27--2--2020
Fra i tanti paradossi della preghiera ---rapporto fra la parola e silenzio , fra individuo e comunità, fra oscurità del cammino di fede e luminosità di certi suoi momenti--v'è pure quello della relazione fra la preghiera come esperienza personale e la preghiera come deposito di una particolare tradizione . Si prega spontaneamente ma anche si impara a pregare . L'insegnamento che sulla preghiera ci ha lasciato la tradizione è infatti qualche cosa di così ricco e così vario da costituire un patrimonio di enorme valore , un punto di riferimento imprescindibile per chi voglia impegnarvisi seriamente. Santi e mistici di tutte le epoche , scuole e correnti di spiritualità , ordini religiosi e movimenti laicali hanno trasmesso una tradizione spirituale che trova nella preghiera il suo nucleo essenziale . Ma la tradizione è anche qualche cosa di remoto e complesso, di difficilmente dominabile da una sola persona o da un solo ambiente per la distanza culturale che separa la nostra da altre epoche, quelle in cui tale tradizione si è formata , per la stessa difficoltà di procurarsi testi, di comprendere temi e dottrine . A questa , e ad altre difficoltà del genere , vengono fortunatamente incontro i maestri di spiritualità , specialmente coloro che hanno dedicato la loro vita allo studio della tradizione. Ciò è tanto più vero ai nostri giorni, allorché, nel periodo fra le due guerre mondiali, aveva origine una nuova disciplina storico-religiosa, la storia della spiritualità , che , anche per ciò che riguarda la preghiera , ci permette di valutare la tradizione in maniera più adeguata.
Nella nostra epoca e nell'ambiente monastico , ma con ripercussioni che hanno largamente superato tale ambito , simile ruolo è stato svolto in modo particolare da don Jean Leclercq(1911--1993), monaco benedettino dell'abbazia di Clervaux nel Lusserburgo, che ci ha lasciato , al riguardo , un'eredità spirituale di grandissimo valore. è pur vero che la sua instancabile attività di ricercatore si è indirizzata in molte direzioni, dalle ricerche di storia letteraria all'impegno di curare edizioni critiche dei grandi dottori del monachesimo (in modo particolare San Bernardo), dallo studio della quotidianità della vita religiosa a quello dei rapporti fra vita spirituale e cultura , tutti settori nei quali egli ci ha lasciato opere memorabili . Attraverso tutte queste ricerche , assommanti a una quarantina di volumi e a oltre un migliaio di articoli, egli ha però avuto modo di trasmetterci anche un insegnamento sulla preghiera , quello della tradizione. è ben comprensibile , infatti, che uno studioso così instancabile della tradizione abbia sentito il bisogno di occuparsi anche di questo fondamentale argomento. Non è un caso , pertanto, che uno dei suoi scritti più fortunati , tradotto in varie lingue , fosse appunto intitolato "L'unità della preghiera", indicante quell'ideale di sintesi fra le diverse forme di preghiera lasciatoci, appunto , dalla tradizione. Lettura e ascolto, recitazione e riflessione, canto e silenzio ne venivano indicati come altrettanti fattori che avevano raggiunto in particolari epoche e ambienti una loro felice unità.
Allo stesso modo don Leclercq ha avuto cura di indicare i rapporti fra devozione popolare e pietà liturgica, fra culto e preghiera intima nel Medioevo, soffermandosi in modo particolare sull'importanza della preghiera e della celebrazione come lode di Dio,come confessio della sua grandezza e della sua misericordia. Diversamente da concezioni che si sarebbero fatte strada negli ultimi secoli, ciò era visto non come limitato a pochi atti o momenti privilegiati , come frutto di un particolare"metodo" di preghiera, ma come espressione di tutta una impostazione di vita che aveva il suo culmine nella contemplazione che caratterizza appunto un apposito genere di vita,la vita contemplativa. Dom Leclercq era arrivato a questa conclusione sia studiando alcuni significativi testi della tradizione sia approfondendo i rapporti fra teologia e preghiera prima che, nelle epoche più recenti , i due elementi si separassero a causa dei molteplici , ben noti fattori storico--culturali. Tali rapporti erano visti da dom Leclercq come vivificanti dalla fede e dal fervore spirituali, osservando che "questa nozione della preghiera come desiderio e domanda di Dio può assicurare il legame tra la scienza e la fede in teologia". Se infatti la teologia , specialmente nella sua accezione scientifica , assicura una visione più organica e unitaria delle realtà della fede, essa non deve arrestarsi a tale compito ma giungere a una considerazione della profondità di queste stesse realtà , viste nella loro unità di fondo e nel rispetto del mistero che esprimono:" Senso e rispetto del mistero che non sono altro che il senso di Dio: un atteggiamento fatto di fede , di umiltà , di adorazione . Questo presuppone un concetto della preghiera come contemplativa". L'unità della preghiera che don Leclercq indicava era quindi un qualche cosa di ancora più profondo di un'armonia tra le diverse forme di essa , era il recupero di un'armonia di tutto il proprio essere , un'unificazione di tutta la propria esistenza , unificata dalla tensione della ricerca di Dio e protesa verso la contemplazione del suo mistero.
Di ciò erano stati maestri insuperati i monaci medievali , in modo particolare san Bernardo, dato che agli elementi ereditati dall'antica tradizione cristiana essi avevano aggiunto quell'attenzione ai riflessi e ai condizionamenti antropologici che il generale risveglio dei secoli 11°-----12° esigeva e portava con sé. Ora non erano più solo i misteri della Trinità e dell'Incarnazione a essere celebrati e considerati , ma i riecheggiamenti interiori che tale celebrazione suscitava nell'anima orante e contemplante. Il recupero dell'immagine divina e le visite del Verbo , l'imitazione di Cristo sul piano ascetico e la conformazione a lui su quello sacramentale , la devozione mariana e la spiritualità sponsale erano gli aspetti e i temi principali di quella vita di orazione che sapeva unire , in una sintesi eccezionale o addirittura unica , aspetti oggettivi e aspetti soggettivi. il mysterium e l' affectus. La contemplazione della vita divina diventa in tal modo esperienza della stessa vita d'orazione, così come questo processo di interiorizzazione contribuiva in maniera efficientissima a operare quella "scoperta dell'individuo" che costituisce uno dei fenomeni storico--culturali più interessanti del pieno Medioevo. A sua volta , per la stretta unione con la celebrazione del culto , la vita spirituale diventava animatrice della cultura , influiva sui generi letterari, creava o modificava determinati vocaboli ereditati dalla tradizione classica e cristiana ,si rivelava pienamente nelle vite dei santi.
Ne nasceva quella riflessione sui misteri della fede che don Leclercq stesso ha chiamato"teologia monastica" perché elaborata principalmente dai monaci , ma che era in realtà la diretta erede e continuatrice della teologia patristica in quanto basata anch'essa su di una riflessione non concettuale ma sapienziale relativa alla fede stessa . Si trattava , quindi , di un patrimonio spirituale comune a tutto l'insieme dei credenti che a esso , ovviamente , partecipavano in maniera diversa , a seconda delle proprie capacità ed esigenze. Era una "teologia pregata", una "teologia in ginocchio", pervasa di stupore e di ammirazione per le grandi opere compiute da Dio, attuate nella Chiesa , prolungate nell'anima in stato di grazia. Era una visione essenzialmente storico--salvifica della rivelazione a cui si rispondeva con la preghiera di ringraziamento e di lode . Ciò conferiva alla preghiera stessa una nota escatologica perché l'animo dell'orante si sollevava a contemplare e a cantare gli splendori della Gerusalemme celeste , a pregustarne le gioie , a descriverne le bellezze.
Questo spiega il carattere profondamente biblico della preghiera intesa in un tale senso non solo perché strettamente legata al testo sacro ma perché sollecita di svilupparne la dinamica spirituale sulla base della celebre affermazione gregoriana :La sacra Scrittura cresce in colui che la legge. Non meno stretti , anche se non esclusivi , i rapporti con la liturgia , dato che--ricordava don Leclercq ---la devozione dei fedeli si è sempre alimentata di due filoni , il culto pubblico della Chiesa e il fervore spirituale dei singoli , mentre solo quando questi due fattori si separano cominciano a comparire delle deviazioni. Anche la recita dell'ufficio divino , di cui dom Leclercq non si nascondeva le difficoltà , può diventare davvero fruttuoso se riportata a quel clima religioso che è costituito dalla lettura della Bibbia tutta intera , fino a ottenere --al riguardo --"un'unità ritrovata ". Lo spirito dello studioso francese era però , al riguardo , così aperto e lungimirante da considerare e apprezzare anche quelle forme moderne di preghiera che andavano dall'impiego dell'immaginario all'adorazione riparatrice , come ebbe modo di mettere in luce esaminando figure come quella di Ludovico Barbo o della M. Metilde de Bar e arrivando fino alla nostra epoca, con l'interesse rivolto a personalità come quella di Thomas Merton. Era , anche questo , un modo di manifestare , nella sua espressione più ampia , quell'amore alla tradizione che aveva animato e ispirato , per oltre mezzo secolo , la sua attività di ricercatore e di uomo di Chiesa.
Inizia la quaresima, in un modo particolare , quest'anno. Auguro un buon cammino quaresimale a tutti i fratelli cristiani; da parte mia ho deciso di camminare con 40 giorni di liturgia penitenziale. Non faccio ciò da molto tempo, ho tanta nostalgia della mia comunità, mi sembra di vivere l'esperienza di Giona. Buona Quaresima a tutti.
Nessun commento:
Posta un commento