13---11--2020
L'azione liturgica non può finire ed esaurirsi senza lasciare traccia alcuna ; ecco dunque la meditazione sulla Parola di Dio , ascoltata nella celebrazione dei sacramenti o dell'ufficio divino, è d'obbligo . Qui si possono riscontrare due correnti di pensiero: Cassiano , S. Geltrude e Maria dell'Incarnazione pensano che fare la meditazione seguendo l'azione liturgica sia possibile , attuabile ; mentre S. Teresa d'Avila e S. Giovanni della Croce credono di non potere meditare , durante l'azione liturgica . Nei primi emergono due stadi: uno per gli iniziati alla meditazione e l'altro per i più avviati "perfetti".
Il primo stadio sviluppa il modo discorsivo ; in questo caso si segue qualche punto di riflessione preso dalle letture della messa o dell'Ufficio divino. Per i principianti è molto utile , se non addirittura necessario , usare bene del silenzio liturgico.
Il secondo stadio sviluppa il modo del semplice affetto o sguardo --qui si giunge al momento mistico , anche se alternato con il ritorno temporaneo al modo discorsivo .
Questo secondo stadio porta la preghiera al suo massimo grado di unione con Dio ; in questi casi si è come rapiti . Il monaco Cassiano , autore delle Collationes (RSB cc. 42, 73) pone, alla base della vita mistica , la purificazione della propria coscienza e la continua presenza di Dio (RSB c. 7,1); egli elenca i vari stadi della preghiera : pura e sincera ; pura e breve; infuocata(monaco Arsenio) fino al rapimento dell'anima:" L'anima infiammata [ infuocata] è incitata alle pure e ferventissime orazioni . Talvolta , infatti , mentre cantavamo , il versetto , di qualche salmo, ha dato in noi occasione all'orazione infuocata[ ignita]. Talvolta , invece , è stata la modulazione della voce canora di un fratello che ha eccitato gli animi degli stupefatti ascoltatori ad intensa applicazione (Coll.9, 26.27).
L'orazione di quiete(S. Teresa) è il primo passo nello stato mistico vero e proprio . Quando la meditazione discorsiva diventa penosa perché l'anima sente di conversare con Dio in modo semplice , con uno sguardo amoroso e di riposo in Lui , senza sforzo di sensi, di immaginazione o di intelletto , in questi casi si sperimenta la via mistica . Si vedono ora i tre tipi di orazione di quiete:
Quiete pregnante in cui il mistico prega con formule,
Quiete di giubilo in cui il mistico si esprime con ardenti colloqui.
Quiete operante in cui il mistico si occupa di cose esterne.
S. Geltrude (1256--1303) , monaca cistercense , grande mistica di Helfta (Germania), venne favorita dal Signore con le grazie d'unione e di contemplazione . Geltrude vi passa attraverso una profonda trasformazione mediante la compunzione :" L'abisso dell'increata sapienza invochi l'abisso della mirabile onnipotenza per esaltare una così stupenda benevolenza che, per la sovrabbondanza della sua misericordia fluì fino alle basse valli della mia miseria"; "Stimo, o Signore , che il più grande miracolo sia anzitutto questo che la terra mi porti , peccatrice indegna qual sono "; "Deh , misericordioso Signore , metti fine ai miei mali ai quali io non metto né fine né misura".
Le sue intimità spirituali con il Signore , dopo il matrimonio mistico , S. Geltrude le esprime in termini "carnali ", propri del Cantico dei Cantici."[...] talvolta mentre sedevo e nel mio intimo badavo a te recitando le ore canoniche e le veglie dei defunti , spesso nel corso di un salmo , dieci volte o anche più hai stampato il praedulce osculum [ dolcissimo bacio] sulle mie labbra , quell'osculum che eccede ogni aroma e ogni miele; e spessissimo ho osservato il tuo amichevolissimo sguardo sopra di me e ho sentito il tuo strettissimo amplexus[amplesso] nell'anima mia. Mi attirasti a tale unione con te , che io mi meraviglio di più che di un miracolo che, dopo quei momenti , abbia potuto ancora vivere come uomo tra gli uomini".
S. Geltrude sottolinea il fatto che le grazie d'unione intima con Dio avvenivano nel bel mezzo dell'azione liturgica comunitaria o in stretta connessione con essa: "Nella seconda domenica di quaresima prima della messa [...] l'anima mia s'illuminò [...]. Nella sacratissima notte [di Natale .....] l'anima mia[...] si sforzò per la meditazione di tenersi presente a quel parto sovra celeste [...] Mentre s'avvicinava l'ora della processione , dopo aver ricevuto l'alimento celeste [...]".
Per la sua meditazione personale S. Geltrude fu istruita dal Signore ad usare i testi liturgici della giornata (Messa e Ufficio divino) al fine di "ruminare le orazioni e le lezioni [ della passione del Signore] che hanno un valore infinitamente più grande di qualsiasi altro esercizio". Della "lectio divina" Geltrude dice che da " grammatico diventata teologo non mi stancavo mai di ruminare[..]ritenendola miele per la bocca , armonia per le orecchie , spirituale giubilo per il cuore.
Persino le singole devozioni personali non sono avulse dallo spirito liturgico . S. Geltrude era grande devota della passione di Cristo e del suo Cuore sacratissimo . "Circa l'ora di terza il Signore le apparve nella posizione della flagellazione [...]". Alla finale della colletta della Messa: " per Cristo Nostro Signore " S. Geltrude pensava e adorava il Cuore divino di Gesù e il suo immenso amore per gli uomini.
Il venerabile Guigo 1, certosino (+ 1136), esprime la vita mistica in gradi ascendenti : studio delle letture , penetrazione perspicace della meditazione , il fervore delle orazioni , le soavità delle salmodie , il rapimento della contemplazione e il battesimo delle lacrime (quest'ultimo non necessariamente indispensabile).
Maria dell'Incarnazione(1599--1672), francese , madre di famiglia, vedova con un figlio , capo di una grande azienda di seta, suora orsolina per sette anni, missionaria per trent 'anni in Canada , coltivò una grande tendenza alla contemplazione sin dai più teneri anni fino alla sua morte toccando gradi altissimi anche nella sua vita impegnatissima nel mondo .
Ecco qualche sua testimonianza :" In questo stato[ rapimento in Dio durante una processione del Santissimo Sacramento ] credevo essere la vera devozione [...] quella di pregare Dio e servirlo frequentando i sacramenti e non commettere peccati volontari "; più tardi nella vita :" [..] mi sentivo potentemente attratta [..] se volevo dire il rosario , mi trasportava lo Spirito e mi toglieva la parola e di rado potevo dirlo . Era lo stesso per l'ufficio . Senonché talvolta il senso dei salmi mi era manifesto con una dolcezza che non saprei esprimere e in questi casi avevo la libertà di recitarlo"; e ancora :"[...] infondeva il versetto "il mio giogo è soave e il mio peso leggero"(Mt. 13, 11) nella mia anima , l'effetto di queste divine parole , ciò che mi calmava il dolore e faceva percorrere all'anima le sue vie tra le cose più grossolane e materiali nelle quali il corpo era applicato mentre lo spirito era legato al superadorabile Verbo Incarnato".
Dal 1628 riceve la grazia dell'unione con Dio (matrimonio mistico : S. Teresa lo chiama : sponsali spirituali o unione intensa ; S. Giovanni della Croce : tocchi divini ) foriero di grandi prove o tentazioni comunque terribili (la notte dei sensi) :" In queste sofferenze , la salmodia , non di rado , rimaneva il mio unico conforto, la sola cosa che mi desse riposo , che sembrava scacciare tutte li mie pene e che mi riempiva di sì eccessiva gioia interna che il senso , le parole e le frasi me ne erano manifeste e talvolta ne trasalivo nel mio interno , e credo che la mia gioia apparisse anche al di fuori".
"Quando assisto in coro , alla salmodia , mentre una parte recita il suo verso , sono in familiarità con Nostro Signore riguardo al senso di quello che si dice oppure seguo l'occupazione che Egli mi dà e quando la nostra parte recita il suo , passa dall'atto interiore a quello esteriore e così l'uno corrisponde all'altro , non esco dalla intimità con questa divina Maestà . Nella salmodia vedevo le sue giustizie , i sui giudizi , le sue grandezze , il suo amore , la sua equità , le sue bellezze , le sue magnificenze , le sue liberalità" .
Nel secondo caso S. Teresa d'Avila e S. Giovanni della Croce credevano "inattuabile" la contemplazione durante l'azione liturgica ; ciò era dovuto in gran parte alla situazione particolare della Spagna del 16° secolo dove la liturgia era volta all'esteriore , al fasto scenografico , spesso anche alla superstizione ; fattori poco consoni al raccoglimento.
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