27--10--2023
=Mia madre era una donna onesta e una buona cattolica e la fucilarono insieme a mio padre per via delle opinioni politiche di mio padre , che era repubblicano . Io li ho visti fucilare tutti e due e mio padre disse:" Viva la Repubblica " . Era appoggiato al muro del matadero del nostro villaggio , quando lo spararono .
"Mia madre che era in piedi contro lo stesso muro disse:" Viva mio marito che era il sindaco di questo villaggio!" e io speravo che avrebbero fucilato anche me, e volevo dire :Viva la Repubblica y vivan mis padres, ma invece non mi fucilarono ma mi fecero quelle cose.
"Senti , voglio dirti una cosa perché ci riguarda . Dopo la fucilazione al matadero , trascinarono noialtri parenti che avevamo assistito all'esecuzione ma non eravamo stati uccisi , su per la salita ripida fino alla piazza del villaggio . Piangevamo quasi tutti, ma certi erano istupiditi per quello che avevano visto e i loro occhi si erano inariditi . Io stessa non riuscivo a piangere . Non mi accorgevo di niente perché continuavo a vedere mio padre e mia madre , nell'istante dell'esecuzione e mia madre che diceva :" Viva mio marito che era il sindaco di questo villaggio" , e c'era nella mia testa come un grido che non moriva ma continuava sempre . Mia madre non era una repubblicana e perciò non aveva gridato "Viva la Repubblica" ma solo "Viva mio padre " , che era steso lì, a faccia in giù, ai suoi piedi. "Ma quello che aveva detto l'aveva detto molto forte , gridando , e poi l'avevano sparata ed era caduta e io volevo uscire dalla fila per correre da lei ma eravamo tutti legati . La fucilazione era stata fatta dalla guardia civil e le guardie si preparavano a fucilare altri quando i falangisti ci trascinarono su per la collina lasciando le guardias civiles appoggiate ai loro fucili e tutti i corpi lì contro il muro. Eravamo legati per i polsi in una lunga fila di ragazze e di donne , e i falangisti ci spinsero su per la collina e per le strade fino alla piazza e si fermarono davanti alla bottega del barbiere che era sulla piazza del municipio .
"Poi due uomini ci guardarono e uno disse :" Questa è la figlia del sindaco " e l'altro disse:" Comincia da lei".
"Allora tagliarono la corda che mi legava i polsi mentre uno diceva agli altri :" Lega di nuovo la fila" e quei due mi presero per le braccia e mi sollevarono e mi misero sulla poltrona del barbiere e mi tennero ferma .
"Vidi nello specchio del barbiere la mia faccia e le facce di quelli che mi tenevano e le facce di altri tre che erano curvi su di me e non ne conoscevo nessuna ; e nello specchio vedevo me e loro ma loro vedevano soltanto me. Ed era come quando si sta sulla poltrona del dentista , ma c'erano molti dentisti ed erano tutti pazzi . Non riconoscevo quasi il mio viso perché il dolore l'aveva cambiato , ma lo guardavo e capivo che era il mio . Ma il mio dolore era così forte che non avevo paura o altri sentimenti , solo dolore . "In quel tempo portavo i capelli in due trecce e mentre mi guardavo nello specchio uno degli uomini mi prese una treccia e la tirò così forte che a un tratto mi dolse malgrado il mio stesso dolore , poi la tagliò con un rasoio proprio al livello della testa . E poi mi vidi con una treccia e un mozzicone dov'era stata l'altra . Poi tagliò l'altra treccia ma senza tirarla e il rasoio mi fece un piccolo taglio sull'orecchio e vidi uscire del sangue. La senti la cicatrice col dito. ?"--------Dunque il falangista mi aveva tagliate le due trecce , col rasoio , a livello della testa e gli altri ridevano e io non sentivo nemmeno il taglio sull'orecchio e a un tratto il falangista mi si piantò davanti e mi sbatté le trecce sulla faccia mentre gli altri mi tenevano , e diceva:" Ora ti facciamo diventare una monaca rossa . Questo t'insegnerà a unirti ai tuoi fratelli proletari , sposa del Cristo Rosso!".
"E mi colpì ancora e ancora sulla faccia con le mie trecce e poi me le ficcò tutt' e due in bocca e me le legò strette intorno al collo facendo un nodo dietro , come un bavaglio , e i due che mi tenevano ridevano. "Tutti quelli che erano presente si misero a ridere e quando li vidi ridere nello specchio cominciai a piangere perché fino allora ero stata così gelata dentro per la fucilazione , che non potevo piangere. "Poi quello che mi aveva imbavagliata mi passò una macchinetta sulla testa : prima dalla fronte fino alla nuca e poi di traverso e dietro le orecchie , e intanto mi tenevano , in modo che potessi vedermi bene nello specchio del barbiere ; e mentre vedevo quello che facevano non potevo crederci e piangevo e piangevo ma non potevo staccare gli occhi dalla mia faccia spaventosa , con la bocca aperta e le trecce ficcate dentro e la mia testa che usciva nuda di sotto la macchinetta. "E quando quello con la macchinetta ebbe finito, prese una boccetta di iodio dall'armadietto del barbiere (il barbiere l'avevano fucilato perché apparteneva a un sindacato , ed era steso sulla soglia della sua bottega e me l'avevano fatto scavalcare quando mi avevano portata dentro) e mi toccò sull'orecchio tagliato con lo stelo di vetro che era nella boccetta , io sentii quel bruciore attraverso la mia afflizione e il mio orrore.
"Poi l'uomo che era davanti a me scrisse U.H.P. sulla mia fronte con la tintura di iodio , disegnando le lettere piano e con cura come se fosse un pittore e io vedevo ogni cosa nello specchio e non piangevo più perché mi s'era gelato dentro il cuore per mio padre e mia madre ; e quello che ora accadeva a me non era niente e lo sapevo.
"Poi quando ebbe finito di disegnare le lettere , il falangista fece un passo indietro e mi guardò per esaminare il suo lavoro e poi posò la boccetta di tintura di iodio e riprese la macchinetta e disse:" A chi tocca ". Mi portarono via dalla bottega del barbiere tenendomi stretta per le braccia e io inciampai nel barbiere che era sempre steso sulla soglia con la sua faccia livida e urtammo quasi la mia migliore amica Concepciòn Gracia che altri due portavano dentro ; e quando Concepciòn mi rivide non mi riconobbe , e poi mi riconobbe e si mise a gridare e io seguitavo a udire i suoi strilli mentre mi trascinavano attraverso la piazza e mi spingevano nel portone del municipio e poi su per le scale e nell'ufficio di mio padre , dove mi stesero sul divano . E fu lì che mi fecero le brutte cose.
=Sono descrizioni molto forte, ma l'autore usa un linguaggio crudo quando racconta gli orrori, di quella guerra civile. Tutte le guerre sono orrende, non esiste , buono e\o cattivo; l'uomo si spoglia della propria umanità , divenendo selvaggio e ritornando animale.
Mi viene in mente le assurde affermazioni del prete mio nemico, che si preoccupava , oggi, delle chiese distrutte , dai "comunisti" in quella guerra civile; poverino dimentica che L'UOMO, vale molto di più di una chiesa.
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