18-3-2019
Nel silenzio del mattino la voce del capitano della nave si levò improvvisa sul ponte.
---Gettate le ancore! Preparate le scialuppe!
Frumenzio, , che dalle prime luci dell'alba se ne stava con gli occhi bassi a meditare, balzò in piedi e , senza fare rumore per non svegliare il fratello Edesio e il maestro Meropio che dormivano con lui , salì sul ponte.
L'equipaggio era indaffarato attorno alle scialuppe, già cariche di barili e di otri. Il sole stava innalzandosi nel cielo purissimo; una leggera brezza soffiava sul mare.
Frumenzio si avvicinò al comandante, un uomo tozzo e nerboruto, e gli chiese che cosa stesse succedendo.
---Non abbiamo più acqua da bere --- gli rispose l'altro piuttosto bruscamente---e allora andiamo a farne provvista.
---Dove ci troviamo?
---Quel paese laggiù si chiama Adulis.
----Siete preoccupato?----domandò il giovane.
Il capitano arrossì di collera sotto la folta barba nera e fissò quel giovane delicato e gentile che gli stava di fronte con un sorrisetto infantile sulle labbra.
----Di chi t'impicci tu?--urlò poi .---Lasciami in pace.
Frumenzio si allontanò, ma quella sfuriata lo aveva convinto che il comandante non era del tutto tranquillo. Che cosa poteva turbare quell'uomo rozzo e coraggioso, abituato ad affrontare i più disparati pericoli? Passando vicino a un gruppetto di marinai, ebbe la tremenda risposta a quella domanda. Il vecchio nostromo stava brontolando: "Che il Cielo ce la mandi buona ! Se qualche nave pirata non ci salta addosso, possiamo dirci fortunati...."
Frumenzio fece ritorno sottocoperta,dove il fratello e il maestro Meropio dormivano ancora. Anche gli altri passeggeri riposavano fiduciosi. Solo un bambino, in un angolo, piangeva tra le braccia della mamma che si accingeva ad allattarlo. Poi anche quella voce tacque, e si udì soltanto lo schiocco delle onde contro la chiglia.
Ora era Frumenzio a essere preoccupato. Il turbamento del comandante lo aveva contagiato. Non era certo il caso di spaventare i compagni mettendoli a parte del pericolo che correvano, ma il giovine decise di stare all'erta e, sdraiatosi sul suo giaciglio , rimase in ascolto dei minimi rumori che scendevano dal ponte. Incapace de restare immobile, poco dopo fece ritorno di sopra . Non aveva ancora rimesso piede sul ponte, quando un grido proveniente dall'albero di maestra gli agghiacciò il sangue nelle vene.
---I pirati!....Laggiù, una nave pirata!
Un attimo dopo, equipaggio e passeggeri erano in preda al panico.La nave pirata, inconfondibile per la caratteristica bandiera che issava sull'albero maestro, si trovava a due miglia circa di distanza. Certo era venuta fuori da qualche insenatura della costa, poiché i marinai di guardia non l'avevano avvistata prima. La scialuppe che erano state messe in acqua e che già si stavano avvicinando alla costa , furono fatte tornare indietro e tirate a bordo. Poi la nave levò le ancore e spiegò le vele verso sud-ovest. Ebbe inizio così una gara di velocità tra la forte nave pirata e la modesta navicella passeggeri. Dopo una decina di miglia, la nave inseguitrice si trovò a circa cinquecento metri. Poi avvenne l'arrembaggio, terribile, pauroso, straziante: un'orda di uomini inferociti balzò a bordo della nave passeggeri e, urlando di gioia, levando in alto pugnali e scimitarre, cominciò a seminare morte e distruzione.
Dal quel giovane coraggioso che era, Frumenzio si affiancò all'equipaggio nella difesa della nave, ma a nulla valse il suo eroismo. Decine di cadaveri ben presto si ammucchiarono sul ponte della nave. I pochi passeggeri superstiti si erano rifugiati nella stiva e, tremando di terrore, tentavano di sfuggire alla morte. In quel momento, qualcosa di nuovo si produsse nell'animo di Frumenzio, che già aveva visto cadere sotto i colpi delle scimitarre l'amato maestro Meropio. Il giovane sentì che doveva agire , non più con le armi, ma con la parola e, alzando la voce sul frastuono della battaglia, si mise a urlare all'indirizzo del comandante della nave pirata:
---Tu pirata!....Sei un uomo tu? Sei un uomo tu, che non ti vergogni di assalire una folla di uomini , donne e bambini inermi?
Il feroce capo dei pirati, richiamato da quell'urlo stridente come una scudisciata , si fermò, e subito i suoi uomini lo imitarono.
---Come osi dubitare della mia forza tu, miserabile?---rispose avvicinandosi a Frumenzio con la scimitarra nel pugno. Il giovane gettò sul ponte la sciabola insanguinata che teneva in mano e incrociò le braccia sul petto. Il fratello Edesio si pose al suo fianco, più per essere protetto che per proteggere. Frumenzio disse:
---Non dubitavo della tua forza, pirata, dubitavo invece della tua intelligenza, ammesso che tu sia un uomo e non un animale. Non vedi quanti cadaveri sono ai tuoi piedi? Che cosa ti riprometti di ottenere, uccidendoci tutti? Sei forse una iena che si ciba di carogne? Ebbene, io non ti temo! Io ti affronto senz'armi, senza violenza.....Il pirata, che era una specie di gigante, scoppiò in una fragorosa risata, alla quale fecero eco quelle grossolane e sguaiate dei suoi uomini:--State zitti voi!--urlò il capo all'indirizzo dei subalterni.---Voi non siete degni di ridere del coraggio di questo ragazzo......-Non so chi tu sia, amico, ma il tuo coraggio ti ha salvato, e con te ha salvato gli altri tuoi compagni ancora vivi.... Forse hai ragione. Ora che ci penso, perché uccidere, quando si può soltanto depredare? I morti non si possono vendere......
---Vedo che hai capito--- disse Frumenzio.
--Certo che ho capito. Non sono un ignorante come posso sembrare. Ho girato il mondo in lungo e largo. Sono un grande pirata, ecco!.... Ma anche tu diventerai famoso...
--Non della tua fama, spero ---- replicò Frumenzio con un sorriso ironico.
----Già, non della mia fama!---mormorò il feroce pirata, e abbassò lo sguardo, incapace di sostenere quello del giovane che lo fronteggiava. Poi riprese:--Ti porterò con me alla corte di re Afila, che certo sarà contento do conoscerti. Vieni sulla mia nave. Forse il destino ha voluto quest'incontro.
--Forse-- disse Frumenzio come tra se'.
Ed entrambi avevano ragione. Il popolo d' Etiopia aspettava l'arrivo di colui che più tardi doveva essere chiamato ABUNA SALAMA, cioè "rivelatore di luce",della luce del vero Dio.
Nessun commento:
Posta un commento