Cerca nel blog

giovedì 16 gennaio 2020

IL SISTEMA DEMOCRATICO NELLA COSTITUZIONE ITALIANA di Alberto Romagnoli "Varie idee e correnti confluenti nella nostra costituzione"

16--1--2020

1)   Libertà  tradizionali  e  libertà  nuove:
Enormi  problemi  si  presentarono al  popolo italiano  alla  fine  della  guerra, ma  il primo  e più importante  era  quello  di ricostruire le  fondamenta  giuridiche  dello Stato,  andate  anch'esse  distrutte  insieme  con  i beni  materiali , poiché   nessuno  Stato può  agire,  e nemmeno  sussistere , senza  salde  istituzioni  che  lo reggono  e  l'amministrano.
Fu  lo  spirito  della  Resistenza  che  in  un popolo  accasciato  dalle sventure  e politicamente  senza  guida  fece  risorgere  la speranza  e la  volontà  .  Caduto  il fascismo , molti  incominciarono  a fare  un  "esame  di coscienza"  domandandosi  il  perché  di tanti  disastri  ,  che  non potevano  non  attribuire  all'errore  e alla  colpa  d'aver permesso  la  soppressione  delle  libertà statuarie  e  d'aver  consentito  a   una  tirannia  incontrollata.
Questo esame di coscienza  portava  al  riconoscimento  del valore  della  libertà :  bisognava  creare  uno  strumento  adatto  a  ridare  vita  alle libertà   soppresse  e a  meglio  difenderle  contro  attentati  futuri  ;  si  trattava  in  altre  parole  di dare  espressione   giuridica  a  uno  stato  d' animo  e a  una  convinzione,  di  fissare  in una  carta  costituzionale  i doveri  e le  libertà  civili  e di  dar  vita  a  una  struttura  statale  così    congegnata  da  impedire  che  potessero  di nuovo  essere  distrutte.
Questo problema  della  difesa  della  liberà  si  univa  con  quello,  considerato  altrettanto  importante  e urgente  di  fare  delle nostre istituzioni  politiche  anche  il  presupposto  e  lo strumento  della  soluzione  di molti  problemi  economici  e sociali  e lo  strumento  per  raggiungere  un'effettiva  uguaglianza  anche  in  questi  campi.
Le  libertà civili  furono  dichiarate  nei"Principi  fondamentali  " e  nella  1°  parte  della  Costituzione . Esse   discendono   dalla  necessità  di difesa  dell'individuo  contro  gli  abusi   del potere   governativo , e  garantiscono  un  certo  numero  di  diritti  considerati  essenziali  per  la libera  esplicazione delle  attività della  persona.
Data  questa  estesa  garanzia  delle libertà  civili,  la  nostra  Costituzione è liberale  poiché  riconosce ad  ogni  cittadino  una  zona  d'azione  privata ,  un  dominio  protetto  in cui  lo Stato  non può  penetrare , e  che  anzi  lo  Stato  garantisce  contro  ogni  violenza(stato  di diritto).  Ma  nello stesso tempo  la  nostra  Costituzione  , aderendo  a  nuove  concezioni  dei  doveri  e dei  compiti  dello Stato  e anche  a  concezioni , d'influenza    marxista, circa  l'effettiva  libertà  ed  uguaglianza  dei cittadini, volle  introdurre  accanto  a  quei  principi  tradizionali  di libertà  civile  e  politica  , anche  nuovi  interventi  dello Stato  e  nuovi  diritti  dei  cittadini  in materia  sociale  ed  economica.

2)I  tre  problemi  della  libertà:
Si  possono  distinguere  tre  gruppi  di problemi  della  libertà:  il religioso, il politico,  l'economico.
1)=   La  separazione  del potere  politico  e del  potere religioso  è stato  un fatto  decisivo  nello  sviluppo  dell'idea  della   limitazione  dei  poteri  dello Stato.
Uno  stato,  in cui  il potere  religioso  e civile  si  confondono  , non può  accettare  limitazioni  di sorta;  dove  invece un potere  laico  si  pone  di fronte  a  una  religione  organizzata , incontra  un limite proprio  in questa.  Si  trova  qui  la  ragione  della  lotta   dei  teologi  medievali  contro  gli  Stati  nazionali  sorgenti  , lotta  che  beneficamente  gettò  le prime  basi  della  limitazione  dei  poteri, in  quanto  fu  sostenuto  che il potere  dello Stato  doveva  esser  tenuto  a  freno  dalle  esigenze  della  morale  religiosa.
Una  diversa   posizione  della Chiesa  si  ebbe  più  tardi  di fronte  allo Stato  liberale.  Le  dottrine  razionalistiche  e liberali  diffusesi  nei  secoli  18°  e  19°  poterono  trovarsi  d'accordo  col  pensiero  cristiano  in  un punto  solo  : l'uomo  rimane  sempre  il valore  supremo  .  Ma , mentre  per la  Chiesa  la  ribellione  alla  legge religiosa  è  ribellione  alla  legge di Dio,  e  il  ribelle  deve  essere  ricondotto  in  ogni  modo  sulla  retta  via,  con  ciò  legittimandosi  anche  estreme  forme  d'intolleranza;  per lo Stato  veramente  liberale  invece, il quale   si dichiara  neutrale  in materia  religiosa, l'intolleranza  è grave  offesa  ai  principi  di libertà  e  di parità  su  cui  esso  si fonda.  Lo stato  liberale  vuole  essere  la casa  comune  di tutti  i cittadini,  ammette per  tutti  le  medesime  garanzie  di libertà, assicura  a  tutti  ,  senza  discriminazioni  derivanti  dalla  religione  o dall'ideologia  professate , uguale   trattamento  legale.
2)=  Il  secondo  problema  della  libertà  ha  origine dall'assolutismo  monarchico.  L'oppressione  e il  disprezzo  dell'individuo  costituivano  in  questo periodo  il  carattere  dello Stato  : l'uomo,  come  ancora  riaffermavano  i  giudici  del Parlamento  di Parigi  nel 1776,  era  a  completa  disposizione  dello Stato, " sia  col  suo  denaro  , sia  col  suo lavoro  gratuito  (corvée)"; il popolo  ,  specialmente  delle campagne , era  pressoché schiavo  e non  contava  politicamente nulla.
Le  dottrine liberali del secolo 18° sono  state  elaborate  dalla  borghesia  mercantile, industriale , e intellettuale, la classe  che  con  lo sviluppo  della  tecnica  si  era  arricchita  , ma  era  tuttavia  oppressa  dallo Stato .  Le leggi  che  difendevano  i privilegi  dei  nobili  la  mantenevano in  una  condizione  d'inferiorità  politica che  essa  non poteva  più  sopportare; l'assolutismo  monarchico  non  le  consentiva  una libertà  intellettuale  sufficiente  e non  garantiva  le libertà  della  persona ; inoltre  le  restrizioni  alla libera  iniziativa  mantenute  dalle  antiche  corporazioni  inceppavano  il suo  slancio economico. Per  questa  classe  borghese ,  essere  libera  voleva  dire  limitare  l'azione  dello Stato.
3)=  Infine , il liberalismo  economico  del  "700"  deriva  direttamente  dalle  teorie  economiche  , allora  dominanti, di  Adamo  Smith,  le quali  si  fondavano  sul  postulato della  superiorità  nel  campo  economico  dell'iniziativa  privata  in  confronto  dell'azione  statale . L' intervento  dello Stato  era  considerato  senz'altro  un male, e  doveva  ammettersi  soltanto  eccezionalmente.
Era  per  tal  modo stabilito  un  altro  freno  all'azione  dello Stato. Le  precedenti  limitazioni  si fondavano  sul  valore  supremo  dell'uomo  nella  società, sui  suoi  diritti naturali , ed  avevano  un  contenuto  religioso o  morale, queste  ultime  invece  avevano  un  contenuto  essenzialmente  utilitario  e pratico; tuttavia, per  rafforzare  e proteggere  l'istituto  fondamentale  di  questa  economia  libera  , il diritto  di proprietà  , lo  si  rivestì  d'una  maestà  quasi religiosa, ed  è  sintomatico  che  questo  sia  l'unico  diritto  proclamato "sacro e inviolabile" dalla  Dichiarazione  dei  diritti dell'uomo.

3)  La  libertà  strumento  di controllo  dell'autorità:
La  dottrina  liberale  portava  così  a due  conseguenze : da  un  lato  la  libertà  era  costituita  da  una  zona  d'azione riservata  agli  individui ;  dall'altra  , all'interno  stesso del  campo  d'azione  riservato allo stato,  la  libertà  forniva  gli  strumenti  per  opporsi  al governo  nel  caso  d'una  sua  attività abusiva.
Si  dà  così  a quelle  che  furono  chiamate  libertà-limite, limite, cioè , posto  ai  governanti  , e  tali  sono le libertà  personali :protezione  contro  l'arresto  e la  detenzione  arbitrari,  inviolabilità  del  domicilio  , libertà  di  locomozione , libertà  della  corrispondenza  ,libertà  di  pensiero, libertà religiosa e d'espressione  artistica e letteraria. Ed  inoltre  le  libertà  economiche , pur  esse  da  considerarsi  un'espressione  insopprimibile  della  personalità  umana ,  quali  il diritto  di proprietà  privata  , di  commercio e  d'industria  , di  libera  circolazione  delle  merci, seguendo le leggi  della  concorrenza.
Occorre  poi  che i  cittadini  siano  messi  in grado  di  opporsi (libertà  -opposizione) all'attività  stessa  consentita  ai  governanti  , ogni  volta  che  questa  esorbiti  o diventi  minacciosa  o violenta . La  maggior  parte  delle  libertà  politiche , che  hanno  provocato  aspre  battaglie  nel  secolo  19° rientrano  in  questa  categoria: la  libertà  di stampa  (che  è  poi  libertà  di critica  ai  governanti),  la  libertà  di riunione  , la  libertà  d'associazione .
Tutte  queste  libertà  sono  ancor  oggi  gelosamente  custodite  e difese  e tenute  in gran  conto  nelle  democrazie  occidentali , dove  permane  il concetto  che  esse  soltanto  assicurano  , nel  conflitto  sempre  possibile  col  principio  d'autorità  , che  la  personalità  umana  non  sia  isterilita    e ridotta  a  un  automa  obbediente. La  libertà  d'informazione    è  una  libertà  fondamentale  , il  presupposto  d'ogni  altra  , soltanto se  il governo  e la  maggioranza  che  lo  sostiene   in parlamento  sanno  che  gli  elettori  mantengono  gli occhi  aperti, saranno  trattenuti  dal fare  cattivo  uso  della  forza.  Là  dove  invece  le fonti  d'informazione  dipendono dal governo  , questo  non  avrà  a temere  il giudizio  dell'opinione  pubblica e  potrà   sottrarsi  a quello  che  è  pur  sempre  il più  efficace  controllo.

4)La  distinzione  giacobina  e  marxista  fra  libertà  formali  e reali:
Una  prima  critica  all'accettazione  pura  e semplice  delle  libertà  tradizionali  la  si trova  nelle  teorie  giacobine   che,  ispirandosi    al Rousseau,  proclamarono che,  ogni individuo  essendo  sovrano , partecipa  alla  formazione  della  volontà  generale:" Organizzare  un popolo  significa  trasformare  ogni  individuo  , che  per  se stesso  è  un  tutto  perfetto  e  isolato  , in  parte  d'un  tutto più  grande". La  libertà  dunque  consiste  nella  struttura  democratica  dello Stato, nella  partecipazione  d'ogni  cittadino  alle  decisioni  dei  governanti.
Ma  ben  più   decisiva  nei  riguardi  dell'evoluzione  del  concetto  di libertà  fu  la  critica  apportata  dalla  dottrina  marxista.
Lo sviluppo   del  proletariato  industriale  ,  nell'ultimo  secolo, attirò  l'attenzione  sul  problema  dell'esercizio  concreto  delle  libertà  che  le leggi attribuiscono  agli  individui. Che  cosa  è  la  libertà  del  domicilio  per  il senza--tetto o per  l'abitante  d'una catapecchia ? Che  cosa è  la  libertà  di stampa  , se  le condizioni economiche  sono  tali per  cui  tutti  i giornali  sono  in mano  delle  potenze  del  denaro? Che  cosa   è   la  libertà  del pensiero  per coloro  che,  curvi sul lavoro  fin  dall'infanzia  , non  hanno  modo  di  ricevere  un'istruzione  e  un'educazione che  li  eserciti  a  pensare? Insomma  , le libertà  dei   liberali  erano  le libertà  di pochi.
Se,  alla  fine del secolo  18°  , una  borghesia  che  riuniva  in se  tutte  le condizioni  materiali  adatte  all'esercizio  delle libertà  , non  poteva  goderne  a  causa  degli  ostacoli  politici  e giuridici  posti  dallo Stato  assoluto,  a  mezzo  del  secolo  19°  la  situazione  si  presentava  inversa  per  le masse  popolari:  ufficialmente  fornite  di libertà  dalle leggi  e dalle   costituzioni, non  potevano  poi  praticamente  esercitarle, date  le loro  condizioni  di vita. Se  l'oppressione  contro cui si era  combattuto  un tempo  era  politica  , adesso  era  essenzialmente  economica. Il marxismo  dà  di  questa  oppressione  un'analisi  rigorosa  ,mostrando  come  i  proprietari  degli  strumenti  di produzione  " sfruttino"  i lavoratori , e come  questi  siano  portati  con  ciò  a  un'alienazione  d'una  parte  di  loro  stessi. La  libertà  umana  consiste  per  il marxismo  innanzi  tutto  nell'abolire  questa  oppressione  , questo  "sfruttamento  dell'uomo  sull'uomo".
Nello stesso tempo  il marxismo  fa  una  critica  acerba delle  libertà  politiche  , quali  le  intendevano  i liberali  del  secolo  19°  . Non  soltanto  esse sono libertà  senza  un  fondamento  reale  , ma servono  a  mascherare   agli  occhi del  proletariato  l'oppressione  di cui  è vittima  . Si  dà  agli  operai  una scheda  di voto  , ma  la propaganda  elettorale  è  nelle mani  dei capitalisti ;  si  finge  d'accordare  loro  di  formare  sindacati  e partiti, ma  i capitalisti  ne  conservano  il controllo. Per  un  marxista  non  possono  esservi  libertà  reali  fino  a quando  non  sia  soppresso  il sistema  capitalista; soltanto  questa  soppressione  permette  la  liberazione  dell'uomo.

5) Il pensiero  moderno  sui  limiti dell'intervento  statale:
Come  abbiamo  già  accennato  , gli  economisti  liberali discepoli  di Adamo  Smith  giudicavano  nocivo  ogni  intervento  dello Stato  nella  vita  economica : essi  pensavano  che  l'iniziativa   privata  aveva  una  naturale  superiorità  sull'intervento  pubblico.
Questi  postulati  fondamentali  sono  ormai  rigettati  dal  pensiero  economico  moderno.  Nessuno  crede  più, oggi,  anche  fra  i non marxisti, che  l'iniziativa  privata  sia  sempre  un bene e  che  l'intervento  dello Stato  sia  sempre un male. Un'analisi  equanime  e rigorosa  delle strutture  economiche  moderne  ha  dimostrato  che  il libero  giuoco  delle  iniziative  private  non  permette  da  solo  uno  sviluppo  armonico  del  corpo sociale , e  che  l'intervento  della  forza statale  , per  esempio per  mezzo  di  pianificazioni, è spesso  l'unica  via  per  evitare  gli errori  dell'iniziativa  privata , errori  che  si  traducono  nelle  crisi  economiche dei  sistemi  liberali.
L'aumento  della  popolazione  e dei  consumi , l'enorme  sviluppo  delle  strade  e dei  mezzi  di trasporto ,  l'ampiezza  e  la  complessità  delle  aziende  produttive, quasi  sempre connesse  con un  interesse collettivo e  dipendenti  da  ricerche  costose, che  quasi  mai  i privati  potrebbero compiere  con  le loro forze , sono  tutti  fatti  che  da  soli  spiegano  ,indipendentemente  da  considerazioni politiche , la  necessità  crescente  dell'intervento  statale.  D'altra  parte, qualora   lo Stato  non intervenisse, si  troverebbe  di fronte a complessi  capitalisti  di tale  potenza  da  metterlo  in loro  balia.
Senza  dubbio  le opinioni  non  sono  concordi  sull'ampiezza  di  questo  intervento. Per certi  regimi  , esso  deve venir  sviluppato  e  intensificato  quanto  più è  possibile ,  lasciando  una  parte  assai esigua  all'economia  privata; l'economia  viene  ad  essere  interamente  collettivizzata.  Negli Stati  capitalistici, l'intervento  pubblico  è  invece  limitato: si  vuole  che  prevenga  le crisi ,mantenga  l'equilibrio  della moneta , orienti  gli  investimenti.
L'evoluzione   dei  diritti  di libertà  non  opera  dunque solamente  nel  campo  socialista , ma  fa  sentire  la sua  influenza  anche là dove  non perde  terreno  l'idea  della  limitazione  del potere statale;  da ciò  sorge  un  conflitto  alla  cui  soluzione  è ormai rivolta  l'attenzione  e l'azione  del  potere  governativo  in  quasi  tutte  le nazioni occidentali.  La  nozione  dei diritti  di libertà  non  sparisce  ,ma  ormai  tutti  sentono  che  deve  essere  profondamente  trasformata : appare  agli  occhi  di tutti  , così  da non  poterlo  negare  né  liberali  puri  né  conservatori, un nuovo  campo di diritti   di libertà , e  questa  nuova  visione  è  penetrata  anche  in tutte  le Costituzioni moderne.

6)  Il  nuovo  campo  dei diritti  nella  nostra Costituzione:
La  nostra  Costituzione, come  si è detto  , dopo  aver  affermato nei  "Principi  fondamentali"  i  principi  tradizionali  di libertà  e  d'uguaglianza, vi  pone  accanto  una  serie  di diritti  economici  e sociali a cui  dedica  i titoli  2  e 3  della prima parte.
Questi  diritti  economici  e sociali  nascono  dall'intento  d'assicurare  a tutti i cittadini  quelle  condizioni  materiali ,  e pratiche   che  consentono  di fruire   delle  altre  libertà. è dunque   proclamato  il "diritto  al lavoro "(art. 4) ; il diritto  a un salario  che  assicuri  un'esistenza  libera  e  dignitosa(art. 36 , 1  comma); la  protezione  contro  i rischi , le malattie , l'invalidità, e la vecchiaia a cui  lo Stato  si  impegna  quando  non vi  provvedano  altri  istituti  (art. 38), ecc.  L'art. 41  pone un freno  all'iniziativa  privata  quando  questa  possa  essere  in  contrasto  con  l'utilità sociale  , un freno  dunque  , in  sostanza  , a  monopoli,   trusts, cartelli; art.43 prevede  la  nazionalizzazione  di imprese  di  grande  interesse  pubblico(servizi  pubblici, utilizzazione  di fonti  d'energia); l'art.  44 impone  vincoli  alla  proprietà  terriera , l'espropriazione  dei  latifondi , ecc. Questa  immissione  dei  diritti economici  e sociali in una  costituzione  non è del tutto  nuova: il diritto al  lavoro , per esempio  , era  già  proclamato  nella  costituzione  francese del  1793 ispirata dai  Giacobini.

Nessun commento:

Posta un commento