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sabato 1 ottobre 2022

Libero Bigiaretti =da: "Civiltà delle macchine, 1963 " 1

 1--10--2022
L'atteggiamento  degli scrittori  italiani   dell'epoca   della fondazione   delle grandi  industrie  non era  già  più  quello   stuporoso  e  ammirato del Carducci per  "il  bello  e orribile  mostro " , ma  era   animato  dalla  esaltazione  dello  spirito  di potenza   e di  conquista  (di cui le macchine  potevano  essere  un ottimo   simbolo ),  secondo   l'ideologia  di cui  fu  espressione  D'Annunzio   e,  dietro  di lui  , tanti  altri: da  Corradini a Papini   a Marinetti .
Delle  macchine  si  esaltava  la  "possanza ", ci si "inebriava "  della velocità che il  motore  a scoppio  permetteva  , mentre  si aveva  per l'operaio delle officine  (un  operaio  di tipo  nuovo)un   sentimento  generico  di  bonomia  non  privo  di timore . Certamente si  preferiva  ancora  , come  soggetto  di opere  letterarie , il  " buon  artiere" di un tempo o il  "rude  lavoratore  dei campi" verso  cui  si volgeva  ancora  con frequenza  la  letteratura  bozzettistica  e di   folklore.  Quando  con  l'avvento  delle macchine  nell'industria   anche  in Italia  si sviluppa  il  movimento  socialista  , gli  scrittori  non   scorgono  il nesso  , la  stretta  correlazione  tra  i due  fenomeni; preferiscono  considerare  il socialismo  come  un altro  aspetto  del  progresso  , cioè  come   il  concentrarsi  teorico  e morale  della  protesta  degli  "umili"  contro  l'egoismo  dei ricchi . Che  questi  diventassero   un po'  più  generosi  e gli  operai  un poco più  discreti  , come  avrebbe  desiderato  il De Amicis , e ogni  motivo  di  contrasto sarebbe  cessato.
Un atteggiamento  , come  si vede  , assai  diverso  da quello degli   scrittori  d'oggi che  si  propongono  di rappresentare  (anzi  di   comprendere  razionalmente  e non  sentimentalmente ) il  lavoro  industriale  e i  suoi  vantaggi  economici  rispetto  ai  più  onerosi  svantaggi  dei  contrasti  sociologici  e dei  traumi  psico-fisiologici .  Generalmente  lo scrittore  d'oggi  , quali  che siano  la sua  formazione   ideologica   e i suoi  fini  politici  , pone  la propria   feritoia da cui   scrutare  il mondo  complesso  della  fabbrica  vista dalla parte d'angolo, dell'operaio; ciò   accade  quasi  naturalmente  , in  quanto  non esiste  un  solo esempio  di letteratura  ispirata   dall' industria che  ponga  il punto  di osservazione  dalla parte dei padroni.

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