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mercoledì 12 aprile 2023

La Fontaine Favole =Gli Animali malati di peste

 12--4--2023
Un  male
terribile , fatale ,
che il  Ciel  forse  inventò
per castigar  le colpe  della  terra,
un  mal  pien  di spavento
capace  , se  va bene ,
d'empire  i  cimiteri in un momento,
la Peste insomma --dirla pur  conviene-
faceva agli animali tanta guerra,
che  morivan colpiti a cento  a cento.

Nessuno  ormai  volea 
curarsi d'una vita orrida troppo;
ogni  cibo  facea fastidio e groppo ,
e lupi e volpi ciaschedun vivea
le  mani  e i piedi  in mano; 
fuggian le  torterelle per dispetto , 
fuggia  lAmor lontano
e fuggia  coll'Amor ogni diletto.

Allor  tenne  il Leone un gran consiglio,
e disse :-Amici  miei,
poiché  davanti  al Ciel  tutti  siam  rei
di colpe , ed è perciò  che  ne castiga ,
per  toglierci di briga , ecco, direi
che  quei  che ha  più peccato 
nella  sua  vita , sia  sacrificato.

Il  suo sangue(e  la storia ci dimostra
che  più  volte giovò  l'espediente)
forse otterrà la guarigione nostra.
Facciamo  orsù l'esame  di coscienza 
fratelli , e  confessiam senza  indulgenza 
i fatti  nostri . Già  per parte mia
confesso che provai  ghiottoneria 
di molti agnelli ,poveri innocenti,
e che mi venne fatto per errore
di mangiar  qualche  volta  anche il pastore.

Io  son pronto a scontar colle  mie vene
le  colpe mie,  se  farlo  oggi  conviene,
ma  prima  ciaschedun con  altrettanta 
sincerità  confessi , onde il più  reo
colla  sua vita  paghi il giubileo.

--Sire ,--disse  la Volpe ,--un sì buon re 
al mondo come  voi  forse non c'è .
Che  scrupoli son questi, Maestà,
per  quattro  canagliucce  di montoni?
Non vedo che vi possa esser peccato
a mangiar questa razza di minchioni.

No, no, signor , anzi  fu un  grande onore
a ognun  d'essi il sentirsi rosicchiato
dai vostri denti . In  quanto  a quel  pastore ,
meritava di peggio in verità ,
visto  ch'egli osa  il titolo di re
vantar sopra  le bestie , e non gli va-.

A  questo dir  scoppiar   grandi gli applausi 
tra  i cortigiani . In  quanto  ai Tigri , agli  Orsi
e agli  altri  illustri  poi  non si  cercò
il  pel  nell'uovo  e i minimi trascorsi,
dal  più  ringhioso all'ultimo dei cani 
per poco  non sembrarono  al capitolo 
dei  santi a cui si  può  baciar  le mani.

S'avanza in fine  a confessarsi  l' Asino 
contrito in cor  , e  confessando il vero,
narra  che  un giorno , andando 
nel fresco praticel d'un monistero,
o fosse tentazione del demonio ,
o fame  o gola di quell'erba tenera,
brucò dell'erba (e  fu  cosa  rubata
per essere  sincero).
ma  ne prese  soltanto una boccata.

Udito  ciò,  gridarono anatèma
quei  santi  padri al povero Asinello .
Un  Lupo , intinto di teologia,
sorto a parlar sul tema ,
mostrò  che  la cagion della moria
venia da questo  tristo spelacchiato,
che  per  il suo malfare 
bisognava che almen fosse  impiccato.

Mangiar  dell'erba altrui....!  ma  si può  dare
azione più  nefanda?
La morte era  una  pena troppo  blanda
per  espiar  si  orribile misfatto .
E  come  disse  il giudice  fu fatto.

Della  giustizia  quando  siede  al banco,
sempre  il potente  come  giglio è bianco,
ma se  a seder si pone 
il poveraccio , è  un sacco di carbone.

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