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giovedì 29 settembre 2022

Salvatore Quasimodo "Al padre "

 29---9--2022
Dove   sull'acqua  viola
era   Messina , tra  fili  spezzati 
e  macerie  tu,  vai  lungo  binari
e  scambi col  tuo berretto di gallo
isolano. Il  terremoto  ribolle
da  tre giorni, è  dicembre  d'uragani
e  mare  avvelenato. Le nostre  notti cadono
nei carri merci e noi  bestiame  infantile
contiamo  sogni  polverosi con  i morti
sfondati  dai ferri, mordendo  mandorle
e mele  disseccate  a ghirlanda. La  scienza 
del dolore mise  verità  e lame
nei  giochi  dei bassopiani di  malaria
gialla  e terzana  gonfia  di   fango.
La  tua  pazienza 
triste   , delicata, ci  rubò  la  paura,
fu  lezione   di giorni uniti alla morte 
tradita , al  vilipendio dei ladroni.
presi  fra  i rottami e  giustiziati  al  buio
dalla  fucileria  degli  sbarchi  , un  conto
di numeri  bassi che  tornava  esatto
concentrico , un  bilancio  di vita  futura.

Il tuo  berretto  di sole  andava  su e giù 
nel poco spazio  che sempre  ti hanno  dato.
Anche  a me  misurano  ogni  cosa,
e ho  portato  il tuo nome 
un po' più  in là  dell'odio e dell'invidia .
Quel  rosso  sul  tuo capo era  una  mitria,
una  corona  con  le ali  d'aquila .
E  ora  nell'aquila dei  tuoi  novant'anni
ho  voluto  parlare  con te, coi  tuoi  segnali 
di partenza  colorati  dalla  lanterna
notturna , e  qui  da  una  ruota
imperfetta  del mondo,
su  una  piena  di muri serrati,
lontano dai gelsomini d' Arabia
dove  ancora tu sei, per dirti
ciò  che  non  potevo  un tempo  --difficile   affinità
di pensieri - per dirti, e  non ci  ascoltano  solo
cicale   del  biviere , agavi lentischi,
come  il  campiere  dice  al suo  padrone:
"Baciamo  li mani". Questo , non  altro .
Oscuramento  forte  è la vita.

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