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giovedì 25 marzo 2021

Divina Commedia Purgatorio "Canto 29°" Dante Alighieri

25--3---2021
    Cantando   come  donna  innamorata,
continuò  col  fin  di  sue  parole"
"Beati  quorum  tecta  sunt peccata!".
    E  come  ninfe  che  si  givan  sole 
per  le  selvatiche  ombre  , disiando
qual  di veder , qual  di   fuggir lo sole ,
    allor  si mosse contra 'l fiume , andando 
su  per  la riva ;  e io  pari  di lei,
picciol  passo  con  picciol  seguitando.
    Non  eran  cento  tra'  suoi  passi   e' miei,
quando  le  ripe  igualmente dier  volta,
per  modo  ch'a  levante  mi rendei .
    Né  ancor  fu  così  nostra  via  molta,
quando  la donna  tutta  a me  si  torse,
dicendo  :"Frate  mio , guarda  e ascolta".
    Ed  ecco  un  lustro  sùbito  trascorse 
da  tutte  parti  per  la gran  foresta ,
tal  che  di  balenar mi mise in forse .
    Ma  perché  'l balenar , come  vien  , resta,
e quel  , durando,  più  e più  splendeva,
nel mio pensier dicea:"  Che  cosa  è questa?".
    E  una  melodia  dolce  correa 
per  l'aere  luminoso ; onde  buon zelo  
mi fé   riprender   l'ardimento  d'Eva ,
    che  là  dove  ubidia  la terra e 'l  cielo ,
femmina , sola e pur  testé  formata ,
non  sofferse di star  sotto  alcun  velo;
    sotto  'l qual  se  divota fosse stata,
avrei  quelle  ineffabili delizie 
sentite  prima e più  lunga fiata.
    Mentr' io  m'andava tra  tante primizie 
de  l'etterno  piacer  tutto  sospeso,
e disioso  ancora  a più  letizie ,
    dinanzi  a noi  , tal  quale  un foco acceso,
ci  si fé  l'aere  sotto  i verdi  rami;
e 'l  dolce  suon  per  canti  era  già  inteso.
    O  sacrosante   Vergini, se  fami,
freddi  o vigilie  mai  per voi  soffersi,
cagion  mi  sprona ch'io mercé  vi  chiami.
    Or  convien  che  Elicona per me  versi,
e Uranie  m'aiuti  col  suo  coro
forti  cose a pensar  mettere   in versi.
    Poco  più  oltre , sette  alberi d'oro
falsava  nel  parere il luogo tratto
del  mezzo  ch'era ancor tra  noi e loro;
    ma  quand'ì  fui si  presso di  lor fatto ,
che  l'obietto  comun , che  'l senso  inganna ,
non  perdea per  distanza  alcun suo  atto,
    la  virtù  ch'a  ragion  discorso  ammanna,
si  com'elli eran  candelabri  apprese,
e  ne  le voci del cantar "Osanna".
    Di  sopra  fiammeggiava il bello  arnese
più  chiaro  assai  che  luna  per  sereno
di  mezza  notte  nel  suo  mezzo  mese.
    Io  mi rivolsi  d'ammirazion  pieno 
al  buon  Virgilio  , ed  esso  mi rispuose
con  vista  carca di stupor  non meno .
    Indi  rendei  l'aspetto a l'alte  cose
che  si  movieno incontr'a  noi  sì tardi,
che  foran  vinte  da  novelle  spose .
    La  donna  mi sgridò:"   Perché pur  ardi
sì  ne  l'affetto  de  le vive luci,
e ciò  che  vien  di retro  a lor  non guardi?".
    Genti  vid'io   allor  , come  a lor  duci,
venire  appresso , vestite  di bianco;
e  tal  candor  di qua  già  mai  non fuci.
    L 'acqua  imprendea dal  sinistro fianco,
e  rendea me  la mia  sinistra  costa,
s'io  riguardava in lei  , come  specchio  anco.
    Quand'io  da  la  mia  riva  ebbi  tal posta
che  solo  il fiume mi facea distante ,
per  veder  meglio ai  passi  diedi  sosta,
    e  vidi  le fiammelle  andar  davante,
lasciando  dietro  a sé  l'aere  dipinto,
e di  tratti  pennelli  avean  sembiante;
    si  che  lì  sopra  rimanea  distinto
di sette  liste  , tutte  in quei  colori
onde  fa  l'arco  il Sole  e Delìa il cinto.
    Questi  ostendali in dietro  eran  maggiori 
che  la mia  vista  , e, quanto  a mio  avviso ,
diece passi  distavan  quei  di fori .
    Sotto  così  bel  ciel  com'io  diviso 
ventiquattro  seniori, a  due  a due ,
coronati  venien  di  fiordaliso.
    Tutti  cantavan :"Benedicta  tue
ne le figlie  d'Adamo , e  benedette
sieno in  etterno  le bellezze tue!".
    Poscia  che  i fiori  e l'altre fresche erbette
a  rimpetto di me  da  l'altra sponda
libere fuor da quelle  genti  elette ,
    sì  come luce in ciel  seconda ,
vennero  appresso  lor  quattro  animali,
coronati  ciascun  di verde  fronda.
    Ognuno era  pennuto  di  sei ali;
le  penne  piene  d'occhi  ; e li  occhi  d'Argo,
se  fosser  vivi,  sarebber  cotali.
    A descriver  lor  forme  più  non  spargo 
rime , lettor , ch'altra spesa mi strigne,
tanto ch'a  questa  non  posso  esser  largo;
    ma  leggi  Ezechiel , che lì  dipigne
come lì  vide  da  la fredda  parte
venir  con  vento  e con  nube e con  igne;
    e  quali  i troverai ne  le sue  carte,
tali  eran  quivi , salvo ch'a  le  penne 
Giovanni è  meco  e da  lui  si  diparte.
    Lo  spazio dentro  a lor  quattro  contenne 
un carro , in su  due  rote ,  triunfale ,
ch'al  collo  d'un  grifon  tirato  venne.
    Esso  tendeva  in sù  l'una  e l'altra  ale 
tra  la  mezzana e le  tre  e tre liste ,
sì  ch'a  nulla  , fendendo , facea male.
    Tanto  salivan  che  non  eran  viste;
le  membra  d'oro  avea quant'era  uccello,
e bianche  l'altre , di  vermiglio  miste .
    Non  che  Roma  di carro  così  bello 
rallegrasse  Affricano  , o  vero  Augusto,
ma  quel  del  Sol  saria  pover  con  ello;
    quel  del Sol che,  aviando , fu  combusto
per  l'orazion de  la Terra devota ,
quando  fu  Giove  arcanamente giusto.
    Tre  donne  in giro  da la  destra rota 
venian danzando ;  l'una  tanto  rossa
ch'a  pena  fora  dentro  al  foco nota;
    l'altr'era  come  se  le carni  e l'ossa
fossero  state  dì  smeraldo  fatte;
la  terza  parea  neve  testé  mossa;
    e  or  parean da  la  bianca  tratte,
or  da la  rossa;  e dal canto  di questa
l'altre  toglien  l'andare  e tarde e  ratte.
    Da  la sinistra   quattro  facean  festa ,
in  porpore  vestite , dietro  al  modo
d'una  di lor ch'avea  tre  occhi  in testa.
    Appresso  tutto il  pertrattato  nodo
vidi  due  vecchi  in abito  dispàri,
ma  pari  in atto  e onesto  e sodo.
    L'un  si  mostrava  alcun  de' familiari
di quel  sommo  Ipocràte  che  natura
a lì  animali  fé  ch'ell'ha  più  cari,
    mostrava  l'altro  la contraria  cura 
con  una  spada  lucida  e  aguta,
tal  che,  di qua  dal  rio , mi fé  paura.
    Poi   vidi  quattro  in umile paruta;
e di  retro  da tutti  un  vecchio  solo
venir  dormendo  con  la faccia  arguta.
    E  questi  sette  col  primaio stuolo
erano  abituati,  ma  di   gigli
dintorno al capo  non  facean  brolo,
    anzi  di rose  e  d'altri  fuor vermigli;
giurato  avria  poco  lontano aspetto
che  tutti  ardesser  di sopra  da' cigli.
    E  quando  il carro  a me  fu  a  rimpetto,
un  tuon  s'udì, e quelle  genti  degne
parvero  aver  l'andar  più  interdetto,
    fermandosi  ivi con le prime insegne.

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