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martedì 30 marzo 2021

L' AMORE HA VINTO, LE BARRIERE SONO CADUTE di: Raoul Follereau dal libro "Uomini come gli altri" (1958)

 30--3--2021

Il  portiere  dell'albergo  mi telefonò: "Cercano  di lei".   Discesi.
    C'era  nella  sala  una ragazza seduta ,  con  la schiena diritta   come  un  palo  e le  mani  sulle  ginocchia. Una  ragazza dagli occhi  dolci e  gravi .
"Mi  perdoni -cominciò a dire - so che  la  mia  domanda  le sembrerà  strana". E  dopo  un silenzio  ... "Vorrei  vedere  le sue mani ".  Un po' interdetto gliele  mostrai  . Essa  prima  le guardò  , come  se non osasse toccarle , poi   si fece  coraggio , le  prese  e continuò : "Io   amo  i lebbrosi . Sinceramente .  E  vorrei  aiutarli di tutto cuore . Ma  non  ho  il coraggio di  toccarli ....." E  con  voce  più  bassa  :"  Ho  un  po'  paura ....Per  questo  volevo  vedere  le sue  mani,  che  hanno  stretto  tante mani , hanno  accarezzato  tanti  volti  di lebbrosi.
Io  non  la lasciai  respirare .  "Lei  ama  i  lebbrosi , le dissi , ma  a  che  pro se  non  va  a dirlo a loro?
E a che  pro  dirlo  se  non  è capace  di  mostrarlo? Lei  vada  a vederli . Subito . E  che  prenda  le loro  mani . Come  adesso stringe  le  mie. Subito ..."
    Questo accadeva ad Atene nel  1952.
Qualche settimana  dopo  la giovane mi  scriveva :"  Essi "  mi chiamano  sua  nipote , qualche  volta  addirittura   Signorina  Follereau. Ed  io  tanto  felice  con loro, in  mezzo  a loro.  Cantiamo insieme , preghiamo insieme e  insieme  parliamo di lei  che  è  il loro  padre ...".   A  Santa   Barbara  , Amalia, -la mia  "nipote" - andò  a cercare  altri  cuori  generosi .(...).
E   insieme  hanno tanto  scritto,  tanto  parlato , tanto testimoniato , tanto  brigato  che  un  giorno ......Il  16  settembre  1955 , il  Parlamento  greco votò  una legge  che aboliva la segregazione  e  rendeva  i lebbrosi  "uomini  come gli altri".
è  questa  liberazione  che noi abbiamo  festeggiato il 29  gennaio  1956, in  occasione  della  3°  Giornata  mondiale  dei lebbrosi .    Ciò  che fu  quel  giorno  non  riuscirò  mai  a   descriverlo. Però  neppure  a  dimenticarlo.  (...).  E  questo  durò  tre  ore.  E  riprese  l'indomani  e il giorno  successivo ,  fino  alla  mia  partenza  . Perché  fu  necessario  partire  . Partire per altre  lotte  , verso  altri  mali che  ancora  non  sono  stati  vinti.(....)
Ancora  una volta mi voltai per  rispondere ai loro  addii.
Ancora  una volta  guardai  l'entrata  di quello che era stato  un  lebbrosario . Le   bandiere  greche  e  francesi sventolavano  gioiosamente   nell'aria  della sera. E  in  mezzo  sul frontone , questa  iscrizione:" L'amore  ha vinto:  le  barriere  sono cadute".
Nella  recita  che  hanno  composto  per  l'occasione  in  scena  il Tempo , al  quale  un  bambino  chiede:" Ma  il nostro  amico  quando  si  fermerà?".  E il  Tempo  risponde:"  Raoul  non  si fermerà mai . Fino  a  quando  ci sarà  sulla terra  una  creatura  innocente che  soffre , Raoul   camminerà . Raoul   andrà  errando  sulle   montagne  e sui mari  ,  nelle  foreste  e  sui  fiumi , nelle  città  e  nei  deserti ....".
Come  potrei io,  per un  solo  secondo  , essere  tentato di riposare?
Né  l'età  che  avanza  , né  la fatica  --incapace  di  afferrarmi --avranno  ragione di me.  Niente e nessuno mi  farà  rinunciare .  La mia  piccola "nipote" della Grecia  e  tutti  i miei amici  sparsi  nel mondo , e  tutti  coloro  che  rendiamo  e  renderemo  felici  , coloro che  sono  stati  liberati ,  coloro  che  attendono  la loro  liberazione  , tutti  e specialmente  i più  disgraziati, i  più miserabili sanno  che io  non  li  abbandonerò  mai , che  continuerò  a  combattere  tutti  i giorni  fino  al giorno  in cui  tutti  i lebbrosi  saranno" uomini  come  gli altri", fino  al giorno  in cui  si potrà  leggere  su  tutti  i lebbrosari  del mondo: "L' amore   ha vinto  :  le  barriere  sono  cadute".    Tra   due mesi  ripartirò. 
                    Maggio  1956

= La  Settimana Santa  è iniziata, stiamo  avvicinandoci   alla Santa  Pasqua; la Pasqua  è la gioia e la speranza dell'uomo , nel Cristo Risorto , questo deve farci comprendere ,che  come credenti dobbiamo vivere e portare questa  gioia e questa speranza , agli uomini. La speranza  in un futuro  di pace e di giustizia, per tutti, soprattutto là dove  questa è negata.
                                                                                                                                                                                            

lunedì 29 marzo 2021

Cammino semplice di Madre Teresa di Calcutta

29--3--2021

---"Comincio  sempre  la mia  preghiera  in silenzio perché  è nel silenzio  del cuore che  Dio  parla. Dio  è un  amico  del  silenzio  ,  dobbiamo  ascoltare  Dio  perché  ciò  che  conta  non è  quello  che  diciamo  noi,  ma  quello  che  lui  dice a noi attraverso noi".

  I cinque  chicchi di riso  che Madre Tresa  di Calcutta inviò a  Igor  Man:
1) Il  frutto  del  silenzio  è la preghiera;
2)  Il frutto   della preghiera  è  la fede;
3) Il frutto   della fede è l'amore;
4)  Il frutto  dell'amore  è il  servizio;
5)  Il frutto  del  servizio  è la pace;

buon inizio  della settimana Santa!
Un caro pensiero   a chi  si trova a lavorare ,in prima linea e ci accompagna , ne cammino per uscire da questa  brutta esperienza; ai malati, negli ospedali, sia per il COVID   19,  che per altre patologie.

sabato 27 marzo 2021

Meriggio Gabriele D'annunzio

 27--3--2021
A  mezzo    il giorno
sul  Mare  etrusco
pallido  verdicante
come  il  dissepolto  
bronzo dagli  ipogei  , grava 
la  bonaccia . Non bava 
di vento intorno
alita . Non  trema  canna
su  la solitaria
spiaggia  aspra  di rusco,
di ginepri arsi. Non  suona 
voce , se  ascolto.
Riga di vele  in panna
verso Livorno
biancica  . Pel  chiaro 
silenzio il Capo Corvo
l'isola del Faro 
scorgo ; e  più  lontane ,
forme  d'aria nell'aria , 
l'isole del  tuo  sdegno ,
o padre Dante,
la  Capraia e  la  Gorgòna.
Marmorea corona
di  minaccevoli  punte,
le grandi  Alpi   Apuane
regnano  il  regno  amaro,
dal loro  orgoglio assunte.

La  foce  è  come  salso 
stagno  . Del  marin  colore,
per  mezzo alle  capanne,
per entro  alle reti 
che  pendono dalla  croce
degli  stagni , si tace .
Come  il  bronzo  sepolcrale
 pallida  verdica in pace 
quella  che  sorridea.
Quasi  letèa,
obliviosa  , eguale,
segno  non  mostra 
di  correre  , non  ruga
d'aura . La  fuga
delle  due  rive
si  chiude  come  in un  cerchio
di canne, che  circoscrive
l'oblio  silente ;  e  le canne
non  han  sussurri. Più  foschi  
i boschi  di  San  Rossore 
fan  da sé  cupa  chiostra;
ma i più lontani,
verso  il  Gombo , verso il Serchio,
son  quasi  azzurri.
Dormono i Monti Pisani
coperti da  inerti
cumuli  di vapore.

Bonaccia  , calura,
per  ovunque  silenzio .
L'Estate  si  matura 
sul  mio capo come  un pomo 
che  promesso mi sia,
che  cogliere io debba
con  la mia ,mano ,
che suggere  io  debba 
con  le mie  labbra  solo .
Perduta  è  ogni  traccia 
dell'uomo . Voce non  suona,
se ascolto . Ogni  duolo
umano m'abbandona.
Non  ho  più  nome.
E  sento  che  il mio volto
s'indora dell'oro 
meridiano ,
e che  la mia  bionda
barba  riluce
come la paglia   marina;
sento  che  il lido  rigato
con  sì delicato
 lavoro dall'onda
e dal  vento  è come  
il mio palato , è  come
il  cavo  dalla  mia mano 
ove  il  tatto  s'affina.
E  la mia  forza supina
si  stampa  nell'arena,
diffondesi  nel mare;
e il fiume  è  la mia  vena,
il monte  è la  mia  fronte,
la selva  è la mia  pube,
la nube  è il mio sudore .
E  io sono  nel fiore
della  stiancia, nella  scaglia
della  pina ,nella  bacca
del  ginepro  , io  son  nel  fuco,
nella  paglia  marina ,
in ogni  cosa  esigua,
in ogni  cosa  immane ,
nella  sabbia  contigua,
nelle  vette  lontane .
Ardo  , riluco.
E  non ho  più  , nome .
E  l'alpi  e  l'isole e i  golfi
e i  capi  e i  fati  e i boschi 
e  le  foci  ch'io nomai 
non  han  più  l'usato  nome
che  suona  in labbra  umane.
Non  ho  più  nome  né  sorte
tra  gli uomini ;  ma   il mio nome
è Meriggio. In  tutto  io  vivo
tacito  come  la Morte.

E  la mia  vita  è divina.

giovedì 25 marzo 2021

Divina Commedia Purgatorio "Canto 29°" Dante Alighieri

25--3---2021
    Cantando   come  donna  innamorata,
continuò  col  fin  di  sue  parole"
"Beati  quorum  tecta  sunt peccata!".
    E  come  ninfe  che  si  givan  sole 
per  le  selvatiche  ombre  , disiando
qual  di veder , qual  di   fuggir lo sole ,
    allor  si mosse contra 'l fiume , andando 
su  per  la riva ;  e io  pari  di lei,
picciol  passo  con  picciol  seguitando.
    Non  eran  cento  tra'  suoi  passi   e' miei,
quando  le  ripe  igualmente dier  volta,
per  modo  ch'a  levante  mi rendei .
    Né  ancor  fu  così  nostra  via  molta,
quando  la donna  tutta  a me  si  torse,
dicendo  :"Frate  mio , guarda  e ascolta".
    Ed  ecco  un  lustro  sùbito  trascorse 
da  tutte  parti  per  la gran  foresta ,
tal  che  di  balenar mi mise in forse .
    Ma  perché  'l balenar , come  vien  , resta,
e quel  , durando,  più  e più  splendeva,
nel mio pensier dicea:"  Che  cosa  è questa?".
    E  una  melodia  dolce  correa 
per  l'aere  luminoso ; onde  buon zelo  
mi fé   riprender   l'ardimento  d'Eva ,
    che  là  dove  ubidia  la terra e 'l  cielo ,
femmina , sola e pur  testé  formata ,
non  sofferse di star  sotto  alcun  velo;
    sotto  'l qual  se  divota fosse stata,
avrei  quelle  ineffabili delizie 
sentite  prima e più  lunga fiata.
    Mentr' io  m'andava tra  tante primizie 
de  l'etterno  piacer  tutto  sospeso,
e disioso  ancora  a più  letizie ,
    dinanzi  a noi  , tal  quale  un foco acceso,
ci  si fé  l'aere  sotto  i verdi  rami;
e 'l  dolce  suon  per  canti  era  già  inteso.
    O  sacrosante   Vergini, se  fami,
freddi  o vigilie  mai  per voi  soffersi,
cagion  mi  sprona ch'io mercé  vi  chiami.
    Or  convien  che  Elicona per me  versi,
e Uranie  m'aiuti  col  suo  coro
forti  cose a pensar  mettere   in versi.
    Poco  più  oltre , sette  alberi d'oro
falsava  nel  parere il luogo tratto
del  mezzo  ch'era ancor tra  noi e loro;
    ma  quand'ì  fui si  presso di  lor fatto ,
che  l'obietto  comun , che  'l senso  inganna ,
non  perdea per  distanza  alcun suo  atto,
    la  virtù  ch'a  ragion  discorso  ammanna,
si  com'elli eran  candelabri  apprese,
e  ne  le voci del cantar "Osanna".
    Di  sopra  fiammeggiava il bello  arnese
più  chiaro  assai  che  luna  per  sereno
di  mezza  notte  nel  suo  mezzo  mese.
    Io  mi rivolsi  d'ammirazion  pieno 
al  buon  Virgilio  , ed  esso  mi rispuose
con  vista  carca di stupor  non meno .
    Indi  rendei  l'aspetto a l'alte  cose
che  si  movieno incontr'a  noi  sì tardi,
che  foran  vinte  da  novelle  spose .
    La  donna  mi sgridò:"   Perché pur  ardi
sì  ne  l'affetto  de  le vive luci,
e ciò  che  vien  di retro  a lor  non guardi?".
    Genti  vid'io   allor  , come  a lor  duci,
venire  appresso , vestite  di bianco;
e  tal  candor  di qua  già  mai  non fuci.
    L 'acqua  imprendea dal  sinistro fianco,
e  rendea me  la mia  sinistra  costa,
s'io  riguardava in lei  , come  specchio  anco.
    Quand'io  da  la  mia  riva  ebbi  tal posta
che  solo  il fiume mi facea distante ,
per  veder  meglio ai  passi  diedi  sosta,
    e  vidi  le fiammelle  andar  davante,
lasciando  dietro  a sé  l'aere  dipinto,
e di  tratti  pennelli  avean  sembiante;
    si  che  lì  sopra  rimanea  distinto
di sette  liste  , tutte  in quei  colori
onde  fa  l'arco  il Sole  e Delìa il cinto.
    Questi  ostendali in dietro  eran  maggiori 
che  la mia  vista  , e, quanto  a mio  avviso ,
diece passi  distavan  quei  di fori .
    Sotto  così  bel  ciel  com'io  diviso 
ventiquattro  seniori, a  due  a due ,
coronati  venien  di  fiordaliso.
    Tutti  cantavan :"Benedicta  tue
ne le figlie  d'Adamo , e  benedette
sieno in  etterno  le bellezze tue!".
    Poscia  che  i fiori  e l'altre fresche erbette
a  rimpetto di me  da  l'altra sponda
libere fuor da quelle  genti  elette ,
    sì  come luce in ciel  seconda ,
vennero  appresso  lor  quattro  animali,
coronati  ciascun  di verde  fronda.
    Ognuno era  pennuto  di  sei ali;
le  penne  piene  d'occhi  ; e li  occhi  d'Argo,
se  fosser  vivi,  sarebber  cotali.
    A descriver  lor  forme  più  non  spargo 
rime , lettor , ch'altra spesa mi strigne,
tanto ch'a  questa  non  posso  esser  largo;
    ma  leggi  Ezechiel , che lì  dipigne
come lì  vide  da  la fredda  parte
venir  con  vento  e con  nube e con  igne;
    e  quali  i troverai ne  le sue  carte,
tali  eran  quivi , salvo ch'a  le  penne 
Giovanni è  meco  e da  lui  si  diparte.
    Lo  spazio dentro  a lor  quattro  contenne 
un carro , in su  due  rote ,  triunfale ,
ch'al  collo  d'un  grifon  tirato  venne.
    Esso  tendeva  in sù  l'una  e l'altra  ale 
tra  la  mezzana e le  tre  e tre liste ,
sì  ch'a  nulla  , fendendo , facea male.
    Tanto  salivan  che  non  eran  viste;
le  membra  d'oro  avea quant'era  uccello,
e bianche  l'altre , di  vermiglio  miste .
    Non  che  Roma  di carro  così  bello 
rallegrasse  Affricano  , o  vero  Augusto,
ma  quel  del  Sol  saria  pover  con  ello;
    quel  del Sol che,  aviando , fu  combusto
per  l'orazion de  la Terra devota ,
quando  fu  Giove  arcanamente giusto.
    Tre  donne  in giro  da la  destra rota 
venian danzando ;  l'una  tanto  rossa
ch'a  pena  fora  dentro  al  foco nota;
    l'altr'era  come  se  le carni  e l'ossa
fossero  state  dì  smeraldo  fatte;
la  terza  parea  neve  testé  mossa;
    e  or  parean da  la  bianca  tratte,
or  da la  rossa;  e dal canto  di questa
l'altre  toglien  l'andare  e tarde e  ratte.
    Da  la sinistra   quattro  facean  festa ,
in  porpore  vestite , dietro  al  modo
d'una  di lor ch'avea  tre  occhi  in testa.
    Appresso  tutto il  pertrattato  nodo
vidi  due  vecchi  in abito  dispàri,
ma  pari  in atto  e onesto  e sodo.
    L'un  si  mostrava  alcun  de' familiari
di quel  sommo  Ipocràte  che  natura
a lì  animali  fé  ch'ell'ha  più  cari,
    mostrava  l'altro  la contraria  cura 
con  una  spada  lucida  e  aguta,
tal  che,  di qua  dal  rio , mi fé  paura.
    Poi   vidi  quattro  in umile paruta;
e di  retro  da tutti  un  vecchio  solo
venir  dormendo  con  la faccia  arguta.
    E  questi  sette  col  primaio stuolo
erano  abituati,  ma  di   gigli
dintorno al capo  non  facean  brolo,
    anzi  di rose  e  d'altri  fuor vermigli;
giurato  avria  poco  lontano aspetto
che  tutti  ardesser  di sopra  da' cigli.
    E  quando  il carro  a me  fu  a  rimpetto,
un  tuon  s'udì, e quelle  genti  degne
parvero  aver  l'andar  più  interdetto,
    fermandosi  ivi con le prime insegne.

mercoledì 24 marzo 2021

La storia di un'amicizia e l'orrore bestiale dove vivo

 24--3--2021

Gli scrittori  siciliani  , sono dei veri  esperti  analisti, della realtà  siciliana; e le loro opere ,sono  una guida sicura  per comprendere  , questo popolo.
Tutto  l'orrore  di questi anni si può  semplificare nell'affermazione  di Anna  Maria  Carbonaro(A. M.  C.):
    "tu sei  come me,  tu hai  i miei  stessi problemi!"
Anna  , non è  un caso  atipico, ma  è  parte  integrante dell'orrendo  tessuto sociale  che mi circonda. La difficoltà sta  nel fare  comprendere , a  questa  bestiale marmaglia , che  le infamie  sulla  mia persona non  mi appartengono , ma  sono espressione  della  loro realtà.  Il mio errore,  e di conseguenza  il loro accanimento, è  causato  da me, perché  con  coraggio  e determinazione , ho  sempre  difeso  la  verità, contro  le menzogne , la mia onestà  e la mia integrità morale.  Ciò, vuole dire  , in  ultima analisi, mettere  queste persone  difronte  alla verità, la differenza  morale  tra me  e loro.
Pippo  Sarvà,  è  e rimane  , un  mio amico e un  mio collega  , anche se  non  ci  vediamo  dal 1987, l'ultima  volta  ci siamo incontrati , è stata testimone  Anna  Maria Carbonaro.  Lui  è di Biancavilla , ci siamo conosciuti  all'università il primo anno, abbiamo frequentato  insieme l'università, e solo una volta abbiamo preparato un esame insieme; il 2° esame di anatomia umana normale . Lui , allora  abitava a Catania  in via  G. Verdi, in un appartamento che condivideva con altri ragazzi  studenti del suo paese. Io  scendevo  da  Belpasso con l'auto di mattina presto, mi recavo  a casa sua ; si studiava per 1\2  giornata , per  il pranzo si andava alla mensa degli studenti, poi  nel pomeriggio  salivo a Belpasso. Lui , veniva spesso a  trovarmi a casa mia, così era conosciuto  dai miei genitori  e  dai miei fratelli, era un'amico di famiglia.    è stata , una bella  storia d'amicizia , pulita , figlia della luce!
Stupidamente ed ingenuamente, ho  pensato  di presentare questo  mio amico , alle  due streghe:
    Pina  Bella(P.  B.)  e  Anna Maria Carbonaro , ed è stato l'inferno! Solo due  donne di  fango potevano  sporcare  una realtà pulita e bella.
Quando  sono andata  via, da via Garibaldi (CT),  non  ho avvisato  il mio amico.   Lui  mi telefonò  , dopo  parecchi  mesi  , chiedendomi  del perché  non   abitavo più  con quelle ragazze, e poi mi fece una domanda:
    "Io  , ti ho  conosciuta  e stimata , come  una  ragazza seria , com'è  possibile  che  tu  sei  fango?"
Le care streghe , avevano  , accolto a casa (in  via Garibaldi CT), il mio amico e versato fango  ed infamie sul mio conto.   Una  atroce vendetta!
Il mio amico Pippo , allora  era venuto a trovarmi , solo due volte (in via Garibaldi CT), e di mercoledì; ma mentre i miei mercoledì sono onesti e casti, non lo sono quelli delle due cagne in calore, desiderosi di un orgasmo,  Pina  Bella e  Anna Maria Carbonaro.
Andata via  , da via Garibaldi , trovai  una  camera , presso la signora  Albanese , in via Siena. Sono rimasta con la signora solo  pochi  mesi,  ma erano  i mesi , della mia convalescenza ,  ancora  erano presenti  delle crosticine  sul  viso  ; ed  ero  molto instabile, la signora , volle sapere  il perché  , ed io  le  raccontai  della brutta avventura con le streghe.  Lei  volle incontrarle  , ed io  non  mi sono opposta. Da  quell'incontro la signora   rimase  disgustata; li definì: fango! In fondo, P. B.  e  A.M. C. e le loro rispettive famiglie sono fango  rispettabile solo in una  realtà bestiale come quella di Belpasso.
L'unica  che  stava via tutta  la notte , con un uomo , un certo Angelo, era  Pina Bella, ma  a Belpasso  , doveva  presentarsi come  casta Susanna ; ed allora  le due, concordarono, di mettere il fango di  Pina Bella sulle mie spalle  in modo che  P.B.  si presentarsi a Belpasso casta e pura.
    Mie  care  : Pina  Bella  e  Anna Maria Carbonaro, le vostre vendette  , dimostrano  di quale fango  siete fatte , ho sopportato le vostre  infamie, aggravate  , dalle azioni di fango del prete di campagna , mio assassino. è feccia  come voi!
Pippo Sarvà, era un mio amico, e la nostra  amicizia doveva per forza finire; ma mi è amaro  ,il fatto , che  è stata infangata da  voi!
La signora Albanese non era mia suocera, ma semplicemente , la padrona di casa. E  come se non bastasse era  madre  di due  figlie  femmine.
Mia cara  Pina  Bella, al baccalà che ti ha sposato, faresti  bene  a  raccontare la verità, raccontando delle tue azioni di orrore e di fango; non passare per favore  per una donna  onesta , quando non lo sei.
A te  e alla famiglia Bella , voglio precisare che non avevo bisogno dell' appartamento vostro  per incontrarmi con il mio amico. Ma peggio i miei sapevano che Pippo  Sarvà era venuto in via Garibaldi. 
La mia vita  è luce!
Un po' di tempo dopo   questi eventi, nel tentativo di fare emergere la verità soprattutto sulla  vera natura della mia amicizia, chiesi aiuto a Pina Magrì , vicina di casa, ma è stato un grande sbaglio , non avevo  riflettuto sul fatto che la madre di questa fosse una cocotte.
Il mio amico non è dentista, non ci sono mai stati uomini nella mia vita; l'orrore che mi ha perseguitato , è solo menzogna al fine di uccidermi, naturalmente è stato gestito in modo mafioso, da un criminale di prete di campagna, ma questa è un'altra storia

Sulle orme di San Paolo di: Augusto Drago

 24--3--2021

Ora  l'Apostolo ci  dice  qualcosa  di  assolutamente  impensabile  :  Dio  ci ha rivelato  il Mistero  dei suoi  pensieri più  profondi  per mezzo  dello Spirito che  c'è stato  donato  in quanto  Egli  conosce la  profondità di Dio e tutto ciò è in Dio.   Di  conseguenza  ,  posseduti  dallo  Spirito , anche  noi  siamo  resi  partecipi  della conoscenza  dei  misteri  di Dio .  Profondità  di Dio  e  agire  di Dio (Sapienza) nella croce di Cristo sono  tutt'uno .  
Il  cristiano  è  portatore  della  Sapienza  di Dio ciò  lo rende   profeta ed  evangelizzatore  di un  mondo  e di  una cultura  che  sta   uccidendo  l'uomo il quale  ha  perso  il suo  punto  di  riferimento  , la  Croce .  Essa  infatti  è piantata  nel  cuore  del  mondo   come un segno  di salvezza  per tutti i popoli.

martedì 23 marzo 2021

Ordinamento della Repubblica Titolo 1 "Il Parlamento" sezione 1 LE CAMERE

 23---3---2021
Art.55, ---Il  Parlamento si  compone  della  Camera  dei  deputati  e del Senato  della  Repubblica.
Il  Parlamento si riunisce in seduta comune  dei  membri  delle  due Camere    nei  soli  casi  stabiliti  dalla Costituzione.

Art. 56,--La  Camera  dei deputati è eletta  a  suffragio  universale  e diretto , in  ragione  di un  deputato  per  ottantamila  abitanti  o per  per frazione  superiore  a  quarantamila.  
Sono  eleggibili  a  deputati  tutti  gli  elettori  che   nel giorno  delle elezioni  hanno compiuto  i venticinque  anni di età.

Art.  57,--Il  Senato  della Repubblica  è eletto  a base regionale  . A  ciascuna  Regione  è attribuito  un  senatore  per  duecento  abitanti  o per  frazione superiore  a centomila.    Nessuna  Regione  può  avere  un  numero  di senatori inferiore    a sei.  La  Valle  d'Aosta  ha un solo  senatore.

Art.  58,--I   Senatori  sono eletti a  suffragio  universale  e diretto  dagli elettori  che hanno superato il venticinquesimo anno di età.
Sono eleggibili  a senatori  gli elettori  che  hanno  compiuto  il quarantesimo anno .

Art.  59,--è senatore  di diritto  e a vita  , salvo  rinunzia ,  chi è stato  Presidente  della Repubblica.
Il  Presidente  della Repubblica  può  nominare  senatori   a vita  cinque cittadini  che  hanno  illustrato  la Patria  per  altissimi  meriti  nel  campo  sociale , scientifico , artistico e  letterario.

Art.  60, --La  Camera  dei deputati  è eletta  per  cinque  anni,  il Senato  della Repubblica  per sei  .
La  durata  di ciascuna  Camera  non  può  essere  prorogata  se  non  per  legge  e soltanto  in  caso di guerra.

Art.  61,--Le  elezioni  delle  nuove Camere  hanno  luogo  entro  settanta  giorni  dalla  fine  delle  precedenti  . La prima  riunione  ha luogo  non  oltre  il ventesimo giorno dalle  elezioni.
Finché  non  siano  riunite  le nuove  Camere  sono  prorogati  i poteri  delle precedenti.
 
Art.  62,--Le  Camere  si riuniscono  di diritto  il primo  giorno  non  festivo  di febbraio  e di ottobre.
Ciascuna  Camera  può  essere  convocata  in via  straordinaria  per iniziativa  del suo  Presidente o  del  Presidente    della  Repubblica  o di un  terzo  dei suoi  componenti.  Quando  si riunisce  in via  straordinaria  una Camera  ,  è convocata  di diritto  anche l'altra.

Art.  63,--Ciascuna  Camera  elegge  fra  i suoi  componenti  il Presidente  e l'Ufficio di presidenza .  Quando  il Parlamento  si riunisce  in seduta  comune  , il  Presidente  e l'Ufficio  di presidenza  sono  quelli  della  Camera  dei deputati.

Art.  64, --Ciascuna  Camera  adotta il proprio  regolamento  a  maggioranza  assoluta  dei  suoi  componenti .   Le  sedute  sono  pubbliche  ; tuttavia ciascuna  delle due   Camere  e il  Parlamento  a  Camere  riunite  possono  deliberare   di  adunarsi  in  seduta  segreta.
La  deliberazione  di  ciascuna  Camera  e del  Parlamento   non  sono  valide  se  non  è presente  la maggioranza  dei  loro  componenti  , e se  non  sono  adottate  a  maggioranza  dei  presenti, salvo  che  la Costituzione  prescriva  una  maggioranza  speciale.
I  membri  del  Governo  , anche  se  non  fanno  parte  delle  Camere , hanno  diritto  , e se  richiesti  obbligo , di assistere  alle sedute  . Devono  essere sentiti  ogni  volta  che  lo  richiedono.

Art.  65,--La   legge  determina  i casi  di  ineleggibilità  e di  incompatibilità  con  l'ufficio  di  deputato o  di  senatore  .  Nessuno  può  appartenere  contemporaneamente  alle  due Camere.

Art.  66,--Ciascuna Camera  giudica  dei  titoli  di  ammissione dei  suoi  componenti  e delle  cause  sopraggiunte di  ineleggibilità  e di incompatibilità.

Art. 67, --Ogni  membro  del Parlamento  rappresenta  la Nazione  ed  esercita  le sue  funzioni  senza  vincolo  di mandato.

Art.  68,--I  membri  del Parlamento  non  possono  essere  perseguiti  per  le opinioni  espresse  e i  voti  dati  nell'esercizio  delle  loro funzioni .
Senza autorizzazione  della  Camera  alla quale  appartiene  , nessun  membro  del Parlamento  può  essere  sottoposto  a procedimento  penale; né  può  essere  arrestato  ,  o altrimenti  privato  della  libertà  personale  , o  sottoposto  a  perquisizione  personale  o  domiciliare, salvo  che  sia   colto  nell'atto  di commettere  un  delitto  per  il quale  è  obbligatorio  il mandato  o l'ordine  di cattura . Eguale  autorizzazione  è richiesta  per  trarre  in  arresto  o mantenere  in  detenzione  un membro  del  Parlamento in  esecuzione  di una  sentenza  anche  irrevocabile .

Art.  69,--I  membri  del Parlamento ricevono  una  indennità  stabilita  dalla legge.

sabato 20 marzo 2021

Divina Commedia "Purgatorio" Canto 16° Dante Alighieri

 20--3--2021
    Buio  d'inferno  e di notte  privata
d'ogni  pianeto , sotto  pover  cielo,
quant'esser  può  di nuvol  tenebrata ,
    non  fece  al  viso  mio  si grosso  velo
come  quel  fummo  ch'ivi  ci coperse ,
né  a  sentir  di così  aspro  pelo ,
    che  l'occhio stare  aperto  non  sofferse;
onde    la scorta  mia  saputa  e fida 
mi  s'accostò  e  l'omero  m'offerse.
    Si come  cieco  va  dietro  a sua  guida  
per  non  smarrirsi  e per  non dar  di cozzo
in  cosa  che 'l modesti  , o forse  ancida,
    m'andava  io  per   l'aere  amaro e sozzo,
ascoltando  il mio  duca  che  diceva 
pur:" Guarda  che  da me  tu  non  sia  mozzo".
    Io  sentia  voci, e ciascuna  pareva
pregar  per pace e per  misericordia
l'Agnel  di Dio  che  le  peccata  leva.
    Pur "Agnus  Dei " eran  le loro  essordia.
una  parola  in tutte  era  e un  modo,
si che  parea  tra  esse  ogne  concordia .
    "Quei   sono  spiriti  , maestro , ch'i'  odo?,
diss'io . Ed  elli  a me  :"  Tu  vero  apprendi,
e  d'iracundia  van  solvendo il nodo".
    "Or  tu  chi  se'  che  l' nostro  fummo  fendi,
e di  noi  parli  pur  come  se  tue 
partissi  ancor  lo tempo  per  calendi?".
    Così  per  una voce  detto  fue;
onde  'l maestro  mio  disse :" Rispondi,
e  domanda  se  quindi  si va  sùe".
    E  io :"  O  creatura che  ti mondi
per  tornar  bella  a colui che  ti fece,
maraviglia udirai , se  mi  secondi".
    "Io  ti  seguiterò  quando  mi  lece",
rispuose  :" e  se  veder  fummo  non  lascia,
l'udir  ci  terrà  giunti  in  quella  vece".
    Allora  incominciai  :" Con  quella  fascia  
che  la morte  dissolve  men  vo  suso,
e  venni  qui  per  l'infernale  ambascia .
    E  se Dio m'ha  in  sua  grazia  rinchiuso ,
tanto  che  vuol  ch'i' veggia  la sua  corte 
per  modo  tutto fior  del  moderno uso,
    non  mi  celar chi anzi  la morte ,
ma  dilmi, e  dimmi s'i'  vo  bene  al  varco,
e tue  parole  fier  le nostre scorte ".
    "Lombardo fui , e fu ' chiamato  Marco;
del  mondo seppi  , e  quel  valore amai
al quale  ha  or  ciascun disteso  l'arco .
    Per  montar  sù  dirittamente vai".
Così  rispose , e  soggiunse  " l' ti prego  
che  per me prieghi quando  sù sarai ".
    E io  a  lui :" Per fede  mi  ti  lego
di far  ciò  che  mi chiedi , ma  io scoppio 
dentro  ad  un dubbio , s'io  non  me  ne spiego.
    Prima  era  scempio , e ora  è  fatto  doppio
ne  la  sentenza tua, che  mi fa certo
qui,  e altrove , quello ov'io l'accoppio .
    Lo  mondo  è  ben così  tutto  diserto 
d'ogni  virtute  ,come  tu mi sone,
e di   malizia  gravido  e converto,
    ma  priego  che  m'addite  la cagione,
si  ch'i'  la   veggia  e ch'i' la mostri altrui ;
ché  nel   cielo  uno,  e un  qua  giù  la pone ".
Altro  sospir , che  duolo  strinse  in "uhi!",
mise  fuor  prima  , e  poi  cominciò  :"  Frate,
lo mondo è cieco , e tu  vien  ben  da lui.
    Voi   che  vivete  ogne  cagion  recate 
pur  suso  al cielo,  pur  come  se tutto  
movesse seco di necessitate .
    Se  così  fosse , in voi  fòra   distrutto 
libero  arbitrio , e non  fòra  giustizia
per  ben  letizia  , e  per male  aver  lutto.
    Lo  cielo  i vostri  movimenti inizia ;
non  dico  tutti,  ma,  posto  ch'i'  l' dica,
lume  v'è dato  a bene e a  malizia ,
e libero  voler  , che  se fatica 
ne  le  prime  battaglie col  ciel  dura ,
poi  vince tutto, se  ben  si  notrica.
A  maggior  forza  e a  miglior  natura 
liberi  soggiacente ;  e quella  cria
la mente  in voi  che 'l  ciel  non  ha  in sua  cura .
    Però  , se  'l  mondo  presente  disvia ,
in voi  è  la cagione , in voi  si  cheggia ;
e io  te  ne sarò  or  vera  spia.
    Esce  di mano  a lui  che  la vagheggia 
prima  che sia , a  guisa  di fanciulla
che  piangendo  e ridendo  pargoleggia ,
    l'anima  semplicetta  che sa  nulla,
salvo  che,  mossa  da lieto  fattore  ,
volontier torna  a ciò  che  la trastulla.
    Di  picciol  bene  in  pria  sente  sapore ;
quivi  s'inganna , e  dietro  ad esso  corre,
se guida  o fren   non  torce  suo  amore .
    Onde  convenne  legge  per  fren  porre ;
convenne  rege  aver  che  discernesse 
de  la  vera  cittade almen  la  torre.
    Le  leggi  son, ma  chi  pon  mano  ad esse?
Nulla  , però  che  'l   pastor che  procede ,
rugumar  può  , ma  non  ha  l'unghia fesse;
    per  che  la gente , che  sua  guida  vede 
pur  a quel  ben  fedire  ond'ella è ghiotta,
di quel  si  pasce , e  più  oltre  non chiede .
    Ben  puoi  veder  che  la mala condotta
è  la  cagion  che 'l mondo ha  fatto reo,
e non natura  che 'n voi  sia  corrotta.
    Soleva  Roma  , che  'l buon  mondo feo,
due  soli  aver , che  l'una e l'altra strada 
facean  vedere , e  del  mondo  e di  Deo.
    L'un  l'altro  ha  spento ; ed  è giunta  la spada 
col  pasturale , e  l'un  con  l'altro insieme 
per  viva  forza  mal  convien  che  vada ;
    però  che,  giunti  , l'un  l'altro  non teme .
Se  non  mi credi, pon  mente  a la spiga,
ch'ogn'erba  si  conosce per lo seme.
    In  sul  paese  ch' Adice   e Po  riga
solea  valore  e cortesia trovarsi ,
prima  che  Federigo  avesse  briga,
    or  può  sicuramente indi  passarsi 
per  qualunque  lasciasse ,  per  vergogna,
di  ragionar  coi  buoni o  d'appressarsi.
    Ben  v'én tre  vecchi  ancora  in cui  rampogna
l'antica  età  la nova , e  par  lor  tardo
che Dio  a  miglior  vita  li  ripogna;
    Currado  da Palazzo  e  'l  buon  Gherardo
e Guido  da  Castel,  che  mei  si  noma ,
francescamente , il  semplice Lombardo.
    Di  oggimai  che  la Chiesa di Roma ,
per   confondere  in  sé  due  reggimenti,
cade  nel fango , e sé  brutta  e  la  soma".
    "O Marco mio", diss'io,  "bene  argomenti,
e or  discerno  perché  dal  retaggio 
li  figli  di Levi furono   essenti.
    Ma  qual  Gherardo  è  quel  che tu  per  saggio 
di'  ch'é  rimaso  de  la gente  spenta ,
in  rimprovero  del  secol  selvaggio?".
    "O tuo  parlar  m'inganna  , o  el mi tenta ",
rispuose  a me :" ché  , parlandomi tosco,
par  che  del  buon  Gherardo nulla  senta.
    Per  altro  sopranome  io nol  conosco,
s'io  nol  togliessi  da sua  figlia   Gaia.
Dio  sia  con  voi, ché  più  non vegno  vosco.
    Vedi  l'albor che  per lo  fummo raia
già  biancheggiare  , e me convien partirmi 
(l'angelo  è ivi  )  prima ch'io li  paia"
    Così  tornò  , e  più  non volle  udirmi.