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mercoledì 3 aprile 2019

Sciaibar, il nano scaccia invidie da: Arabia, Malipiero 2°

3-4-2019
E, la  mattina  dopo, i tre  principi, provvisti di tre  archi e di  tre  frecce d'oro uguali, le  scagliarono con  forza e  maestria. Più vicina fu  trovata la  freccia Hussein, più  lontana quella  di Alì; quanto a quella  di Ahmed non  ci  fu  modo  di  pescarla più.  Il Sultano si  trovò in  grande  imbarazzo anche  questa  volta, poi per  non  continuare più quella storia , decise di  dare Alifa ed  il trono ad Alì.
Hussein ne  provò tanto  dolore  che  non  si  sentì più di vivere a corte. Si  vestì  da eremita e si  presentò al padre:
--Padre  mio, vedo che  la vita ci  inganna, pare  ci  prometta tanta  gioia e poi  non ce la dà. Desidero dedicarmi alla  penitenza. Voglio diventare  un santone. Il padre ne ebbe dispiacere, e  molto , ma  quando lo vide tanto deciso lo  abbracciò, e  gli  diede il permesso di partire. Ed ecco venire da lui  Ahmed.
---Cosa vuoi fare anche tu, figlio mio ,  che  ti vedo  pronto, tutto  vestito da viaggio?
---Padre mio, non  posso resistere al  desiderio di  andare  a cercare  la mia freccia scomparsa. Sembra un  sortilegio gettato su di me .  Debbo assolutamente trovarla!
Il Sultano,  questa  volta , rimase un poco stupefatto.  Poteva capire  che per  il dolore di  avere perduta la donna amata ci  si  potesse fare  eremiti, ma che  si  partisse per  conquistare in  cambio una  freccia, gli  sembrava un po' strano.  Pure pensò che  sarebbe  stata ad  ogni  modo  una  distrazione , benedì anche  questo figlio, l'abbracciò, e  anche  questo partì.  E  cammina , cammina , Ahmed arrivò ad  una  catena  di montagne altissime e rocciose, senza che  di frecce d'oro avesse veduto neppure il minimo luccichio. Ma  ecco che, proprio là, conficcata in una  rupe  brulla , stava la sua  freccia! Accanto , la roccia  presentava una  spaccatura grande abbastanza perché un uomo ci potesse  passare e,  sempre  spinto dalla  forza misteriosa che l'aveva trascinato fino  là, Ahmed entrò per  quella fenditura del monte con  la sua  freccia in mano.  Davanti   a lui  era  un  lungo corridoio in  discesa , illuminato da  una  luce  dolcissima , e  straordinaria , dato che  ci  si  trovava nelle  viscere di  un monte, per  solito parecchio buie. Poi, il corridoio si  trasformò in una  specie di labirinto, e finalmente il  principe  si trovò  davanti ad  una porta  di ferro : la spinse, ed  un castello meraviglioso apparve ai  suoi occhi stupefatti.  Sulla  porta del castello, tutto di cristallo, lo aspettava una  dama bellissima che, dal  copricapo  a cono stellato e  dalla  luce che  spandeva intorno, non era  difficile qualificare per una  fata. Infatti:
--Sono la fata  Paribanu--disse con  voce melodiosa quanto il  canto di  tutti  gli uccelli più canori.---Fui io  che  mandai a te  e ai  tuoi  fratelli i tre mercanti con  gli  oggetti magici. Però io ti  conosco , ed  ho  sempre pensato che una  sposa  comune mortale fosse  troppo  poco per  te. Perciò ho preso la  tua  freccia  e l'ho conficcata nel  monte, affinché tu venissi al mio castello.
La fata  era  così bella, il suo  viso così dolce e  buono, che Ahmed pensò subito di  non  avere da lamentarsi della  sua sorte, e se la sposò in quattro e quattr''otto.  Per alcuni anni  visse  felice nel  magnifico castello, ed  ebbe anche  due figli in quel  tempo. Poi,  un giorno, lo prese un  grande  desiderio  di  rivedere il padre e  la fata lo  volle  contentare:
---Va', sposo mio , ciò  che tu desideri è  giusto, però non  rivelare il nostro  matrimonio e  il luogo nel  quale  abitiamo. Ciò potrebbe essere  imprudente. Talvolta è meglio  non raccontare la propria fortuna perché desta invidia in certi cuori.
---Non dubitare, sposa  mia , farò  come  tu  con tanta  saggezza mi consigli e tornerò ben presto.  E cavalca e  cavalca,  arrivò dal padre che  fu  felicissimo di  riabbracciarlo.
---Sono stato  in angoscia , non  sapendo nulla  di te , figlio  mio!
---Avete ragione, padre  mio, ma  pensate che  io  sono  fortunatissimo e pienamente  felice, e non  preoccupatevi per me. Tornerò presto a trovarvi.  Infatti dopo  tre giorni ripartì,ma  ogni  tanto tornava ad  abbracciare il padre.
---Potente  Sultano---disse  però un giorno il Gran  Visir, che  era  uomo parecchio sospettoso ed  invidioso-- capisco che   siete felice di  rivedere  vostro figlio, ma  perché egli  non  vi  racconta di  dove  gli   vengano quelle  magnifiche vesti , e i gioielli, e i  cavalli stupendi che sfoggia?     Quale  genere  di vita  conduce il  principe Ahmed? Ciò è assai  misterioso..... Queste  parole turbarono alquanto la serenità  del vecchio Sultano, perché toccavano in  un certo  modo  l'onore del figlio, e  quindi della  sua  casata.  Perciò, d'accordo  con  questo  Visir,  mandò  a chiamare una maga:
---Se  saprete scoprire dove vive  il  principe  Ahmed,  come  vive,  e con  chi  vive, sarete ricompensata  lautamente.
---Nulla di  più facile-- rispose  la strega, e ,  quando il  principe tornò a trovare il padre, alla  sua  partenza essa si  trasformò in  scoiattolo e lo seguì nella  foresta.  E  via, via fino  alla roccia. Arrivata qui , svelta svelta tornò a prendere la sua  forma umana, si  mise  a sedere per  terra accanto alla  spaccatura per  la quale  il principe stava  entrando, e  cominciò a lamentarsi forte.
---Poveretta, che cosa  avete mai?
Quella continuava a  gemere senza parlare. Allora Ahmed, che  aveva  cuore tenero, la issò sul  suo  cavallo  e la portò al  castello della fata. Paribanu era, però, più saggia dello sposo, accolse la maga, ma non  volle mostrarsi, la fece solamente curare dalle sue  ancelle.
--Sposa  mia, devo tornare prestissimo da mio  padre sono  invitato alla  festa  per  la nascita del  figlio di Alì e di Alifa.
---Bene-- disse  la fata-- ti  darò qualche dono per  il  piccino.  Nell'assenza  del  principe , la strega continuava a fingesi molto ammalata e  a  ripetere:
--Oh,  poveretta me, per guarire mi ci  vorrebbe l'acqua della  magica Fontana dei  Leoni! Povera me,  speravo di trovarla sulla  mia  via  e non  l'ho trovata!
 Le  ancelle  riportarono alla fata  Paribanu tutti  questi  discorsi.  Essa  riflette' un poco, poi :
--Andate, mie fide , voi  sapete quale sia  nel nostro parco la Fonte dei Leoni, datene  un bricco pieno a questa  donna,  chiunque essa sia . E la strega,  vedendo davanti a se' l'acqua della  magica  fontana rimase a bocca  aperta. Non  ne  potevano avere  che le fate.... Nottetempo finse  di dormire e,  quatta quatta, con  scarpe di feltro, girò per il palazzo.
---Potente Sultano-- disse  inchinandosi fino a  terra  quando fu  tornata alla regia-- potente Sultano, vostro  figlio è sposo  di una Fata, il castello in cui  vive è meraviglioso, la sua ricchezza immensa!
Il Sultano fu  assai  contento:
---Gran  Visir,  questa  donna  sia  pagata come  le fu  promesso, ed  anche un  premio le  sia dato in più,  perché essa  ha  tolto una  spina  dal mio cuore --ordinò.
---Certamente , signore mio---rispose il Visir--però  di  quanta  utilità sarebbe per  tutto il regno che   vostro figlio vi portasse qualche  magico dono della  fata   sua  moglie....Pensate!...
Il Sultano era  vecchio, indebolito, e si  lasciava un po' influenzare dai  discorsi di  quest'uomo velenoso, che  voleva in  qualche  modo  distruggere la felicità del principe  Ahmed.  Pensava infatti nel  suo invidioso cuore:" Se  il principe chiederà doni  magici alla Fata per  suo  padre, è  probabile che essa  non  lo gradisca, perché le Fate non gradiscono che  si  abbia l'aria di  sospettare di loro; forse lo caccerà via".  Così avvenne che, alla  prima  visita del figlio , il vecchio Sultano gli disse:
--Figlio mio,  tu  non hai  svelato nessun segreto , ma le voci dell'aria mi  dicono che  la tua  sposa è  una  fata . Ti  prego , chiedile di  fare  al mio  regno un  magico dono che  ci  sia  molto utile.  Ahmed rimase  un po' male . Non  sapeva spiegarsi questa  faccenda delle voci dell'aria. Ma  la sua sposa rise:  ----Non  preoccuparti, Ahmed, ognuno di noi  ha  i suoi piccoli segreti, rispettiamo quelli di tuo  padre.Sai che  cosa  faremo? Io  preparerò il dono per  lui, poi, insieme con i nostri figli, andremo a  portaglielo. Il principe  fu felicissimo di  questa cosa.  Allora la  fata si  fece portare  un braciere, ci gettò sopra della polvere magica, e da quello si levò, in mezzo  a un  fumo azzurro e odoroso, un buffo  nanetto. Era tutto   vestito di viola, aveva una  barba bianca lunga fino ai piedi, una  gobba davanti ed una dietro, e teneva in mano una frusta  di peli di cavallo rossi.
---Non  è  un poco  troppo strano il tuo  dono, sposa mia? Che se  ne farà mio  padre di un  giullare di  questo genere? Potrà divertircisi lui,  ma di quale  utilità sarà per il regno?
Abbi fiducia, Ahmed, vedrai che il mio  nano Sciaibair, perché tale è il suo nome, sarà utilissimo nel  tuo paese, così come lo sarebbe in tutti i luoghi della terra.... Così dicendo la fata Paribanu aveva un sorrisetto  furbesco sul viso bello. E Ahmed che aveva grande fiducia nella  sua sposa non domandò  altro, ma  con lei, i figli, un  ricco  seguito, e Sciaibar sulla groppa del suo  stesso cavallo , partì alla volta della  reggia paterna. Per tutta la via il nanetto non  aprì mai  bocca e il principe non riusciva a trattenersi dal domandarsi ancora:
--A che  cosa servirà al  regno questo cosino brutto, ridicolo, e  muto  per giunta?  Ma non osava dir  nulla. Ed eccoli tutti insieme  davanti al Sultano. Figurarsi   la gioia  del  vecchio sovrano vedendo la bellissima sposa del  figlio, i nipotini splendidi, lo sfarzoso corteo!...
--E questo  è il mio dono per  il vostro regno, padre caro-- disse  la fata presentandogli il nano dopo una lunga carovana di  cammelli carichi di stoffe preziose, tappeti, gioielli di  ogni  colore e splendore. Il Sultano guardò Sciaibar con  un  certo imbarazzo, e non  sapeva proprio che dire: un profondo silenzio si era fatto nella  sala  grande. Quand'ecco che il mostricciattolo, brandendo la sua frusta di crine, si mise a gridare:
---Masnada di  furfanti, ora vi  accomodo io -- con  una voce talmente tonante da romper i timpani delle  orecchie delicate. A quella  voce  inattesa che  cosa  si vide ? Il Gran Visir e tutto un gruppo  di suoi  uomini , compresa la strega informatrice, scapparono via a gambe levate dalla sala, e  giù per  la scala , sempre inseguiti dalle parole del  nano che non  si stancava di  ripetere:--Masnada di  furfanti, ora vi  accomodo io -- mentre roteava la frusta rossa.  In  fondo alla  scala  infilarono il portone della reggia, e via  via le strade della  città , poi  la campagna, e credo corrano ancora...
Allora il Sultano capì il dono della  fata , il  dono che  faceva piazza  pulita in  tutto il regno dei  cuori invidiosi e cattivi..... Fu fatta una gran festa , banchetto magnifico, e non  vi parlo dei  dolci che  furono serviti perché non ho qui pronto un  nano Sciaibar  per cacciare  via le  invidiuzze che  vi potrebbero  nascere in cuore. E il nano, volete saperlo?, stette seduto al suo posto  d'onore, cedutogli con  tutta la solennità possibile dal Sultano in persona.


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