"
Cantando i salmi , o recitandoli in privato, "Cristo , per mezzo del suo Spirito , prega in noi il Padre ". Ma il frutto soggettivo di questa preghiera divina e universale , la preghiera di Cristo nella sua chiesa , dipende dalla fedeltà con la quale facciamo nostri i sentimenti dei salmi. "[Quando nella preghiera]la voce dell'orante ripete i carmi scritti per ispirazione dello Spirito Santo[.....] è anche necessario che a questa voce si accompagni il movimento interiore del nostro spirito, per fare nostri quei medesimi sentimenti con i quali ci eleviamo al cielo"
Pregando i salmi , facciamo sì che essi "abbracciano tutto l'arco del giorno e gli danno un contatto e un ornamento di santità". Unendoci a Cristo nella sua chiesa orante , consacriamo noi stessi e tutte le nostre azioni a Dio in e per lui . Per questo , non è necessario partecipare alla preghiera pubblica e ufficiale della chiesa . Utilizzati come preghiera privata , i salmi ci uniscono alla chiesa orante, sebbene in maniera meno formale e ufficiale. Insieme con il Padre nostro , che Gesù stesso ci diede , i salmi sono nel senso più completo "la preghiera di Cristo". Essi non contengono soltanto le antiche promesse che Cristo stesso venne a compiere ,ma
irradiano ovunque la gloria di Gesù , il suo potere supremo ed eterno come re e sacerdote. Soprattutto , ce lo mostrano trionfante sulla morte .---------------------------------------------Quando recitiamo i salmi, i suoi misteri sono attualizzati per la grazia nei nostri cuori e noi partecipiamo ad essi con tutta la chiesa. Perciò anche nella nostra preghiera privata Cristo e la chiesa pregano in noi quando preghiamo con lo Spirito Santo. Mai possiamo essere così certi che preghiamo con lo Spirito Santo come quando preghiamo i salmi. Si noti altresì che Cristo prega in noi quando noi meditiamo i salmi, e lo fa forse persino più perfettamente di quando li recitiamo ad alta voce. Infatti,quanto più riusciamo a penetrare il significato dei salmi, tanto più la grazia afferra le nostre menti e volontà e le unisce all'anima del divino Salvatore.
giovedì 21 novembre 2019
LETTERATURA ITALIANA DEL NOVECENTO: GIUSEPPE UNGARETTI
21--11--2019
NOIA
Anche questa notte passerà
Questa solitudine in giro
titubante ombra dei tranviari
sull'umido asfalto.
Guardo le teste dei brumisti
nel mezzo sonno
tentennare
SILENZIO
Conosco una città
che ogni giorno s'empie di sole
e tutto è rapito in quel momento
Me ne sono andato una sera
Nel cuore durava il limio
delle cicale
Dal bastimento
verniciato di bianco
ho visto
la mia città sparire
lasciando
un poco
un abbraccio di lumi nell'aria torbida
sospesi.
C' ERA UNA VOLTA
Bosco Cappuccio
ha un declivio
di velluto verde
come una dolce
poltrona
Appisolarmi là
solo
in un caffè remoto
con una luce fievole
come questa
di questa luna.
NOIA
Anche questa notte passerà
Questa solitudine in giro
titubante ombra dei tranviari
sull'umido asfalto.
Guardo le teste dei brumisti
nel mezzo sonno
tentennare
SILENZIO
Conosco una città
che ogni giorno s'empie di sole
e tutto è rapito in quel momento
Me ne sono andato una sera
Nel cuore durava il limio
delle cicale
Dal bastimento
verniciato di bianco
ho visto
la mia città sparire
lasciando
un poco
un abbraccio di lumi nell'aria torbida
sospesi.
C' ERA UNA VOLTA
Bosco Cappuccio
ha un declivio
di velluto verde
come una dolce
poltrona
Appisolarmi là
solo
in un caffè remoto
con una luce fievole
come questa
di questa luna.
mercoledì 20 novembre 2019
ORTODOSSIA "IL CIELO SULLA TERRA" di: p. Denis Guillaume
20-11-2019
In tre articoli precedenti, abbiamo visto che l'Ortodossia si definisce come vera fede proclamata dai concili; che la sua struttura ecclesiologica è la comunione con il vescovo estesa tramite lui alle altre Chiese; che il cristianesimo orientale si vuole fedele alla tradizione conciliare e a questo proposito abbiamo illustrato i dogmi essenziali della Trinità e della maternità divina di Maria con la lettura delle icone corrispondenti.
Questa volta vorremmo descrivere una chiesa bizantina facendo risalire la simbologia di " cielo sulla terra". Come si sa , tale fu la costatazione dei messaggeri di Vladimir, granduca di Kiev, dopo aver assistito a una liturgia nella chiesa di Santa Sofia a Costantinopoli: "Abbiamo visto il cielo sulla terra". Dicendo questo , alludevano sia alla bellezza del rito che al'architettura del tempio.
Il cielo è simboleggiato dalla cupola : considerando che la terra sia piatta , il firmamento viene visto come volta, cosparsa di stelle o luminari . Il cerchio formato dalla base della cupola evoca l'infinito di Dio , perché un cerchio non ha inizio né fine. La terra invece è il quadrato formato al suolo dai quattro muri della navata. Il numero quattro è già il simbolo del creato , a causa dei quattro elementi.
Nel "cielo" della cupola vediamo al centro l'immagine del Pantocratore: è il Verbo che dà inizio alla creazione e colui che ci deve guidare alla fine dei tempi, l'Alfa e l'Omega. Essendo al vertice dell'edificio , da lui tutto scende e verso di lui tutto risale. Attorno al Pantocratore, un primo cerchio rappresenta la Liturgia celeste, della quale la nostra Liturgia sulla terra vuole essere l'immagine, Cristo ne è il sommo sacerdote, il vescovo ; manda in processione gli Angeli che fanno la parte dei sacerdoti e dei diaconi, portando il pane sulla patena e il vino nel calice, il velo e il corporale, i flabelli, gli incensi , e la processione ritorna verso il pontefice: è il momento dell'offertorio, nel quale il Cristo è l'offerente e l'offerto. Attorno alla Liturgia celeste , altri cerchi mostrano i patriarchi dell'Antico Testamento e i profeti che hanno contribuito alla rivelazione del mistero divino, alla discesa del cielo sulla terra.
Per passare dal cerchio della cupola al quadrato della navata , ci sono quattro triangoli sui quali vengono dipinti gli evangelisti. Sui muri della navata , nella parte superiore, gli affreschi mostrano la vita di Cristo sulla terra, dalla Nascita al Sepolcro: di solito queste due scene , iniziale e finale, si trovano raffigurate sulla parete che si incontra quando si entra nella chiesa, a sinistra e a destra dell'arco che collega la navata con il santuario , sul muro orientale della navata , perché c'è una rassomiglianza tra il Bambino avvolto nelle fasce e deposto nella mangiatoia e il Cristo avvolto con le bende nel sarcofago; è la stessa "kenosis", annientamento dell'Altissimo nell'umanità del Creatore nella morte. Gli altri misteri eccelsi della vita di Cristo, quali Presentazione , Battesimo, Trasfigurazione, Crocifissione , Discesa agli Inferi, Risurrezione, occupano i posti più elevati sulla parete e nelle absidi meridionali e settentrionali. Le feste della madre di Dio, quali : Natività, Presentazione, e Dormizione occupano la parete occidentale.L ' Annunciazione domina l'arco del santuario poiché ci ha aperto il cielo sulla terra.
Sotto i misteri di Cristo vengono i suoi miracoli e, se c'è ancora posto , le parabole. Scendendo ancora , diciamo al "mezzanino", troviamo i Santi, e finalmente ,al "pianterreno ", lungo le pareti, trovano posto i fedeli, aspiranti alla santità: un piccolo sforzo e ci siamo ,mentre il Verbo ha dovuto fare quasi tutto il cammino per raggiungerci e ricondurci verso l'alto!
Come abbiamo capito dall'impostazione dei quattro lati della navata , la chiesa è orientata , con la porta d'ingresso a ovest, e l'abside del santuario a est.. Orizzontalmente l'edificio si divide così: esonartece o vestibolo esterno , nartece, navata e santuario. L'esonartece è aperto nei paesi meridionali, chiuso nelle regioni più fredde; sui muri si vedono scene apocalittiche come la lotta dell'Arcangelo Michele contro le potenze delle tenebre, poiché l' esonartece si trova a occidente , laddove il sole scompare nel buio. Il nartece o vestibolo interno può essere utilizzato per ufficiature minori , come le ore piccole o la Litia; è anche il posto dei catecumeni, dei penitenti i suoi affreschi mostrano le scene dell'Antico Testamento. La navata serve serve quindi per i fedeli battezzati e non scomunicati: vi si svolgono le ufficiature maggiori, come il vespro e il mattutino, le processioni d'ingresso e d'offertorio della divina liturgia.
Il Santuario è più elevato rispetto alla navata c'è qualche gradino da salire: è la scala di Giacobbe, che collega cielo e terra, poiché il santuario simboleggia anch'esso il cielo, il paradiso. Come cielo, è ornato dagli affreschi dell'Ascensione e della Pentecoste ; e nella conca dell'abside, si vede l 'Orante del Segno , la Madre di Dio "più vasta del cielo". Come paradiso, è chiuso , ma le immagini che si vedono sulla parete dell'iconostasi sono le finestre attraverso le quali intravvediamo il cielo. A destra il Salvatore, il Maestro , che presenta il Vangelo e benedice , a sinistra la madre di Dio. In mezzo , la porta santa o porta del Re: per essa può passare solo Cristo e tutto ciò che lo rende presente: santi doni dell'offertorio e della comunione, evangeliario e vangelo proclamato, incenso come buon odore di Cristo, immagini sacre , vescovo e sacerdoti,il diacono quando porta i doni,il vangelo, l'incensiere, il cero acceso. Sui lati dell'iconostasi, ci sono due altre porte per i passaggi comuni. Dietro la porta santa, pende un velo che cela il Santo dei Santi. L'altare è quadrato e vi si depone l'evangeliario: è il trono del Verbo. Sopra l'altare è sospesa una colomba di metallo dove c'è la riserva dell'eucarestia: è il trono dello Spirito santo , che con la sua discesa ha consacrato pane e vino. Dietro l'altare c'è il candeliere a sette rami , come nell'antico tempio. E in fondo all'abside c'è il trono elevato sul quale può sedere solo il vescovo e che in sua assenza rimane vuoto, simboleggiando il Padre invisibile. Così tutta la Trinità è presente nel santuario.
A destra del santuario c'è l'abside del servizio, il diaconicon o sagrestia; a sinistra l'abside della protesi, dove su un altare più piccolo si preparano i santi doni: da un pane tondo il sacerdote estrae il cubo chiamato Agnello ; lo fa con un coltello a forma di lancia, poi trafigge il lato dell 'Agnello e subito effonde nel calice il vino e l'acqua, Si fa questo in ricordo della Passione e dell'immolazione di Cristo. All'offertorio i sacri doni verranno portati sull'altare stesso e la processione ricorda la traslazione dalla Croce al Sepolcro. Poi si chiude la porta santa e si tira il velo , come fu rotolata la pietra sul sepolcro. Al culmine dell'anafora il sacerdote chiede al Padre di mandare il suo Spirito vivificante sulla vittima immolata , sul pane e sul vino ancora separati, simboli del corpo e del sangue e divisi dalla morte; ed è la preghiera dell'Epiclesi: come il Padre aveva soffiato il suo Spirito di vita sul corpo inerte di Adamo, plasmato dalla terra , adesso manda lo Spirito sull'ostia per farne il corpo risorto di Cristo che riceviamo nella comunione. Perché , attraverso l'immolazione e la morte dell' Agnello, ci rendiamo partecipi della sua Risurrezione. Perciò pane e vino verranno dati insieme ai fedeli , come un corpo dove circola di nuovo il sangue . Se l'ostia bizantina è un pane lievitato, e non azimo, perché più vicino come simbolo a un corpo vivo, il vino viene portato alla temperatura della vita umana mediante l'effusione d'acqua bollente nel calice. Allora si riapre il velo rimasto chiuso durante il mistero , perché l'azione divina che santifica i doni non si poteva vedere con occhi terreni, e presto si apre anche la porta santa per la comunione dei fedeli che ricevono, sotto le due specie , il corpo e il sangue del Signore, pane angelico e nuova ambrosia , reale presenza del cielo sulla terra.
In tre articoli precedenti, abbiamo visto che l'Ortodossia si definisce come vera fede proclamata dai concili; che la sua struttura ecclesiologica è la comunione con il vescovo estesa tramite lui alle altre Chiese; che il cristianesimo orientale si vuole fedele alla tradizione conciliare e a questo proposito abbiamo illustrato i dogmi essenziali della Trinità e della maternità divina di Maria con la lettura delle icone corrispondenti.
Questa volta vorremmo descrivere una chiesa bizantina facendo risalire la simbologia di " cielo sulla terra". Come si sa , tale fu la costatazione dei messaggeri di Vladimir, granduca di Kiev, dopo aver assistito a una liturgia nella chiesa di Santa Sofia a Costantinopoli: "Abbiamo visto il cielo sulla terra". Dicendo questo , alludevano sia alla bellezza del rito che al'architettura del tempio.
Il cielo è simboleggiato dalla cupola : considerando che la terra sia piatta , il firmamento viene visto come volta, cosparsa di stelle o luminari . Il cerchio formato dalla base della cupola evoca l'infinito di Dio , perché un cerchio non ha inizio né fine. La terra invece è il quadrato formato al suolo dai quattro muri della navata. Il numero quattro è già il simbolo del creato , a causa dei quattro elementi.
Nel "cielo" della cupola vediamo al centro l'immagine del Pantocratore: è il Verbo che dà inizio alla creazione e colui che ci deve guidare alla fine dei tempi, l'Alfa e l'Omega. Essendo al vertice dell'edificio , da lui tutto scende e verso di lui tutto risale. Attorno al Pantocratore, un primo cerchio rappresenta la Liturgia celeste, della quale la nostra Liturgia sulla terra vuole essere l'immagine, Cristo ne è il sommo sacerdote, il vescovo ; manda in processione gli Angeli che fanno la parte dei sacerdoti e dei diaconi, portando il pane sulla patena e il vino nel calice, il velo e il corporale, i flabelli, gli incensi , e la processione ritorna verso il pontefice: è il momento dell'offertorio, nel quale il Cristo è l'offerente e l'offerto. Attorno alla Liturgia celeste , altri cerchi mostrano i patriarchi dell'Antico Testamento e i profeti che hanno contribuito alla rivelazione del mistero divino, alla discesa del cielo sulla terra.
Per passare dal cerchio della cupola al quadrato della navata , ci sono quattro triangoli sui quali vengono dipinti gli evangelisti. Sui muri della navata , nella parte superiore, gli affreschi mostrano la vita di Cristo sulla terra, dalla Nascita al Sepolcro: di solito queste due scene , iniziale e finale, si trovano raffigurate sulla parete che si incontra quando si entra nella chiesa, a sinistra e a destra dell'arco che collega la navata con il santuario , sul muro orientale della navata , perché c'è una rassomiglianza tra il Bambino avvolto nelle fasce e deposto nella mangiatoia e il Cristo avvolto con le bende nel sarcofago; è la stessa "kenosis", annientamento dell'Altissimo nell'umanità del Creatore nella morte. Gli altri misteri eccelsi della vita di Cristo, quali Presentazione , Battesimo, Trasfigurazione, Crocifissione , Discesa agli Inferi, Risurrezione, occupano i posti più elevati sulla parete e nelle absidi meridionali e settentrionali. Le feste della madre di Dio, quali : Natività, Presentazione, e Dormizione occupano la parete occidentale.L ' Annunciazione domina l'arco del santuario poiché ci ha aperto il cielo sulla terra.
Sotto i misteri di Cristo vengono i suoi miracoli e, se c'è ancora posto , le parabole. Scendendo ancora , diciamo al "mezzanino", troviamo i Santi, e finalmente ,al "pianterreno ", lungo le pareti, trovano posto i fedeli, aspiranti alla santità: un piccolo sforzo e ci siamo ,mentre il Verbo ha dovuto fare quasi tutto il cammino per raggiungerci e ricondurci verso l'alto!
Come abbiamo capito dall'impostazione dei quattro lati della navata , la chiesa è orientata , con la porta d'ingresso a ovest, e l'abside del santuario a est.. Orizzontalmente l'edificio si divide così: esonartece o vestibolo esterno , nartece, navata e santuario. L'esonartece è aperto nei paesi meridionali, chiuso nelle regioni più fredde; sui muri si vedono scene apocalittiche come la lotta dell'Arcangelo Michele contro le potenze delle tenebre, poiché l' esonartece si trova a occidente , laddove il sole scompare nel buio. Il nartece o vestibolo interno può essere utilizzato per ufficiature minori , come le ore piccole o la Litia; è anche il posto dei catecumeni, dei penitenti i suoi affreschi mostrano le scene dell'Antico Testamento. La navata serve serve quindi per i fedeli battezzati e non scomunicati: vi si svolgono le ufficiature maggiori, come il vespro e il mattutino, le processioni d'ingresso e d'offertorio della divina liturgia.
Il Santuario è più elevato rispetto alla navata c'è qualche gradino da salire: è la scala di Giacobbe, che collega cielo e terra, poiché il santuario simboleggia anch'esso il cielo, il paradiso. Come cielo, è ornato dagli affreschi dell'Ascensione e della Pentecoste ; e nella conca dell'abside, si vede l 'Orante del Segno , la Madre di Dio "più vasta del cielo". Come paradiso, è chiuso , ma le immagini che si vedono sulla parete dell'iconostasi sono le finestre attraverso le quali intravvediamo il cielo. A destra il Salvatore, il Maestro , che presenta il Vangelo e benedice , a sinistra la madre di Dio. In mezzo , la porta santa o porta del Re: per essa può passare solo Cristo e tutto ciò che lo rende presente: santi doni dell'offertorio e della comunione, evangeliario e vangelo proclamato, incenso come buon odore di Cristo, immagini sacre , vescovo e sacerdoti,il diacono quando porta i doni,il vangelo, l'incensiere, il cero acceso. Sui lati dell'iconostasi, ci sono due altre porte per i passaggi comuni. Dietro la porta santa, pende un velo che cela il Santo dei Santi. L'altare è quadrato e vi si depone l'evangeliario: è il trono del Verbo. Sopra l'altare è sospesa una colomba di metallo dove c'è la riserva dell'eucarestia: è il trono dello Spirito santo , che con la sua discesa ha consacrato pane e vino. Dietro l'altare c'è il candeliere a sette rami , come nell'antico tempio. E in fondo all'abside c'è il trono elevato sul quale può sedere solo il vescovo e che in sua assenza rimane vuoto, simboleggiando il Padre invisibile. Così tutta la Trinità è presente nel santuario.
A destra del santuario c'è l'abside del servizio, il diaconicon o sagrestia; a sinistra l'abside della protesi, dove su un altare più piccolo si preparano i santi doni: da un pane tondo il sacerdote estrae il cubo chiamato Agnello ; lo fa con un coltello a forma di lancia, poi trafigge il lato dell 'Agnello e subito effonde nel calice il vino e l'acqua, Si fa questo in ricordo della Passione e dell'immolazione di Cristo. All'offertorio i sacri doni verranno portati sull'altare stesso e la processione ricorda la traslazione dalla Croce al Sepolcro. Poi si chiude la porta santa e si tira il velo , come fu rotolata la pietra sul sepolcro. Al culmine dell'anafora il sacerdote chiede al Padre di mandare il suo Spirito vivificante sulla vittima immolata , sul pane e sul vino ancora separati, simboli del corpo e del sangue e divisi dalla morte; ed è la preghiera dell'Epiclesi: come il Padre aveva soffiato il suo Spirito di vita sul corpo inerte di Adamo, plasmato dalla terra , adesso manda lo Spirito sull'ostia per farne il corpo risorto di Cristo che riceviamo nella comunione. Perché , attraverso l'immolazione e la morte dell' Agnello, ci rendiamo partecipi della sua Risurrezione. Perciò pane e vino verranno dati insieme ai fedeli , come un corpo dove circola di nuovo il sangue . Se l'ostia bizantina è un pane lievitato, e non azimo, perché più vicino come simbolo a un corpo vivo, il vino viene portato alla temperatura della vita umana mediante l'effusione d'acqua bollente nel calice. Allora si riapre il velo rimasto chiuso durante il mistero , perché l'azione divina che santifica i doni non si poteva vedere con occhi terreni, e presto si apre anche la porta santa per la comunione dei fedeli che ricevono, sotto le due specie , il corpo e il sangue del Signore, pane angelico e nuova ambrosia , reale presenza del cielo sulla terra.
martedì 19 novembre 2019
CANTI GIACOMO LEOPARDI
19--11--2019
Alla sua donna
Cara beltà che amore
Lunge m'inspiri o nascondendo il viso,
Fuor se nel sonno il core
Ombra diva mi scuoti,
O ne' campi ove splenda
Più vago il giorno e di natura il riso,
Forse tu l'innocente
Secol beasti che dall'oro ha nome,
Or leve intra la gente
Anima voli? o te sorte avara
Ch'a noi t'asconde, agli avvenir prepara?
Viva mirarti omai
Nulla spene m'avanza;
S' allor non fosse, allor che ignudo e solo
Per novo a peregrina stanza
Verrà lo spirto mio. Già sul novello
Aprir di mia giornata incerta e bruna,
Te viatrice in questo arido suolo
Io mi pensai. Ma non è cosa in terra
Che ti somigli; e s'anco pari alcuna
Ti fosse al volto, agli atti, alla favella,
Saria, così conforme, assai men bella.
Fra cotanto dolore
Quanto all'umana età propose il fato,
Se vera e quale il mio pensier ti pinge,
Alcun t'amasse in terra , a lui pur forza
Questo viver beato;
E ben chiaro vegg'io siccome ancora
Seguir loda e virtù qual ne' prim'anni
L'amor tuo mi farebbe. Or non aggiunse
Il ciel nullo conforto ai nostri affanni;
E teco la mortal vita saria
Simile a quella che nel cielo india.
Per le valli, ove suona
Del faticoso agricoltore il canto,
Ed io seggo e mi lagno
Del giovanile error che m'abbandona;
E per li poggi, ov'io rimembro e piagno
I perduti desiri, e la perduta
Speme de' giorni miei; di te pensando,
A palpitar mi sveglio. E potess'io,
Nel secol tetro e in questo aer nefando,
L'alta specie serbar ; che dell'imago,
Poi che del ver m'è tolto , assai m'appago.
Se dell'eterne idee
L'una sei tu, cui di sensibil forma
Sdegni l'eterno senno esser vestita,
E fra caduche spoglie
Provar gli affanni di funerea vita;
O s'altra terra ne' superni giri
Fra' mondi innumerabili t'accoglie,
E più vaga del Sol prossima stella
T ' irraggia , e più benigno etere spiri;
Di qua dove son gli anni infausti e brevi,
Questo d'ignoto amante inno ricevi.
Alla sua donna
Cara beltà che amore
Lunge m'inspiri o nascondendo il viso,
Fuor se nel sonno il core
Ombra diva mi scuoti,
O ne' campi ove splenda
Più vago il giorno e di natura il riso,
Forse tu l'innocente
Secol beasti che dall'oro ha nome,
Or leve intra la gente
Anima voli? o te sorte avara
Ch'a noi t'asconde, agli avvenir prepara?
Viva mirarti omai
Nulla spene m'avanza;
S' allor non fosse, allor che ignudo e solo
Per novo a peregrina stanza
Verrà lo spirto mio. Già sul novello
Aprir di mia giornata incerta e bruna,
Te viatrice in questo arido suolo
Io mi pensai. Ma non è cosa in terra
Che ti somigli; e s'anco pari alcuna
Ti fosse al volto, agli atti, alla favella,
Saria, così conforme, assai men bella.
Fra cotanto dolore
Quanto all'umana età propose il fato,
Se vera e quale il mio pensier ti pinge,
Alcun t'amasse in terra , a lui pur forza
Questo viver beato;
E ben chiaro vegg'io siccome ancora
Seguir loda e virtù qual ne' prim'anni
L'amor tuo mi farebbe. Or non aggiunse
Il ciel nullo conforto ai nostri affanni;
E teco la mortal vita saria
Simile a quella che nel cielo india.
Per le valli, ove suona
Del faticoso agricoltore il canto,
Ed io seggo e mi lagno
Del giovanile error che m'abbandona;
E per li poggi, ov'io rimembro e piagno
I perduti desiri, e la perduta
Speme de' giorni miei; di te pensando,
A palpitar mi sveglio. E potess'io,
Nel secol tetro e in questo aer nefando,
L'alta specie serbar ; che dell'imago,
Poi che del ver m'è tolto , assai m'appago.
Se dell'eterne idee
L'una sei tu, cui di sensibil forma
Sdegni l'eterno senno esser vestita,
E fra caduche spoglie
Provar gli affanni di funerea vita;
O s'altra terra ne' superni giri
Fra' mondi innumerabili t'accoglie,
E più vaga del Sol prossima stella
T ' irraggia , e più benigno etere spiri;
Di qua dove son gli anni infausti e brevi,
Questo d'ignoto amante inno ricevi.
lunedì 18 novembre 2019
FAVOLE LA FONTAINE
18--11--2019
L' uomo stagionato e le due amanti
Un uomo, già stagionato e brizzolato,
credette giunto il momento propizio
di prender moglie e mettere giudizio.
Erano molte quelle
giovani ancora e belle
che gli facean la corte.
Ma quell'uomo ch'era ricco e ancora forte,
prima volea veder , toccar con mano.
In queste cose chi va pian va sano.
Due vedovelle alfin preser possesso
del suo cuore, di cui
l'una forse un po' giovane per lui,
e l'altra più verso l'età canonica,
che si teneva in prezzo ed in figura
correggendo coll'arte la natura.
Le vedove venivano assai spesso
in casa , e or quella ,or questa ,
per vezzo carezzandogli la testa,
la vecchia gli strappava ogni momento
qualche capello nero,
e l'altra gli strappava quei d'argento,
per fare il galante
fosse a ciascuna d'esse somigliante.
E strappa e strappa , il nostro innamorato
si avvide , ahi troppo tardi!
di restar fra due tutto pelato.
--Questo ,-- egli disse,--è un saggio avvertimento
di cui proprio vi son molto obbligato.
Addio, belle . Di moglie or faccio senza.
Non mi sento d'aver tanta pazienza
di far a modo suo; che s'ella è trista,
non c'è testa pelata che resista.-
La volpe e la cicogna
Monna Volpe un bel dì fece lo spicco
e invitò la Cicogna a desinare.
Il pranzo fu modesto e poco ricco,
anzi quasi non c'era da mangiare.
Tutto il servizio in ultimo costrutto
si ridusse a una broda trasparente
servita in un piattellino. Or capirete
se, in grazia di quel becco che sapete,
la Cicogna poté mangiar niente.
Ma la Volpe in un amen spazzò tutto.
Per trar vendetta dell' inganno,anch'essa
la Cicogna invitò la furba amica,
che non stette con lei sui complimenti.
La Volpe , a cui non manca l'appetito,
andò pronta all'invito.
Vide e lodò il pranzetto preparato,
tagliato a pezzi in una salsa spessa,
che mandava un odore delicato.
Ma il pranzo fu servito per dispetto
in fondo a un vaso a collo lungo e stretto.
Ben vi attingeva col becco la Cicogna
per entro la fessura,
ma non così Madonna Gabbamondo,
per via del muso tondo e non ridotto
dell'anfora alla piccola misura.
A pancia vuota e piena di vergogna,
se ne partì quell'animale ghiotto
mogio mogio , la coda fra le gambe,
come una vecchia volpe malandrina
che si senta rapir da una gallina.
L' uomo stagionato e le due amanti
Un uomo, già stagionato e brizzolato,
credette giunto il momento propizio
di prender moglie e mettere giudizio.
Erano molte quelle
giovani ancora e belle
che gli facean la corte.
Ma quell'uomo ch'era ricco e ancora forte,
prima volea veder , toccar con mano.
In queste cose chi va pian va sano.
Due vedovelle alfin preser possesso
del suo cuore, di cui
l'una forse un po' giovane per lui,
e l'altra più verso l'età canonica,
che si teneva in prezzo ed in figura
correggendo coll'arte la natura.
Le vedove venivano assai spesso
in casa , e or quella ,or questa ,
per vezzo carezzandogli la testa,
la vecchia gli strappava ogni momento
qualche capello nero,
e l'altra gli strappava quei d'argento,
per fare il galante
fosse a ciascuna d'esse somigliante.
E strappa e strappa , il nostro innamorato
si avvide , ahi troppo tardi!
di restar fra due tutto pelato.
--Questo ,-- egli disse,--è un saggio avvertimento
di cui proprio vi son molto obbligato.
Addio, belle . Di moglie or faccio senza.
Non mi sento d'aver tanta pazienza
di far a modo suo; che s'ella è trista,
non c'è testa pelata che resista.-
La volpe e la cicogna
Monna Volpe un bel dì fece lo spicco
e invitò la Cicogna a desinare.
Il pranzo fu modesto e poco ricco,
anzi quasi non c'era da mangiare.
Tutto il servizio in ultimo costrutto
si ridusse a una broda trasparente
servita in un piattellino. Or capirete
se, in grazia di quel becco che sapete,
la Cicogna poté mangiar niente.
Ma la Volpe in un amen spazzò tutto.
Per trar vendetta dell' inganno,anch'essa
la Cicogna invitò la furba amica,
che non stette con lei sui complimenti.
La Volpe , a cui non manca l'appetito,
andò pronta all'invito.
Vide e lodò il pranzetto preparato,
tagliato a pezzi in una salsa spessa,
che mandava un odore delicato.
Ma il pranzo fu servito per dispetto
in fondo a un vaso a collo lungo e stretto.
Ben vi attingeva col becco la Cicogna
per entro la fessura,
ma non così Madonna Gabbamondo,
per via del muso tondo e non ridotto
dell'anfora alla piccola misura.
A pancia vuota e piena di vergogna,
se ne partì quell'animale ghiotto
mogio mogio , la coda fra le gambe,
come una vecchia volpe malandrina
che si senta rapir da una gallina.
sabato 16 novembre 2019
Egli è dentro di noi da: "IL MAESTRO" XV,46 di: S. Agostino
16--11--2019
Cristo è un amico fedele e discreto: noi possiamo dimenticarlo, distrarci e non riconoscerlo più, correre anche il rischio di "uscire da noi" ma Egli ha posto la sua tenda stabilmente in noi. Quando ce ne andiamo lontano, Egli è vicino, quando ci protendiamo in una ricerca vana di parvenza di verità, " non abbiamo bisogno che alcuno ci ammaestri , ma dobbiamo soltanto accorgerci di Colui che è dentro , siamo istruiti, perché è Lui stesso la nostra verità.
=Testo ispirato a una preghiera del 3° 4° secolo:
Tu solo o Cristo, manifesti il volto del Padre la sua misericordia , la sua tenerezza, il suo sguardo d'amore.
Tu sei la nostra luce, la nostra speranza, la nostra guarigione, la nostra pace, la nostra vita.
Tu sei il nostro modello ti sei chinato sulla nostra debolezza per sollevarla. Hai preso su di te le nostre infermità per guarirle. Hai insegnato a vedere te in ogni uomo.
Concedici di essere fermamente stabili nella fede, di avere la salute del corpo e dello spirito per poterti lodare. Se ti guardiamo non moriremo.
Se confessiamo il tuo nome , non andremo perduti.
Se ti preghiamo, saremo esauditi.
Donaci forza e costanza nel tuo Spirito fino alla statura piena e al compimento perfetto.
Cristo è un amico fedele e discreto: noi possiamo dimenticarlo, distrarci e non riconoscerlo più, correre anche il rischio di "uscire da noi" ma Egli ha posto la sua tenda stabilmente in noi. Quando ce ne andiamo lontano, Egli è vicino, quando ci protendiamo in una ricerca vana di parvenza di verità, " non abbiamo bisogno che alcuno ci ammaestri , ma dobbiamo soltanto accorgerci di Colui che è dentro , siamo istruiti, perché è Lui stesso la nostra verità.
=Testo ispirato a una preghiera del 3° 4° secolo:
Tu solo o Cristo, manifesti il volto del Padre la sua misericordia , la sua tenerezza, il suo sguardo d'amore.
Tu sei la nostra luce, la nostra speranza, la nostra guarigione, la nostra pace, la nostra vita.
Tu sei il nostro modello ti sei chinato sulla nostra debolezza per sollevarla. Hai preso su di te le nostre infermità per guarirle. Hai insegnato a vedere te in ogni uomo.
Concedici di essere fermamente stabili nella fede, di avere la salute del corpo e dello spirito per poterti lodare. Se ti guardiamo non moriremo.
Se confessiamo il tuo nome , non andremo perduti.
Se ti preghiamo, saremo esauditi.
Donaci forza e costanza nel tuo Spirito fino alla statura piena e al compimento perfetto.
venerdì 15 novembre 2019
DIABETE DI: PINA Maria Speranza Raciti
15--11--2019
Il diabete è una sindrome dismetabolica ad andamento cronico, caratterizzata dalla incapacità dell'organismo di utilizzare normalmente il glucosio e comprendente quadri geneticamente e clinicamente diversi, con complicanze tardive soprattutto cardiovascolari, neurologiche , parenchimali , retiniche . Il difetto nell'utilizzazione del glucosio può essere dovuto ad una o più delle seguenti cause: insufficiente produzione di insulina, produzione di insulina anormale, resistenza alla sua azione.
In Italia già da tempo il diabete è stato riconosciuto come malattia sociale.
L'attuale classificazione del diabete mellito , comprende sia le forme cliniche , sia quelle precliniche della malattia. Si distinguono , 4 tipi di diabete mellito(DM= diabetes mellitus) insulino dipendente(tipo 1), non insulino-dipendente(tipo 2), associato ad altra patologia, diabete gestazionale.
1) Diabete di tipo 1 o insulino-dipendente(IDDM=insulin dependent diabetes mellitus):
Corrisponde al diabete giovanile è determinato da un danno irreversibile delle isole del Langherans, con carenza insulinica più o meno improvvisa . Caratterizzato dall'inizio rapido, con insulinemia bassa o assente e tendenza alla cheto-acidosi; necessita della terapia insulinica. Colpisce l'età giovanile, inizia spesso in modo brusco ed ha la sua maggiore incidenza nei mesi invernali. Secondo l'ipotesi eziologica più attendibile, sarebbero in causa gruppi di virus (in particolare i virus Coxsackie), la cui azione si esplicherebbe sia direttamente nei confronti delle cellule beta, sia indirettamente attraverso meccanismi autoimmunitari.
2)Dibete di tipo 2 o non insulino-dipendente (NIDDM= non insulin dependent diabetes mellitus) con o senza obesità:
è la forma di diabete di gran lunga più frequente e comprende la quasi totalità dei casi nell'adulto. Colpisce di norma dopo i 40 anni , è dovuto ad una anomalia della secrezione di insulina o della sua azione biologica e non sembra secondario ad altra patologia.
Ad insorgenza lenta , ha scarsa tendenza alla cheto-acidosi e presenta insulinemia normale o addirittura aumentata,può essere compensato inizialmente con la sola dieta e con gli ipoglicemizzanti orali. Nella sua ezipatogenesi è invocata una base genetica , dimostrata dalla familiarità molto frequente , che predisporrebbe all'insorgenza della malattia inseguito anche all'intervento di altri fattori di rischio ( iperalimentazione,obesità, carenza di alcuni fattori alimentari: vit. E, antiossidanti, nicotinamide)
3)Diabete associato ad altra patologia secondaria:
L'intolleranza al glucosio è sempre secondaria ad altre cause ben accertate: malattie pancreatiche e pancreasectomie; malattie endocrine( di origine ipofisaria, tiroidea,ecc--) che comportano una iperincrezione di ormoni ad azione controinsulare; trattamento con farmaci ad azione diabetogena; sindromi genetiche diverse (glicogenosi, acondroplasia, alterazioni neuromuscolari,ecc), anormalità recettoriali (acanthosis nigricans,malattie autoimmuni).
4)Diabete gestazionale(GDD=gestational diabetes mellitus):
Forma a se stante propria delle donne , con insorgenza del diabete o della ridotta tolleranza al glucosio limitatamente al periodo della gravidanza .
Il diabete mellito è una malattia diffusa in tutto il mondo, con frequenza assai variabile in rapporto a fattori etnici ed ambientali, a condizioni socio-economiche e ad abitudini alimentari e di vita. Il diabete di tipo 1 è nettamente meno frequente di quello di tipo 2 e si osserva soprattutto nei bambini e nei giovani , i tassi di prevalenza rilevati nella classe di età 0--14 anni in diversi paesi presentano considerevoli variazioni : dallo 0'1% a Shangai , allo 0,2% in Francia. Le cause di morte nel' 80% è dovuto alle complicanze cardiovascolari. Il numero dei morti per diabete è superiore nel sesso femminile; per entrambi i sessi il maggiore numero di morti e di tassi più elevati si osservano nelle classi di età successive ai 45 anni , con valori rapidamente crescenti con l'età.
La macroangiopatia è la più importante causa di morte per i diabetici, fra i quali la prevalenza di cardiopatie ischemiche e di ictus è da 2 a 3 volte più elevata rispetto ai non diabetici di pari età.
Aterosclerosi degli arti inferiori è più frequente e più grave nei diabetici , che presentano un elevato rischio di occlusione periferiche e di gangrena.
Il diabete è associato con caratteristiche lesioni microangiopatiche che interessano : la retina ed il rene. La retinopatia e la nefropatia sono complicanze molto comuni nei diabetici e si osservano con la stessa frequenza in tutte le popolazioni, mentre la cardiopatia ischemica è più frequente nelle popolazioni occidentali e l'ictus in alcuni paesi orientali(Giappone ecc)
FATTORI DI RISCHIO E CAUSALI :
A) Diabete insulino-dipendete:(tipo 1)
Caratteri epidemiologici sono l'insorgenza brusca e la più elevata insorgenza durante l'inverno.
L'ipotesi eziologica è virale, in alcuni casi l'inizio della sintomatologia diabetica segue una malattia virale, come la parotite, la rosolia o l'epatite virale A , più frequente sembra l'associazione fra infezioni da virus Coxsackie B4 . L'infezione virale probabilmente danneggia le cellule delle isole pancreatiche solo in soggetti predisposti. è stato ipotizzato anche l'intervento di fattori genetici legati al sistema degli antigeni di istocompatibilità(HLA).
B) Diabete non insulino-dipendete(tipo 2):
Sono noti diversi indici di rischio quali l'età ,il sesso, gli aborti ripetuti, l'aver partorito un feto macrosomico, ecc. In tutti i paesi la frequenza della malattia aumenta con il progredire dell'età, invece la frequenza nei due sessi varia da una popolazione all'altra, in Italia è più elevata nelle donne. I più importanti fattori di rischio oggi accertati sono:l'obesità, la sedentarietà, la carenza di fibre vegetali nell'alimentazione ed il genotipo. L'intervento di fattori genetici nel diabete non insulino-dipendente è stata confermata anche da studi recenti.
Sul piano fisiopatologico si ipotizza che negli obesi sia più facile l'insorgenza di iperglicemia giacché nel tessuto adiposo la densità di siti recettori per l'insulina è minore rispetto al tessuto muscolare. Un indicatore di rischio indipendente dall'obesità è la distribuzione del grasso attorno al corpo. L'accumulo viscerale (tipo androide)è predittivo di maggior rischio di diabete (e di malattie cardiovascolari), rispetto all'accumulo sottocutaneo (tipo ginoide). Nel primo il tessuto adiposo è situato nella metà superiore del corpo , nel secondo nella metà inferiore .
La scarsa ingestione di fibre non digeribili . Si ipotizza , che l'abbondanza di fibre nell'alimentazione ritardi l'assorbimento dei carboidrati a livello intestinale , determinando più bassi livelli glicemici postprandiali e migliore utilizzazione del glucosio.
PREVENZIONE:
La prevenzione può essere effettuata efficacemente nei confronti del diabete non insulino-dipendente, dal momento che il fattore ereditario non viene attivato alla nascita , ma solo dopo l'intervento degli altri fattori di rischio, che abitualmente fanno sentire i loro effetti nell'età adulta.L'obesità è il principale fattore di rischio per il diabete non insulino-dipendete, la prevenzione primaria deve mirare a prevenire l'obesità stessa oppure a correggerla , quando già presente.Tale prevenzione richiede una continua ed intelligente opera di educazione sanitaria rivolta a tutta la popolazione , che abitui fin dai primi anni di vita ad adottare una alimentazione varia ed equilibrata, con un contenuto calorico adeguato all'età , al peso ideale ed all'attività fisica svolta . Si deve dare la preferenza ad alimenti ricchi di carboidrati complessi(pane, pasta) e di fibre (legumi, ortaggi, frutta). L'olio do oliva deve essere preferito ai grassi animali. Altri fattori di rischio da eliminare sono : fumo, alcol, )
Il diabete è una sindrome dismetabolica ad andamento cronico, caratterizzata dalla incapacità dell'organismo di utilizzare normalmente il glucosio e comprendente quadri geneticamente e clinicamente diversi, con complicanze tardive soprattutto cardiovascolari, neurologiche , parenchimali , retiniche . Il difetto nell'utilizzazione del glucosio può essere dovuto ad una o più delle seguenti cause: insufficiente produzione di insulina, produzione di insulina anormale, resistenza alla sua azione.
In Italia già da tempo il diabete è stato riconosciuto come malattia sociale.
L'attuale classificazione del diabete mellito , comprende sia le forme cliniche , sia quelle precliniche della malattia. Si distinguono , 4 tipi di diabete mellito(DM= diabetes mellitus) insulino dipendente(tipo 1), non insulino-dipendente(tipo 2), associato ad altra patologia, diabete gestazionale.
1) Diabete di tipo 1 o insulino-dipendente(IDDM=insulin dependent diabetes mellitus):
Corrisponde al diabete giovanile è determinato da un danno irreversibile delle isole del Langherans, con carenza insulinica più o meno improvvisa . Caratterizzato dall'inizio rapido, con insulinemia bassa o assente e tendenza alla cheto-acidosi; necessita della terapia insulinica. Colpisce l'età giovanile, inizia spesso in modo brusco ed ha la sua maggiore incidenza nei mesi invernali. Secondo l'ipotesi eziologica più attendibile, sarebbero in causa gruppi di virus (in particolare i virus Coxsackie), la cui azione si esplicherebbe sia direttamente nei confronti delle cellule beta, sia indirettamente attraverso meccanismi autoimmunitari.
2)Dibete di tipo 2 o non insulino-dipendente (NIDDM= non insulin dependent diabetes mellitus) con o senza obesità:
è la forma di diabete di gran lunga più frequente e comprende la quasi totalità dei casi nell'adulto. Colpisce di norma dopo i 40 anni , è dovuto ad una anomalia della secrezione di insulina o della sua azione biologica e non sembra secondario ad altra patologia.
Ad insorgenza lenta , ha scarsa tendenza alla cheto-acidosi e presenta insulinemia normale o addirittura aumentata,può essere compensato inizialmente con la sola dieta e con gli ipoglicemizzanti orali. Nella sua ezipatogenesi è invocata una base genetica , dimostrata dalla familiarità molto frequente , che predisporrebbe all'insorgenza della malattia inseguito anche all'intervento di altri fattori di rischio ( iperalimentazione,obesità, carenza di alcuni fattori alimentari: vit. E, antiossidanti, nicotinamide)
3)Diabete associato ad altra patologia secondaria:
L'intolleranza al glucosio è sempre secondaria ad altre cause ben accertate: malattie pancreatiche e pancreasectomie; malattie endocrine( di origine ipofisaria, tiroidea,ecc--) che comportano una iperincrezione di ormoni ad azione controinsulare; trattamento con farmaci ad azione diabetogena; sindromi genetiche diverse (glicogenosi, acondroplasia, alterazioni neuromuscolari,ecc), anormalità recettoriali (acanthosis nigricans,malattie autoimmuni).
4)Diabete gestazionale(GDD=gestational diabetes mellitus):
Forma a se stante propria delle donne , con insorgenza del diabete o della ridotta tolleranza al glucosio limitatamente al periodo della gravidanza .
Il diabete mellito è una malattia diffusa in tutto il mondo, con frequenza assai variabile in rapporto a fattori etnici ed ambientali, a condizioni socio-economiche e ad abitudini alimentari e di vita. Il diabete di tipo 1 è nettamente meno frequente di quello di tipo 2 e si osserva soprattutto nei bambini e nei giovani , i tassi di prevalenza rilevati nella classe di età 0--14 anni in diversi paesi presentano considerevoli variazioni : dallo 0'1% a Shangai , allo 0,2% in Francia. Le cause di morte nel' 80% è dovuto alle complicanze cardiovascolari. Il numero dei morti per diabete è superiore nel sesso femminile; per entrambi i sessi il maggiore numero di morti e di tassi più elevati si osservano nelle classi di età successive ai 45 anni , con valori rapidamente crescenti con l'età.
La macroangiopatia è la più importante causa di morte per i diabetici, fra i quali la prevalenza di cardiopatie ischemiche e di ictus è da 2 a 3 volte più elevata rispetto ai non diabetici di pari età.
Aterosclerosi degli arti inferiori è più frequente e più grave nei diabetici , che presentano un elevato rischio di occlusione periferiche e di gangrena.
Il diabete è associato con caratteristiche lesioni microangiopatiche che interessano : la retina ed il rene. La retinopatia e la nefropatia sono complicanze molto comuni nei diabetici e si osservano con la stessa frequenza in tutte le popolazioni, mentre la cardiopatia ischemica è più frequente nelle popolazioni occidentali e l'ictus in alcuni paesi orientali(Giappone ecc)
FATTORI DI RISCHIO E CAUSALI :
A) Diabete insulino-dipendete:(tipo 1)
Caratteri epidemiologici sono l'insorgenza brusca e la più elevata insorgenza durante l'inverno.
L'ipotesi eziologica è virale, in alcuni casi l'inizio della sintomatologia diabetica segue una malattia virale, come la parotite, la rosolia o l'epatite virale A , più frequente sembra l'associazione fra infezioni da virus Coxsackie B4 . L'infezione virale probabilmente danneggia le cellule delle isole pancreatiche solo in soggetti predisposti. è stato ipotizzato anche l'intervento di fattori genetici legati al sistema degli antigeni di istocompatibilità(HLA).
B) Diabete non insulino-dipendete(tipo 2):
Sono noti diversi indici di rischio quali l'età ,il sesso, gli aborti ripetuti, l'aver partorito un feto macrosomico, ecc. In tutti i paesi la frequenza della malattia aumenta con il progredire dell'età, invece la frequenza nei due sessi varia da una popolazione all'altra, in Italia è più elevata nelle donne. I più importanti fattori di rischio oggi accertati sono:l'obesità, la sedentarietà, la carenza di fibre vegetali nell'alimentazione ed il genotipo. L'intervento di fattori genetici nel diabete non insulino-dipendente è stata confermata anche da studi recenti.
Sul piano fisiopatologico si ipotizza che negli obesi sia più facile l'insorgenza di iperglicemia giacché nel tessuto adiposo la densità di siti recettori per l'insulina è minore rispetto al tessuto muscolare. Un indicatore di rischio indipendente dall'obesità è la distribuzione del grasso attorno al corpo. L'accumulo viscerale (tipo androide)è predittivo di maggior rischio di diabete (e di malattie cardiovascolari), rispetto all'accumulo sottocutaneo (tipo ginoide). Nel primo il tessuto adiposo è situato nella metà superiore del corpo , nel secondo nella metà inferiore .
La scarsa ingestione di fibre non digeribili . Si ipotizza , che l'abbondanza di fibre nell'alimentazione ritardi l'assorbimento dei carboidrati a livello intestinale , determinando più bassi livelli glicemici postprandiali e migliore utilizzazione del glucosio.
PREVENZIONE:
La prevenzione può essere effettuata efficacemente nei confronti del diabete non insulino-dipendente, dal momento che il fattore ereditario non viene attivato alla nascita , ma solo dopo l'intervento degli altri fattori di rischio, che abitualmente fanno sentire i loro effetti nell'età adulta.L'obesità è il principale fattore di rischio per il diabete non insulino-dipendete, la prevenzione primaria deve mirare a prevenire l'obesità stessa oppure a correggerla , quando già presente.Tale prevenzione richiede una continua ed intelligente opera di educazione sanitaria rivolta a tutta la popolazione , che abitui fin dai primi anni di vita ad adottare una alimentazione varia ed equilibrata, con un contenuto calorico adeguato all'età , al peso ideale ed all'attività fisica svolta . Si deve dare la preferenza ad alimenti ricchi di carboidrati complessi(pane, pasta) e di fibre (legumi, ortaggi, frutta). L'olio do oliva deve essere preferito ai grassi animali. Altri fattori di rischio da eliminare sono : fumo, alcol, )
mercoledì 13 novembre 2019
CANTI di : Giacomo Leopardi
13--11--2019
LE RICORDANZE
Vaghe stelle dell'Orsa ,io non credea
Tornare ancor per uso a contemplarvi
Sul paterno giardino scintillanti,
E ragionar con voi dalle finestre
Di questo albergo ove abitai fanciullo,
E delle gioie mie vidi la fine.
Quante immagini un tempo , e quante fole
Creommi nel pensier l'aspetto vostro
E delle luci a voi compagne ! allora
Che, tacito, seduto in verde zolla,
Delle sere io solea passar gran parte
Mirando il cielo, ed ascoltando il canto
Della rana rimota alla campagna!
E la lucciola errava appo le siepi
E in su l'aiuole, susurrando al vento
I viali odorati, ed i cipressi
Là nella selva; e sotto al patrio tetto
Sonavan voci alterne, e le tranquille
Opere de' servi. E che pensieri immensi,
Che dolci sogni mi spirò la vista
Di quel lontano mar, quei monti azzurri,
Che di qua scopro, e che varcare un giorno
Io mi pensava , arcani mondi, arcana
Felicità fingendo al viver mio!
Ignaro del mio fato, e quante volte
Questa mia vita dolorosa e nuda
Volentier con la morte avrei cangiato.
Ne' mi diceva il cor che l'età verde
Sarei dannato a consumare in questo
Natio borgo selvaggio, intra una gente
Zotica ,vil; cui nomi strani, e spesso
Argomento di riso e di trastullo,
Son dottrina e saper ; che m'odia e fugge,
Per invidia non già, che non mi tiene
Maggior di se, ma perché tale estima
Ch'io mi tenga in cor mio, sebben di fuori
A persona giammai non ne fo segno.
Qui passo gli anni, abbandonato, occulto,
Senz'amor , senza vita; ed aspro a forza
Tra lo stuol de' malevoli divengo:
Qui di pietà mi spoglio e di virtudi,
E sprezzator degli uomini mi rendo,
Per la greggia ch'ho appreso :e intanto vola
Il caro tempo giovanil; più caro
Che la fama e l'allor, più che la pura
Luce del giorno, e lo spirar: ti perdo
Senza un diletto, inutilmente, in questo
Soggiorno disumano,intra gli affanni,
O dell'arida vita unico fiore.
Viene il vento recando il suon dell'ora
Dalle torre del borgo. Era conforto
Questo suon ,mi rimembra , alle mie notti,
Quando fanciullo , nella buia stanza ,
Per assidui terrori io vigilava,
Sospirando il mattino. Qui non è cosa
Ch'io vegga o senta, onde un'immagin dentro
Non torni , e un dolce rimembrar non sorga.
Dolce per se; ma con dolor sottentra
Il pensier del presente, un van desio
Del passato , ancor tristo, e il dire: io fui.
Quella loggia colà, volta agli estremi
Raggi del dì ; queste dipinte mura,
Quei figurati armenti, e il Sol che nasce
Su romita campagna, agli ozi miei
Porser mille diletti allor che al fianco
M'era ,parlando, il mio possente errore
Sempre , ov'io fossi. In queste sale antiche,
Al chiaror delle nevi, intorno a queste
Ampie finestre sibilando il vento,
Rimbombaro i sollazzi e le festose
Mie voci al tempo che l'acerbo, indegno
Mistero delle cose a noi si mostra
Pien di dolcezza ; indelibata, intera
Il garzoncel, come inesperto amante,
La sua vita ingannevole vagheggia,
E celeste beltà fingendo ammira.
O speranze , speranze; ameni inganni
Della mia prima età! sempre , parlando,
Ritorno a voi; che per andar di tempo ,
Per variar d'affetti e di pensieri,
Obbliarvi non so. Fantasmi , intendo,
Son la gloria e l'onor ; diletti e beni
Mero desio; non ha la vita un frutto,
Inutile miseria. E sebben voti
Son gli anni miei, sebben deserto , oscuro
Il mio stato mortal, poco mi toglie
La fortuna, ben veggo . Ahi, ma qualvolta
A voi ripenso, o mie speranze antiche,
Ed a quel caro immaginar mio primo;
Indi riguardo il viver mio sì vile
E sì dolente, e che la morte è quello
Che di cotanta speme oggi m'avanza;
Sento serrarmi il cor, sento ch'al tutto
Consolarmi non so del mio destino.
E quando pur questa invocata morte
Sarammi allato, e sarà giunto il fine
Della sventura mia ; quando la terra
Mi fia straniera valle, e dal mio sguardo
Fuggirà l'avvenir; di voi per certo
Risovverrammi; e quell'immago ancora
Sospirar mi farà , farammi acerbo
L'esser vissuto indarno, e la dolcezza
Del dì fatal tempererà d'affanno.
E già nel primo giovanil tumulto
Di contenti , d'angosce e di desio,
Morte chiamai più volte, e lungamente
Mi sedetti colà su la fontana
Pensoso do cessar dentro quell' acque
La speme e il dolor mio . Poscia , per cieco
Malor, condotto della vita in forse,
Piansi la bella giovinezza , e il fiore
De' miei poveri dì , che sì per tempo
Cadeva: e spesso all'ore tarde , assiso
Sul conscio letto , dolorosamente
Alla fioca lucerna poetando,
Lamentai co' silenzi e con la notte
Il fuggitivo spirto , ed a me stesso
In sul languir cantai funereo canto.
Chi rimembrar vi può senza sospiri,
O primo entrar di giovinezza ,o giorni
Vezzosi, inenarrabili, allor quando
Al rapito mortal primieramente
Sorridon le donzelle ; a gara intorno
Ogni cosa sorride ; invidia tace,
Non desta ancora ovver benigna, e quasi
(Inusitata maraviglia!) il mondo
La destra soccorrevole gli porge,
Scusa gli errori suoi , festeggia il novo
Suo venir nella vita, ed inchinando
Mostra che per signor l'accolga e chiami?
Fugaci giorni! a somigliar d'un lampo
Son dileguati. E qual mortale ignaro
Di sventura esser può , se a lui già scorsa
Quella vaga stagion, se il suo buon tempo,
Se giovinezza , ahi giovinezza , è spenta?
O Nerina! e di te forse non odo
Questi luoghi parlar? caduta forse
Dal mio pensier sei tu ? Dove se gita,
Che qui sola di te la ricordanza
Trovo , dolcezza mia? Più non ti vede
Questa Terra natal: quella finestra,
Ond'eri usata favellarmi, ed onde
Mesto riluce delle stelle il raggio,
è deserta . Ove sei, che più non odo
La tua voce sonar, siccome un giorno,
Quando soleva ogni lontano accento
Del labbro tuo, ch'a me giungesse , il volto
Scolorarmi? Altro tempo. I giorni tuoi
Furo, mio dolce amor. Passasti. Ad altri
Il passar per la terra oggi è sortito,
E l'abitar questi odorati colli.
Ma rapida passasti; e come un sogno
Fu la tua vita. Ivi danzando ; in fronte
La gioia ti splendea , splendea negli occhi
Quel confidente immaginar, quel lume
Di gioventù, quando spegneali il fato,
E giacevi. Ahi Nerina! In cor mi regna
L'antico amor. Se a feste anco tavolta,
Se a radunanze io movo , infra me stesso
Dico: o Nerina, a radunanze , a feste
Tu non ti acconci più , tu più non movi.
Se torna maggio , e ramoscelli e suoni
Van gli amanti recando alle fanciulle,
Dico: Nerina mia , per te non torna
Primavera giammai, non torna amore.
Ogni giorno sereno, ogni fiorita
Piaggia ch'io miro , ogni goder ch'io sento,
Dico : Nerina or più non gode ; i campi,
L'aria non mira . Ahi tu passasti , eterno
Sospiro mio : passasti: e fia compagna
D'ogni mio vago immaginar, di tutti
I miei teneri sensi, i tristi e cari
Moti del cor , la rimembranza acerba.
LE RICORDANZE
Vaghe stelle dell'Orsa ,io non credea
Tornare ancor per uso a contemplarvi
Sul paterno giardino scintillanti,
E ragionar con voi dalle finestre
Di questo albergo ove abitai fanciullo,
E delle gioie mie vidi la fine.
Quante immagini un tempo , e quante fole
Creommi nel pensier l'aspetto vostro
E delle luci a voi compagne ! allora
Che, tacito, seduto in verde zolla,
Delle sere io solea passar gran parte
Mirando il cielo, ed ascoltando il canto
Della rana rimota alla campagna!
E la lucciola errava appo le siepi
E in su l'aiuole, susurrando al vento
I viali odorati, ed i cipressi
Là nella selva; e sotto al patrio tetto
Sonavan voci alterne, e le tranquille
Opere de' servi. E che pensieri immensi,
Che dolci sogni mi spirò la vista
Di quel lontano mar, quei monti azzurri,
Che di qua scopro, e che varcare un giorno
Io mi pensava , arcani mondi, arcana
Felicità fingendo al viver mio!
Ignaro del mio fato, e quante volte
Questa mia vita dolorosa e nuda
Volentier con la morte avrei cangiato.
Ne' mi diceva il cor che l'età verde
Sarei dannato a consumare in questo
Natio borgo selvaggio, intra una gente
Zotica ,vil; cui nomi strani, e spesso
Argomento di riso e di trastullo,
Son dottrina e saper ; che m'odia e fugge,
Per invidia non già, che non mi tiene
Maggior di se, ma perché tale estima
Ch'io mi tenga in cor mio, sebben di fuori
A persona giammai non ne fo segno.
Qui passo gli anni, abbandonato, occulto,
Senz'amor , senza vita; ed aspro a forza
Tra lo stuol de' malevoli divengo:
Qui di pietà mi spoglio e di virtudi,
E sprezzator degli uomini mi rendo,
Per la greggia ch'ho appreso :e intanto vola
Il caro tempo giovanil; più caro
Che la fama e l'allor, più che la pura
Luce del giorno, e lo spirar: ti perdo
Senza un diletto, inutilmente, in questo
Soggiorno disumano,intra gli affanni,
O dell'arida vita unico fiore.
Viene il vento recando il suon dell'ora
Dalle torre del borgo. Era conforto
Questo suon ,mi rimembra , alle mie notti,
Quando fanciullo , nella buia stanza ,
Per assidui terrori io vigilava,
Sospirando il mattino. Qui non è cosa
Ch'io vegga o senta, onde un'immagin dentro
Non torni , e un dolce rimembrar non sorga.
Dolce per se; ma con dolor sottentra
Il pensier del presente, un van desio
Del passato , ancor tristo, e il dire: io fui.
Quella loggia colà, volta agli estremi
Raggi del dì ; queste dipinte mura,
Quei figurati armenti, e il Sol che nasce
Su romita campagna, agli ozi miei
Porser mille diletti allor che al fianco
M'era ,parlando, il mio possente errore
Sempre , ov'io fossi. In queste sale antiche,
Al chiaror delle nevi, intorno a queste
Ampie finestre sibilando il vento,
Rimbombaro i sollazzi e le festose
Mie voci al tempo che l'acerbo, indegno
Mistero delle cose a noi si mostra
Pien di dolcezza ; indelibata, intera
Il garzoncel, come inesperto amante,
La sua vita ingannevole vagheggia,
E celeste beltà fingendo ammira.
O speranze , speranze; ameni inganni
Della mia prima età! sempre , parlando,
Ritorno a voi; che per andar di tempo ,
Per variar d'affetti e di pensieri,
Obbliarvi non so. Fantasmi , intendo,
Son la gloria e l'onor ; diletti e beni
Mero desio; non ha la vita un frutto,
Inutile miseria. E sebben voti
Son gli anni miei, sebben deserto , oscuro
Il mio stato mortal, poco mi toglie
La fortuna, ben veggo . Ahi, ma qualvolta
A voi ripenso, o mie speranze antiche,
Ed a quel caro immaginar mio primo;
Indi riguardo il viver mio sì vile
E sì dolente, e che la morte è quello
Che di cotanta speme oggi m'avanza;
Sento serrarmi il cor, sento ch'al tutto
Consolarmi non so del mio destino.
E quando pur questa invocata morte
Sarammi allato, e sarà giunto il fine
Della sventura mia ; quando la terra
Mi fia straniera valle, e dal mio sguardo
Fuggirà l'avvenir; di voi per certo
Risovverrammi; e quell'immago ancora
Sospirar mi farà , farammi acerbo
L'esser vissuto indarno, e la dolcezza
Del dì fatal tempererà d'affanno.
E già nel primo giovanil tumulto
Di contenti , d'angosce e di desio,
Morte chiamai più volte, e lungamente
Mi sedetti colà su la fontana
Pensoso do cessar dentro quell' acque
La speme e il dolor mio . Poscia , per cieco
Malor, condotto della vita in forse,
Piansi la bella giovinezza , e il fiore
De' miei poveri dì , che sì per tempo
Cadeva: e spesso all'ore tarde , assiso
Sul conscio letto , dolorosamente
Alla fioca lucerna poetando,
Lamentai co' silenzi e con la notte
Il fuggitivo spirto , ed a me stesso
In sul languir cantai funereo canto.
Chi rimembrar vi può senza sospiri,
O primo entrar di giovinezza ,o giorni
Vezzosi, inenarrabili, allor quando
Al rapito mortal primieramente
Sorridon le donzelle ; a gara intorno
Ogni cosa sorride ; invidia tace,
Non desta ancora ovver benigna, e quasi
(Inusitata maraviglia!) il mondo
La destra soccorrevole gli porge,
Scusa gli errori suoi , festeggia il novo
Suo venir nella vita, ed inchinando
Mostra che per signor l'accolga e chiami?
Fugaci giorni! a somigliar d'un lampo
Son dileguati. E qual mortale ignaro
Di sventura esser può , se a lui già scorsa
Quella vaga stagion, se il suo buon tempo,
Se giovinezza , ahi giovinezza , è spenta?
O Nerina! e di te forse non odo
Questi luoghi parlar? caduta forse
Dal mio pensier sei tu ? Dove se gita,
Che qui sola di te la ricordanza
Trovo , dolcezza mia? Più non ti vede
Questa Terra natal: quella finestra,
Ond'eri usata favellarmi, ed onde
Mesto riluce delle stelle il raggio,
è deserta . Ove sei, che più non odo
La tua voce sonar, siccome un giorno,
Quando soleva ogni lontano accento
Del labbro tuo, ch'a me giungesse , il volto
Scolorarmi? Altro tempo. I giorni tuoi
Furo, mio dolce amor. Passasti. Ad altri
Il passar per la terra oggi è sortito,
E l'abitar questi odorati colli.
Ma rapida passasti; e come un sogno
Fu la tua vita. Ivi danzando ; in fronte
La gioia ti splendea , splendea negli occhi
Quel confidente immaginar, quel lume
Di gioventù, quando spegneali il fato,
E giacevi. Ahi Nerina! In cor mi regna
L'antico amor. Se a feste anco tavolta,
Se a radunanze io movo , infra me stesso
Dico: o Nerina, a radunanze , a feste
Tu non ti acconci più , tu più non movi.
Se torna maggio , e ramoscelli e suoni
Van gli amanti recando alle fanciulle,
Dico: Nerina mia , per te non torna
Primavera giammai, non torna amore.
Ogni giorno sereno, ogni fiorita
Piaggia ch'io miro , ogni goder ch'io sento,
Dico : Nerina or più non gode ; i campi,
L'aria non mira . Ahi tu passasti , eterno
Sospiro mio : passasti: e fia compagna
D'ogni mio vago immaginar, di tutti
I miei teneri sensi, i tristi e cari
Moti del cor , la rimembranza acerba.
martedì 12 novembre 2019
ORTODOSSIA: "La fedeltà alla tradizione" di:p. Denis Guillaume
12--11--2019
I due articoli precedenti, ci hanno mostrato come le Chiese d'Oriente hanno definito, insieme a quella di Roma, l'ortodossia della fede cristiana e come , dopo la rottura, hanno mantenuto l'ecclesiologia di comunione , malgrado il passaggio della Chiesa romana a una ecclesiologia piramidale. Ora vogliamo illustrare , anche in modo iconografico , la fedeltà dell'Oriente ortodosso alla tradizione conciliare.
Abbiamo già evocato la questione del Filioque. Dal punto di vista teologico, si poteva discutere , e l'hanno fatto ampiamente, in un modo purtroppo non irenico. Ma dal punto di vista canonico dobbiamo ricordare che era inamissibile per gli Ortodossi, come all'inizio anche per il pontefice romano, qualsiasi aggiunta, soprattutto se fatta in modo unilaterale , al testo sacrosanto del simbolo di fede elaborato dai Padri conciliari di Nicea e di Costantinopoli.
Senza voler entrare nelle polemiche medievali , cercheremo almeno di capire l'atteggiamento ortodosso. Nella Trinità,ogni persona è principio , ma il Padre è il principio per eccellenza: da lui è generato il Verbo e da lui procede lo Spirito. Se diciamo che lo Spirito procede anche dal Figlio , distruggiamo la monarchia (cioè il principio unico) del Padre e instauriamo una diarchia (due principi), ciò che è impensabile. Adesso , tra i moderni teologi ortodossi, specialmente i Greci, si potrebbe arrivare a questo compromesso: la dottrina del Filioque, capita come processione "a Padre per Filium", dal Padre attraverso il Figlio, potrebbe nel contesto ecumenico rimanere un "theologùmenon" cioè una opinione di scuole per la teologia occidentale , senza essere imposta all'Oriente.
A proposito del Filioque, guardiamo insieme con attenzione l'Icona della Trinità(1411) secondo sant'Andrej Rublev. Tutti la conoscono: è così bella che non si può immaginare una rappresentazione più perfetta . Ma bisogna spiegarla, perché ve ne sono che chiedono ancora se si tratta dei pellegrini di Emmaus! Non si poteva rappresentare la Trinità con Cristo , la Colomba e l'Anziano, visto che era vietato dai canoni raffigurare il Padre invisibile. Ma c'era l'apparizione dei tre Angeli nella scena dell'ospitalità di Abramo, il quale trattò come un solo Signore le tre persone a lui apparse (Genesi 18,3). Le persone , essendo consustanziali, hanno una forma uguale, che è la natura divina, e hanno tutte e tre un viso giovane , poiché sono eterne, ma rivestono aspetti diversi. In centro vediamo i colori caratteristici del Verbo incarnato(la tonaca rossa della divinità e il mantello blu dell'umanità) con la mano che benedice la coppa come nell'ultima cena. Il Padre siede al primo posto , i suoi colori sono meno appariscenti perché è l'Invisibile, tiene la testa dritta , indica con la mano il sacrificio da compiere; sopra di lui c'è una casa , quella del Padre , quella di Abramo. Sopra Cristo c 'è la quercia di Mamre, albero della Croce o del Paradiso . Lo Spirito possiede i colori della vita, il blu dell'acqua,il verde della vegetazione; sopra di lui c'è la montagna o deserto, dove egli soffia. I tre sono inscritti in un cerchio, quello del cielo, dell'eternità, ma anche quello della "perichoresis"(circumincessio); il movimento parte dal Padre , in senso orario, raggiunge il Verbo, ed è l'incarnazione, prosegue nello Spirito , che santifica il mondo, per riportare l'umanità verso il Padre. Siedono vicini alla terra, simboleggiata dal quadrato della mensa -altare, i loro troni sono uguali poiché hanno la stessa regalità, ma le teste del Figlio e dello Spirito sono chinate verso il Padre. E qui vediamo che non c'è posto per il "Filioque": i volti del Verbo e dello Spirito sono orientati verso il Padre, che genera l'uno e fa procedere l'altro; tra il Verbo e lo Spirito non si vede una relazione tale : c'è soltanto il movimento circolare della missione , nella storia della salvezza.
Se le Chiese d'Oriente si sono fermate al settimo concilio , non vuol dire che hanno cessato di esistere o di progredire : quella di Persia è stata fiorente con solo due concili, ma i più importanti, giacché avevano definito la Trinità; e le Chiese precalcedonensi vivono soddisfatte di tre concili, con la Trinità e la Madre di Dio. Per gli Ortodossi bizantini, sette concili sono la misura della pienezza, con essi la loro dogmatica è arrivata alla perfezione. Cosa poteva aggiungere per loro la definizione dell'Immacolata Concezione o dell'Assunzione corporea della Vergine Maria? Già con il dogma di Efeso , che la definiva Madre di Dio , avevano tutto, e l'innografia mariana ha sviluppato il resto , pur rimanendo nella dovuta discrezione di fronte a tali misteri. L'essenziale è veramente la maternità divina , il fatto che una Vergine abbia partorito e che il suo figlio sia Dio. Miracolo inaudito e triplice verginità: prima del parto , cioè nella concezione, durante il parto e anche dopo ; come se ne meravigliarono le levatrici sulle icone della Natività di Cristo. La triplice verginità viene simboleggiata dalle tre stelle, una sulla fronte e due sulle spalle. Il velo e il manto della Madre di Dio sono di un rosso cupo , ed è l'ombra dell'Altissimo che ha ricoperto Maria nel mistero del parto verginale, mentre la sua tonaca è blu , colore dell'umanità alla quale appartiene ; insomma, l'inverso del Verbo incarnato . Niente blu nel vestito del Partorito, perché si vuole sottolineare che è Dio ; l'umanità si vede abbastanza nel fatto che sia un giovane Figlio, uno che si porta in braccio. Non è precisamente un Bambino, perché un bambino non parla, invece egli è la Parola del Padre, e per questo ha già l'aspetto dell 'Emmanuele che insegna nel Tempio, con il rotolo in mano, simbolo della sua dottrina.
Una icona di Maria senza il Figlio sarebbe impensabile : alle volte se ne può vedere ,ma è un particolare dell'Intercessione, nella quale sta vicina al trono del Re celeste.
L'iconografia della Madre di Dio ha sviluppato numerosissimi tipi di rappresentazione. Una delle più antiche è la figura dell'Orante, detta anche Madonna del Segno. è quella che si vede spesso nell'abside delle chiese bizantine: porta l' Emmanuele in un cerchio , all'altezza del grembo, ed è questo il segno , dato al profeta Isaia, di una Vergine che partorisce . Ha le mani alzate , nell'atteggiamento della preghiera. è la figura della Chiesa , che ci dà Cristo, l'immagine del Cielo, perché il suo seno ha potuto contenere il Dio infinito.
I due articoli precedenti, ci hanno mostrato come le Chiese d'Oriente hanno definito, insieme a quella di Roma, l'ortodossia della fede cristiana e come , dopo la rottura, hanno mantenuto l'ecclesiologia di comunione , malgrado il passaggio della Chiesa romana a una ecclesiologia piramidale. Ora vogliamo illustrare , anche in modo iconografico , la fedeltà dell'Oriente ortodosso alla tradizione conciliare.
Abbiamo già evocato la questione del Filioque. Dal punto di vista teologico, si poteva discutere , e l'hanno fatto ampiamente, in un modo purtroppo non irenico. Ma dal punto di vista canonico dobbiamo ricordare che era inamissibile per gli Ortodossi, come all'inizio anche per il pontefice romano, qualsiasi aggiunta, soprattutto se fatta in modo unilaterale , al testo sacrosanto del simbolo di fede elaborato dai Padri conciliari di Nicea e di Costantinopoli.
Senza voler entrare nelle polemiche medievali , cercheremo almeno di capire l'atteggiamento ortodosso. Nella Trinità,ogni persona è principio , ma il Padre è il principio per eccellenza: da lui è generato il Verbo e da lui procede lo Spirito. Se diciamo che lo Spirito procede anche dal Figlio , distruggiamo la monarchia (cioè il principio unico) del Padre e instauriamo una diarchia (due principi), ciò che è impensabile. Adesso , tra i moderni teologi ortodossi, specialmente i Greci, si potrebbe arrivare a questo compromesso: la dottrina del Filioque, capita come processione "a Padre per Filium", dal Padre attraverso il Figlio, potrebbe nel contesto ecumenico rimanere un "theologùmenon" cioè una opinione di scuole per la teologia occidentale , senza essere imposta all'Oriente.
A proposito del Filioque, guardiamo insieme con attenzione l'Icona della Trinità(1411) secondo sant'Andrej Rublev. Tutti la conoscono: è così bella che non si può immaginare una rappresentazione più perfetta . Ma bisogna spiegarla, perché ve ne sono che chiedono ancora se si tratta dei pellegrini di Emmaus! Non si poteva rappresentare la Trinità con Cristo , la Colomba e l'Anziano, visto che era vietato dai canoni raffigurare il Padre invisibile. Ma c'era l'apparizione dei tre Angeli nella scena dell'ospitalità di Abramo, il quale trattò come un solo Signore le tre persone a lui apparse (Genesi 18,3). Le persone , essendo consustanziali, hanno una forma uguale, che è la natura divina, e hanno tutte e tre un viso giovane , poiché sono eterne, ma rivestono aspetti diversi. In centro vediamo i colori caratteristici del Verbo incarnato(la tonaca rossa della divinità e il mantello blu dell'umanità) con la mano che benedice la coppa come nell'ultima cena. Il Padre siede al primo posto , i suoi colori sono meno appariscenti perché è l'Invisibile, tiene la testa dritta , indica con la mano il sacrificio da compiere; sopra di lui c'è una casa , quella del Padre , quella di Abramo. Sopra Cristo c 'è la quercia di Mamre, albero della Croce o del Paradiso . Lo Spirito possiede i colori della vita, il blu dell'acqua,il verde della vegetazione; sopra di lui c'è la montagna o deserto, dove egli soffia. I tre sono inscritti in un cerchio, quello del cielo, dell'eternità, ma anche quello della "perichoresis"(circumincessio); il movimento parte dal Padre , in senso orario, raggiunge il Verbo, ed è l'incarnazione, prosegue nello Spirito , che santifica il mondo, per riportare l'umanità verso il Padre. Siedono vicini alla terra, simboleggiata dal quadrato della mensa -altare, i loro troni sono uguali poiché hanno la stessa regalità, ma le teste del Figlio e dello Spirito sono chinate verso il Padre. E qui vediamo che non c'è posto per il "Filioque": i volti del Verbo e dello Spirito sono orientati verso il Padre, che genera l'uno e fa procedere l'altro; tra il Verbo e lo Spirito non si vede una relazione tale : c'è soltanto il movimento circolare della missione , nella storia della salvezza.
Se le Chiese d'Oriente si sono fermate al settimo concilio , non vuol dire che hanno cessato di esistere o di progredire : quella di Persia è stata fiorente con solo due concili, ma i più importanti, giacché avevano definito la Trinità; e le Chiese precalcedonensi vivono soddisfatte di tre concili, con la Trinità e la Madre di Dio. Per gli Ortodossi bizantini, sette concili sono la misura della pienezza, con essi la loro dogmatica è arrivata alla perfezione. Cosa poteva aggiungere per loro la definizione dell'Immacolata Concezione o dell'Assunzione corporea della Vergine Maria? Già con il dogma di Efeso , che la definiva Madre di Dio , avevano tutto, e l'innografia mariana ha sviluppato il resto , pur rimanendo nella dovuta discrezione di fronte a tali misteri. L'essenziale è veramente la maternità divina , il fatto che una Vergine abbia partorito e che il suo figlio sia Dio. Miracolo inaudito e triplice verginità: prima del parto , cioè nella concezione, durante il parto e anche dopo ; come se ne meravigliarono le levatrici sulle icone della Natività di Cristo. La triplice verginità viene simboleggiata dalle tre stelle, una sulla fronte e due sulle spalle. Il velo e il manto della Madre di Dio sono di un rosso cupo , ed è l'ombra dell'Altissimo che ha ricoperto Maria nel mistero del parto verginale, mentre la sua tonaca è blu , colore dell'umanità alla quale appartiene ; insomma, l'inverso del Verbo incarnato . Niente blu nel vestito del Partorito, perché si vuole sottolineare che è Dio ; l'umanità si vede abbastanza nel fatto che sia un giovane Figlio, uno che si porta in braccio. Non è precisamente un Bambino, perché un bambino non parla, invece egli è la Parola del Padre, e per questo ha già l'aspetto dell 'Emmanuele che insegna nel Tempio, con il rotolo in mano, simbolo della sua dottrina.
Una icona di Maria senza il Figlio sarebbe impensabile : alle volte se ne può vedere ,ma è un particolare dell'Intercessione, nella quale sta vicina al trono del Re celeste.
L'iconografia della Madre di Dio ha sviluppato numerosissimi tipi di rappresentazione. Una delle più antiche è la figura dell'Orante, detta anche Madonna del Segno. è quella che si vede spesso nell'abside delle chiese bizantine: porta l' Emmanuele in un cerchio , all'altezza del grembo, ed è questo il segno , dato al profeta Isaia, di una Vergine che partorisce . Ha le mani alzate , nell'atteggiamento della preghiera. è la figura della Chiesa , che ci dà Cristo, l'immagine del Cielo, perché il suo seno ha potuto contenere il Dio infinito.
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