1--11--2022
La Chiesa sceglie oggi come Vangelo l'inno alla gioia composto , suonato , cantato su una collina di Galilea sulla riva del lago . Carta della santità , questo canto di otto strofe . Un solo ritornello: Beati ! Beati! Beati! E chi canta? Colui che è la gioia stessa del Padre, la gioia dei poveri .
Un autoritratto egli vi ha disegnato il proprio volto. Chi dunque come lui è stato povero , ha pianto , è stato perseguitato? Ma anche : chi più di lui ha consolato, seminato , la pace, guarito mille ferite? Otto strofe ; i colori dell'arcobaleno in cui si riflette l'unica luce della gloria . Impossibile viverne una senza che tutte le altre seguano . A volte una più di un'altra, ma sempre tutte là, inscindibili. Altrettanti doni dello Spirito Santo . Tutto il cielo (il regno , le lacrime asciugate, il banchetto finale) è già qui, ma con tutto ciò che dobbiamo vivere sulla terra (la povertà , le lacrime, la persecuzione). Cielo e terra si intrecciano uno nell'altra. Un santo colui il cui cuore si apre al cielo; diventa cielo , diventa regno presso di lui abita il re.
Inno che ha attraversato i continenti e le generazioni. Che ha affascinato i poveri e i piccoli di tutti i tempi. Che taglia in due la storia del mondo. Che rovescia tutti i valori umani . Formidabile rivoluzione copernicana , che non ha ancora finito de metterci sottosopra.
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