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sabato 28 novembre 2020

MIO FIUME ANCHE TU Giuseppe Ungaretti

28---11---2020

1

Mio  fiume  anche  tu, Tevere fatale,
ora  che  notte già turbata scorre;
ora  che  persistente 
e   come  a  stento  erotto dalla  pietra
un gemito d'agnelli  si  propaga
smarrito  per  le strade esterrefatte ;
che  di male  l'attesa senza requie,
il  peggiore  dei mali,
che  l'attesa  di  male  imprevedibile
intralcia  animo e passi;
che   singhiozzi infiniti , a lunga rantoli.
Agghiacciano  le case tane  incerte;
ora  che  scorre  notte  già  straziata  ,
che  ogni  attimo  spariscono  di schianto
o  temono l'offesa tanti  segni
giunti  , quasi  divine  forme  , a  splendere
per  ascensione  di millenni umani;
e  quanto  un  uomo  può  patire  imparo;
ora, ora,  mentre  schiavo 
il mondo d'abissale  pena  soffoca,
ora  che  insopportabile il tormento
si  sfrena  tra  i fratelli in ira a morte;
ora  che  osano dire
le  mie blasfeme  labbra,
"Cristo, pensoso  palpito,
perché  la tua  bontà  
s'è  tanto  allontanata?".
2
Ora  che  pecorelle cogli agnelli 
si  sbandano stupite e, per le  strade 
che  già  furono urbane , si  desolano;
ora  che  prova  un popolo 
dopo  gli strappi dell'emigrazione,
la  stolta  iniquità
delle deportazioni;
ora  che  nelle  fosse 
con  fantasia ritorta
e mani  spudorate
dalle  fattezze umane  l'uomo lacera 
l'immagine divina 
e  pietà  in grido si  contrae di  pietra;
ora  che  l'innocenza
reclama  almeno  un'eco,
e  geme  anche  nel  cuore  più  indurito;
ora  che  sono  vani  gli  altri  gridi;
vedo ora  chiaro  nella  notte triste.

Vedo  ora nella notte  triste , imparo,
so  che  l'inferno s'apre sulla terra
su misura  di quanto
l'uomo si sottrae , folle,
alla  purezza della  tua  passione.
3
La    piaga  nel  Tuo  cuore
la  somma  del dolore 
che  va  spargendo  sulla  terra  l'uomo,
il tuo  cuore  è  la sede appassionata
dell'amore non vano.

Cristo , pensoso palpito,
astro  incarnato nell'umane  tenebre ,
fratello che  t'immoli
perennemente per  riedificare 
umanamente   l'uomo,
Santo,  Santo che soffri,
maestro  e fratello e Dio che  ci  sai  deboli,
Santo,  Santo che  soffri
per  liberare dalla  morte  i morti
e  sorreggere  noi  infelici vivi;
d'un  pianto  solo mio  non  piango  più.
Ecco , Ti  chiamo  , Santo,
Santo,  Santo  che soffri.

questi  versi stupendi  di  Ungaretti, carichi di tanto dolore, che ricordano un momento tremendo della nostra storia;  mi aiutano  a comprendere che  i momenti tremendi passeranno , perché l'uomo creato ad immagine di Dio , e provvisto di una intelligenza , di un cuore è capace di combattere le avversità.  Con la forza e la tenacia  propri del nostro essere popolo , riusciremo tutti insieme ad uscire da questo terribile momento.
un caro pensiero, ai politici , perché  con saggezza e responsabilità ci guidano; 
un caro pensiero ai pazienti malati di CVD;   e  ai pazienti malati di patologie serie ,in questo momento difficile;
una cara domenica, a  tutti,   ed in particolare ai medici  ed operatori sanitari e a chi in prima linea sta combattendo questa grande battaglia.

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