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giovedì 11 gennaio 2024

Eugenio Montale =Ossi di seppia "Meriggi e ombre"

 11--1--2024

Incontro

Tu non  m'abbandonare  mia tristezza
sulla strada 
che  urta  il  vento forano
co' suoi  vortici  caldi, e  spare ;  cara
tristezza al soffio  che  si estenua :  e  a  questo,
sospinta  sulla  rada
dove  l'ultime  voci  il giorno  esala
viaggia  una  nebbia , alta si  flette un'ala
di  cormorano.

La voce è  allato del torrente , sterile 
d'acque , vivo  di pietre  e di  calcine ;
ma  più  foce  di umani  atti  consunti,
d'impallidite  vite  tramontanti
oltre  il confine 
che  a cerchio ci  rinchiude ; visi emunti,
mani scarne , cavalli  in fila, ruote
stridule. vite no; vegetazioni
dell'altro  mare  che sovrasta  il flutto.

Si  va  sulla  carraia di  rappresa 
mota  senza  uno  scarto,
simili  ad  incappati di corteo ,
sotto  la volta  infranta  ch'è discesa
quasi  a specchio delle vetrine ,
in  un'aura  che  avvolge  i nostri  passi
fitta  e  uguaglia  i sargassi 
umani  fluttuanti  alle cortine
dei bambù  mormoranti.

Se  mi lasci  anche tu, tristezza , solo
presagio  vivo   in questo  nembo, sembra 
che  attorno  mi  si effonda 
un ronzio  qual  di sfere  quando  un'ora
sta  per scoccare ;
e caldo  inerte nell'attesa spenta
di  chi  non sa  temere
su  questa  proda  che  ha  sorpresa l'onda
lenta , che  non  appare.

Forse  riavrò  un aspetto: nella  luce 
radente un  moto mi  conduce accanto 
a  una  misera  fronda  che  in un  vaso
s'alleva  s'una  porta  di osteria .
 A lei  tendo  la mano, e  farsi  mia
un'altra  vita  sento  , ingombro d'una
forma  che mi  fu tolta ; e quasi  anelli 
alle dita  non foglie mi si  attorcono
ma i capelli.

Poi  più  nulla .   Oh  sommersa! :tu dispari
qual  sei  venuta, e  nulla so  di te.
La tua  vita è  ancor  tua; tra  i guizzi rari
dal giorno  sparsa  già . Prega per me
allora  ch'io discenda altro cammino 
che  una via  di città,
nell'aria  persa  , innanzi  al  brulichio
dei  vivi; ch'io ti senta accanto  ; ch'io
scenda  senza  viltà.

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