10--1--2024
Lo storico e scrittore israeliano Yuval Noah Harari dopo le prime settimane della guerra tra Israele ed Hamas ebbe a dire :" Attualmente la mente degli israeliani è talmente piena di dolore che sono incapaci di sentire o vedere quello degli altri . Chiunque parli del dolore altrui lo vedono come un tradimento . Lo stesso vale per i palestinesi". Questo spiega come gli israeliani non riescano a condannare gli omicidi compiuti durante l'occupazione , così come i palestinesi non condannano le stragi compiuti da Hamas .
Questo sentimento ci spiega il modo in cui la somma di tanti anni di odio , vendetta su vendetta non consenta di immaginare ancor prima che costruire una condizione di convivenza , anche se gli israeliani e i palestinesi meritano allo stesso modo di vivere in sicurezza, dignità e pace.
Noi , non direttamente coinvolti da questo oceano di dolore , impotenti , ma partecipi della sofferenza di tante persone , abbiamo il dovere di essere vicini a tutte le vittime e di guardare questi avvenimenti da tutti i lati per comprendere la complessità .
In questi anni abbiamo lasciato che crescesse l'odio che alimenta il razzismo, l'antisemitismo e l'islamofobia , siamo vittime di quella forma di nichilismo che è il pensiero debole , che ci toglie la capacità di riflettere sulla complessità di tutte quelle situazioni che stanno sconvolgendo il mondo intero. Il pensiero debole ci fa ragionare con una logica manichea , che divide il mondo fra buoni e cattivi. Non si deve scegliere un'unica parte e pensare che tutta l'innocenza e la giustizia siano da una parte e il tutto il male sia dall'altra , occorre condannare tutti gli estremismi , per consentire un'analisi ed una possibilità di dialogo.
L'attacco ad Israele fa eco a quasi due anni di guerra , tragedie e brutalità inflitte al popolo ucraino , non abbiamo dimenticato le fosse comuni , gli stupri usati come arma di guerra e le migliaia di bambini ucraini portati con forza in Russia , sottratti ai loro genitori . Non solo, pensiamo alle decine di guerre attualmente attive in tutto il mondo , ai colpi di stato in Africa , alla tragedia del Nagorno Karabakh , senza dimenticare le stragi orribili di giovani donne in Iran o le atrocità che vengono compiute in tanti regimi dittatoriali .
Sembra che la storia non abbia insegnato nulla , credo che di fronte a queste situazioni , quando la paura , il sospetto e la rabbia si fanno sentire , dobbiamo impegnarci più che mai per mantenere i valori che ci rendono ciò che siamo . Vincere quell'atteggiamento che a volte ci fa sospettare che la libertà sia, per noi , solo una consuetudine scontata , una pigra abitudine , così pigra che nemmeno ci accorgiamo di quanto preziosa possa essere per chi ne è privato.
Costruire la pace significa recuperare un forte senso etico , un'etica che abbia l'Altro come criterio fondante , ricercare strumenti critici per comprendere la realtà complessa in cui viviamo ed un approccio non violento nell'agire per cambiare
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