Cerca nel blog

venerdì 27 ottobre 2023

Ernest Hemingway="Per chi suonala campana"

27--10--2023
=Mia  madre era una donna  onesta  e una  buona cattolica e la fucilarono  insieme  a mio padre per via  delle opinioni politiche  di mio padre , che  era repubblicano . Io  li ho visti  fucilare tutti e due e mio padre  disse:" Viva  la Repubblica " . Era  appoggiato  al muro  del  matadero del nostro  villaggio , quando  lo spararono .
 "Mia  madre che era  in piedi contro  lo stesso  muro   disse:" Viva  mio marito che era  il sindaco di questo villaggio!" e io  speravo  che avrebbero  fucilato  anche  me, e   volevo  dire :Viva  la  Repubblica y vivan mis padres, ma  invece  non mi fucilarono  ma mi fecero  quelle cose.
"Senti  , voglio  dirti  una cosa  perché  ci riguarda . Dopo  la fucilazione  al  matadero , trascinarono  noialtri   parenti  che avevamo  assistito   all'esecuzione  ma non  eravamo  stati uccisi , su  per la salita ripida  fino  alla piazza  del villaggio . Piangevamo  quasi  tutti,  ma certi  erano  istupiditi  per quello  che  avevano  visto  e i loro  occhi  si  erano  inariditi  . Io  stessa  non riuscivo  a piangere . Non   mi accorgevo  di niente perché  continuavo a vedere mio  padre e mia madre , nell'istante  dell'esecuzione  e mia   madre  che diceva :" Viva  mio marito   che era  il sindaco  di questo  villaggio" , e  c'era  nella mia testa  come  un grido che non moriva  ma continuava  sempre  . Mia  madre  non era  una repubblicana  e perciò  non aveva  gridato  "Viva la  Repubblica"  ma solo "Viva  mio padre " , che  era steso  lì, a  faccia in giù, ai suoi piedi.  "Ma  quello che aveva detto  l'aveva  detto molto forte , gridando  , e poi  l'avevano sparata  ed era  caduta e io    volevo   uscire  dalla fila  per correre  da lei  ma eravamo   tutti  legati . La  fucilazione  era stata   fatta  dalla  guardia   civil  e le  guardie  si preparavano   a fucilare  altri  quando  i falangisti   ci trascinarono  su  per la collina  lasciando  le   guardias  civiles  appoggiate  ai loro  fucili  e tutti  i corpi  lì  contro il muro. Eravamo  legati  per i polsi  in una  lunga   fila di  ragazze  e di donne , e i  falangisti  ci spinsero  su  per la collina  e per  le strade  fino  alla piazza  e si  fermarono  davanti  alla bottega  del barbiere  che era  sulla piazza  del municipio .
"Poi   due uomini  ci  guardarono  e uno disse :"  Questa  è la figlia  del sindaco " e l'altro  disse:" Comincia da lei".
"Allora  tagliarono  la corda  che  mi legava i polsi mentre  uno  diceva  agli altri :" Lega di nuovo la fila" e  quei   due  mi presero  per le braccia  e mi sollevarono e mi  misero  sulla poltrona  del barbiere  e mi  tennero  ferma .
"Vidi  nello specchio  del barbiere la mia faccia  e le  facce di quelli   che mi  tenevano  e le facce  di altri  tre che   erano  curvi  su di me  e non  ne  conoscevo  nessuna  ; e  nello specchio  vedevo  me  e loro  ma  loro  vedevano  soltanto  me.  Ed  era  come quando  si sta  sulla poltrona  del dentista , ma  c'erano  molti  dentisti  ed erano  tutti pazzi . Non    riconoscevo  quasi  il mio  viso  perché  il dolore  l'aveva   cambiato  , ma  lo guardavo  e capivo   che era  il mio . Ma  il  mio dolore  era così forte  che  non  avevo  paura o altri sentimenti , solo dolore .  "In  quel tempo  portavo  i capelli  in due  trecce e  mentre  mi guardavo  nello specchio  uno  degli  uomini  mi  prese  una treccia  e la tirò  così forte  che  a un  tratto  mi  dolse  malgrado  il mio  stesso  dolore , poi la tagliò  con  un   rasoio  proprio  al livello  della  testa . E poi  mi vidi con   una treccia  e un  mozzicone  dov'era   stata  l'altra .  Poi   tagliò  l'altra  treccia  ma senza tirarla  e il rasoio mi fece  un   piccolo   taglio  sull'orecchio  e vidi  uscire  del sangue.   La  senti  la cicatrice  col dito. ?"--------Dunque   il falangista  mi  aveva  tagliate  le due trecce , col rasoio , a livello  della testa e gli altri  ridevano  e io  non sentivo  nemmeno  il taglio  sull'orecchio e a  un   tratto  il falangista  mi  si piantò  davanti  e mi  sbatté le  trecce  sulla faccia  mentre  gli altri  mi tenevano , e  diceva:" Ora  ti facciamo  diventare  una monaca  rossa . Questo   t'insegnerà  a  unirti  ai tuoi  fratelli  proletari , sposa  del Cristo  Rosso!".
"E mi colpì  ancora  e ancora sulla faccia con  le mie   trecce e poi me  le ficcò  tutt' e due  in bocca  e me  le legò  strette  intorno  al collo  facendo  un  nodo  dietro  , come  un  bavaglio  , e i due  che mi  tenevano  ridevano. "Tutti quelli che erano presente si misero  a ridere e  quando  li vidi  ridere  nello specchio  cominciai  a piangere  perché   fino  allora  ero  stata  così  gelata  dentro  per  la fucilazione  , che non potevo piangere. "Poi  quello  che mi  aveva  imbavagliata  mi passò  una  macchinetta  sulla testa  : prima  dalla fronte  fino  alla nuca   e poi   di traverso  e dietro  le orecchie , e intanto mi  tenevano  , in modo  che  potessi  vedermi  bene nello  specchio  del barbiere ;  e mentre  vedevo  quello  che facevano  non potevo  crederci e piangevo  e piangevo ma non  potevo  staccare  gli occhi  dalla mia faccia  spaventosa , con  la bocca  aperta  e le trecce  ficcate  dentro  e la mia  testa  che usciva  nuda di sotto  la macchinetta.  "E  quando  quello  con  la macchinetta  ebbe  finito,  prese  una  boccetta di iodio  dall'armadietto  del barbiere (il barbiere  l'avevano fucilato perché apparteneva a un  sindacato , ed  era  steso  sulla  soglia della sua bottega  e   me l'avevano  fatto  scavalcare  quando  mi avevano  portata dentro)   e mi toccò  sull'orecchio  tagliato  con  lo stelo di vetro  che era  nella boccetta , io sentii  quel bruciore  attraverso  la mia afflizione  e il mio orrore.
"Poi  l'uomo  che era  davanti  a me scrisse U.H.P. sulla  mia  fronte  con la tintura  di iodio , disegnando le lettere  piano  e con  cura  come  se fosse un pittore  e io  vedevo  ogni cosa  nello  specchio  e non  piangevo più  perché  mi  s'era  gelato  dentro  il cuore  per mio padre e mia  madre ; e quello  che ora  accadeva a me  non era  niente  e lo sapevo.
"Poi   quando  ebbe  finito  di disegnare  le lettere , il falangista  fece  un passo  indietro  e mi guardò  per esaminare  il suo  lavoro  e poi  posò  la boccetta  di  tintura  di iodio e riprese  la macchinetta  e disse:" A chi tocca ". Mi portarono via  dalla bottega  del barbiere  tenendomi  stretta  per le braccia  e io  inciampai  nel barbiere  che era  sempre  steso  sulla  soglia  con la sua  faccia  livida  e urtammo   quasi  la mia migliore amica Concepciòn  Gracia  che  altri  due  portavano  dentro ; e quando  Concepciòn  mi  rivide  non mi  riconobbe , e poi  mi riconobbe e si mise  a gridare  e io  seguitavo  a udire  i suoi  strilli mentre  mi trascinavano  attraverso  la piazza  e mi  spingevano  nel portone  del municipio e poi  su per  le scale  e  nell'ufficio  di mio padre , dove  mi stesero  sul divano  . E  fu  lì  che mi fecero  le brutte cose.

=Sono descrizioni molto forte, ma l'autore usa un linguaggio crudo quando racconta gli orrori, di quella guerra civile. Tutte le guerre sono orrende, non esiste , buono e\o cattivo; l'uomo si spoglia della propria umanità , divenendo selvaggio e ritornando animale.
Mi viene in mente le assurde affermazioni del  prete  mio nemico, che si preoccupava , oggi, delle chiese distrutte , dai "comunisti" in quella guerra civile; poverino dimentica che L'UOMO, vale molto di più di una chiesa.

Nessun commento:

Posta un commento