27-3-2019
Tanti , tanti anni fa--sarebbe difficile farne il conto--suonarono le trombe degli araldi per tutta la terra di Danimarca.
---Abitanti del regno felice di Danimarca, il nostro amato re è morto. E alle parole degli araldi tutti chinavan la testa, perché in realtà il re Erik era stato un buon re , e durante il suo regno la Danimarca era stata veramente felice.
Ma i danesi si domandavano chi sarebbe stato ora il loro re, perché Erik non aveva lasciato figli, ne' nipoti, ne' altri discendenti, e si sapeva che non aveva nominato il suo successore. Così, dopo la morte di Erik, vi fu per la Danimarca un periodo che non fu affatto felice. I signori, che un tempo erano stati il braccio e la difesa del regno, cominciarono ad essere in guerra fra loro, perché ognuno di essi voleva primeggiare per impadronirsi del regno.
Così, avendo bisogno continuamente di uomini, toglievano le braccia più robuste ai lavori della terra e alla pesca. Sui prati abbandonati, invece del trifoglio crescevano erbacce e gramigne e così le belle mucche bianche e nere intristivano nelle stalle e non davano più latte. E le barche rimanevano abbandonate sulle rive del mare, e chi ne godeva erano le aringhe e i salmoni, che potevano liberamente scorrazzare per il mare, perché non avevano più da temere le reti dei pescatori. Il paese si era così ridotto in una grande miseria e anche chi aveva sempre fatto una vita tranquilla e serena, viveva ora in mezzo a inauditi stenti e sacrifici. Invano le persone più autorevoli si erano date da fare per veder di ricondurre i signori alla ragione. Si erano accorti che è più facile vuotare il mare che andar contro l'ambizione degli uomini. E così sospiravano e non avevano altro conforto che quello di ricordare i tempi felici in cui regnava il buono e giusto Erik.
Un giorno , mentre gli abitanti di un villaggio se ne stavano seduti sulla riva del mare a discutere chi in Danimarca avrebbe potuto essere il re,ecco che improvvisamente si vide avanzare sulle onde appena increspate una nave meravigliosa.
I vecchi avevano sentito raccontare dai loro vecchi delle meravigliose leggende, di navi guidate da uomini simili a eroi che se ne andavano giù verso il sud, a conquistar terre e ricchezze, di navi che portavano teste di draghi a prua, con fianchi ornati di pitture che rappresentavano le lotte degli eroi con gli dèi, con ghirlande d'oro scolpite su scudi rilucenti , come specchi d'argento. Questa nave sembrava proprio una di quelle , e le vele scarlatte che si gonfiavano nel vento potavano una corona reale ricamata in oro.
Ma una cosa era veramente strana e balzava agli occhi di mano in mano che il vascello si avvicinava: che mentre sul ponte tutto era in perfetto ordine, e le tende dorate erano al loro posto, e sotto di esse si vedevano tavole incrostate di gemme e ricoperte di drappi preziosi, non c'era ombra di anima viva. Non si vedeva un marinaio ne' un guerriero, non si sentivano voci, ne' rumor di passi. Era davvero straordinario.Pure i vecchi guardavano meravigliati, perché non avevano mai visto una nave così bella nemmeno quando da giovani erano andati verso terre straniere, e i giovani che erano ansiosi di andarsene a cercare la fortuna sul mare, rimanevano lì a occhi spalancati, senza fiato. La notizia dell'arrivo del misterioso veliero si sparse i un baleno per tutto il paese, e per tutto il giorno fu un accorrere sulla spiaggia di contadini e di pescatori, che volevano vedere la' nave del miracolo già la chiamavano. E vennero anche i signori dei castelli più vicini e i loro visi erano alquanto pallidi dal timore, perché pensavano che, nascosti nella nave, fossero dei guerrieri pronti ad assalire le loro fortezze e scacciarli dalla Danimarca.Ma nessuno osava avvicinarsi al vascello, e quando venne la sera e sul mare si stesero le prime ombre nere , tutti erano ancora lì sulla spiaggia a confabulare e a pensare che qualche cosa bisognava pur decidere.....
Ma il giorno dopo quando arrivarono nuove persone dai campi e dai paesi vicini, e videro il vascello sempre lì immobile sullo specchio dell'acqua accanto alla riva, cominciarono a lamentarsi, nel timore che fosse qualche malefico inviato degli dei. "vedete--dicevano--che non ci verrà nulla di buono.I nostri campi saranno devastati e i tetti delle nostre case portati via dal vento. Che cosa possiamo fare per placare gli spiriti del mare?".
E tutti rimanevano lì, sulla riva, notte e giorno, a vegliare per essere pronti a difendere la loro terra non appena si fosse mostrato il pericolo. E intanto la notizia del vascello misterioso era arrivata anche alla città, e dalla città alla capitale. E allora il corpo delle guardie reali, quelle che, aspettando di tornare al servizio del re , non avevano ormai più quasi nulla da fare , si misero in marcia per arrivare al villaggio, là dove si era fermato il vascello ormai famoso, perché in tutta la Danimarca non si parlava di altro. E quando , con il corruscare di armi, esse arrivarono sulla riva del mare, e agitarono le lance verso la nave, e con un grido di guerra si misero in ordine di battaglia e poi lanciarono la sfida, nessuno dalla nave rispose.
--Venite fuori, anime dannate...gridarono tutti insieme. E dopo aver crivellato i fianchi della nave di frecce senza che nessuno reagisse e si mostrasse, si arrampicarono su per i fianchi della nave e salirono a bordo. E mentre procedevano cauti e guardinghi, per il timore di un agguato, che cosa videro sotto la tenda d'oro?
Videro una piccola culla tutta intrecciata di vimini d'oro e d'argento appoggiata a un tappeto magnificamente ricamato di mille colori. E nella culla , con i piccoli pugni rossi simili a boccioli di rosa , dormiva un bambino dai capelli biondi: era tanto bello che in terra sarebbe stato impossibile vederne l'uguale. Attorno c'erano scrigni colmi di pietre preziose, trofei di armi d'oro e d'argento finemente cesellate, elmi incrostati di gemme, pezze di stoffe finissime, trombe, corni d'avorio, cinture di lamine d'oro, collane di perle, e coppe intagliate nel rubino e nel topazio ricolme di monete d'oro...insomma un tesoro come non se n'era mai visto alcuno. I soldati rimasero l' fermi, sbalorditi. La vista di quel bambino circondato da tutte quelle cose preziose li aveva riempiti di un senso di meraviglia che vinceva perfino il timore di vedere da un momento all'altro uscire dai boccaporti schiere di guerrieri selvaggi. Ma poiché nessuno appariva, capirono di essere davanti a un prodigio, e che la nave e il bambino erano il segno della benevolenza degli dei, che una nuova era di felicità e di pace si sarebbe aperta per la Danimarca. Allora sollevarono delicatamente il bambino, lo ravvolsero nei panni preziosi, lasciarono due guardie a custodire il tesoro, poi scesero a terra . E quando i pescatori , i contadini e i signori videro il bambino che ora si era destato e sorrideva agitando le manine, si inchinarono riverenti e dissero:" Questo è il re che ci hanno mandato gli dei". E al grido di:" Viva il re di Danimarca!" lo portarono in trionfo fino alla capitale. Là , i maggiorenti della città deposero il bambino sul trono, gli misero sul capo la corona reale e lo proclamarono re. E poiché non sapevano come si chiamasse, e neppure lui , il bambino, lo sapeva, lo chiamarono Skiold, che in danese significa "scudo", perché, come si sa, lo scudo serve come difesa, e così il nuovo re doveva esser la difesa del paese. Passarono gli anni e Skiold diventò un bellissimo giovane. Ma non era soltanto bello. Valorosissimo in guerra, e implacabile quando si trattava di difendere il suo regno dalla prepotenza dei nemici, era altrettanto giusto in pace. Ed era così pieno di pietà e di misericordia verso i poveri che in breve in tutta la Danimarca nessuno ebbe più bisogno di mendicare, perché anche quelli che erano stati i più derelitti avevano ora il campicello a la loro casetta, o la barca per trarre da vivere pescando. Così la Danimarca era di nuovo diventata uno dei paesi più prosperi e più felici del mondo, e quando Skiold passava per le vie della città o per quelle dei paesi vicini, tutti correvano sulla porta delle loro case o abbandonavano il lavoro dei campi per salutarlo e benedirlo. E ugualmente salutavano e benedivano la regina Cristina, la figlia dell'imperatore di Svevia, che Skiold aveva sposato e che era buona quanto bella . Ma poi Skiold diventò vecchio anche lui , e un giorno, sentendosi vicino a morire, chiamò i suoi più fidi scudieri e disse:"Miei cari amici, il mare mi portò a voi e il mare deve riprendermi. Non appena sarò morto, prendete il mio corpo e portatelo sulla nave che è ancora là in attesa nella rada....Poi slegate tutte le vele e mettetele in direzione del vento.... E lasciate che la nave vada verso l'alto mare e mi porti così verso il mio ultimo destino....Sono tanto felice di avervi donato la prosperità, ma più ancora sono felice di sapere oggi il mio popolo tutto unito..... Questa è la ricchezza maggiore per una nazione..." Sorrise a tutti coloro che gli stavano intorno, agitò la mano in segno di saluto, chiuse gli occhi e non li riaprì più.
Allora i suoi più fidi scudieri lo vestirono con gli abiti più belli, gli misero in capo la corona reale, e sul petto gli posero la grande spada che non era mai stata vinta da nessuno. Lo adagiarono su una lettiga ricoperta di broccato prezioso, andarono alla spiaggia, verso la nave che dondolava le sue vele rosse nell'ultimo sole. Nulla era mutato sulla nave anche se erano passati tanti anni. Le tende d'oro brillavano nel cielo azzurro e dalle travi del pavimento erano spuntati dei gigli candidi, profumati e bellissimi. Gli scudieri appoggiarono il corpo del re sui gigli ed egli giacque là immobile con il bel viso rivolto verso il cielo. E tutti i suoi sudditi, dal più piccolo al più vecchio , sfilarono davanti a lui e tutti lasciarono cadere sulla nave il loro dono. Poco importa se accanto alle spade cesellate o ai gioielli femminili c'erano semplici tralci di fiori o mannelli di grano. Il cuore con cui ogni cosa veniva donata era lo stesso. E in breve, il cumulo divenne un monte, così che tutta la tolda ne fu sommersa e solo il corpo del vecchio re affiorava più bianco dei gigli. Poi i pescatori e i marinai tirarono la nave fuori della grande insenatura, e la misero contro il mare aperto. E la nave lentamente si allontanò trasportata dalla brezza leggera e dalle onde.
Si confuse nella foschia lontana, non si vide più. Ma ci fu, dopo, chi assicurava di aver visto sollevarsi dalla nave un gran chiarore e in questo chiarore una figura---quella del vecchio re?--che si alzava verso il cielo, si confondeva coi raggi del sole, svaniva nell'azzurro carico dell'infinito.
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