30-6-2018
Venne la domenica dell'Incoronazione. Il piazzale della chiesa e i prati vicini erano coperti di baracche e di attendamenti; le campane di Santa Maria rispondevano cinguettando ai boati del campanone di Dovara. Nel santuario non si respirava più, tanta folla vi si stipava. Per la porta spalancata si spandeva sul sagrato e per i campi il canto dei sacerdoti , al quale rispondeva il salmodiare rapido e netto dei cantori.
Dentro il presbiterio Pietruccio , tutto raccolto in se', con un gran nastro bianco al braccio , si piegava sul piccolo inginocchiatoio ai piedi dell'altare; alle sue spalle , chine sulla balaustrata, pregavano la mamma , zia Teresa,il nonno. Giulia tremava di mistico fervore e, attraverso le lacrime, credeva di vedere l'aureola risplendere sulla nuca prona di suo figlio.
Ma Pietruccio non vedeva nulla; non sentiva nemmeno la folla pigiata dietro di lui ; appena di tratto in tratto , riacquistando coscienza , scorgeva l'altare luccicante tra l'incenso , il vescovo con la tiara e il paludamento solenne , immobile sotto il baldacchino avvolto da nuvole odorose, ansiosamente seguiva con lo sguardo il parroco che officiava nella corona dei sacerdoti fulgidi di stole e pianete.
Egli non sapeva più ne' pregare ne' pensare ; solo un dolcissimo sgomento si dilatava dentro di lui , anelando al canto sacro che già poc'anzi lo aveva rassegnato a Dio soavemente col sospiro delle quattro voci del Respice in me . D'improvviso l'anima gli sfolgorò, all'impeto del Gloria, che balzava dalla cantoria; fu tutta un trepidare di luce, dissolvendosi nella passione mistica del Credo; la musica si straziò nel Mortuus et sepoltus, si esaltò nel Resurrexit, spaziò solenne nel Venturus est iudicare vivos et mortuos e proruppe osannante alla santa Chiesa cattolica, alla resurrezione della carne , alla vita eterna.
Petruccio era come annientato. Quando il campanello squillò, un lungo brivido lo percosse da capo a piedi: si curvò ancora di più sull'inginocchiatoio; a occhi chiusi , vide folgorare alto l'ostensorio, e l'aria intorno rutilare. Tremava come una foglia ; allora una soavità ineffabile , da quell'abbagliante fulgore si diffuse con voce d'angeli:
Sanctus, Sanctus qui venit in nomine Domini.....
Gli parve di morire nell'eccesso di quella soavità, sentì il sacerdote scendere dai gradini dell'altare, avvicinarsi, fermarsi dinanzi a lui; sbigottì, l'anima gli traboccò, alzando il volto inondato da un silenzioso prorompere di lacrime.
L'officiante vide la faccia estatica , mortalmente pallida, mortalmente felice , bagnata di pianto , e l 'Ostia gli tremò nelle mani; la sua esitazione trepidò nel cuore d'ogni assistente; il vescovo stesso si chinò appena a guardare , e la sua tiara folgorò. La Particola sacra si posò sulle labbra sbiancata del fanciullo ; il coro angelico, avvolto dall'onda trionfale dell'organo , proruppe nell'Osanna, spalancando la volta del tempio all'immensità radiosa del cielo.
Questa descrizione, sono certa , leggendola , ci riporta , alla nostra prima comunione; ma io dedico questo post a tutti i bambini , che hanno fatto , o che devono, fare, in questo periodo , la prima comunione: auguri!
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domenica 30 giugno 2019
sabato 29 giugno 2019
TUTTE LE POESIE di Emily Dickinson 4°
29-6-2019
1334
Dolce questa prigione
tenere queste cupe sbarre
non un tiranno ma il re delle piume
inventò questa pace.
Se questa è la mia sorte
se non c'è un altro regno
una prigione non è che un amico
una cella--la casa.
1335
Quel mio sogno perfetto non sia mai
segnato dalla macchia dell'aurora,
sia la mia notte quotidiana pronta
ad accogliere sempre il tuo ritorno.
Ci coglie inconsapevoli il potere -
timida , nostra madre aveva indosso-
a casa -in Paradiso-
non altra veste che la sua sorpresa.
1336
è la natura ad assegnare il sole -
questa è astronomia-
decretare un amico non le è lecito-
questa è astrologia.
1337
Su un mare di lillà
scuotere senza tregua
il suo allarme vellutato
che via fuggendo dalla primavera
la primavera spinge per vendetta
a condanne di balsami-
1334
Dolce questa prigione
tenere queste cupe sbarre
non un tiranno ma il re delle piume
inventò questa pace.
Se questa è la mia sorte
se non c'è un altro regno
una prigione non è che un amico
una cella--la casa.
1335
Quel mio sogno perfetto non sia mai
segnato dalla macchia dell'aurora,
sia la mia notte quotidiana pronta
ad accogliere sempre il tuo ritorno.
Ci coglie inconsapevoli il potere -
timida , nostra madre aveva indosso-
a casa -in Paradiso-
non altra veste che la sua sorpresa.
1336
è la natura ad assegnare il sole -
questa è astronomia-
decretare un amico non le è lecito-
questa è astrologia.
1337
Su un mare di lillà
scuotere senza tregua
il suo allarme vellutato
che via fuggendo dalla primavera
la primavera spinge per vendetta
a condanne di balsami-
giovedì 27 giugno 2019
LE NOVELLE DELLA NONNA di Emma Perodi "Lo scettro del Salomone e la corona della regina Saba" 3°
27-6-2019
E invece di aiutare la sua vecchia mamma nelle faccende di casa, salì in camera , nascose la roba rubata sotto un mattone dell'impiantito, e si coricò. Ma il sonno , che era il suo compagno fedele dopo le fatiche , quella mattina non andò a chiudergli le palpebre, e, dopo essersi rivoltato per diverse ore da una parte e dall'altra, dovette alzarsi.
Appena scese in cucina e si affacciò sulla porta di casa , vide passare due contadini tutti lieti, che parlavano fra di loro gesticolando. Essi eran tanto infatuati a parlare , che neppur si accorsero di Turno.
---Sai ,-- diceva il più vecchio ,--è proprio un miracolo . Stanotte alla mezzanotte s'è veduto sopra la casa mia un gran chiarore e poi s'è sentito un fruscio d'ali sul tetto . Camillo , il mio bambino maggiore , che dorme in cucina , s'è destato e ha veduto scendere un angiolo dalla cappa del camino. Quell 'angiolo si è chinato sul letto , lo ha baciato in fronte e gli ha detto:"Eccoti i doni che ti manda il Banbin Gesù perché sei stato buono. Ogni anno , se continuerai a essere onesto e timorato di Dio, verrò a visitarti". Poi l' angiolo è sparito cantando:" Osanna!" e Camillo racconta che tutta la stanza era piena di un odor acutissimo di gigli e di rose. Sul letto il ragazzo ha trovato inoltre un sacchetto di monete d'oro, vestiti caldi per ripararsi dal tramontano, e ghiottonerie di ogni specie. Io vengo a Montecornioli a raccontare il fatto al curato e a fargli vedere le monete.
--In casa mia è avvenuto lo stesso, --disse l'altro contadino, --i regali sono toccati soltanto alla mia Maria, perché i maschi son tre forche , e l'angiolo , che lo sapeva , lo ha detto alla bambina mentre l'ha baciata.
Turno ,tutto commosso, aveva seguito i due uomini fin davanti alla chiesa e li vide imbrancarsi con tanti altri , i quali aspettavano che il curato avesse detto l'Ite missa est per interrogarlo al pari dei due contadini. Ora capiva dov'erano volati gli angeli! ora si spiegava perché aveva sentito contare tante monete! E quello che egli aveva rubato era dunque il tesoro dei bimbi buoni , dei bimbi poveri!
Ebbe vergogna del suo furto e gli pareva che tutti dovessero leggergli in fronte la sua mala azione. In quel giorno non pote' entrare in chiesa , non lo pote' davvero! Le gambe non ce lo volevano portare; si mise a fuggire , e corri corri giunse in un bosco di castagni, dove rimase come un bandito fino a notte. Quando tornò a casa , trovò la mamma che piangeva davanti alla tavola apparecchiata. La povera vecchia , non vedendolo tornare a mezzogiorno, s'era messa a smaniare e non aveva potuto ingoiare neanche un boccone del pranzetto preparato per quel giorno di grande solennità. E ora che lo rivedeva e le pareva così stralunato, non si poteva consolare, perché era sicura che qualche cosa di grosso gli fosse accaduto. Ma a tutte le domande che gli rivolgeva,Turno rispondeva sempre che non aveva nulla , che si era imbrancato con i compagni e per questo aveva fatto tardi.
Madre e figlio mangiarono e, per la prima volta, andarono a letto senza dirsi:"Felice notte", tanto Turno , arrabbiato con se stesso , se la ripigliava con la povera vecchia, e tanto lei era convinta , convintissima , che il figlio suo avesse commesso una cattiva azione.
Ne' la vecchia afflitta , ne' Turno perseguitato dal rimorso, dormirono; anzi, il giovane a una cert'ora si levò, perché gli pareva di soffocare, alzò il mattone , si mise di nuovo in seno i gioielli rubati , e s'avviò verso la casetta all'imboccatura della caverna. Voleva vedere se gli riusciva di riscendere in cucina e rimettere al posto quelle gioie, perché gli pesavano sul petto come macigni, ed era pentito, arcipentito della sua birbanteria. Ma appena fu salito sul tetto della casetta, dovette di nuovo nascondersi, perché sentì giù nella cucina un gran tramestio , e un momento dopo vide gli angioli comparire a uno a uno , e poi , quando furono tutti usciti dalla cappa del camino , prendere il volo come un branco di uccelli che vadano dal monte alla palude.
Turno si accorse che i volti degli angeli erano seri e accigliati. Volavano velocemente , e dalle loro bocche non usciva nessun suono melodioso. A un tratto uno di essi si voltò e fece , sul paese che abbandonavano , un gesto di maledizione. Turno si gettò di sotto impaurito e cadde sulla neve. In quello stesso momento udì un rumore tremendo , e la casetta crollò e scomparve giù nelle profondità della terra, per incanto com'era sorta . I montecorniolesi videro in quella notte , sull'apertura della grotta , due diavoli col piede di capro, che tramandavano un così acuto odore di zolfo, da soffocare quanti si accostavano. Quei due diavoli avevano in mano spade fiammeggianti.
I montecorniolesi non solo, ma anche gli abitanti delle valli più basse e dei casolari di montagna s'impaurivano di questo succedersi d'incantesimi, e nessuno osava più passare , neppur di pieno giorno, davanti alla bocca della caverna. Di notte poi non se ne parla, perché stavano tutti rintanati in casa , e dopo la prima notte nessuno volle più esporsi a vedere quei brutti ceffi di diavoli con le spade di fuoco.
La notizia di questo fatto giunse fino al beato Romualdo, abate di Camaldoli, il quale scese con una lunga processione di frati del suo Eremo , portando in mano la croce, e si recò a benedire la bocca della caverna di Montecornioli. Il santo abate però disse che sotto quel fatto ci doveva essere un mistero, quando gli fu assicurato da un suo frate che dopo poche notti che la caverna era stata benedetta , erano ricomparsi i demoni a farvi la guardia. L'abate Romualdo ordinò preci e digiuni a tutti gli abitanti del paese di Montecornioli, per impetrare da Dio la liberazione da quel tremendo flagello ; ma neppur questi valsero , e i demoni continuavano a mostrarsi.
In quel frattempo Turno era ridotto al lumicino . Nella notte stessa dalla scomparsa degli angeli e della casa , egli , sentendosi opprimere da quelle gemme rubate ai poveri , invece di portarseli a casa e nasconderle sotto il mattone del pavimento, aveva scavato una buca in cantina e ve li aveva rimpiattate, e poi era andato a letto . Ma non aveva potuto dormire in tutta la notte , e nell'uscire la mattina per andare nel bosco a segar le legna , come faceva ogni giorno , aveva sentito la gente sgomenta dall'apparizione dei demoni e dalla scomparsa degli angeli,che avevano recato nella notte di Natale tanti doni ai bambini buoni, ai bimbi poveri di tutta la contrada.Quelle lamentazioni che udiva gli arrivavano al cuore, perché sapeva che senza la sua curiosità e il suo furto , gli angeli avrebbero continuato a beneficare i poverelli del paese.Egli si sentiva un gran malessere dentro e le braccia cionche come se non potesse fare nessun lavoro .Tutto il giorno vagò per il bosco evitando d'imbattersi negli altri boscaiuoli, e non si avviò a casa altro che a ora tarda. Ma prima di oltrepassare gli ultimi alberi, sentì uno sbatter s'ali sulla sua testa , e a un tratto vide un pipistrello, grosso come un'aquila, con gli occhi e la lingua di fuoco.
Il pipistrello rimase ad ali aperte davanti a lui , e gli disse:
--Turno, tu hai reso al Diavolo un gran servigio, scacciando gli angioli dalla caverna . Devi sapere che essi vi avevano nascosto il tesoro della regina di Saba e del re Salomone, salvato da Gerusalemme dopo l distruzione di quella città . Si erano ridotti qui dopo lunghe peregrinazioni e ad essi lo aveva confidato il Nazareno. Se occhio umano riusciva a mirarlo , essi ne perdevano la custodia, e il tesoro passava nelle mani del nostro signore , Belzebù. Egli ora ti vuole ricompensare e ti permette di penetrare nella caverna e di sceglier magari lo scettro di Salomone e la corona di Saba.
--Non voglio nulla!--diceva Turno tremando.-- Non voglio nulla ; è roba del Diavolo!--e si fece il segno della croce. Il pipistrello con gli occhi di fuoco cadde in terra come fulminato, e dove era caduto si aprì una buca fonda fonda , che ancora si chiama "Buca del Diavolo" e chi ci precipita non riesce a tornar più su.
Turno, dopo questo fatto , tornò a casa come immelensito. La sua mamma non gli pote' cavar di bocca neppur una parola assennata, perché vaneggiava come un matto. La sera gli venne la febbre , una febbre da cavalli , e nessuno sapeva da che derivasse. Così rimase un mese , fra la morte e la vita , Sua madre chiamò i medici a curarlo, ma essi non ci capivano nulla in quella malattia; chiamò le donne che sanno togliere il mal d'occhio, ma neppure quelle riuscirono a guarirlo; finalmente chiamò il curato a benedirlo, e allora Turno si sentì a un tratto sollevato, cessò di gridare e volle confessarsi. Dopo la confessione si comunicò, e appena si sentì in forze , scese in cantina , prese le gioie che vi aveva nascoste e se ne andò col bordone da pellegrino e col capo coperto di cenere, prima alla Verna, dove rimase in preghiera tre giorni, poi all'Eremo di Camalddoli, e finalmente alla Madonna di San Fedele a Poppi. Dinanzi a quella immagine egli depositò le gemme prese nel tesoro della caverna , e la collana e il diadema che nei giorni di festa ornano il collo e la testa della Madonna , sono ancora formate delle stesse perle e delle stesse gemme donate da Turno. Il quale , finché visse sua madre menò un'esistenza laboriosa, alternando il lavoro con le preghiere; ma alla morte della madre vende' la casetta , distribuendone il prezzo ai poveri, e poi andò a farsi frate a Camaldoli e per le sue virtù fu tenuto in concetto di santità.
I montecorniolesi non hanno più veduto i diavoli con le spade fiammeggianti a guardia della caverna, ma nessuno ha osato mai di scavare il monte per impossessarsi delle ricchezze. Due ladri soltanto una volta vennero da lontano per rubare quello che sta nascosto nella caverna , ma sull'imboccatura furono tutti e due colpiti da una saetta ,che li incenerì.
Ma neppure i bambini buoni ,i bimbi poveri dei casolari sparsi sulla montagna hanno avuto più i ricchi doni, e questo fa supporre che in paese gli angeli non siano più tornati.
La regina tacque , e Cecco , il bell'artigliere, esclamò:
--Mamma , la memoria vi regge , ma una cosa sola avete dimenticato di raccontare a questi bambini, che vi stanno a sentire a bocca aperta.
--Che cosa?-- domandò la Regina.
--La storia del turbante!
--Non l'ho dimenticata; gliela serbo a domani sera , e per ogni festa del Natale ne ho un'altra.
--Dunque, mamma, ne sapete tre solamente, perché tre son le feste di Ceppo?--esclamò l'Annina, una bimba vispa , che già aiutava in casa come una donnina.
--No, no ; intendo dire che ne ho in serbo anche per la sera di Capo d'anno, per quella della Befana e poi le domeniche di gennaio.
--Siete una gran nonna!--disse , mettendo la testa in grembo alla vecchia , un maschietto di capello rosso, con una testina sempre arruffata e certi occhietti furbi, nei quali si leggeva tutto quel che gli passava nella mente.--Peraltro la novella di stasera non mi capacita.
--Perché?--domandò Cecco alzando Gigino e mettendoselo a cavalluccio sulle ginocchia.
--Perché gli angioli non se la dovevano prendere con i bambini se Turno era sceso nella caverna. Mi pare che paghi il giusto per il peccatore, e a noi, a noi che ci si sforza di non far birichinate in tutto l'anno , quando vien la vigilia di Natale , non ci tocca nulla.
---Son novelle!--sentenziò l'Annina,--e si raccontano così per divertire. Se ci credessi , io non porterei mai le pecore a pascere dalla parte di Montecornioli; avrei paura.
--Però Gigino ha ragione , è un'ingiustizia !--dissero a mezza voce altri due piccinucci, che erano sempre del parere del Rossino. In quel momento si sentì alzare il saliscendi dell'ascio e le mamme tornarono con lo scialle tutto tempestato di sottilissimi cristalli di ghiaccio. Esse vuotarono sulla tavola una fazzolettata di brigidini e di confetti, sui quali i bimbi si gettarono avidamente.
--Eccoli i nostri angioli!--esclamò l'Annina.
--Ecco il mio angiolo! --disse Cecco abbracciando la sua vecchia.
Dopo poco, grandi e piccini, tutti riposavano al podere dei Marcucci, e i bei sogni rallegravano la mente dei bimbi dormienti.
è una fiaba antica che racconta di altri tempi, io desidero dedicarla a tutti i bambini, del mondo.
E invece di aiutare la sua vecchia mamma nelle faccende di casa, salì in camera , nascose la roba rubata sotto un mattone dell'impiantito, e si coricò. Ma il sonno , che era il suo compagno fedele dopo le fatiche , quella mattina non andò a chiudergli le palpebre, e, dopo essersi rivoltato per diverse ore da una parte e dall'altra, dovette alzarsi.
Appena scese in cucina e si affacciò sulla porta di casa , vide passare due contadini tutti lieti, che parlavano fra di loro gesticolando. Essi eran tanto infatuati a parlare , che neppur si accorsero di Turno.
---Sai ,-- diceva il più vecchio ,--è proprio un miracolo . Stanotte alla mezzanotte s'è veduto sopra la casa mia un gran chiarore e poi s'è sentito un fruscio d'ali sul tetto . Camillo , il mio bambino maggiore , che dorme in cucina , s'è destato e ha veduto scendere un angiolo dalla cappa del camino. Quell 'angiolo si è chinato sul letto , lo ha baciato in fronte e gli ha detto:"Eccoti i doni che ti manda il Banbin Gesù perché sei stato buono. Ogni anno , se continuerai a essere onesto e timorato di Dio, verrò a visitarti". Poi l' angiolo è sparito cantando:" Osanna!" e Camillo racconta che tutta la stanza era piena di un odor acutissimo di gigli e di rose. Sul letto il ragazzo ha trovato inoltre un sacchetto di monete d'oro, vestiti caldi per ripararsi dal tramontano, e ghiottonerie di ogni specie. Io vengo a Montecornioli a raccontare il fatto al curato e a fargli vedere le monete.
--In casa mia è avvenuto lo stesso, --disse l'altro contadino, --i regali sono toccati soltanto alla mia Maria, perché i maschi son tre forche , e l'angiolo , che lo sapeva , lo ha detto alla bambina mentre l'ha baciata.
Turno ,tutto commosso, aveva seguito i due uomini fin davanti alla chiesa e li vide imbrancarsi con tanti altri , i quali aspettavano che il curato avesse detto l'Ite missa est per interrogarlo al pari dei due contadini. Ora capiva dov'erano volati gli angeli! ora si spiegava perché aveva sentito contare tante monete! E quello che egli aveva rubato era dunque il tesoro dei bimbi buoni , dei bimbi poveri!
Ebbe vergogna del suo furto e gli pareva che tutti dovessero leggergli in fronte la sua mala azione. In quel giorno non pote' entrare in chiesa , non lo pote' davvero! Le gambe non ce lo volevano portare; si mise a fuggire , e corri corri giunse in un bosco di castagni, dove rimase come un bandito fino a notte. Quando tornò a casa , trovò la mamma che piangeva davanti alla tavola apparecchiata. La povera vecchia , non vedendolo tornare a mezzogiorno, s'era messa a smaniare e non aveva potuto ingoiare neanche un boccone del pranzetto preparato per quel giorno di grande solennità. E ora che lo rivedeva e le pareva così stralunato, non si poteva consolare, perché era sicura che qualche cosa di grosso gli fosse accaduto. Ma a tutte le domande che gli rivolgeva,Turno rispondeva sempre che non aveva nulla , che si era imbrancato con i compagni e per questo aveva fatto tardi.
Madre e figlio mangiarono e, per la prima volta, andarono a letto senza dirsi:"Felice notte", tanto Turno , arrabbiato con se stesso , se la ripigliava con la povera vecchia, e tanto lei era convinta , convintissima , che il figlio suo avesse commesso una cattiva azione.
Ne' la vecchia afflitta , ne' Turno perseguitato dal rimorso, dormirono; anzi, il giovane a una cert'ora si levò, perché gli pareva di soffocare, alzò il mattone , si mise di nuovo in seno i gioielli rubati , e s'avviò verso la casetta all'imboccatura della caverna. Voleva vedere se gli riusciva di riscendere in cucina e rimettere al posto quelle gioie, perché gli pesavano sul petto come macigni, ed era pentito, arcipentito della sua birbanteria. Ma appena fu salito sul tetto della casetta, dovette di nuovo nascondersi, perché sentì giù nella cucina un gran tramestio , e un momento dopo vide gli angioli comparire a uno a uno , e poi , quando furono tutti usciti dalla cappa del camino , prendere il volo come un branco di uccelli che vadano dal monte alla palude.
Turno si accorse che i volti degli angeli erano seri e accigliati. Volavano velocemente , e dalle loro bocche non usciva nessun suono melodioso. A un tratto uno di essi si voltò e fece , sul paese che abbandonavano , un gesto di maledizione. Turno si gettò di sotto impaurito e cadde sulla neve. In quello stesso momento udì un rumore tremendo , e la casetta crollò e scomparve giù nelle profondità della terra, per incanto com'era sorta . I montecorniolesi videro in quella notte , sull'apertura della grotta , due diavoli col piede di capro, che tramandavano un così acuto odore di zolfo, da soffocare quanti si accostavano. Quei due diavoli avevano in mano spade fiammeggianti.
I montecorniolesi non solo, ma anche gli abitanti delle valli più basse e dei casolari di montagna s'impaurivano di questo succedersi d'incantesimi, e nessuno osava più passare , neppur di pieno giorno, davanti alla bocca della caverna. Di notte poi non se ne parla, perché stavano tutti rintanati in casa , e dopo la prima notte nessuno volle più esporsi a vedere quei brutti ceffi di diavoli con le spade di fuoco.
La notizia di questo fatto giunse fino al beato Romualdo, abate di Camaldoli, il quale scese con una lunga processione di frati del suo Eremo , portando in mano la croce, e si recò a benedire la bocca della caverna di Montecornioli. Il santo abate però disse che sotto quel fatto ci doveva essere un mistero, quando gli fu assicurato da un suo frate che dopo poche notti che la caverna era stata benedetta , erano ricomparsi i demoni a farvi la guardia. L'abate Romualdo ordinò preci e digiuni a tutti gli abitanti del paese di Montecornioli, per impetrare da Dio la liberazione da quel tremendo flagello ; ma neppur questi valsero , e i demoni continuavano a mostrarsi.
In quel frattempo Turno era ridotto al lumicino . Nella notte stessa dalla scomparsa degli angeli e della casa , egli , sentendosi opprimere da quelle gemme rubate ai poveri , invece di portarseli a casa e nasconderle sotto il mattone del pavimento, aveva scavato una buca in cantina e ve li aveva rimpiattate, e poi era andato a letto . Ma non aveva potuto dormire in tutta la notte , e nell'uscire la mattina per andare nel bosco a segar le legna , come faceva ogni giorno , aveva sentito la gente sgomenta dall'apparizione dei demoni e dalla scomparsa degli angeli,che avevano recato nella notte di Natale tanti doni ai bambini buoni, ai bimbi poveri di tutta la contrada.Quelle lamentazioni che udiva gli arrivavano al cuore, perché sapeva che senza la sua curiosità e il suo furto , gli angeli avrebbero continuato a beneficare i poverelli del paese.Egli si sentiva un gran malessere dentro e le braccia cionche come se non potesse fare nessun lavoro .Tutto il giorno vagò per il bosco evitando d'imbattersi negli altri boscaiuoli, e non si avviò a casa altro che a ora tarda. Ma prima di oltrepassare gli ultimi alberi, sentì uno sbatter s'ali sulla sua testa , e a un tratto vide un pipistrello, grosso come un'aquila, con gli occhi e la lingua di fuoco.
Il pipistrello rimase ad ali aperte davanti a lui , e gli disse:
--Turno, tu hai reso al Diavolo un gran servigio, scacciando gli angioli dalla caverna . Devi sapere che essi vi avevano nascosto il tesoro della regina di Saba e del re Salomone, salvato da Gerusalemme dopo l distruzione di quella città . Si erano ridotti qui dopo lunghe peregrinazioni e ad essi lo aveva confidato il Nazareno. Se occhio umano riusciva a mirarlo , essi ne perdevano la custodia, e il tesoro passava nelle mani del nostro signore , Belzebù. Egli ora ti vuole ricompensare e ti permette di penetrare nella caverna e di sceglier magari lo scettro di Salomone e la corona di Saba.
--Non voglio nulla!--diceva Turno tremando.-- Non voglio nulla ; è roba del Diavolo!--e si fece il segno della croce. Il pipistrello con gli occhi di fuoco cadde in terra come fulminato, e dove era caduto si aprì una buca fonda fonda , che ancora si chiama "Buca del Diavolo" e chi ci precipita non riesce a tornar più su.
Turno, dopo questo fatto , tornò a casa come immelensito. La sua mamma non gli pote' cavar di bocca neppur una parola assennata, perché vaneggiava come un matto. La sera gli venne la febbre , una febbre da cavalli , e nessuno sapeva da che derivasse. Così rimase un mese , fra la morte e la vita , Sua madre chiamò i medici a curarlo, ma essi non ci capivano nulla in quella malattia; chiamò le donne che sanno togliere il mal d'occhio, ma neppure quelle riuscirono a guarirlo; finalmente chiamò il curato a benedirlo, e allora Turno si sentì a un tratto sollevato, cessò di gridare e volle confessarsi. Dopo la confessione si comunicò, e appena si sentì in forze , scese in cantina , prese le gioie che vi aveva nascoste e se ne andò col bordone da pellegrino e col capo coperto di cenere, prima alla Verna, dove rimase in preghiera tre giorni, poi all'Eremo di Camalddoli, e finalmente alla Madonna di San Fedele a Poppi. Dinanzi a quella immagine egli depositò le gemme prese nel tesoro della caverna , e la collana e il diadema che nei giorni di festa ornano il collo e la testa della Madonna , sono ancora formate delle stesse perle e delle stesse gemme donate da Turno. Il quale , finché visse sua madre menò un'esistenza laboriosa, alternando il lavoro con le preghiere; ma alla morte della madre vende' la casetta , distribuendone il prezzo ai poveri, e poi andò a farsi frate a Camaldoli e per le sue virtù fu tenuto in concetto di santità.
I montecorniolesi non hanno più veduto i diavoli con le spade fiammeggianti a guardia della caverna, ma nessuno ha osato mai di scavare il monte per impossessarsi delle ricchezze. Due ladri soltanto una volta vennero da lontano per rubare quello che sta nascosto nella caverna , ma sull'imboccatura furono tutti e due colpiti da una saetta ,che li incenerì.
Ma neppure i bambini buoni ,i bimbi poveri dei casolari sparsi sulla montagna hanno avuto più i ricchi doni, e questo fa supporre che in paese gli angeli non siano più tornati.
La regina tacque , e Cecco , il bell'artigliere, esclamò:
--Mamma , la memoria vi regge , ma una cosa sola avete dimenticato di raccontare a questi bambini, che vi stanno a sentire a bocca aperta.
--Che cosa?-- domandò la Regina.
--La storia del turbante!
--Non l'ho dimenticata; gliela serbo a domani sera , e per ogni festa del Natale ne ho un'altra.
--Dunque, mamma, ne sapete tre solamente, perché tre son le feste di Ceppo?--esclamò l'Annina, una bimba vispa , che già aiutava in casa come una donnina.
--No, no ; intendo dire che ne ho in serbo anche per la sera di Capo d'anno, per quella della Befana e poi le domeniche di gennaio.
--Siete una gran nonna!--disse , mettendo la testa in grembo alla vecchia , un maschietto di capello rosso, con una testina sempre arruffata e certi occhietti furbi, nei quali si leggeva tutto quel che gli passava nella mente.--Peraltro la novella di stasera non mi capacita.
--Perché?--domandò Cecco alzando Gigino e mettendoselo a cavalluccio sulle ginocchia.
--Perché gli angioli non se la dovevano prendere con i bambini se Turno era sceso nella caverna. Mi pare che paghi il giusto per il peccatore, e a noi, a noi che ci si sforza di non far birichinate in tutto l'anno , quando vien la vigilia di Natale , non ci tocca nulla.
---Son novelle!--sentenziò l'Annina,--e si raccontano così per divertire. Se ci credessi , io non porterei mai le pecore a pascere dalla parte di Montecornioli; avrei paura.
--Però Gigino ha ragione , è un'ingiustizia !--dissero a mezza voce altri due piccinucci, che erano sempre del parere del Rossino. In quel momento si sentì alzare il saliscendi dell'ascio e le mamme tornarono con lo scialle tutto tempestato di sottilissimi cristalli di ghiaccio. Esse vuotarono sulla tavola una fazzolettata di brigidini e di confetti, sui quali i bimbi si gettarono avidamente.
--Eccoli i nostri angioli!--esclamò l'Annina.
--Ecco il mio angiolo! --disse Cecco abbracciando la sua vecchia.
Dopo poco, grandi e piccini, tutti riposavano al podere dei Marcucci, e i bei sogni rallegravano la mente dei bimbi dormienti.
è una fiaba antica che racconta di altri tempi, io desidero dedicarla a tutti i bambini, del mondo.
mercoledì 26 giugno 2019
LE NOVELLE DELLA NONNA di Emma Perodi "Lo scettro del re Salomone e la corona della regina di Saba" 2°
26-6.2019
I rami degli alberi , sfrondati, battevano fra loro facendo un rumore di ossa cozzate insieme, e, un po' il buio , un po' quel mugolio del vento, e più di tutto quel rumore, gelarono il sangue a Turno; ma la curiosità fu più forte della paura ed egli si accostò alla casetta misteriosa . Quando fu lì, avvicinò l'occhio al buco della serratura, ma non vide nulla; allora vi pose l'orecchio , e sentì un tintinnio d'oro e di argento e un parlare strano, che egli non capiva. Stette così un pezzo , incerto se doveva bussare o no ,ma finalmente, vedendo il fumaiolo del camino, dal quale non usciva punto fumo, salì sul tetto per tentare di penetrare con l'occhio nella stanza. La neve alta attutiva i suoi passi, e siccome il tetto era basso , con poca fatica vi salì; ma capì subito che non era riuscito a nulla, perché dal fumaiolo si vedeva il focolare spento e basta.
Turno però, che aveva le scarpe grosse e il cervello fine, pensò:"è tardi , e prima o poi questi uomini misteriosi andranno a letto. Anche a contare i quattrini finiranno per stancarsi, e allora io, che sono secco come un fuscello, mi calo giù per la cappa del camino e mi levo da dosso questa curiosità, che non mi dà pace".
Infatti si accoccolò come meglio pote' da un lato del fumaiolo, a riparo dalla neve e dal vento, e aspettò, Ma aveva un bell'aspettare! Quelli di giù , conta che ti conto, non finivan mai di maneggiare monete e di ciarlare.
A un tratto cessò il rumore, i lumi furono spenti giù nella stanza, e tacquero tutti i discorsi. In quello stesso momento , al castello di Soci scoccò la mezzanotte.
" Ho capito, -- pensò Turno, --sono stregoni , e a quest'ora se ne vanno in giro ; tanto meglio, così vedrò senz'essere disturbato; aspettiamo."
Ma non ebbe molto da attendere perché di lì a poco fu colpito da un gran chiarore e si vide passar davanti agli occhi una figura tutta bianca e lucente , e dopo questa una seconda , una terza , e poi tante e tante . Avevano i capelli biondi e inanellati, due ali bianchissime attaccate alle spalle , e portavano in mano una cesta coperta . Appena sbucavan fuori dal fumaiolo , si dirigevano verso un casolare o un villaggio . Le più volavano alto e poi sparivano fra le macchie di faggi o d'abeti verso l'Eremo di Camaldoli, nei punti dove sono le case dei carbonai o dei mulattieri.
--Sono angioli!....-diceva fra se Turno.--E io che li avevo creduti stregoni!
E quando ne ebbe veduti uscire un centinaio , e che gli parve che non ne dovessero venir più su per la cappa del camino, Turno si legò una corda alla cintola , fermò quella fune intorno al fumaiolo e si calò giù. La cucina era grande e, a giudicare dalla sua vastità, doveva essere l'unica stanza della casa ; ma sulle due lunghe tavole e sulle panche non c'erano ne' monete ne' altro. Dirimpetto all'uscio che metteva sulla campagna , v'era una specie di volta chiusa da un sasso. Turno staccò un lumicino di ferro dal muro , e dopo aver girata la pietra , entrò in un corridoio buio .Egli camminò per un pezzo , sempre in discesa , e finalmente sboccò in una caverna bellissima che pareva una sala . La volta era tutta tempestata di ghiaccioli di cristallo di forma curiosa, e nel mezzo c'era una grandissima colonna , tanto grande che quattro uomini non l'avrebbero abbracciata . Quando si fu fermato costì a guardare , Turno riprese la via , e scendi scendi , a un tratto fu colpito da una grandissima luce. Quel chiarore veniva da una sala , molto più bella della prima, che si trovava in fondo alla discesa , proprio nelle viscere del monte. Codesta sala era illuminata a giorno, e nel mezzo c'era una cassa d'oro col coperchio di cristallo , e intorno tante casse più piccole . Sulla parete di fondo v'era poi una specie di trono , tutto d'oro , e su quello dormiva il vecchio dalla cappamagna di seta. Turno tremò tutto nel vederlo e non osò accostarsi a lui. Si avvicinò peraltro alle casse d'oro col coperchio di cristallo , e rimase a bocca aperta a guardarle. In quella dimezzo , che era la più grande , v'era uno scettro d'oro tutto tempestato di perle grosse come nocciole. Sul fondo d'ebano nel quale era posato lo scettro , stava scritto in pietre preziose:" Salomone". In un'altra cassetta c'era una corona d'oro tutta ornata di brillanti, e su quella stava scritto :"Regina Saba". Nelle altre poi vi erano alla rinfusa braccialetti, collane , pugnali , spilloni, il tutto lavorato stupendamente e tutto scintillante di gemme lucenti come tanti soli.
Turno, a veder tutta quella grazia di Dio, rimase di sasso, e il diavolo in quel momento lo tentò. Con una sola di quelle collane si sarebbe potuto comperare un podere , fabbricarsi una casa e cessare la vita di stenti che aveva fatto dacché era nato. Alzò gli occhi e vide che il vecchio dalla cappamagna dormiva come un ghiro , e il diavolo lo tentava sempre, facendogli pensare che nessuno si sarebbe accorto della mancanza di un gioiello. "Per chi possiede tanti tesori , un oggetto più o meno , non fa nulla", gli suggeriva lo spirito del male.
Turno alzò il coperchio di una di quelle cassette, ficcò la mano dentro e la rilevò piena di gioie, che si nascose subito in seno;poi, tutto guardingo e tremante , riprese il lumicino che aveva posato in terra , e rifece la via percorsa prima per uscire dalla caverna.
Giunto che fu alla seconda sala, grondava di sudore e le gambe gli si erano fatte pese come di piombo. Ogni momento si fermava , stava in ascolto perché gli pareva udir dietro a se' rumore di passi e voci. La salita che doveva fare lo sgomentava , e se non fosse stato il timore di trovare il vecchio desto , sarebbe tornato addietro per rimettere al posto i gioielli rubati, tanto se li sentiva pesare sul petto come ciottoli di torrente.
In quella seconda sala si gettò un momento a sedere,ma subito si rialzò perché aveva sentito nitrire un cavallo a poca distanza , e si die' a salire di corsa per il lungo corridoio. Egli giunse tutto trafelato in cucina , e senza concedersi un momento di riposo , si attaccò alla fune e in un momento fu sul tetto.
Appena Turno fu all'aria aperta vide venire volando da tutti i punti cardinali gli angioli bianchi e luminosi, che gli erano passati a poca distanza quando era nascosto dietro il fumaiolo. Tutta l'aria era imbiancata dalla luce che mandavano i loro corpi, e da ogni lato si sentiva cantare:"Osanna ! Osanna!...." mentre le campane delle chiese sonavano il mattutino . Turno , impaurito da quella vista e da quei canti , senza pensar nemmeno a levar la corda , spiccò un salto dal tetto, e invece di correre in direzione del paese, si nascose in una buca in mezzo alla neve e costì rimase intirizzito fino a giorno , come un ladro che ha paura si essere scoperto . Soltanto all'alba tornò a casa , e quando la madre gli domandò dov'era stato tutta la notte , rispose arrossendo:
--Sono stato a messa.
I rami degli alberi , sfrondati, battevano fra loro facendo un rumore di ossa cozzate insieme, e, un po' il buio , un po' quel mugolio del vento, e più di tutto quel rumore, gelarono il sangue a Turno; ma la curiosità fu più forte della paura ed egli si accostò alla casetta misteriosa . Quando fu lì, avvicinò l'occhio al buco della serratura, ma non vide nulla; allora vi pose l'orecchio , e sentì un tintinnio d'oro e di argento e un parlare strano, che egli non capiva. Stette così un pezzo , incerto se doveva bussare o no ,ma finalmente, vedendo il fumaiolo del camino, dal quale non usciva punto fumo, salì sul tetto per tentare di penetrare con l'occhio nella stanza. La neve alta attutiva i suoi passi, e siccome il tetto era basso , con poca fatica vi salì; ma capì subito che non era riuscito a nulla, perché dal fumaiolo si vedeva il focolare spento e basta.
Turno però, che aveva le scarpe grosse e il cervello fine, pensò:"è tardi , e prima o poi questi uomini misteriosi andranno a letto. Anche a contare i quattrini finiranno per stancarsi, e allora io, che sono secco come un fuscello, mi calo giù per la cappa del camino e mi levo da dosso questa curiosità, che non mi dà pace".
Infatti si accoccolò come meglio pote' da un lato del fumaiolo, a riparo dalla neve e dal vento, e aspettò, Ma aveva un bell'aspettare! Quelli di giù , conta che ti conto, non finivan mai di maneggiare monete e di ciarlare.
A un tratto cessò il rumore, i lumi furono spenti giù nella stanza, e tacquero tutti i discorsi. In quello stesso momento , al castello di Soci scoccò la mezzanotte.
" Ho capito, -- pensò Turno, --sono stregoni , e a quest'ora se ne vanno in giro ; tanto meglio, così vedrò senz'essere disturbato; aspettiamo."
Ma non ebbe molto da attendere perché di lì a poco fu colpito da un gran chiarore e si vide passar davanti agli occhi una figura tutta bianca e lucente , e dopo questa una seconda , una terza , e poi tante e tante . Avevano i capelli biondi e inanellati, due ali bianchissime attaccate alle spalle , e portavano in mano una cesta coperta . Appena sbucavan fuori dal fumaiolo , si dirigevano verso un casolare o un villaggio . Le più volavano alto e poi sparivano fra le macchie di faggi o d'abeti verso l'Eremo di Camaldoli, nei punti dove sono le case dei carbonai o dei mulattieri.
--Sono angioli!....-diceva fra se Turno.--E io che li avevo creduti stregoni!
E quando ne ebbe veduti uscire un centinaio , e che gli parve che non ne dovessero venir più su per la cappa del camino, Turno si legò una corda alla cintola , fermò quella fune intorno al fumaiolo e si calò giù. La cucina era grande e, a giudicare dalla sua vastità, doveva essere l'unica stanza della casa ; ma sulle due lunghe tavole e sulle panche non c'erano ne' monete ne' altro. Dirimpetto all'uscio che metteva sulla campagna , v'era una specie di volta chiusa da un sasso. Turno staccò un lumicino di ferro dal muro , e dopo aver girata la pietra , entrò in un corridoio buio .Egli camminò per un pezzo , sempre in discesa , e finalmente sboccò in una caverna bellissima che pareva una sala . La volta era tutta tempestata di ghiaccioli di cristallo di forma curiosa, e nel mezzo c'era una grandissima colonna , tanto grande che quattro uomini non l'avrebbero abbracciata . Quando si fu fermato costì a guardare , Turno riprese la via , e scendi scendi , a un tratto fu colpito da una grandissima luce. Quel chiarore veniva da una sala , molto più bella della prima, che si trovava in fondo alla discesa , proprio nelle viscere del monte. Codesta sala era illuminata a giorno, e nel mezzo c'era una cassa d'oro col coperchio di cristallo , e intorno tante casse più piccole . Sulla parete di fondo v'era poi una specie di trono , tutto d'oro , e su quello dormiva il vecchio dalla cappamagna di seta. Turno tremò tutto nel vederlo e non osò accostarsi a lui. Si avvicinò peraltro alle casse d'oro col coperchio di cristallo , e rimase a bocca aperta a guardarle. In quella dimezzo , che era la più grande , v'era uno scettro d'oro tutto tempestato di perle grosse come nocciole. Sul fondo d'ebano nel quale era posato lo scettro , stava scritto in pietre preziose:" Salomone". In un'altra cassetta c'era una corona d'oro tutta ornata di brillanti, e su quella stava scritto :"Regina Saba". Nelle altre poi vi erano alla rinfusa braccialetti, collane , pugnali , spilloni, il tutto lavorato stupendamente e tutto scintillante di gemme lucenti come tanti soli.
Turno, a veder tutta quella grazia di Dio, rimase di sasso, e il diavolo in quel momento lo tentò. Con una sola di quelle collane si sarebbe potuto comperare un podere , fabbricarsi una casa e cessare la vita di stenti che aveva fatto dacché era nato. Alzò gli occhi e vide che il vecchio dalla cappamagna dormiva come un ghiro , e il diavolo lo tentava sempre, facendogli pensare che nessuno si sarebbe accorto della mancanza di un gioiello. "Per chi possiede tanti tesori , un oggetto più o meno , non fa nulla", gli suggeriva lo spirito del male.
Turno alzò il coperchio di una di quelle cassette, ficcò la mano dentro e la rilevò piena di gioie, che si nascose subito in seno;poi, tutto guardingo e tremante , riprese il lumicino che aveva posato in terra , e rifece la via percorsa prima per uscire dalla caverna.
Giunto che fu alla seconda sala, grondava di sudore e le gambe gli si erano fatte pese come di piombo. Ogni momento si fermava , stava in ascolto perché gli pareva udir dietro a se' rumore di passi e voci. La salita che doveva fare lo sgomentava , e se non fosse stato il timore di trovare il vecchio desto , sarebbe tornato addietro per rimettere al posto i gioielli rubati, tanto se li sentiva pesare sul petto come ciottoli di torrente.
In quella seconda sala si gettò un momento a sedere,ma subito si rialzò perché aveva sentito nitrire un cavallo a poca distanza , e si die' a salire di corsa per il lungo corridoio. Egli giunse tutto trafelato in cucina , e senza concedersi un momento di riposo , si attaccò alla fune e in un momento fu sul tetto.
Appena Turno fu all'aria aperta vide venire volando da tutti i punti cardinali gli angioli bianchi e luminosi, che gli erano passati a poca distanza quando era nascosto dietro il fumaiolo. Tutta l'aria era imbiancata dalla luce che mandavano i loro corpi, e da ogni lato si sentiva cantare:"Osanna ! Osanna!...." mentre le campane delle chiese sonavano il mattutino . Turno , impaurito da quella vista e da quei canti , senza pensar nemmeno a levar la corda , spiccò un salto dal tetto, e invece di correre in direzione del paese, si nascose in una buca in mezzo alla neve e costì rimase intirizzito fino a giorno , come un ladro che ha paura si essere scoperto . Soltanto all'alba tornò a casa , e quando la madre gli domandò dov'era stato tutta la notte , rispose arrossendo:
--Sono stato a messa.
martedì 25 giugno 2019
LE NOVELLE DELLA NONNA di : Emma Parodi "Lo scettro del re Salomone e la corona della regina di Saba" 1°
25-6.2019
Tutte le campane di Poppi e della valle suonavano a festa in quella notte chiamando i fedeli alla messa di Natale, e pareva che a quell'invito rispondessero le campane di Soci , di Bibbiena , di Maggiorana e di tutti i paesi e i castelli eretti sui monti brulli , che s'innalzano fino all'eremo di Camaldoli e al Picco della Verna, tanto era lo scampanio che si udiva da ogni lato.
In una casa di Farneta, piccolo borgo sulla via di Camaldoli,
la famiglia del contadino Marcucci era tutta riunita sotto l'ampia cappa del camino basso, che sporgeva fin quasi a metà della stanza. Il camino , nel quale crepitava un bel ceppo di faggio, era grande davvero, altrimenti non avrebbe potuto contener tanta gente, perché i Marcucci erano un subisso!
Il vecchio capoccia era morto , la moglie gli sopravviveva , e intorno a lei erano aggruppati i cinque figliuoli maschi, i quali avevano tutti moglie , meno l'ultimo, Cecco, che era tornato da poco dal reggimento, e aveva sempre addosso la tunica d'artiglieria. I quattro fratelli maggiori si ritrovavano di già la bella caterva di quindici figliuoli, fra grandi e piccini, così che fra la vecchia Regina ,la nuore , i figliuoli e quei quindici nipoti, facevano venticinque persone. è vero che il podere era grande, ma se i ragazzi maggiori non si fossero ingegnati ad accompagnare col trapelo le carrozze che andavano a Camaldoli, facevano in su e in giù non avrebbero attecchito il desinare con la cena.
Quella sera la vecchia Regina stava seduta sopra una panca molto vicina al fuoco crepitante, e le sue mani operose , che intrecciavano di consueto i fili di paglia per farne cappelli, restavano inerti in grembo. I più piccoli fra i nipotini le sedavano accanto guardando un grandissimo paiuolo appeso sopra il fuoco, nel quale bollivano le castagne. Lo scampanio continuava, e tutti quei bambini, che solevano andare a letto come i polli per alzarsi a giorno, non chiedevano di coricarsi, ne' le mamme davano loro il solito imperioso comando:" A letto!" poiché in quella notte era consuetudine dei Marcucci che i giovani andassero alla messa notturna alla abbazia di San Fedele, sul monte dove s'erge gigante il castello di Poppi, con la sua immensa torre che si vede quasi da ogni punto del Casentino, e i piccini rimasero a casa a far compagnia alla nonna ,la quale li teneva desti narrando loro fiabe meravigliose, che ella aveva udito a sua volta dalla propria nonna e dalle vecchie del vicinato.
Il maggiore dei figli della Regina , l'austero Maso , che faceva da capoccia dopo la morte del padre, li comandava tutti a bacchetta; egli si alzò e , aprendo la porta della cucina che guardava sull'aia , disse, rivolto alla moglie e alle altre donne:
--La nottata è brutta e la neve è tutta ghiacciata, che vogliamo fare?
Mentre Maso teneva ancora l'uscio aperto strologando le nubi, che correvano da tramontana, un soffio di vento gelato penetrò nella cucina e fece rabbrividire grandi e piccini.
Ma la Carola era stata pronta a dire:
--E da quando in qua il freddo e la neve ci metton paura? Alla messa di Natale ci siamo sempre andati e ci andremo anche stanotte, se Dio vuole.
La Carola , come moglie del capoccia , godeva in famiglia di una certa autorità; così le altre donne annuirono con la testa , e mentre ella si alzava per vedere se le ballotte eran cotte nel paiuolo, le cognate salirono al piano superiore a prendere lo scialle, il rosario e i cappotti di panno pesante foderati di flanella verde dei rispettivi mariti.
Quando esse riscesero , la Carola aveva già posato il paiuolo in tavola , dopo averne scolato l'acqua , e con una mestola di legno distribuiva ai bambini le castagne, Anche le cognate se ne empirono le tasche dei grembiuli di rigatino, e quando Maso disse:"Dunque , vogliamo andare?" tutte si strinsero bene sotto il mento il fazzoletto di lana a colori vivaci, e su quello si misero lo scialle di flanellone. --E tu non vieni?---domandò Maso a Cecco vedendo che s'era seduto di nuovo sulla panca nel canto del fuoco.
--Sentirò tre messe domani , per ora resto qui; è tanto che non ho più fatto il Natale a casa , e mi struggo di sentir raccontare dalla mamma la novella dello scettro del re Salomone e la regina Saba. Cecco non diceva tutto il suo pensiero . Tornato a casa dopo tre anni passati nel reggimento , parte ad Alessandria, parte a Palermo, aveva trovato la vecchietta molto deperita, e il timore di perderla da un momento all'altro lo aveva assalito tanto da inchiodarlo a fianco della mamma in tutte le ore che non lavorava. E anche quando era nel campo , pensava sempre :
"La troverò viva quando torno a casa?
Quel pensiero angoscioso e continuo gl'impediva d'imbrancarsi con gli amici e di andarsene a veglia nei casolari vicini, dove il bell'artigliere sarebbe stato festosamente accolto dalle ragazze, curiose di sentir parlare della vita di città e delle avventure militari.
Maso aprì l'uscio e s'incamminò alla testa della comitiva, composta delle cognate , dei fratelli e dei tre ragazzi maggiori, ormai giovanotti anch'essi. Appena tutta quella gente fu uscita , Cecco andò a sedersi accanto alla Regina , e mettendole una mano sulla spalla , le disse scherzando:
--Badate , mamma , la novella la so quasi a mente , e se non la raccontate bene, vi tolgo la parola e la narro io! Vi rammentate quante volte sono stato a occhi spalancati, con le gomita sulle ginocchia , a sentirla?
--Quelli erano bei tempi!--sospirò la vecchia .--Allora era vivo il babbo tuo, tutte le figliuole erano in casa e io non ero così grinzosa.
--Nonna la novella!--dissero i piccini , che erano tutti ansiosi di udire per la centesima volta il meraviglioso racconto, che aveva sempre la virtù di commuoverli.
La vecchietta finì di sbucciare una castagna , e dopo che l'ebbe data alla minore delle nipotine, prese a dire con la voce dolce e il purissimo accento ,proprio degli abitanti delle montagne toscane:
----Dovete sapere che al tempo dei tempi arrivò un giorno a Montecornioli un vecchio con la barba bianca, i capelli lunghi che gli scendevano fin quasi alla cintola, vestito di una cappamagna di seta e con un turbante in testa. Questo vecchio cavalcava una mula bianca e dietro a lui veniva un carro tutto coperto trascinato da un paio di bovi , e guidato da un altro vecchio , pure con la barba lunga e i capelli lunghi , ma vestito più miseramente. Attorno al carro cavalcavano cinque uomini armati di lancia , e tenevano a distanza chiunque si volesse accostare. Ne' l'uomo dalla cappamagna, ne' il carro , ne' i soldati erano stati veduti passare per il Casentino. Essi erano arrivati a Montecornioli senza valicare l'Appennino, senza battere le strade maestre . La gente li aveva veduti soltanto sul Pian del Prete, quando salivano la vetta di Montecornioli. Poi erano spariti col carro dentro un vano , che mette a una grande caverna . Soltanto l'uomo dalla cappamagna era rimasto a guardia di quel vano, e la mattina , quando i montecorniolesi si alzarono, rimasero a bocc'aperta nel vedere che, proprio in quel punto , dove prima non crescevano nemmeno le cicerbite e i cardi, era sorta , come per incanto , una casetta con le finestre chiuse e la porta sbarrata. La mia parola sarebbe insufficiente se volessi dirvi la meraviglia che destò in tutti la comparsa in paese di quella comitiva, e poi il veder sorgere quella casetta dalla sera alla mattina. Prima accorsero a Montecorrnioli, per sincerarsi del fatto , gli abitanti di Pioppi e di Bibbiena; poi quelli di Certamondo, di Romena, di Protovecchio, di Stia; e finalmente vennero anche da lontano. Ma guarda e riguarda , non vedevano nulla, e la casa rimaneva chiusa come se dentro non ci stesse nessuno. Però i più curiosi , mettendo l'occhio contro il buco della chiave, sentivano un rimuginio di monete e certe parole che nessuno capiva. Venne l'inverno, e la casa , che era bassa ,rimase quasi nascosta nella neve. Quel mistero dei sette uomini seppelliti in quella caverna, metteva in moto tutti i cervelli e faceva dimenticare tutte le lingue. Ci fu un montecorniolese più curioso dei suoi paesani, un certo Turno, che , senza dire nulla a nessuno, si mise in testa di scoprire quel mistero, e, aspettata una notte che non ci fosse luna , s'infilò un coltellaccio alla cintura , prese un'asta più lunga di lui , e si avviò alla casetta. Era buio come in gola al lupo e il vento mugolava nelle insenature dei monti e spazzava giù una neve fine fine e gelata , che tagliava la faccia a Turno; ed era giusto che fosse freddo , perché era appunto la notte di Natale.
Tutte le campane di Poppi e della valle suonavano a festa in quella notte chiamando i fedeli alla messa di Natale, e pareva che a quell'invito rispondessero le campane di Soci , di Bibbiena , di Maggiorana e di tutti i paesi e i castelli eretti sui monti brulli , che s'innalzano fino all'eremo di Camaldoli e al Picco della Verna, tanto era lo scampanio che si udiva da ogni lato.
In una casa di Farneta, piccolo borgo sulla via di Camaldoli,
la famiglia del contadino Marcucci era tutta riunita sotto l'ampia cappa del camino basso, che sporgeva fin quasi a metà della stanza. Il camino , nel quale crepitava un bel ceppo di faggio, era grande davvero, altrimenti non avrebbe potuto contener tanta gente, perché i Marcucci erano un subisso!
Il vecchio capoccia era morto , la moglie gli sopravviveva , e intorno a lei erano aggruppati i cinque figliuoli maschi, i quali avevano tutti moglie , meno l'ultimo, Cecco, che era tornato da poco dal reggimento, e aveva sempre addosso la tunica d'artiglieria. I quattro fratelli maggiori si ritrovavano di già la bella caterva di quindici figliuoli, fra grandi e piccini, così che fra la vecchia Regina ,la nuore , i figliuoli e quei quindici nipoti, facevano venticinque persone. è vero che il podere era grande, ma se i ragazzi maggiori non si fossero ingegnati ad accompagnare col trapelo le carrozze che andavano a Camaldoli, facevano in su e in giù non avrebbero attecchito il desinare con la cena.
Quella sera la vecchia Regina stava seduta sopra una panca molto vicina al fuoco crepitante, e le sue mani operose , che intrecciavano di consueto i fili di paglia per farne cappelli, restavano inerti in grembo. I più piccoli fra i nipotini le sedavano accanto guardando un grandissimo paiuolo appeso sopra il fuoco, nel quale bollivano le castagne. Lo scampanio continuava, e tutti quei bambini, che solevano andare a letto come i polli per alzarsi a giorno, non chiedevano di coricarsi, ne' le mamme davano loro il solito imperioso comando:" A letto!" poiché in quella notte era consuetudine dei Marcucci che i giovani andassero alla messa notturna alla abbazia di San Fedele, sul monte dove s'erge gigante il castello di Poppi, con la sua immensa torre che si vede quasi da ogni punto del Casentino, e i piccini rimasero a casa a far compagnia alla nonna ,la quale li teneva desti narrando loro fiabe meravigliose, che ella aveva udito a sua volta dalla propria nonna e dalle vecchie del vicinato.
Il maggiore dei figli della Regina , l'austero Maso , che faceva da capoccia dopo la morte del padre, li comandava tutti a bacchetta; egli si alzò e , aprendo la porta della cucina che guardava sull'aia , disse, rivolto alla moglie e alle altre donne:
--La nottata è brutta e la neve è tutta ghiacciata, che vogliamo fare?
Mentre Maso teneva ancora l'uscio aperto strologando le nubi, che correvano da tramontana, un soffio di vento gelato penetrò nella cucina e fece rabbrividire grandi e piccini.
Ma la Carola era stata pronta a dire:
--E da quando in qua il freddo e la neve ci metton paura? Alla messa di Natale ci siamo sempre andati e ci andremo anche stanotte, se Dio vuole.
La Carola , come moglie del capoccia , godeva in famiglia di una certa autorità; così le altre donne annuirono con la testa , e mentre ella si alzava per vedere se le ballotte eran cotte nel paiuolo, le cognate salirono al piano superiore a prendere lo scialle, il rosario e i cappotti di panno pesante foderati di flanella verde dei rispettivi mariti.
Quando esse riscesero , la Carola aveva già posato il paiuolo in tavola , dopo averne scolato l'acqua , e con una mestola di legno distribuiva ai bambini le castagne, Anche le cognate se ne empirono le tasche dei grembiuli di rigatino, e quando Maso disse:"Dunque , vogliamo andare?" tutte si strinsero bene sotto il mento il fazzoletto di lana a colori vivaci, e su quello si misero lo scialle di flanellone. --E tu non vieni?---domandò Maso a Cecco vedendo che s'era seduto di nuovo sulla panca nel canto del fuoco.
--Sentirò tre messe domani , per ora resto qui; è tanto che non ho più fatto il Natale a casa , e mi struggo di sentir raccontare dalla mamma la novella dello scettro del re Salomone e la regina Saba. Cecco non diceva tutto il suo pensiero . Tornato a casa dopo tre anni passati nel reggimento , parte ad Alessandria, parte a Palermo, aveva trovato la vecchietta molto deperita, e il timore di perderla da un momento all'altro lo aveva assalito tanto da inchiodarlo a fianco della mamma in tutte le ore che non lavorava. E anche quando era nel campo , pensava sempre :
"La troverò viva quando torno a casa?
Quel pensiero angoscioso e continuo gl'impediva d'imbrancarsi con gli amici e di andarsene a veglia nei casolari vicini, dove il bell'artigliere sarebbe stato festosamente accolto dalle ragazze, curiose di sentir parlare della vita di città e delle avventure militari.
Maso aprì l'uscio e s'incamminò alla testa della comitiva, composta delle cognate , dei fratelli e dei tre ragazzi maggiori, ormai giovanotti anch'essi. Appena tutta quella gente fu uscita , Cecco andò a sedersi accanto alla Regina , e mettendole una mano sulla spalla , le disse scherzando:
--Badate , mamma , la novella la so quasi a mente , e se non la raccontate bene, vi tolgo la parola e la narro io! Vi rammentate quante volte sono stato a occhi spalancati, con le gomita sulle ginocchia , a sentirla?
--Quelli erano bei tempi!--sospirò la vecchia .--Allora era vivo il babbo tuo, tutte le figliuole erano in casa e io non ero così grinzosa.
--Nonna la novella!--dissero i piccini , che erano tutti ansiosi di udire per la centesima volta il meraviglioso racconto, che aveva sempre la virtù di commuoverli.
La vecchietta finì di sbucciare una castagna , e dopo che l'ebbe data alla minore delle nipotine, prese a dire con la voce dolce e il purissimo accento ,proprio degli abitanti delle montagne toscane:
----Dovete sapere che al tempo dei tempi arrivò un giorno a Montecornioli un vecchio con la barba bianca, i capelli lunghi che gli scendevano fin quasi alla cintola, vestito di una cappamagna di seta e con un turbante in testa. Questo vecchio cavalcava una mula bianca e dietro a lui veniva un carro tutto coperto trascinato da un paio di bovi , e guidato da un altro vecchio , pure con la barba lunga e i capelli lunghi , ma vestito più miseramente. Attorno al carro cavalcavano cinque uomini armati di lancia , e tenevano a distanza chiunque si volesse accostare. Ne' l'uomo dalla cappamagna, ne' il carro , ne' i soldati erano stati veduti passare per il Casentino. Essi erano arrivati a Montecornioli senza valicare l'Appennino, senza battere le strade maestre . La gente li aveva veduti soltanto sul Pian del Prete, quando salivano la vetta di Montecornioli. Poi erano spariti col carro dentro un vano , che mette a una grande caverna . Soltanto l'uomo dalla cappamagna era rimasto a guardia di quel vano, e la mattina , quando i montecorniolesi si alzarono, rimasero a bocc'aperta nel vedere che, proprio in quel punto , dove prima non crescevano nemmeno le cicerbite e i cardi, era sorta , come per incanto , una casetta con le finestre chiuse e la porta sbarrata. La mia parola sarebbe insufficiente se volessi dirvi la meraviglia che destò in tutti la comparsa in paese di quella comitiva, e poi il veder sorgere quella casetta dalla sera alla mattina. Prima accorsero a Montecorrnioli, per sincerarsi del fatto , gli abitanti di Pioppi e di Bibbiena; poi quelli di Certamondo, di Romena, di Protovecchio, di Stia; e finalmente vennero anche da lontano. Ma guarda e riguarda , non vedevano nulla, e la casa rimaneva chiusa come se dentro non ci stesse nessuno. Però i più curiosi , mettendo l'occhio contro il buco della chiave, sentivano un rimuginio di monete e certe parole che nessuno capiva. Venne l'inverno, e la casa , che era bassa ,rimase quasi nascosta nella neve. Quel mistero dei sette uomini seppelliti in quella caverna, metteva in moto tutti i cervelli e faceva dimenticare tutte le lingue. Ci fu un montecorniolese più curioso dei suoi paesani, un certo Turno, che , senza dire nulla a nessuno, si mise in testa di scoprire quel mistero, e, aspettata una notte che non ci fosse luna , s'infilò un coltellaccio alla cintura , prese un'asta più lunga di lui , e si avviò alla casetta. Era buio come in gola al lupo e il vento mugolava nelle insenature dei monti e spazzava giù una neve fine fine e gelata , che tagliava la faccia a Turno; ed era giusto che fosse freddo , perché era appunto la notte di Natale.
lunedì 24 giugno 2019
Nessun uomo è un'isola di Thomas Merton 4°
24-6-2019
---La verità è la vita della nostra intelligenza. La mente non vive pienamente se non pensa con rettitudine. E se la mente non vede quello che debba fare , come può la volontà far buon uso della libertà?Ma dal momento che la nostra libertà è in realtà immersa in un ordine soprannaturale e tende ad un fine soprannaturale che non può neppure conoscere con i mezzi naturali, la piena vita dell'anima deve essere una luce e una forza infusa soprannaturale in essa da Dio. Questa è la vita della grazia santificante, insieme con le virtù infuse della fede , della speranza, della carità------------------.
La sincerità nel senso più pieno è un dono divino, una chiarezza di spirito che viene soltanto dalla grazia. Se non siamo divenuti "uomini nuovi" creati secondo Dio"nella giustizia e nella santità della verità" non possiamo evitare alcune bugie e doppiezza che sono divenute istintive nella nostra natura corrotta,---------------
Una delle conseguenze del peccato originale è un pregiudizio istintivo in favore dei nostri desideri egoistici. Vediamo le cose come non sono perché le vediamo con noi al centro. Timore, ansietà, avarizia, ambizione e il disperato bisogno che abbiamo di piacere, tutto deforma l'immagine della realtà riflessa nelle anime nostre. La grazia non corregge subito in una volta questa deformazione; ma ci fornisce i mezzi di riconoscerla e di tenerne conto. E ci dice quello che dobbiamo fare per correggerla . La sincerità va comprata ad un prezzo: l'umiltà di riconoscere i nostri innumerevoli errori e la fedeltà a ripararli instancabilmente. L'uomo sincero è uno che ha la grazia di conoscere che può essere istintivamente non sincero , e che perfino la sua sincerità naturale può divenire una maschera della irresponsabilità e della codardia morale.....
------Dobbiamo perdonare ad essi nelle fiamme del loro stesso inferno perché Cristo nel nostro perdono discende ancora una volta a estinguere la fiamma vendicatrice. Egli non può farlo se non perdoniamo agli altri con la Sua stessa compassione---------------Il suo amore è del pari umano e divino, e la nostra carità sarebbe caricatura del Suo Amore se pretendesse di essere soltanto divina e non consentisse ad essere umana. Quando amiamo gli altri con il Suo amore non conosciamo più il bene e il male( ossia quello che il serpente promise) ma soltanto il bene . Vinciamo il male del mondo con la carità e la compassione di Dio e così facendo gettiamo via dal nostro cuore tutto il male.---------------------------------------------------------------------
-------------Dio che è infinitamente ricco si fece uomo per sperimentare la povertà e la miseria dell'uomo caduto , non perché aveva bisogno di questa esperienza, ma perché noi avevamo bisogno del Suo esempio. Ora che abbiamo visto il Suo amore , amiamoci l'un l'altro come Egli ci ha amato . Così il Suo amore opererà nel nostro cuore e ci trasformerà in LUI
---La verità è la vita della nostra intelligenza. La mente non vive pienamente se non pensa con rettitudine. E se la mente non vede quello che debba fare , come può la volontà far buon uso della libertà?Ma dal momento che la nostra libertà è in realtà immersa in un ordine soprannaturale e tende ad un fine soprannaturale che non può neppure conoscere con i mezzi naturali, la piena vita dell'anima deve essere una luce e una forza infusa soprannaturale in essa da Dio. Questa è la vita della grazia santificante, insieme con le virtù infuse della fede , della speranza, della carità------------------.
La sincerità nel senso più pieno è un dono divino, una chiarezza di spirito che viene soltanto dalla grazia. Se non siamo divenuti "uomini nuovi" creati secondo Dio"nella giustizia e nella santità della verità" non possiamo evitare alcune bugie e doppiezza che sono divenute istintive nella nostra natura corrotta,---------------
Una delle conseguenze del peccato originale è un pregiudizio istintivo in favore dei nostri desideri egoistici. Vediamo le cose come non sono perché le vediamo con noi al centro. Timore, ansietà, avarizia, ambizione e il disperato bisogno che abbiamo di piacere, tutto deforma l'immagine della realtà riflessa nelle anime nostre. La grazia non corregge subito in una volta questa deformazione; ma ci fornisce i mezzi di riconoscerla e di tenerne conto. E ci dice quello che dobbiamo fare per correggerla . La sincerità va comprata ad un prezzo: l'umiltà di riconoscere i nostri innumerevoli errori e la fedeltà a ripararli instancabilmente. L'uomo sincero è uno che ha la grazia di conoscere che può essere istintivamente non sincero , e che perfino la sua sincerità naturale può divenire una maschera della irresponsabilità e della codardia morale.....
------Dobbiamo perdonare ad essi nelle fiamme del loro stesso inferno perché Cristo nel nostro perdono discende ancora una volta a estinguere la fiamma vendicatrice. Egli non può farlo se non perdoniamo agli altri con la Sua stessa compassione---------------Il suo amore è del pari umano e divino, e la nostra carità sarebbe caricatura del Suo Amore se pretendesse di essere soltanto divina e non consentisse ad essere umana. Quando amiamo gli altri con il Suo amore non conosciamo più il bene e il male( ossia quello che il serpente promise) ma soltanto il bene . Vinciamo il male del mondo con la carità e la compassione di Dio e così facendo gettiamo via dal nostro cuore tutto il male.---------------------------------------------------------------------
-------------Dio che è infinitamente ricco si fece uomo per sperimentare la povertà e la miseria dell'uomo caduto , non perché aveva bisogno di questa esperienza, ma perché noi avevamo bisogno del Suo esempio. Ora che abbiamo visto il Suo amore , amiamoci l'un l'altro come Egli ci ha amato . Così il Suo amore opererà nel nostro cuore e ci trasformerà in LUI
sabato 22 giugno 2019
SS. CORPO E SANGUE DI CRISTO
23-6-20
La tua tenerezza mi salva
Come il vasaio che modella
l'argilla,
tu mi hai donato,
mio Creatore,
carne e ossa, spirito e vita.
Signore che mi hai creato,
mio Giudice e Salvatore,
attirami oggi verso di te.
Io ho peccato, o mio Salvatore
ma io sono l'uomo che ci
prova,
è la Tua misericordia che ci
purifica.
Tu vedi le mie lacrime e mi
vieni incontro
come il Padre accoglie il figliuol
prodigo.
Nel nulla ho dissipato
il patrimonio della mia anima.
Non ho più nulla della mia
eredità,
e soffro la fame.
Io grido:
Padre , pieno di tenerezza,
vieni a me;
accoglimi nella tua misericordia.
Dalla liturgia Bizantina
La tua tenerezza mi salva
Come il vasaio che modella
l'argilla,
tu mi hai donato,
mio Creatore,
carne e ossa, spirito e vita.
Signore che mi hai creato,
mio Giudice e Salvatore,
attirami oggi verso di te.
Io ho peccato, o mio Salvatore
ma io sono l'uomo che ci
prova,
è la Tua misericordia che ci
purifica.
Tu vedi le mie lacrime e mi
vieni incontro
come il Padre accoglie il figliuol
prodigo.
Nel nulla ho dissipato
il patrimonio della mia anima.
Non ho più nulla della mia
eredità,
e soffro la fame.
Io grido:
Padre , pieno di tenerezza,
vieni a me;
accoglimi nella tua misericordia.
Dalla liturgia Bizantina
venerdì 21 giugno 2019
Bomba atomica o carità? di Roul Follereau
21-6-2019
Oggi bisogna scegliere,
subito,
e per sempre.
O gli uomini imparano ad
amarsi,
a comprendersi,
o l'uomo, finalmente, impara
a vivere per l'uomo,
o gli uomini spariranno
tutti,
e tutti insieme.
....Dio ha permesso che l'uomo
imparasse a distinguere
l'atomo,
e l'ha lasciato libero di fare
ciò che suggeriva il cuore.
Se l'uomo vuole, ecco al suo
servizio una sorgente inesauribile
di energia e di calore.
Nessuno avrà freddo.
Nessuno avrà più fame.
Ma se l'uomo vuole diversamente,
è la distruzione della terra,
la scomparsa del genere umano.
Sull'albero della Scienza del
Bene e Male,
che frutto sta per cogliere l'uomo?
La Carità contro la bomba atomica:
ecco la guerra che comincia,
Ed è una lotta estrema.
.....Bomba atomica o carità?
Catena di morte o catena
d'amore?
Bisogna scegliere.
E subito.
E per sempre
.
....Allora una crociata?
E perché no?
Tu pensi di salvare il mondo
con i discorsi degli uomini di stato
o i voti delle assemblee?
Perché si tratta di salvare il
mondo da se stesso,
e dalla sua bomba atomica.
Un mondo che non osa credere
più in nulla , perché gli hanno
insegnato a rinnegare
tutto , che non si aspetta più nulla,
perché gli hanno promesso
tutto.
Salvare il mondo.
Insegnarli nuovamente a
guardare la vita
da un angolo di gioiosa e vigile fraternità.
....Se tutti, ciascuno di noi,
tutti insieme e subito,
tenteremo quello che ci è
possibile,
qualcuno sarà salvato.
Allora, trascinati dal nostro
esempio,
altri faranno come noi,
cioè meglio di noi.
E saranno a loro volta imitati.
E altri faranno come loro,
cioè meglio di loro.
Allora uni'immensa catena
d'amore
s'annoderà tutt'intorno al
mondo.
Catena d'amore o catena di morte?
-----rileggere Follereau, oggi ci fa riflettere sulla realtà mondiale odierna , dove nuove, bombe atomiche si stanno costruendo, per la distruzione del nostro pianeta.
Oggi bisogna scegliere,
subito,
e per sempre.
O gli uomini imparano ad
amarsi,
a comprendersi,
o l'uomo, finalmente, impara
a vivere per l'uomo,
o gli uomini spariranno
tutti,
e tutti insieme.
....Dio ha permesso che l'uomo
imparasse a distinguere
l'atomo,
e l'ha lasciato libero di fare
ciò che suggeriva il cuore.
Se l'uomo vuole, ecco al suo
servizio una sorgente inesauribile
di energia e di calore.
Nessuno avrà freddo.
Nessuno avrà più fame.
Ma se l'uomo vuole diversamente,
è la distruzione della terra,
la scomparsa del genere umano.
Sull'albero della Scienza del
Bene e Male,
che frutto sta per cogliere l'uomo?
La Carità contro la bomba atomica:
ecco la guerra che comincia,
Ed è una lotta estrema.
.....Bomba atomica o carità?
Catena di morte o catena
d'amore?
Bisogna scegliere.
E subito.
E per sempre
.
....Allora una crociata?
E perché no?
Tu pensi di salvare il mondo
con i discorsi degli uomini di stato
o i voti delle assemblee?
Perché si tratta di salvare il
mondo da se stesso,
e dalla sua bomba atomica.
Un mondo che non osa credere
più in nulla , perché gli hanno
insegnato a rinnegare
tutto , che non si aspetta più nulla,
perché gli hanno promesso
tutto.
Salvare il mondo.
Insegnarli nuovamente a
guardare la vita
da un angolo di gioiosa e vigile fraternità.
....Se tutti, ciascuno di noi,
tutti insieme e subito,
tenteremo quello che ci è
possibile,
qualcuno sarà salvato.
Allora, trascinati dal nostro
esempio,
altri faranno come noi,
cioè meglio di noi.
E saranno a loro volta imitati.
E altri faranno come loro,
cioè meglio di loro.
Allora uni'immensa catena
d'amore
s'annoderà tutt'intorno al
mondo.
Catena d'amore o catena di morte?
-----rileggere Follereau, oggi ci fa riflettere sulla realtà mondiale odierna , dove nuove, bombe atomiche si stanno costruendo, per la distruzione del nostro pianeta.
giovedì 20 giugno 2019
TUTTE LE POESIE di Emily Dickinsson 3°
20-6-2019
557
è l'ultima a nascondersi--
ed è la prima a sorgere-
a stento la sua notte ricompensa
il chiudersi degli occhi per il sonno-
-
Completano il purpureo suo lavoro ,
si ritira con tutta dignità
in sotterranei appartamenti--proprio
come faremmo noi.
Vivere come lei non ci è concesso--
sarebbe come cercar di produrre
con le nostre fabbriche imperfette
il giubilar dell'ape--
560
Non conobbe languore, o cedimento--
ma solenne--sereno--
arse fino a dissolversi--
si dileguò dagli uomini-
Simil forze planetarie mai
pensai annullate-
piuttosto , avranno subito uno scambio
di territori--o mondi--
561
Ogni dolore che incontro , misuro
con uno sguardo critico;
e mi chiedo se pesa quanto il mio,
o ha una forma più agevole.
Mi chiedo se lo avran portato a lungo,
o appena incominciato.
Non saprei dire la data del mio:
sembra una pena così antica.
E mi chiedo se loro duole vivere,
se devono tentare,
e se (fossero liberi di scegliere)
preferirebbero morire.
Noto che alcuni , dopo tanta pazienza
alla fine ritrovano un sorriso
a somiglianza di un lume
che alimentino poche gocce d'olio.
Mi chiedo se, quando un cumulo d'anni--
qualche migliaio--coprisse la causa
dell'antica ferita, tanto tempo
potrebbe loro dar qualche ristoro,
o se continuerebbero a soffrire,
nel passaggio dei secoli,
illuminati a una più grande pena
per il contrasto con l'amore.
Molti, si dice, son quelli che soffrono;
e il motivo ne è vario.
La morte è una e vien solo una volta,
e solo inchioda gli occhi.
V'è chi soffre indigenza, e v'è chi soffre il freddo--
v'è la disperazione;
e v'è l'esilio da volti nativi,
sotto un'aria nativa.
Ed anche quando non capisco bene
ogni specie, è per me
uno struggente conforto, passando
per il Calvario,
notare come son fatte le croci,
come gli altri le portano,
affascinata tanto da presumere
che qualcuna sia simile alla mia.
557
è l'ultima a nascondersi--
ed è la prima a sorgere-
a stento la sua notte ricompensa
il chiudersi degli occhi per il sonno-
-
Completano il purpureo suo lavoro ,
si ritira con tutta dignità
in sotterranei appartamenti--proprio
come faremmo noi.
Vivere come lei non ci è concesso--
sarebbe come cercar di produrre
con le nostre fabbriche imperfette
il giubilar dell'ape--
560
Non conobbe languore, o cedimento--
ma solenne--sereno--
arse fino a dissolversi--
si dileguò dagli uomini-
Simil forze planetarie mai
pensai annullate-
piuttosto , avranno subito uno scambio
di territori--o mondi--
561
Ogni dolore che incontro , misuro
con uno sguardo critico;
e mi chiedo se pesa quanto il mio,
o ha una forma più agevole.
Mi chiedo se lo avran portato a lungo,
o appena incominciato.
Non saprei dire la data del mio:
sembra una pena così antica.
E mi chiedo se loro duole vivere,
se devono tentare,
e se (fossero liberi di scegliere)
preferirebbero morire.
Noto che alcuni , dopo tanta pazienza
alla fine ritrovano un sorriso
a somiglianza di un lume
che alimentino poche gocce d'olio.
Mi chiedo se, quando un cumulo d'anni--
qualche migliaio--coprisse la causa
dell'antica ferita, tanto tempo
potrebbe loro dar qualche ristoro,
o se continuerebbero a soffrire,
nel passaggio dei secoli,
illuminati a una più grande pena
per il contrasto con l'amore.
Molti, si dice, son quelli che soffrono;
e il motivo ne è vario.
La morte è una e vien solo una volta,
e solo inchioda gli occhi.
V'è chi soffre indigenza, e v'è chi soffre il freddo--
v'è la disperazione;
e v'è l'esilio da volti nativi,
sotto un'aria nativa.
Ed anche quando non capisco bene
ogni specie, è per me
uno struggente conforto, passando
per il Calvario,
notare come son fatte le croci,
come gli altri le portano,
affascinata tanto da presumere
che qualcuna sia simile alla mia.
martedì 18 giugno 2019
"Nessun uomo è un'isola" di Thomas Merton 3°
18-6-2019
-----Proprio come l'anima è il principio vitale da cui dipende l'unità e l'azione di un organismo fisico, così lo Spirito Santo è il principio di vita di unità e di azione che attira insieme le anime degli uomini a vivere come una sola nel "Cristo totale". Ma lo Spirito Santo non agisce indipendentemente dalla volontà stessa di Gesù. Al contrario: riversato in Cristo senza misura ,lo Spirito Santo viene dato a ciascuno di noi "secondo la misura del dono di Cristo".
Ciascuno di noi ha nel cuore la carità che Cristo gli conferisce, secondo i suoi meriti, e lo Spirito dimora in noi in obbedienza al volere di Cristo,Capo e santificatore del Corpo Mistico.-----------------" Non è soltanto il nostro desiderio, ma quello di Cristo nel suo Spirito che ci attira a crescere nell'amore .Quelli che soltanto di rado e mai sentono nel cuore il desiderio di amare Dio e gli uomini e non hanno sete delle limpide acque del desiderio che viene infuso in noi dal Dio forte e vivente, sono di solito coloro che hanno bevuto ad altre correnti o si sono scavate per se delle cisterne screpolate. Non è che lo Spirito di Dio non voglia muoverli con il Suo amore :ma essi non sentono nessuna attrattiva per il movimento interiore spirituale di una carità pura e disinteressata.-------------
--Il mondo non è capace di ricevere lo Spirito di Dio perché non può conoscerlo e non Lo può conoscere perché non sa come gustare e vedere che il Signore è pieno di delizie per l'anima dell'uomo che a Lui obbedisce.------
-----Proprio come l'anima è il principio vitale da cui dipende l'unità e l'azione di un organismo fisico, così lo Spirito Santo è il principio di vita di unità e di azione che attira insieme le anime degli uomini a vivere come una sola nel "Cristo totale". Ma lo Spirito Santo non agisce indipendentemente dalla volontà stessa di Gesù. Al contrario: riversato in Cristo senza misura ,lo Spirito Santo viene dato a ciascuno di noi "secondo la misura del dono di Cristo".
Ciascuno di noi ha nel cuore la carità che Cristo gli conferisce, secondo i suoi meriti, e lo Spirito dimora in noi in obbedienza al volere di Cristo,Capo e santificatore del Corpo Mistico.-----------------" Non è soltanto il nostro desiderio, ma quello di Cristo nel suo Spirito che ci attira a crescere nell'amore .Quelli che soltanto di rado e mai sentono nel cuore il desiderio di amare Dio e gli uomini e non hanno sete delle limpide acque del desiderio che viene infuso in noi dal Dio forte e vivente, sono di solito coloro che hanno bevuto ad altre correnti o si sono scavate per se delle cisterne screpolate. Non è che lo Spirito di Dio non voglia muoverli con il Suo amore :ma essi non sentono nessuna attrattiva per il movimento interiore spirituale di una carità pura e disinteressata.-------------
--Il mondo non è capace di ricevere lo Spirito di Dio perché non può conoscerlo e non Lo può conoscere perché non sa come gustare e vedere che il Signore è pieno di delizie per l'anima dell'uomo che a Lui obbedisce.------
domenica 16 giugno 2019
"------NON HO DETTO NIENTE---------" DI Martin Niemoller 1942
17-6-2019
"----non ho detto niente----"
Quando i nazisti sono venuti
a prelevare i comunisti,
non ho detto niente,
non ero comunista.
Quando sono venuti
a prelevare
i sindacalisti,
non ho detto niente,
non ero sindacalista
.
Quando sono venuti
a prelevare
gli ebrei
non ho detto niente,
non ero ebreo.
Quando sono venuti
a prelevare
i cattolici,
non ero cattolico.
Poi sono venuti a prelevare me,
Ma non rimaneva più nessuno
per dire qualcosa.
"----non ho detto niente----"
Quando i nazisti sono venuti
a prelevare i comunisti,
non ho detto niente,
non ero comunista.
Quando sono venuti
a prelevare
i sindacalisti,
non ho detto niente,
non ero sindacalista
.
Quando sono venuti
a prelevare
gli ebrei
non ho detto niente,
non ero ebreo.
Quando sono venuti
a prelevare
i cattolici,
non ero cattolico.
Poi sono venuti a prelevare me,
Ma non rimaneva più nessuno
per dire qualcosa.
Santissima Trinità solennità anno
16-6-2019
Santa Caterina da Siena
O eterna Trinità, immensa come un mare profondo, in cui più cresce e più trovo, e quanto più trovo, più cresce la sete di cercarti. Tu sei insaziabile, e l'anima , saziandosi nel tuo abisso, non si sazia, perché permane nella fame di te, sempre più te brama, o Trinità eterna, desiderando di vederti con la luce della tua luce.
Tertulliano
Vi sono in Dio tre Persone, non per lo stato, ma per il grado; non nella sostanza, ma nella forma; ed esse hanno una medesima età, una medesima sostanza, una medesima potenza, perché vi è un solo Dio nel quale si trovano questi gradi, questa forma , questa potenza, sotto il nome del Padre, del Figlio, e dello Spirito Santo
.
"Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, col santo battesimo hai posto la tua dimora nel mio cuore, così che io ti possa adorare in ogni istante e vivere in piena comunione con te. Padre , con la tua parola mi hai creato, perché la tua sapienza mi ha voluto fin dall'eternità. Figlio , con il tuo amore sulla croce, mi hai riscattato dal potere delle tenebre donandomi il tuo regno. Spirito Santo , amore del Padre e del Figlio effuso su di me , mi hai trasformato in una nuova creatura, donandomi un cuore nuovo per amare ogni creatura in te . Ti rendano gloria e ti servano tutti i popoli della terra. Per tutti i secoli dei secoli .Amen!
Santa Caterina da Siena
O eterna Trinità, immensa come un mare profondo, in cui più cresce e più trovo, e quanto più trovo, più cresce la sete di cercarti. Tu sei insaziabile, e l'anima , saziandosi nel tuo abisso, non si sazia, perché permane nella fame di te, sempre più te brama, o Trinità eterna, desiderando di vederti con la luce della tua luce.
Tertulliano
Vi sono in Dio tre Persone, non per lo stato, ma per il grado; non nella sostanza, ma nella forma; ed esse hanno una medesima età, una medesima sostanza, una medesima potenza, perché vi è un solo Dio nel quale si trovano questi gradi, questa forma , questa potenza, sotto il nome del Padre, del Figlio, e dello Spirito Santo
.
"Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, col santo battesimo hai posto la tua dimora nel mio cuore, così che io ti possa adorare in ogni istante e vivere in piena comunione con te. Padre , con la tua parola mi hai creato, perché la tua sapienza mi ha voluto fin dall'eternità. Figlio , con il tuo amore sulla croce, mi hai riscattato dal potere delle tenebre donandomi il tuo regno. Spirito Santo , amore del Padre e del Figlio effuso su di me , mi hai trasformato in una nuova creatura, donandomi un cuore nuovo per amare ogni creatura in te . Ti rendano gloria e ti servano tutti i popoli della terra. Per tutti i secoli dei secoli .Amen!
sabato 15 giugno 2019
SALMO 113(112) *Midrash Hallel(88,89 e 93ss), **Midrash Vajosha(47--49) e ***Seder Eliahu Rabba(v) in Alleluia, Interpretazioni ebraiche dell'Hallel di Pasqua( Salmi 113-118)
15-6-2019
Lodate, servi del Signore,
lodate il nome del Signore.
Sia benedetto il nome del Signore,
ora e sempre.
Dal sorgere del sole al suo tramonto
sia lodato il nome del Signore.
Su tutti i popoli eccelso è il Signore,
più alta dei cieli è la sua gloria.
Chi è pari al Signore nostro Dio che siede nell'alto
e si china a guardare dalla polvere,
dall'immondizia rialza il povero,
per farlo sedere tra i principi,
tra i principi del suo popolo.
Fa abitare la sterile nella sua casa
quale madre gioiosa di figli.
LODATE SERVI DEL SIGNORE.....
*Un esempio. Quale paragone si può fare?
Un re uscì da oriente a occidente e da occidente a oriente, ma nessuno conosceva la sua lingua, per poterlo lodare---quella lingua nella quale gli piaceva d'essere lodato.
Ora , chi conosce la sua lingua, nella quale vuole essere lodato? I suoi servi, e quelli del suo palazzo. E chi sono questi servi del Santo, benedetto Egli sia? I figli d'Israele, che studiano la Torah e la Mishna davanti a lui.
** Quando furono uccisi i primogeniti, il faraone si alzò e, di notte , andò da Mosè e da Aronne, come sta scritto: E il faraone chiamò Mosè e Aronne nella notte.E il faraone bussava alle porte di Mosè e di Aronne, in quella notte; e diceva loro: Alzatevi, uscite di mezzo al mio popolo! Ma essi gli dissero: Alzarci di notte? Siamo forse dei ladri, da alzarci di notte? Usciremo di mattina; poiché così ci ha detto il Santo, benedetto Egli sia: Quanto a voi , nessuno esca dalla soglia di casa sua fino al mattino.
Egli disse loro: Sono ormai morti tutti gli Egiziani. Come sta scritto: Dicevano: Moriamo tutti! Gli dissero: Vuoi che cessi questa piaga? Di' allora : Eccovi liberi! Eccovi padroni di voi stessi! Voi non siete servi miei, ma servi del Signore.
E il faraone cominciò a gridare : In passato foste miei servi, adesso invece , ecco liberi, eccovi padroni di voi stessi! Ecco : siete sevi del Signore, e dovete perciò lodarlo, poiché siete suoi servi.
Come sta scritto: Alleluia lodate servi del Signore. Ed Egli dice: I figli d'Israele sono servi miei; e ancora : Il canto sarà per voi come la notte in cui si celebra la festa.
*Un esempio . Quale paragone si può fare?
Un re mandò i servi alla guerra , diede loro le sue insegne, e disse loro: Ogni volta che vincerete, loderete le mie insegne: e sarà come se lodaste me.
In questo senso sta scritto : Lodate il nome del Signore.
DAL SORGERE DEL SOLE AL SUO TRAMONTO.......
*Secondo la consuetudine del mondo, quando uno accende una lampada davanti ai suoi vicini, essi esprimono la loro gratitudine; in altri luoghi, però , nessuno può ringraziarlo.
Invece il Santo, benedetto Egli sia, illumina tutto quanto il mondo; perciò sta scritto: Dal sorgere del sole al suo tramonto è lodato il nome del Signore.
Di giorno lo si loda dicendo:"Benedetto sei tu, Signore , creatore degli astri!".E alla sera , quando il sole è tramontato, lo si loda dicendo:"Benedetto sei tu, Signore, che fai venire le sere!".
MADRE DI FIGLI GIOIOSA.
***Se i figli d'Israele in questo secolo fanno penitenza e osservano la Torah e ne gioiscono, la Torah gioirà di loro nel secolo futuro; come sta scritto:Madre di figli gioiosa.
*Sono i figli di Sion, che gioiscano della loro madre, e la loro madre gioisce di loro.
Un esempio . Quale paragone si può fare?
Un re sposò una donna; gli generò il primo figlio, e il re lo diede da allevare al primo generale; gli generò il secondo figlio , e il re lo diede da allevare al prefetto; gli generò il terzo, e il re lo diede da allevare a un governatore.
Sion , che ha cessato di generare, comincia ad affliggersi riguardo ai suoi figli, e dice al re ; Dove sono i miei figli?
Subito allora il Santo , benedetto Egli sia, dà fiato alla grande tromba, e li fa salire a Gerusalemme. Come sta scritto: Voi tutti , abitanti del mondo e abitatori della terra, quando alzerà lo stendardo sui monti guardate , e quando suonerà la tromba ascoltate; e ancora: E sarà, in quel giorno : suonerà la grande tromba, e verranno quelli che sono dispersi nella terra Assur e quelli che sono esuli nella terra d'Egitto, e adoreranno il Signore sul monte santo , in Gerusalemme.
Allora, Sion gioirà dei suoi figli, e i suoi figli gioiranno della loro madre; come sta scritto:
E i figli di Sion esulteranno e gioiranno nel Signore loro Dio.
Lodate, servi del Signore,
lodate il nome del Signore.
Sia benedetto il nome del Signore,
ora e sempre.
Dal sorgere del sole al suo tramonto
sia lodato il nome del Signore.
Su tutti i popoli eccelso è il Signore,
più alta dei cieli è la sua gloria.
Chi è pari al Signore nostro Dio che siede nell'alto
e si china a guardare dalla polvere,
dall'immondizia rialza il povero,
per farlo sedere tra i principi,
tra i principi del suo popolo.
Fa abitare la sterile nella sua casa
quale madre gioiosa di figli.
LODATE SERVI DEL SIGNORE.....
*Un esempio. Quale paragone si può fare?
Un re uscì da oriente a occidente e da occidente a oriente, ma nessuno conosceva la sua lingua, per poterlo lodare---quella lingua nella quale gli piaceva d'essere lodato.
Ora , chi conosce la sua lingua, nella quale vuole essere lodato? I suoi servi, e quelli del suo palazzo. E chi sono questi servi del Santo, benedetto Egli sia? I figli d'Israele, che studiano la Torah e la Mishna davanti a lui.
** Quando furono uccisi i primogeniti, il faraone si alzò e, di notte , andò da Mosè e da Aronne, come sta scritto: E il faraone chiamò Mosè e Aronne nella notte.E il faraone bussava alle porte di Mosè e di Aronne, in quella notte; e diceva loro: Alzatevi, uscite di mezzo al mio popolo! Ma essi gli dissero: Alzarci di notte? Siamo forse dei ladri, da alzarci di notte? Usciremo di mattina; poiché così ci ha detto il Santo, benedetto Egli sia: Quanto a voi , nessuno esca dalla soglia di casa sua fino al mattino.
Egli disse loro: Sono ormai morti tutti gli Egiziani. Come sta scritto: Dicevano: Moriamo tutti! Gli dissero: Vuoi che cessi questa piaga? Di' allora : Eccovi liberi! Eccovi padroni di voi stessi! Voi non siete servi miei, ma servi del Signore.
E il faraone cominciò a gridare : In passato foste miei servi, adesso invece , ecco liberi, eccovi padroni di voi stessi! Ecco : siete sevi del Signore, e dovete perciò lodarlo, poiché siete suoi servi.
Come sta scritto: Alleluia lodate servi del Signore. Ed Egli dice: I figli d'Israele sono servi miei; e ancora : Il canto sarà per voi come la notte in cui si celebra la festa.
*Un esempio . Quale paragone si può fare?
Un re mandò i servi alla guerra , diede loro le sue insegne, e disse loro: Ogni volta che vincerete, loderete le mie insegne: e sarà come se lodaste me.
In questo senso sta scritto : Lodate il nome del Signore.
DAL SORGERE DEL SOLE AL SUO TRAMONTO.......
*Secondo la consuetudine del mondo, quando uno accende una lampada davanti ai suoi vicini, essi esprimono la loro gratitudine; in altri luoghi, però , nessuno può ringraziarlo.
Invece il Santo, benedetto Egli sia, illumina tutto quanto il mondo; perciò sta scritto: Dal sorgere del sole al suo tramonto è lodato il nome del Signore.
Di giorno lo si loda dicendo:"Benedetto sei tu, Signore , creatore degli astri!".E alla sera , quando il sole è tramontato, lo si loda dicendo:"Benedetto sei tu, Signore, che fai venire le sere!".
MADRE DI FIGLI GIOIOSA.
***Se i figli d'Israele in questo secolo fanno penitenza e osservano la Torah e ne gioiscono, la Torah gioirà di loro nel secolo futuro; come sta scritto:Madre di figli gioiosa.
*Sono i figli di Sion, che gioiscano della loro madre, e la loro madre gioisce di loro.
Un esempio . Quale paragone si può fare?
Un re sposò una donna; gli generò il primo figlio, e il re lo diede da allevare al primo generale; gli generò il secondo figlio , e il re lo diede da allevare al prefetto; gli generò il terzo, e il re lo diede da allevare a un governatore.
Sion , che ha cessato di generare, comincia ad affliggersi riguardo ai suoi figli, e dice al re ; Dove sono i miei figli?
Subito allora il Santo , benedetto Egli sia, dà fiato alla grande tromba, e li fa salire a Gerusalemme. Come sta scritto: Voi tutti , abitanti del mondo e abitatori della terra, quando alzerà lo stendardo sui monti guardate , e quando suonerà la tromba ascoltate; e ancora: E sarà, in quel giorno : suonerà la grande tromba, e verranno quelli che sono dispersi nella terra Assur e quelli che sono esuli nella terra d'Egitto, e adoreranno il Signore sul monte santo , in Gerusalemme.
Allora, Sion gioirà dei suoi figli, e i suoi figli gioiranno della loro madre; come sta scritto:
E i figli di Sion esulteranno e gioiranno nel Signore loro Dio.
giovedì 13 giugno 2019
"ULTIME STRENNE" NOVELLE E SCRITTI NARRATIVI SPARSI di Gabriele D'Annunzio
13-6-2019
--Giovanni , non sono in casa per nessuno.
Lentamente, con quella sua aria di tedio infinito, la principessa Camilla si distese sul divano.
Da gran tempo già ella si annoiava indicibilmente; ma non mai, come in questa prima quindicina dell'anno, aveva sentito il peso dell'ozio, dell'ozio lento ed eguale, molto simile a un letargo.
Il principe o era alla caccia , o al club, o dall'amante, o alla passeggiata, o in qualunque altro luogo, e Camilla non aveva figliuoli. Non più amore, non più illusioni; ma lo stesso " dovere " sempre!
Fiori, dolci, ninnoli d'ogni specie si accumulavano su i mobili. I semplici biglietti da visita degli amici e i biglietti teneri e frulli delle amiche riempivano la coppa antica d'argento cesellato. Suonarono le quattro.
Camilla, ch'era tutta avvolta in una specie d'ampia tunica bianca, di crespo della China, ornata di volpe nera , ebbe uno scotimento doloroso.
"Dio , che giornata interminabile! Come par lento il tempo; e pure com'è rapido! Son passati già cinque anni dal giorno delle sue nozze col principe ch'ella credeva di tener sempre inginocchio d'innanzi alla sua strana bellezza. Ma i fiori domani saranno appassiti. Fra cent'anni dove sarà ella mai? Oh pensiero orribile! Nulla più rimarrà di quella meravigliosa carne, così candida e così soave , ch'ella profuma ogni mattina con tanta amorevole cura.
"E quel gran mazzo di fiori che la marchesa le manda da Nizza?....Forse per far dimenticare le sue malvagità recenti. Del resto , anche la marchesa è forse divorata dalla noia ed ella morde le sue amiche per non perder forse intieramente l'appetito.
"Un biglietto da visita e una scatola di dolci; due biglietti da visita e una scatola di dolci; tre biglietti da visita e una scatola di dolci. Dio mio , come sono stupidi gli uomini!
"Tieni Bab, amor mio bello , per te , tutto per te". Il cagnolino inglese, turbato nel suo sonno e ne' suoi sogni, si rivolta borbottando e mostra i denti alla nivea mano della padrona. Oh povera principessa, che , nelle ore più tristi, non ha mai potuto avere nemmeno l'amicizia d'un cane! Quella bestiola rara e preziosa a pena a pena si degna di lasciarsi amare, ma ad amare non si abbassa mai. Non è come quei poveri cani che, castigati a colpi di frusta quando non giungono a puntare la pernice, o scacciati a calci quando ardiscono di entrare nel salotto, guardano il padrone con gli umidi occhi pieni di immutabile tenerezza . Il cagnolino di Camilla costa cento bei luigi d'oro. Chi amerà dunque la dama solitaria? Forse il mendicante che ripete nella via, con la voce fioca e nasale, la sua nenia lamentevole? O forse il nobile cavallo , risplendente, come una bella donna, nella sacra perfezione della forma; il cavallo ch'ella inciterà senza misericordia contro l'alta barriera d'innanzi a cui l'animale è rimasto quasi immobile pel terrore?
Forse . Ma non certamente l'amerà il marito , il bello e gelido principe Giorgio; ne' l'ameranno i ciclisti che sussurrano all'orecchio la volgare e monotona canzone della loro cupidigia invano nascosta sotto un falso velo di passione.
Ma la principessa sa bene di non essere amata da nessuno; ed ella a punto è triste perché si sente sola sul sentiero che conduce al riposo eterno.
Il principe , in verità , ha torto .Egli preferisce quella gran ragazza biondastra che occupa il terzo posto a destra nella fila delle prime ballerine. Tutti i gusti son gusti. Egli dice che la principessa non è una donna."Ha troppo vaste ali!" Ma non si è accorto intanto che l'adorabile bionda ha troppo vasti i piedi, a sua volta.
---Una lettera per Sua Eccellenza.
Una lettera , semplice, senza un fiore : una scrittura ignota, una corona ducale sul suggello.
Camilla in gran furia lacera la busta che contiene uno chèque di centomila lire e queste parole:"Pei vostri poveri, principessa." La firma è un nome illustre e glorioso, il nome d'un vecchio che Camilla ha veduto appena in qualche festa ,molto a dietro. Che mistero!
La principessa si annoia. Ella pensa , e la curiosità la invade.
--Sia pronto il legno.
Ed ecco Camilla fuor di casa . Va , senza esitazione , a trovar il vecchio duca.
Già ella sa quel che dirà. Quasi, quasi è in collera"Volete spiegarmi, signore, perché mandate centomila lire per i poveri a me che non vi conosco?
Un vecchio domestico, coperto d'una livrea scolorita, apre alla principessa la porta di un'anticamera assai malinconica, mediocremente addobbata di cose piuttosto fuor di moda che antiche.
--è in casa il duca?
--La signora viene forse per una questua? Non sa la signora che il duca sta morendo?
La principessa rabbrividisce, ma si contiene e dice:
--Può ancora leggere?
--Ha conservati tutti i sentimenti.
--Portategli questo biglietto.
Dopo dieci minuti, Camilla da una sala immensa ed austera entrò in un salotto dove il duca , pallido come se già l'anima lo avesse abbandonato, aspettava appoggiato al caminetto. Egli apparteneva ad una casa in cui gli uomini muoiono ritti quando è presente una donna. Indicò una poltrona alla principessa che aveva già rinunziato ad ogni atto d'alterigia.
--Vengo a ringraziarvi , signore , del magnifico dono che mi avete mandato per i poveri. Se avessi avuto il tempo di riunirli, ve li avrei condotti per dar loro la gioia di vedere l'uomo che consolerà tante miserie.
--Non dovete ringraziarmi, principessa. Io non vi ho fatto alcun dono , perché non si può nulla portare seco nell'altro mondo e perché io non lascio in questo mondo eredi. Sarebbe inutile riunire i vostri poveri e condurmeli. Mancherebbe il tempo. Domani io sarò partito.
--Che volete dire?
--Una cosa molto semplice , o signora. Della mia giovinezza non restava che l'amore onde io, con ridicola cecità, ardo per voi a sessant'anni; e della mia fortuna , dispersa in una vita d'uomo prodigo, senza utilità e senza piacere, non restavano che quelle centomila lire. Offrirvi l'amore non potevo. Ho avuto l'ardimento di offrirvi quel misero residuo perché voi vi degnate di distribuirlo ai poveri con le vostre nobili mani.
-Duca -esclamò Camilla , invasa da una singolar commozione --la vostra opera è quella d'un vero gentiluomo.
--Di un sincero innamorato , tutt'al più , signora , ma questo non ha importanza. Ho consultato il mio medico prima di far così. Egli è un vecchio amico e non m'inganna. In men d 'otto giorni io sarò lontano dalle speranze come dalle disillusioni umane....Addio , principessa.
Camilla uscì, muta per lo stupore , lasciando il duca spossato dallo sforzo sovrumano che egli aveva sostenuto per parlare a voce alta e per reggersi in piedi.
Il duca cadde su la poltrona dove s'era seduta Camilla , torcendosi nello spasimo della malattia di cuore, che lo conduceva alla morte.
Quando si trovò nella sua carrozza , la principessa mise un lungo sospiro; e quindi sorrise amarissimamente. "Un uomo mi ama :è vecchio e morirà domani. Mio marito preferisce a me le attrici e le ballerine. Coloro che mi fanno la corte non hanno che il solo unico scopo di sentir dire mentre passano:"Ecco l'amante della fiera principessa Camilla". E pure , mio malgrado , sento che un giorno bisognerà ch'io ami . Sia maledetto l'amore!"
La carrozza entrava nel portone del palazzo.
La principessa salì nella sua stanza e si abbigliò per il ricevimento della sera . Se bene ella fosse molto giovine ancora e se bene ella possedesse una serie meravigliosa di abiti e di gioielli, si vestì a lutto.
--Giovanni , non sono in casa per nessuno.
Lentamente, con quella sua aria di tedio infinito, la principessa Camilla si distese sul divano.
Da gran tempo già ella si annoiava indicibilmente; ma non mai, come in questa prima quindicina dell'anno, aveva sentito il peso dell'ozio, dell'ozio lento ed eguale, molto simile a un letargo.
Il principe o era alla caccia , o al club, o dall'amante, o alla passeggiata, o in qualunque altro luogo, e Camilla non aveva figliuoli. Non più amore, non più illusioni; ma lo stesso " dovere " sempre!
Fiori, dolci, ninnoli d'ogni specie si accumulavano su i mobili. I semplici biglietti da visita degli amici e i biglietti teneri e frulli delle amiche riempivano la coppa antica d'argento cesellato. Suonarono le quattro.
Camilla, ch'era tutta avvolta in una specie d'ampia tunica bianca, di crespo della China, ornata di volpe nera , ebbe uno scotimento doloroso.
"Dio , che giornata interminabile! Come par lento il tempo; e pure com'è rapido! Son passati già cinque anni dal giorno delle sue nozze col principe ch'ella credeva di tener sempre inginocchio d'innanzi alla sua strana bellezza. Ma i fiori domani saranno appassiti. Fra cent'anni dove sarà ella mai? Oh pensiero orribile! Nulla più rimarrà di quella meravigliosa carne, così candida e così soave , ch'ella profuma ogni mattina con tanta amorevole cura.
"E quel gran mazzo di fiori che la marchesa le manda da Nizza?....Forse per far dimenticare le sue malvagità recenti. Del resto , anche la marchesa è forse divorata dalla noia ed ella morde le sue amiche per non perder forse intieramente l'appetito.
"Un biglietto da visita e una scatola di dolci; due biglietti da visita e una scatola di dolci; tre biglietti da visita e una scatola di dolci. Dio mio , come sono stupidi gli uomini!
"Tieni Bab, amor mio bello , per te , tutto per te". Il cagnolino inglese, turbato nel suo sonno e ne' suoi sogni, si rivolta borbottando e mostra i denti alla nivea mano della padrona. Oh povera principessa, che , nelle ore più tristi, non ha mai potuto avere nemmeno l'amicizia d'un cane! Quella bestiola rara e preziosa a pena a pena si degna di lasciarsi amare, ma ad amare non si abbassa mai. Non è come quei poveri cani che, castigati a colpi di frusta quando non giungono a puntare la pernice, o scacciati a calci quando ardiscono di entrare nel salotto, guardano il padrone con gli umidi occhi pieni di immutabile tenerezza . Il cagnolino di Camilla costa cento bei luigi d'oro. Chi amerà dunque la dama solitaria? Forse il mendicante che ripete nella via, con la voce fioca e nasale, la sua nenia lamentevole? O forse il nobile cavallo , risplendente, come una bella donna, nella sacra perfezione della forma; il cavallo ch'ella inciterà senza misericordia contro l'alta barriera d'innanzi a cui l'animale è rimasto quasi immobile pel terrore?
Forse . Ma non certamente l'amerà il marito , il bello e gelido principe Giorgio; ne' l'ameranno i ciclisti che sussurrano all'orecchio la volgare e monotona canzone della loro cupidigia invano nascosta sotto un falso velo di passione.
Ma la principessa sa bene di non essere amata da nessuno; ed ella a punto è triste perché si sente sola sul sentiero che conduce al riposo eterno.
Il principe , in verità , ha torto .Egli preferisce quella gran ragazza biondastra che occupa il terzo posto a destra nella fila delle prime ballerine. Tutti i gusti son gusti. Egli dice che la principessa non è una donna."Ha troppo vaste ali!" Ma non si è accorto intanto che l'adorabile bionda ha troppo vasti i piedi, a sua volta.
---Una lettera per Sua Eccellenza.
Una lettera , semplice, senza un fiore : una scrittura ignota, una corona ducale sul suggello.
Camilla in gran furia lacera la busta che contiene uno chèque di centomila lire e queste parole:"Pei vostri poveri, principessa." La firma è un nome illustre e glorioso, il nome d'un vecchio che Camilla ha veduto appena in qualche festa ,molto a dietro. Che mistero!
La principessa si annoia. Ella pensa , e la curiosità la invade.
--Sia pronto il legno.
Ed ecco Camilla fuor di casa . Va , senza esitazione , a trovar il vecchio duca.
Già ella sa quel che dirà. Quasi, quasi è in collera"Volete spiegarmi, signore, perché mandate centomila lire per i poveri a me che non vi conosco?
Un vecchio domestico, coperto d'una livrea scolorita, apre alla principessa la porta di un'anticamera assai malinconica, mediocremente addobbata di cose piuttosto fuor di moda che antiche.
--è in casa il duca?
--La signora viene forse per una questua? Non sa la signora che il duca sta morendo?
La principessa rabbrividisce, ma si contiene e dice:
--Può ancora leggere?
--Ha conservati tutti i sentimenti.
--Portategli questo biglietto.
Dopo dieci minuti, Camilla da una sala immensa ed austera entrò in un salotto dove il duca , pallido come se già l'anima lo avesse abbandonato, aspettava appoggiato al caminetto. Egli apparteneva ad una casa in cui gli uomini muoiono ritti quando è presente una donna. Indicò una poltrona alla principessa che aveva già rinunziato ad ogni atto d'alterigia.
--Vengo a ringraziarvi , signore , del magnifico dono che mi avete mandato per i poveri. Se avessi avuto il tempo di riunirli, ve li avrei condotti per dar loro la gioia di vedere l'uomo che consolerà tante miserie.
--Non dovete ringraziarmi, principessa. Io non vi ho fatto alcun dono , perché non si può nulla portare seco nell'altro mondo e perché io non lascio in questo mondo eredi. Sarebbe inutile riunire i vostri poveri e condurmeli. Mancherebbe il tempo. Domani io sarò partito.
--Che volete dire?
--Una cosa molto semplice , o signora. Della mia giovinezza non restava che l'amore onde io, con ridicola cecità, ardo per voi a sessant'anni; e della mia fortuna , dispersa in una vita d'uomo prodigo, senza utilità e senza piacere, non restavano che quelle centomila lire. Offrirvi l'amore non potevo. Ho avuto l'ardimento di offrirvi quel misero residuo perché voi vi degnate di distribuirlo ai poveri con le vostre nobili mani.
-Duca -esclamò Camilla , invasa da una singolar commozione --la vostra opera è quella d'un vero gentiluomo.
--Di un sincero innamorato , tutt'al più , signora , ma questo non ha importanza. Ho consultato il mio medico prima di far così. Egli è un vecchio amico e non m'inganna. In men d 'otto giorni io sarò lontano dalle speranze come dalle disillusioni umane....Addio , principessa.
Camilla uscì, muta per lo stupore , lasciando il duca spossato dallo sforzo sovrumano che egli aveva sostenuto per parlare a voce alta e per reggersi in piedi.
Il duca cadde su la poltrona dove s'era seduta Camilla , torcendosi nello spasimo della malattia di cuore, che lo conduceva alla morte.
Quando si trovò nella sua carrozza , la principessa mise un lungo sospiro; e quindi sorrise amarissimamente. "Un uomo mi ama :è vecchio e morirà domani. Mio marito preferisce a me le attrici e le ballerine. Coloro che mi fanno la corte non hanno che il solo unico scopo di sentir dire mentre passano:"Ecco l'amante della fiera principessa Camilla". E pure , mio malgrado , sento che un giorno bisognerà ch'io ami . Sia maledetto l'amore!"
La carrozza entrava nel portone del palazzo.
La principessa salì nella sua stanza e si abbigliò per il ricevimento della sera . Se bene ella fosse molto giovine ancora e se bene ella possedesse una serie meravigliosa di abiti e di gioielli, si vestì a lutto.
mercoledì 12 giugno 2019
L'AMORE di: Gibran
12--6--2019
Quando l'amore vi chiama, seguitelo
anche se ha vie sassose e ripide.
E quando vi parla credete in lui
benché la sua voce possa disperdere i vostri sogni
come il vento del nord devasta il giardino.
Poiché come l'amore vi esalta così vi crocifigge
e come vi matura così vi poterà.
E vi consegna al suo sacro fuoco
perché voi siate il pane santo della mensa di Dio.
Tutto ciò compie l'amore in voi
affinché conosciate il segreto del vostro cuore
e possiate diventare un frammento
del cuore della Vita.
L'amore non dà nulla fuorché se stesso
e non coglie nulla se non in se stesso.
L'amore non possiede ne' vorrebbe essere posseduto
perché l'amore è sufficiente all'amore.
E non pensate di poter dirigere l'amore
perché se vi trova degni è lui che vi conduce.
L' amore non desidera che consumarsi!
Se amate davvero siano questi i vostri desideri:
destarsi all'alba con un cuore alato
e ringraziare per un altro giorno d'amore;
addormentarsi a sera
con una preghiera per l'amato nel cuore
e un canto di lode sulle labbra.
Quando l'amore vi chiama, seguitelo
anche se ha vie sassose e ripide.
E quando vi parla credete in lui
benché la sua voce possa disperdere i vostri sogni
come il vento del nord devasta il giardino.
Poiché come l'amore vi esalta così vi crocifigge
e come vi matura così vi poterà.
E vi consegna al suo sacro fuoco
perché voi siate il pane santo della mensa di Dio.
Tutto ciò compie l'amore in voi
affinché conosciate il segreto del vostro cuore
e possiate diventare un frammento
del cuore della Vita.
L'amore non dà nulla fuorché se stesso
e non coglie nulla se non in se stesso.
L'amore non possiede ne' vorrebbe essere posseduto
perché l'amore è sufficiente all'amore.
E non pensate di poter dirigere l'amore
perché se vi trova degni è lui che vi conduce.
L' amore non desidera che consumarsi!
Se amate davvero siano questi i vostri desideri:
destarsi all'alba con un cuore alato
e ringraziare per un altro giorno d'amore;
addormentarsi a sera
con una preghiera per l'amato nel cuore
e un canto di lode sulle labbra.
martedì 11 giugno 2019
TUTTE LE POESIE di : Emily Dickinson 2°
11-6-2019
553
Una Crocifissione si ricorda--
quante davvero ce ne siano state
non lo attestano numeri
ne' storia--
Un Calvario è indicato allo straniero-
ma tanti ce ne sono
quante creature viventi o penisole--
Getsemani non è che una provincia--
epicentro dell'essere--
Giudea
per viaggi o per crociate
troppo vicina meta---
Nostro Signore certamente ha dato
una testimonianza universale--
pure -c'è una crocifissione
nuova--più vicina di quella--
554
Il rovo porta una spina sul fianco--
ma nessuno lo udì gemere mai--
offre il suo frutto , senza preferenze
alla pernice o al bimbo--
Può talvolta appoggiarsi sulla siepe
o appigliarsi ad un albero--
con le mani s'avvinghia ad una roccia--
ma non chiede pietà-
Noi- dichiariamo il male- per alleviarlo-
con il lamento- tende invece al cielo
quanto più soffre
il rovo coraggioso-
555
Fede nell'inatteso!
Per essa William Kidd
credette all'oro sepolto
di cui gli fu parlato.
Per essa il vecchio filosofo
la pietra talismano
distinse--ancor negata
ad ogni sforzo umano.
Essa stregò Colombo
quando Genova sparve
dinanzi ad un fantasma
chiamato America.
Essa afflisse Tommaso
quando Dio assicurò
che meglio era non vedere
purché vi fosse la fede!
553
Una Crocifissione si ricorda--
quante davvero ce ne siano state
non lo attestano numeri
ne' storia--
Un Calvario è indicato allo straniero-
ma tanti ce ne sono
quante creature viventi o penisole--
Getsemani non è che una provincia--
epicentro dell'essere--
Giudea
per viaggi o per crociate
troppo vicina meta---
Nostro Signore certamente ha dato
una testimonianza universale--
pure -c'è una crocifissione
nuova--più vicina di quella--
554
Il rovo porta una spina sul fianco--
ma nessuno lo udì gemere mai--
offre il suo frutto , senza preferenze
alla pernice o al bimbo--
Può talvolta appoggiarsi sulla siepe
o appigliarsi ad un albero--
con le mani s'avvinghia ad una roccia--
ma non chiede pietà-
Noi- dichiariamo il male- per alleviarlo-
con il lamento- tende invece al cielo
quanto più soffre
il rovo coraggioso-
555
Fede nell'inatteso!
Per essa William Kidd
credette all'oro sepolto
di cui gli fu parlato.
Per essa il vecchio filosofo
la pietra talismano
distinse--ancor negata
ad ogni sforzo umano.
Essa stregò Colombo
quando Genova sparve
dinanzi ad un fantasma
chiamato America.
Essa afflisse Tommaso
quando Dio assicurò
che meglio era non vedere
purché vi fosse la fede!
lunedì 10 giugno 2019
"Nessun uomo è un'isola" di Thomas Merton 2°
10-6-2019
"----Le opere di misericordia corporali mirano al disopra della carne allo spirito stesso,è quando sono veramente cristiane non solo alleviano la sofferenza , ma portino anche una grazia:quella di colpire il peccato.-----------------------------
Qual'è la differenza tra male fisico--la sofferenza , e male morale---il peccato?
Il male fisico non ha alcun potere di penetrare al di sotto della superficie del nostro essere. Può danneggiare la nostra carne; la mente, la sensibilità, ma non può nuocere allo spirito senza l'opera dell'altro male, che è il peccato.----------------------------
Il peccato , colpisce fino la profondità della nostra personalità, distrugge l'unica realtà da cui dipendono il nostro vero carattere, la nostra personalità e la felicità, il nostro orientamento fondamentale verso Dio.------------------------------
La convinzione che portiamo nei cuori, l'incrollabile speranza di una comunione con i nostri morti in Cristo, ci dice di continuo che essi vivono, che Egli vive e che noi viviamo.---------Questo amore , questa vita , questa presenza testimoniano che lo Spirito di Cristo vive in noi , che noi Gli apparteniamo e che il Padre ci ha dato a Lui e che nessuno ci stapperà dalle Sue Mani.-----------------Prima di tutto la forza che viene da Dio non ci è generalmente data fino a che non siamo convinti fino in fondo della nostra debolezza e sappiamo bene che la forza che riceviamo è davvero ricevuta: che è un dono. Allora la forza che viene da Dio è la Sua forza, che è al disopra di ogni paragone. E l'orgoglio nasce dal paragone.----------------
Il sacerdote non ha alcuno scopo nel mondo che quello di perpetuare in esso il sacrificio della Croce, e di morire con Cristo sulla Croce per amore di quelli che Dio vuole salvare per suo mezzo.-------------------------------------
L'unica cosa che dà veramente al monaco il suo carattere inconfondibile, è l'irrevocabile rottura col mondo e con tutto ciò che è in esso, per cercare Dio nella solitudine.----------------------
Non vi è vera vocazione monastica che non implichi in pari tempo una completa conversione interiore.-----------------
Caratteristica essenziale di una vocazione monastica è che essa attrae il monaco nella solitudine ad una vita di abnegazione e di preghiera , per poter cercare solo Dio.-----------------------
"----Le opere di misericordia corporali mirano al disopra della carne allo spirito stesso,è quando sono veramente cristiane non solo alleviano la sofferenza , ma portino anche una grazia:quella di colpire il peccato.-----------------------------
Qual'è la differenza tra male fisico--la sofferenza , e male morale---il peccato?
Il male fisico non ha alcun potere di penetrare al di sotto della superficie del nostro essere. Può danneggiare la nostra carne; la mente, la sensibilità, ma non può nuocere allo spirito senza l'opera dell'altro male, che è il peccato.----------------------------
Il peccato , colpisce fino la profondità della nostra personalità, distrugge l'unica realtà da cui dipendono il nostro vero carattere, la nostra personalità e la felicità, il nostro orientamento fondamentale verso Dio.------------------------------
La convinzione che portiamo nei cuori, l'incrollabile speranza di una comunione con i nostri morti in Cristo, ci dice di continuo che essi vivono, che Egli vive e che noi viviamo.---------Questo amore , questa vita , questa presenza testimoniano che lo Spirito di Cristo vive in noi , che noi Gli apparteniamo e che il Padre ci ha dato a Lui e che nessuno ci stapperà dalle Sue Mani.-----------------Prima di tutto la forza che viene da Dio non ci è generalmente data fino a che non siamo convinti fino in fondo della nostra debolezza e sappiamo bene che la forza che riceviamo è davvero ricevuta: che è un dono. Allora la forza che viene da Dio è la Sua forza, che è al disopra di ogni paragone. E l'orgoglio nasce dal paragone.----------------
Il sacerdote non ha alcuno scopo nel mondo che quello di perpetuare in esso il sacrificio della Croce, e di morire con Cristo sulla Croce per amore di quelli che Dio vuole salvare per suo mezzo.-------------------------------------
L'unica cosa che dà veramente al monaco il suo carattere inconfondibile, è l'irrevocabile rottura col mondo e con tutto ciò che è in esso, per cercare Dio nella solitudine.----------------------
Non vi è vera vocazione monastica che non implichi in pari tempo una completa conversione interiore.-----------------
Caratteristica essenziale di una vocazione monastica è che essa attrae il monaco nella solitudine ad una vita di abnegazione e di preghiera , per poter cercare solo Dio.-----------------------
domenica 9 giugno 2019
DOMENICA DI PENTECOSTE anno C Auguri di Pentecoste Pina Maria Speranza Raciti
9--6--2019
Il dialogo fra le chiese cristiane, ai vertici, non è mia competenza,
ma posso esprimere il mio pensiero, i miei sentimenti. Per me il termine :"Ecumenico", vuol dire dialogo, conoscenza reciproca, arricchimento reciproco.
Il giorno di Pentecoste , ricorda la discesa dello Spirito Santo sugli apostoli e Maria in preghiera nel cenacolo; e l'inizio della chiesa cristiana.
La chiesa cristiana è una , ma dato che noi esseri umani, abbiamo un cervello così complesso, da complicarci la vita, ci siamo diversificati in mille realtà. Ma tutti i cristiani, abbiamo una unica madre: Maria,un unico Padre : Dio--Padre, e siamo tutti fratelli in Cristo.
Mi auguro che il terzo millennio, diventi un nuovo cammino per tutte le chiese cristiane , un cammino di amore e condivisione.
I miei auguri di Pentecoste a tutti i cristiani.
Il dialogo fra le chiese cristiane, ai vertici, non è mia competenza,
ma posso esprimere il mio pensiero, i miei sentimenti. Per me il termine :"Ecumenico", vuol dire dialogo, conoscenza reciproca, arricchimento reciproco.
Il giorno di Pentecoste , ricorda la discesa dello Spirito Santo sugli apostoli e Maria in preghiera nel cenacolo; e l'inizio della chiesa cristiana.
La chiesa cristiana è una , ma dato che noi esseri umani, abbiamo un cervello così complesso, da complicarci la vita, ci siamo diversificati in mille realtà. Ma tutti i cristiani, abbiamo una unica madre: Maria,un unico Padre : Dio--Padre, e siamo tutti fratelli in Cristo.
Mi auguro che il terzo millennio, diventi un nuovo cammino per tutte le chiese cristiane , un cammino di amore e condivisione.
I miei auguri di Pentecoste a tutti i cristiani.
sabato 8 giugno 2019
Vigilia di PENTECOSTE .....UN CUORE SOLO UN'ANIMA SOLA...(Atti 4,32) di:p. Denis Guillaume
8-6-2019
--Ricordando la comunità dei beni fra i primi cristiani di Gerusalemme, di certo non vogliamo accennare ai beni materiali, ma piuttosto a quelli spirituali, e il famoso brano---dagli Atti degli apostoli ci sembra, nel contesto ecumenico, un richiamo indirizzato alle varie confessioni cristiane perché mettino in comune le ricchezze delle proprie tradizioni.
Quando Abramo lasciò la sua eredità ai dodici patriarchi, essi ebbero in comune l'Alleanza con Dio , ma si dividettero i beni materiali del padre. E quando le dodici tribù d'Israele entrarono nella terra promessa, se ne dividettero il territorio, pur rimanendo un solo popolo e i depositari di un solo libro, la Legge di Mosè. Ma quando Gesù chiamò a se i dodici Apostoli, dividette con loro la sua povertà evangelica e le beatitudini del regno celeste. Perciò, quando la morte e risurrezione di Cristo ebbe riunito i primi fedeli attorno agli Apostoli, non c'è da stupirsi che abbiano rinunciato ai propri beni per conseguire le ricchezze del regno venturo, che abbiano rinunciato alla propria terra e alla Legge di Mosè per annunziare dovunque nel mondo il Vangelo della salvezza.
Hanno condiviso i loro beni spirituali non solo con ebrei della Dispersione, ma soprattutto con i fedeli venuti dal paganesimo. A questo hanno contribuito non poco le numerosi persecuzioni di popoli causate dalle guerre e, più tardi , dalle invasioni barbariche.----------noi dobbiamo sempre rendere grazie a Cristo, è lui che , mediante lo Spirito,cerca sin dalla Pentecoste di rimettere insieme con il soffio divino le nazioni disperse al tempo della torre di Babele per formare man mano, di tante genti e nazioni, un solo popolo , il suo.
Così, per esempio, tanti fedeli ortodossi,cacciati via dalla Russia a causa della persecuzione atea, e tanti Greci o Armeni scampati al genocidio, hanno trovato rifugio presso le nostre nazioni occidentali , tradizionalmente cattoliche, come l'Italia , la Francia ,il Belgio, l'Austria , o protestanti come la Svizzera, la Germania, l'Olanda, l 'Inghilterra. Vi hanno formato le loro comunità ecclesiali e costituito le loro chiese.---------------------------------------------------------
Ma, all'esotismo culturale di una società di stranieri ricchi e benestanti è succeduto un cristianesimo più vero, un cristianesimo di poveri e bisognosi , che per unica e vera ricchezza avevano ormai le icone sacre della Trinità, del Salvatore, della Madre di Dio e dei Santi, la divina Liturgia come luogo d'incontro del cielo e della terra, la loro fede ricevuta dagli Apostoli e definita dai Concili, la loro ecclesiologia fondata non sull' autorità che scende dall'alto in basso ma sull'orizontale comunione tra le varie Chiese, il loro sacerdozio di monaci e di uomini sposati, soprattutto i loro teologi, come Bulgakov, Florovsky, Evdokimov, Lossky, Meyendorff, Schmemann e Leonid Uspiensky..
Il loro insegnamento, tradotto nelle varie lingue occidentali, ebbe una diffusione importante, tra le due guerre e dopo la Liberazione, presso gli ambienti religiosi cattolici che cercavano di rinnovare la Chiesa Romana. E così, una parte del bene ortodosso è stato messo in comune e ha prodotto i frutti migliori del Rinnovo liturgico in Occidente e del Concilio Vaticano 2°, tra i quali vogliamo elencare: il restauro della Pasqua come festa delle feste nell'anno liturgico, la concelebrazione dei sacerdoti intorno all'altare, la possibilità di dare ai laici la comunione sotto le due specie , la rivalutazione dell'episcopato come centro della comunione ecclesiale, la creazione delle conferenze episcopali nazionali sull'esempio dei patriarcati ortodossi, il sinodo permanente dei vescovi e delle diocesi , soprattutto la definizione della collegialità episcopale quale rettificazione del criticato dogma di Vaticano1°.
Così abbiamo visto Giovanni 23° rinunciare all'infallibilità per ascoltare il Concilio, Paolo 6° deporre il triregno per tornare a essere il vescovo di Roma, Giovanni Paolo 2° paragonare le due Chiese sorelle, l'ortodossa e la cattolica, ai due polmoni dello stesso organismo vivente, la nostra fede in Cristo. Dal canto loro, le Chiese ortodosse hanno potuto e potrebbero ancora maggiormente usufruire di certi beni delle chiese cattoliche o protestanti, per esempio nel campo dell'esegesi e della scienza biblica, nelle opere assistenziali e caritatevoli, nell'organizzazione interna della diocesi, nell'aggiornamento di certe strutture arcaiche, nella ricerca di una pastorale più dinamica, nei seminari e università,nella formazione del clero. Un secondo modo di vivere la comunità dei beni tra le varie chiese o confessioni cristiane ci viene insegnato da quello stesso brano apostolico, quando leggiamo negli Atti che nessuno diceva sua proprietà quello che gli apparteneva.-----------------------------------------------------------------
L'ecumenismo non è una devozione come quella a San Giuseppe che finisce col mese di giugno , quella a Maria che termina a fine maggio,---------------------------------L'ecumenismo non deve essere una devozione saltuaria, ma una dimensione perenne della nostra fede, perché coinvolge la nostra appartenenza alla Chiesa, all'Una Sancta che tutti proclamiamo nel nostro credo.----------------------------La cosa più importante, per noi credenti che vogliamo ritrovare la dimensione unitaria della Chiesa, è dunque di mettere in comune non soltanto i beni spirituali delle varie tradizioni, ma soprattutto il nostro cuore e la nostra anima. Perché, se da tante genti e famiglie formiamo in Cristo un solo corpo , abbiamo diritto alla diversità delle nostre membra, per l'armonioso funzionamento del tutto, visto che l'unità non vuol dire uniformità. Ma dobbiamo avere un cuore solo e un'anima sola , perché solo attraverso il cuore e l'anima possiamo collegarci con il capo , che è Cristo, come nel corpo le diverse membra sono unite al cervello , alla testa, tramite i vasi sanguigni e il sistema nervoso. E solo così, essendo consci di appartenere a un solo corpo, possiamo rispettarci vicendevolmente, da membro a membro, nella necessaria diversità.
Se avremo un cuore solo e un'anima sola, saremo collegati veramente con Cristo, collegati gli uni con gli altri nel corpo unico della Chiesa santa, che non esiste sulla terra così perfettamente una e santa, ma alla quale crediamo , con speranza e fiducia, come crediamo alla risurrezione dei morti. E come non si passa dalla vita terrena a quella celeste senza aver purificato il nostro essere, senza averlo reso totalmente libero per l'amore divino, così se vogliamo far progredire le nostre Chiese verso la totale Unità dobbiamo liberarci di quello che diciamo ancora nostro, deporre ai piedi degli apostoli le nostre arroganze di cattolici, ortodossi e protestanti, per sentirci finalmente più cristiani, perché non è l'appartenenza a una determinata Chiesa che ci salverà, ma la nostra adesione rinnovata a Cristo nell'Una Sancta che è il suo vero corpo; l'Una Sancta che oggi ci sembra un sogno , ma nella quale domani forse ci sveglieremo dicendo: Eravamo uniti lo sapevamo!
Carissimi ,quando la domenica, nei propri luoghi di culto, celebriamo il giorno del Signore, il memoriale della sua Risurrezione, ci pare di lasciare un momento la condizione terrena e di entrare per anticipazione nella Parusia, nella gloria di Cristo. Nello stesso modo oggi , noi che celebriamo l'Una Sancta, entriamo per anticipazione nella Chiesa Unica e glorifichiamo con un solo cuore l'unica Trinità del Padre , del Figlio e dello Spirito Santo. Amen
--Ricordando la comunità dei beni fra i primi cristiani di Gerusalemme, di certo non vogliamo accennare ai beni materiali, ma piuttosto a quelli spirituali, e il famoso brano---dagli Atti degli apostoli ci sembra, nel contesto ecumenico, un richiamo indirizzato alle varie confessioni cristiane perché mettino in comune le ricchezze delle proprie tradizioni.
Quando Abramo lasciò la sua eredità ai dodici patriarchi, essi ebbero in comune l'Alleanza con Dio , ma si dividettero i beni materiali del padre. E quando le dodici tribù d'Israele entrarono nella terra promessa, se ne dividettero il territorio, pur rimanendo un solo popolo e i depositari di un solo libro, la Legge di Mosè. Ma quando Gesù chiamò a se i dodici Apostoli, dividette con loro la sua povertà evangelica e le beatitudini del regno celeste. Perciò, quando la morte e risurrezione di Cristo ebbe riunito i primi fedeli attorno agli Apostoli, non c'è da stupirsi che abbiano rinunciato ai propri beni per conseguire le ricchezze del regno venturo, che abbiano rinunciato alla propria terra e alla Legge di Mosè per annunziare dovunque nel mondo il Vangelo della salvezza.
Hanno condiviso i loro beni spirituali non solo con ebrei della Dispersione, ma soprattutto con i fedeli venuti dal paganesimo. A questo hanno contribuito non poco le numerosi persecuzioni di popoli causate dalle guerre e, più tardi , dalle invasioni barbariche.----------noi dobbiamo sempre rendere grazie a Cristo, è lui che , mediante lo Spirito,cerca sin dalla Pentecoste di rimettere insieme con il soffio divino le nazioni disperse al tempo della torre di Babele per formare man mano, di tante genti e nazioni, un solo popolo , il suo.
Così, per esempio, tanti fedeli ortodossi,cacciati via dalla Russia a causa della persecuzione atea, e tanti Greci o Armeni scampati al genocidio, hanno trovato rifugio presso le nostre nazioni occidentali , tradizionalmente cattoliche, come l'Italia , la Francia ,il Belgio, l'Austria , o protestanti come la Svizzera, la Germania, l'Olanda, l 'Inghilterra. Vi hanno formato le loro comunità ecclesiali e costituito le loro chiese.---------------------------------------------------------
Ma, all'esotismo culturale di una società di stranieri ricchi e benestanti è succeduto un cristianesimo più vero, un cristianesimo di poveri e bisognosi , che per unica e vera ricchezza avevano ormai le icone sacre della Trinità, del Salvatore, della Madre di Dio e dei Santi, la divina Liturgia come luogo d'incontro del cielo e della terra, la loro fede ricevuta dagli Apostoli e definita dai Concili, la loro ecclesiologia fondata non sull' autorità che scende dall'alto in basso ma sull'orizontale comunione tra le varie Chiese, il loro sacerdozio di monaci e di uomini sposati, soprattutto i loro teologi, come Bulgakov, Florovsky, Evdokimov, Lossky, Meyendorff, Schmemann e Leonid Uspiensky..
Il loro insegnamento, tradotto nelle varie lingue occidentali, ebbe una diffusione importante, tra le due guerre e dopo la Liberazione, presso gli ambienti religiosi cattolici che cercavano di rinnovare la Chiesa Romana. E così, una parte del bene ortodosso è stato messo in comune e ha prodotto i frutti migliori del Rinnovo liturgico in Occidente e del Concilio Vaticano 2°, tra i quali vogliamo elencare: il restauro della Pasqua come festa delle feste nell'anno liturgico, la concelebrazione dei sacerdoti intorno all'altare, la possibilità di dare ai laici la comunione sotto le due specie , la rivalutazione dell'episcopato come centro della comunione ecclesiale, la creazione delle conferenze episcopali nazionali sull'esempio dei patriarcati ortodossi, il sinodo permanente dei vescovi e delle diocesi , soprattutto la definizione della collegialità episcopale quale rettificazione del criticato dogma di Vaticano1°.
Così abbiamo visto Giovanni 23° rinunciare all'infallibilità per ascoltare il Concilio, Paolo 6° deporre il triregno per tornare a essere il vescovo di Roma, Giovanni Paolo 2° paragonare le due Chiese sorelle, l'ortodossa e la cattolica, ai due polmoni dello stesso organismo vivente, la nostra fede in Cristo. Dal canto loro, le Chiese ortodosse hanno potuto e potrebbero ancora maggiormente usufruire di certi beni delle chiese cattoliche o protestanti, per esempio nel campo dell'esegesi e della scienza biblica, nelle opere assistenziali e caritatevoli, nell'organizzazione interna della diocesi, nell'aggiornamento di certe strutture arcaiche, nella ricerca di una pastorale più dinamica, nei seminari e università,nella formazione del clero. Un secondo modo di vivere la comunità dei beni tra le varie chiese o confessioni cristiane ci viene insegnato da quello stesso brano apostolico, quando leggiamo negli Atti che nessuno diceva sua proprietà quello che gli apparteneva.-----------------------------------------------------------------
L'ecumenismo non è una devozione come quella a San Giuseppe che finisce col mese di giugno , quella a Maria che termina a fine maggio,---------------------------------L'ecumenismo non deve essere una devozione saltuaria, ma una dimensione perenne della nostra fede, perché coinvolge la nostra appartenenza alla Chiesa, all'Una Sancta che tutti proclamiamo nel nostro credo.----------------------------La cosa più importante, per noi credenti che vogliamo ritrovare la dimensione unitaria della Chiesa, è dunque di mettere in comune non soltanto i beni spirituali delle varie tradizioni, ma soprattutto il nostro cuore e la nostra anima. Perché, se da tante genti e famiglie formiamo in Cristo un solo corpo , abbiamo diritto alla diversità delle nostre membra, per l'armonioso funzionamento del tutto, visto che l'unità non vuol dire uniformità. Ma dobbiamo avere un cuore solo e un'anima sola , perché solo attraverso il cuore e l'anima possiamo collegarci con il capo , che è Cristo, come nel corpo le diverse membra sono unite al cervello , alla testa, tramite i vasi sanguigni e il sistema nervoso. E solo così, essendo consci di appartenere a un solo corpo, possiamo rispettarci vicendevolmente, da membro a membro, nella necessaria diversità.
Se avremo un cuore solo e un'anima sola, saremo collegati veramente con Cristo, collegati gli uni con gli altri nel corpo unico della Chiesa santa, che non esiste sulla terra così perfettamente una e santa, ma alla quale crediamo , con speranza e fiducia, come crediamo alla risurrezione dei morti. E come non si passa dalla vita terrena a quella celeste senza aver purificato il nostro essere, senza averlo reso totalmente libero per l'amore divino, così se vogliamo far progredire le nostre Chiese verso la totale Unità dobbiamo liberarci di quello che diciamo ancora nostro, deporre ai piedi degli apostoli le nostre arroganze di cattolici, ortodossi e protestanti, per sentirci finalmente più cristiani, perché non è l'appartenenza a una determinata Chiesa che ci salverà, ma la nostra adesione rinnovata a Cristo nell'Una Sancta che è il suo vero corpo; l'Una Sancta che oggi ci sembra un sogno , ma nella quale domani forse ci sveglieremo dicendo: Eravamo uniti lo sapevamo!
Carissimi ,quando la domenica, nei propri luoghi di culto, celebriamo il giorno del Signore, il memoriale della sua Risurrezione, ci pare di lasciare un momento la condizione terrena e di entrare per anticipazione nella Parusia, nella gloria di Cristo. Nello stesso modo oggi , noi che celebriamo l'Una Sancta, entriamo per anticipazione nella Chiesa Unica e glorifichiamo con un solo cuore l'unica Trinità del Padre , del Figlio e dello Spirito Santo. Amen
giovedì 6 giugno 2019
Perdono Signore------di Roul Follereau
6-6-2019
Predono, Signore,
tu che cammini in questo
giardino,
leggero,
tenendo il bambino per mano,
non ci hai pensato mai?---
Stasera,
stasera come tutte le sere,
dopo aver cenato,
entrerai dolcemente nella piccola
camera,
dove dorme, tra le lenzuola
bianche,
il sorriso vivente
della tua vita.
Dolcemente, soavemente, come
carezza d'angelo,
sfiorerai col dito,
poi con le labbra,
la piccola fronte
sprofondata nel guanciale,
dolcemente,
per non svegliare,
il piccolo felice.
Stasera, stasera, signora,
e d'or innanzi tutte le sere,
stasera e per sempre,
abbracciando il tuo bambino,
il tuo bene, il tuo amore,
tu penserai
che c'è sulla terra
un altro bambino,
bello come il tuo ,
innocente come il tuo,
che non riesce a dormire.
Non riesce a dormire
perché ha fame.
E piange perché ha fame.
E avrà fame domani,
le settimana ventura,
e ogni giorno,
sempre
Avrà fame
con 400 milioni di ragazzi
che hanno fame.
E perché non il tuo?
Perché il tuo è nutrito,
Riposato
amato?
Perché il tuo si, e gli altri no?
Signora, non ci hai pensato mai?
Perdono, Signore
per la natura calpestata,
per le foreste assassinate,
per i fiumi inquinati-----
Perdono, per la bomba atomica,
il lavoro a catena,
la macchina che divora l'uomo
e le bestemmie contro l'amore----
Fà che ogni giorno
e per tutta la vita
nella gioia e nel dolore
noi siamo fratelli,
fratelli senza frontiere
Predono, Signore,
tu che cammini in questo
giardino,
leggero,
tenendo il bambino per mano,
non ci hai pensato mai?---
Stasera,
stasera come tutte le sere,
dopo aver cenato,
entrerai dolcemente nella piccola
camera,
dove dorme, tra le lenzuola
bianche,
il sorriso vivente
della tua vita.
Dolcemente, soavemente, come
carezza d'angelo,
sfiorerai col dito,
poi con le labbra,
la piccola fronte
sprofondata nel guanciale,
dolcemente,
per non svegliare,
il piccolo felice.
Stasera, stasera, signora,
e d'or innanzi tutte le sere,
stasera e per sempre,
abbracciando il tuo bambino,
il tuo bene, il tuo amore,
tu penserai
che c'è sulla terra
un altro bambino,
bello come il tuo ,
innocente come il tuo,
che non riesce a dormire.
Non riesce a dormire
perché ha fame.
E piange perché ha fame.
E avrà fame domani,
le settimana ventura,
e ogni giorno,
sempre
Avrà fame
con 400 milioni di ragazzi
che hanno fame.
E perché non il tuo?
Perché il tuo è nutrito,
Riposato
amato?
Perché il tuo si, e gli altri no?
Signora, non ci hai pensato mai?
Perdono, Signore
per la natura calpestata,
per le foreste assassinate,
per i fiumi inquinati-----
Perdono, per la bomba atomica,
il lavoro a catena,
la macchina che divora l'uomo
e le bestemmie contro l'amore----
Fà che ogni giorno
e per tutta la vita
nella gioia e nel dolore
noi siamo fratelli,
fratelli senza frontiere
mercoledì 5 giugno 2019
"Nessun uomo è un'isola" di Thomas Merton 1°
5-6-2019
Introduzione:
-------vita spirituale, che io considero quale vita della vera essenza dell'uomo, vita di quell'essenza interiore,la cui fiamma tanto spesso si lascia soffocare dalla cenere dell'inquietudine e dalle occupazioni inutili. La vita spirituale è orientata verso Dio, piuttosto che verso la soddisfazione immediata delle necessità materiali della vita, ma non per questo è una vita irreale o di sogno. Al contrario, senza una vita dello spirito tutta la nostra esistenza diviene inconsistente ed illusoria. La vita dello spirito reintegrandoci nel vero ordine stabilito da Dio ci pone nel più stretto contatto possibile con la realtà, non quale noi la immaginiamo, ma quale è davvero, e lo fa dandoci la consapevolezza del nostro vero essere e ponendolo alla presenza di Dio--------------------------
-------La libertà del mio volere è una grande cosa; ma non è completamente, autosufficiente.----------La mia libera volontà consolida e perfeziona la sua autonomia coordinando spontaneamente il suo agire con la volontà altrui.------------------------------------
La mia libertà non è libertà se lasciata a se stessa; lo diviene quando viene messa nella giusta relazione con quella di un altro.------
La coscienza è l'anima della libertà,ne è l'occhio, la forza , la vita. Senza di essa la mia libertà non sa mai che cosa far di se stessa. Ed una creatura ragionevole che non sa che cosa fare di se, trova insopportabile il tedio della vita.------------la libertà, si perde se si limita ad "agire liberamente" senza avere in vista un fine determinato.-------------------Non sono in grado di fare una buona scelta se non dispiego una coscienza matura e prudente che mi fornisce un'analisi accurata dei motivi, delle intenzioni e dei miei atti morali.-----------------------
Coscienza immatura è quella che basa i suoi giudizi in parte, o anche interamente, sull'atteggiamento che gli altri sembrano assumere nei riguardi delle sue decisioni. Il bene è quello che è ammirato o accettato dalle persone con le quali si vive; il male è quanto l'irrita o le turba.---------La coscienza immatura non è padrona di se, ma semplicemente delegata di quella di un'altra persona, o di un gruppo o di un partito, o di una classe sociale, o di una nazione, o di una razza.----------
--In una esperienza estetica, nella creazione o nella contemplazione di un'opera d'arte, la coscienza psicologica è in grado di raggiungere qualcuna delle sue realizzazioni più alte e più perfette . L'arte ci rende capaci di ritrovarci e di perderci allo stesso tempo. L'animo che risponde ai valori intellettuali e spirituali nascosti in una poesia, in un dipinto o in un brano di musica, scopre una vitalità spirituale che lo innalza al disopra di se', lo trae fuori di se' e lo rende presente a se' stesso in un livello dell'essere che prima non sapeva di poter raggiungere.
Introduzione:
-------vita spirituale, che io considero quale vita della vera essenza dell'uomo, vita di quell'essenza interiore,la cui fiamma tanto spesso si lascia soffocare dalla cenere dell'inquietudine e dalle occupazioni inutili. La vita spirituale è orientata verso Dio, piuttosto che verso la soddisfazione immediata delle necessità materiali della vita, ma non per questo è una vita irreale o di sogno. Al contrario, senza una vita dello spirito tutta la nostra esistenza diviene inconsistente ed illusoria. La vita dello spirito reintegrandoci nel vero ordine stabilito da Dio ci pone nel più stretto contatto possibile con la realtà, non quale noi la immaginiamo, ma quale è davvero, e lo fa dandoci la consapevolezza del nostro vero essere e ponendolo alla presenza di Dio--------------------------
-------La libertà del mio volere è una grande cosa; ma non è completamente, autosufficiente.----------La mia libera volontà consolida e perfeziona la sua autonomia coordinando spontaneamente il suo agire con la volontà altrui.------------------------------------
La mia libertà non è libertà se lasciata a se stessa; lo diviene quando viene messa nella giusta relazione con quella di un altro.------
La coscienza è l'anima della libertà,ne è l'occhio, la forza , la vita. Senza di essa la mia libertà non sa mai che cosa far di se stessa. Ed una creatura ragionevole che non sa che cosa fare di se, trova insopportabile il tedio della vita.------------la libertà, si perde se si limita ad "agire liberamente" senza avere in vista un fine determinato.-------------------Non sono in grado di fare una buona scelta se non dispiego una coscienza matura e prudente che mi fornisce un'analisi accurata dei motivi, delle intenzioni e dei miei atti morali.-----------------------
Coscienza immatura è quella che basa i suoi giudizi in parte, o anche interamente, sull'atteggiamento che gli altri sembrano assumere nei riguardi delle sue decisioni. Il bene è quello che è ammirato o accettato dalle persone con le quali si vive; il male è quanto l'irrita o le turba.---------La coscienza immatura non è padrona di se, ma semplicemente delegata di quella di un'altra persona, o di un gruppo o di un partito, o di una classe sociale, o di una nazione, o di una razza.----------
--In una esperienza estetica, nella creazione o nella contemplazione di un'opera d'arte, la coscienza psicologica è in grado di raggiungere qualcuna delle sue realizzazioni più alte e più perfette . L'arte ci rende capaci di ritrovarci e di perderci allo stesso tempo. L'animo che risponde ai valori intellettuali e spirituali nascosti in una poesia, in un dipinto o in un brano di musica, scopre una vitalità spirituale che lo innalza al disopra di se', lo trae fuori di se' e lo rende presente a se' stesso in un livello dell'essere che prima non sapeva di poter raggiungere.
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