22--11--2020
Non è da temere che la formazione delle regioni possa attendere all'unità politica dello Stato . Anzitutto è da notare che all'infuori delle 5 regioni , che sono fornite di poteri più ampi , le altre 14 posseggono una competenza modesta, ed inoltre le loro norme non possono allontanarsi dai principi fissati dalle leggi dello Stato , e questo può anche sciogliere i Consigli regionali , quando essi compiano gravi violazioni della legge.
Vi è certo la possibilità che le regioni , nella sfera loro assegnata , facciano valere criteri politici diversi da quelli del governo centrale, come del resto è sempre avvenuto per i Comuni e le Province. Questo però non deve essere considerato un danno , quando le divergenze siano contenute nell'ambito proprio dell'amministrazione locale . Non deve cadersi nell'errore di ritenere che l'unità della nazione esiga l'uniformità delle opinioni . Questo può essere l'ideale degli Stati totalitari che si propongono di trasformare le società umane in formicai, o alveolari.
La democrazia non solo non respinge le divergenze delle concezioni politiche , ma anzi si nutre di esse, perché poggia sulla convinzione che non esiste una verità precostituita circa il modo di assicurare il bene collettivo, di cui siano in possesso uomini privilegiati, ma che questo modo debba trovarsi attraverso il dibattito e il contrasto.
Pertanto il lasciare agli enti territoriali di esprimere nei limiti loro consentiti gli indirizzi che di volta in volta prevalgono nelle varie località deve essere considerato vantaggioso per il progresso della nazione.
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