Cerca nel blog

sabato 28 novembre 2020

MIO FIUME ANCHE TU Giuseppe Ungaretti

28---11---2020

1

Mio  fiume  anche  tu, Tevere fatale,
ora  che  notte già turbata scorre;
ora  che  persistente 
e   come  a  stento  erotto dalla  pietra
un gemito d'agnelli  si  propaga
smarrito  per  le strade esterrefatte ;
che  di male  l'attesa senza requie,
il  peggiore  dei mali,
che  l'attesa  di  male  imprevedibile
intralcia  animo e passi;
che   singhiozzi infiniti , a lunga rantoli.
Agghiacciano  le case tane  incerte;
ora  che  scorre  notte  già  straziata  ,
che  ogni  attimo  spariscono  di schianto
o  temono l'offesa tanti  segni
giunti  , quasi  divine  forme  , a  splendere
per  ascensione  di millenni umani;
e  quanto  un  uomo  può  patire  imparo;
ora, ora,  mentre  schiavo 
il mondo d'abissale  pena  soffoca,
ora  che  insopportabile il tormento
si  sfrena  tra  i fratelli in ira a morte;
ora  che  osano dire
le  mie blasfeme  labbra,
"Cristo, pensoso  palpito,
perché  la tua  bontà  
s'è  tanto  allontanata?".
2
Ora  che  pecorelle cogli agnelli 
si  sbandano stupite e, per le  strade 
che  già  furono urbane , si  desolano;
ora  che  prova  un popolo 
dopo  gli strappi dell'emigrazione,
la  stolta  iniquità
delle deportazioni;
ora  che  nelle  fosse 
con  fantasia ritorta
e mani  spudorate
dalle  fattezze umane  l'uomo lacera 
l'immagine divina 
e  pietà  in grido si  contrae di  pietra;
ora  che  l'innocenza
reclama  almeno  un'eco,
e  geme  anche  nel  cuore  più  indurito;
ora  che  sono  vani  gli  altri  gridi;
vedo ora  chiaro  nella  notte triste.

Vedo  ora nella notte  triste , imparo,
so  che  l'inferno s'apre sulla terra
su misura  di quanto
l'uomo si sottrae , folle,
alla  purezza della  tua  passione.
3
La    piaga  nel  Tuo  cuore
la  somma  del dolore 
che  va  spargendo  sulla  terra  l'uomo,
il tuo  cuore  è  la sede appassionata
dell'amore non vano.

Cristo , pensoso palpito,
astro  incarnato nell'umane  tenebre ,
fratello che  t'immoli
perennemente per  riedificare 
umanamente   l'uomo,
Santo,  Santo che soffri,
maestro  e fratello e Dio che  ci  sai  deboli,
Santo,  Santo che  soffri
per  liberare dalla  morte  i morti
e  sorreggere  noi  infelici vivi;
d'un  pianto  solo mio  non  piango  più.
Ecco , Ti  chiamo  , Santo,
Santo,  Santo  che soffri.

questi  versi stupendi  di  Ungaretti, carichi di tanto dolore, che ricordano un momento tremendo della nostra storia;  mi aiutano  a comprendere che  i momenti tremendi passeranno , perché l'uomo creato ad immagine di Dio , e provvisto di una intelligenza , di un cuore è capace di combattere le avversità.  Con la forza e la tenacia  propri del nostro essere popolo , riusciremo tutti insieme ad uscire da questo terribile momento.
un caro pensiero, ai politici , perché  con saggezza e responsabilità ci guidano; 
un caro pensiero ai pazienti malati di CVD;   e  ai pazienti malati di patologie serie ,in questo momento difficile;
una cara domenica, a  tutti,   ed in particolare ai medici  ed operatori sanitari e a chi in prima linea sta combattendo questa grande battaglia.

venerdì 27 novembre 2020

ANGELI DELLA DESOLAZIONE di: Jack Kerouac "Desolazione nella solitudine" 4

 27---11--2020

Nel   frattempo  i tramonti   sono  giullari  arancioni in  delirio  che  infuriano  tra  le tenebre ,  mentre lontano verso  sud in  direzione  delle  auspicate  braccia  amorose  delle  senoritas  mucchi  di neve  rosata  attendono  ai  piedi  del mondo, in  indistinte  città  di raggi  d'argento  --il  lago  è  una  padella dura, grigio, blu  ,  pronto nel  fondovalle  brumoso per  quando  lo  solcherò  sulla  barca di  Phil --il  Monte  Jack come  sempre  riceve il suo   tributo  di  nuvoletta  all'altezza del  cipiglio , i suoi  mille  campi di football  nevosi  tutti  scompigliati  e  rosa  , quell'unico  inimmaginabile abominevole uomo delle nevi  sempre  accovacciato  pietrificato  sul crinale ---il  Corno  d'Oro  lontano  lontano spunta  ancora dorato in  un grigio  Sud -Est--La  gobba  mostruosa  del  Pagnotta  sovrasta  il lago--Nuvole  corrucciate  si  annerano  per  disegnare  contorni di fuoco  in quella  fucina dove  si  forgia  la notte, montagne  impazzite marciano verso il tramonto  come  cavalieri  ubriachi a  Messina  quando  Ursula  era  bella,  giurerei  che  l'Hozomeen  si    muoverebbe  se   riuscissimo  a  convincerlo e invece passa  la notte con me e  presto quando le stelle pioveranno sui  campi innevati sarà  pieno  d'orgoglio , tutto  nero  e  imbardato verso  il Nord  dove  (proprio  sopra  di lui  tutte  le  notti)  la Stella  Polare dardeggia  arancione pastello , verde  pastello , arancione ferro, blu  ferro, azzurrite  , costellati  segnali a indicare che  il suo  maquillage  è  in  corso  lassù e che  si potrebbe  pesarlo sulla  bilancia del mondo  dorato-
Il vento, il vento-
Ed  ecco  lì il mio  povero  umano scrittoio  carico di fatica  al quale  siedo  tanto  spesso durante  il giorno , rivolto a sud , le  carte e le matite e il  tazzone  del caffè  con  dentro  rametti  di pino e una  orchidea di montagna che sfiorirà  in un giorno -  Il  mio  chewng--gum   Beechnut, la  borsa  del tabacco , le  cartelle , i penosi giornaletti  che  ho lì da leggere , la  vista  a sud su  tutte quelle maestà  innevate- L'attesa  è lunga.
                Sulla  Catena  dell'Inedia
                        piccoli  rametti
              Cercano di crescere.    

mercoledì 25 novembre 2020

DIVINA COMMEDIA Dante Alighieri "Purgatorio---canto 9°"

 25---11---2020
    La  concubina  di  Titone  antico
già  s'imbiancava  al balco  d'oriente,
fuor  de le  braccia  del   suo  dolce  amico;    
    di   gemme  la sua  fronte  era  lucente,
poste   in figura  dl  freddo  animale
che  con  la coda  percuote  la gente;
    e  la  notte, de'  passi  con  che  sale,
fatti  avea  due  nel  loco  ov'eravamo,
e 'l  terzo  già  chinava  in  giuso  l'ale;
    quad'io  ,  che  meco  avea  di quel   d'Adamo,
vinto  dal  sonno , in  su  l'erba  inchinai
la  've  già  tutti  e  cinque   sedevamo.
    Ne  l'ora  che  comincia  i tristi  lai
la  rondinella  presso  a  la  mattina,
forse  a   memoria  de'  suo'   primi guai,
    e che  la  mente  nostra  , peregrina
più  da  la carne  e men  da'  pensier  presa,
a  le sue  vision  quasi  è  divina,
    in  sogno  mi parea   veder  sospesa 
un'aguglia  nel ciel  con  penne  d'oro,
con  l'ali aperte  e a  calar  intesa;
    ed  esser  mi parea  là  dove  fuoro
abbandonati  i suoi  da  Ganimede ,
quando  fu  ratto  al  sommo   consistoro.
    Fra  me  pensava  :"Forse questa  fiede
pur  qui  per uso  , e  forse  d'altro  loco
disdegna  di  portarne  suso  in piede".
    Poi  mi  parea  che,  poi  rotata  un poco,
terribil  come  folgore  discendesse,
e  me  rapisse suso  infino  al fuoco.
    Ivi  parea  che  ella  e io  ardesse ;
e si  lo'  ncendio  imaginato  cosse,
che  convenne  che  'l sonno  si  rompesse.
    Non  altrimenti  Achille  si  riscosse ,
li  occhi  svegliati  rivolgendo  in giro
e  non  sappiendo  là  dove  si fosse,
    quando  la madre  da   Chiròn  a  Schiro
trafuggò  lui  dormendo  in  le sue  braccia,
là   onde  poi  li Greci  il   dipartiro;
    che  mi  scoss'io  , si  come  da  la  faccia
mi  fuggì  'l  sonno  , e  diventa'  ismorto,
come  fa  l'uom  che,  spaventato , agghiaccia.
    Dallato  m'era  solo  il mio conforto,
e  'l sole  er'alto  già  più  che  due  ore ,
e 'l viso  m'era  a  la  marina  torto.
    "Non  aver  tema"  , disse  il mio  segnore:
"fatti  sicur, ché  noi  semo  a  buon  punto;
non  stringer,  ma  rallarga  ogne  vigore.
    Tu  se'   ormai  al  purgatorio giunto;
vedi  là  il  balzo  che  'l chiude  dintorno;
vedi  l'entrata  là 've  par  digiunto .
    Dianzi  , ne  l'alba  che  procede al  giorno,
quando  l'anima tua  dentro  dormia,
sovra  li  fiori  ond'è  là  giù  addorno
    venne  una  donna,  e  disse:"l'  son  Lucia;
lasciatemi  pigliar costui che  dorme;
si  l'agevolerò  per  la sua via".
    Sordel  rimase  e  l'altro  genti  forme;
ella  ti  tolse  , e  come  'l di  fu  chiaro,
sen  venne  suso  ;   e io  per  le sue  orme.
    Qui  ti  posò  , ma  pria  mi   dimostraro
li  occhi  suoi  belli quella  intrata  aperta,
poi  ella  e  'l sonno  ad  una  se n'andaro".
    A  guisa  d'uom  che  'n dubbio  si    raccerta
e  che  muta  in  conforto  sua  paura,
poi  che  la verità  lì  è   discoperta,
    mi  cambia'  io; e come  sanza cura
vide  me 'l  duca  mio, su  per lo  balzo
si  mosse , e  io  di  rientro  inver' l'altura.
    Lettor   , tu    vedi  ben  com'io  innalzo
la mia  matera  , e  però  con  più  arte
non  ti  maravigliar  s'io  la rincalzo.
    Noi  ci  appressammo  , ed  eravamo  in parte
che  là  dove  pareami  prima  rotto,
pur  come un  fesso  che  muro  diparte ,
    vidi  una  porta  e tre  gradi  di sotto 
per  gire  ad  essa  di  color  deversi,
e  un  portier  ch'ancor  non  facea  motto.
    E  come  l'occhio  più  e  più  v'apersi ,
vidil  seder  sovra  'l grado  sovrano,
tal  ne  la   faccia  ch'io  non  lo  soffersi;
    e  una  spada  nuda  avea  in mano,
che reflettea  i raggi  si  ver' noi,
ch'io  drizzava  spesso  il viso  in vano,
    "Dite  costinci  che  volete voi?",
cominciò  elli a dire  ,  "ov'è  la scorta ?
Guadate  che  'l venir  sù  non  vi  noi".
    "Donna  del ciel  , di  queste  cose accorta",
rispuose  'l mio  maestro  a  lui, "pur dianzi
ne disse :" Andate  là; quivi  è la  porta"".
    "Ed  ella  i passi  vostri  in  bene  avanzi",
ricominciò  il cortese  portinaio;
"Venite dunque  a'  nostri  gradi  innanzi".
    La   ne  venimmo.  E  lo  scaglion  primaio
bianco  marmo  era  sì  pulito  e  terso,
ch'io  mi  specchiai  in esso  qual  io paio.
    Era  il secondo  tinto  più  che  perso ,
d'una  petrina  ruvida  e  arsiccia ,
crepata per  lo lungo e per  traverso.
    Lo  terzo   , che  di  sopra  s'ammassiccia,
porfido   mi parea  , sì  fiammeggiante,
come sangue  che   fuor  di vena  spiccia.
    Sovra  questo  tenea  ambo  le  piante
l'angel  di Dio  sedendo  in su  la soglia
che  mi  sembiava  pietra  di diamante.
    Per  li tre  gradi  sù  di buona  voglia 
mi trasse  il duca  mio, dicendo:"  Chiedi
umilmente  che  'l serrame  scioglia".
    Divoto  mi gittai  a' santi  piedi;
misericordia chiesi  e ch'el  m'aprisse,
ma  tre volte  nel petto  pria  mi diedi.
    Sette  P  ne  la  fronte  mi descrisse
col  punton  de la  spada , e "Fa che  lavi,
quando  se' dentro queste piaghe", disse.
    Cenere , o  terra  che  secca si cavi,
d'un  color  fora col  suo  vestimento;
e di sotto da  quel  trasse due  chiavi.
    L'una  era  d'oro e l'atra  era  d'argento;
pria  con  la  bianca  e  poscia    con la  gialla
fece  a  la porta  sì,  ch'io  fu'  contento.
    "Quandunque  l'una d'este  chiavi  falla,
che  non  si volga  dritta  per  la toppa",
diss'elli  a  noi  , " non  s'apre  questa  calla.
    Più  cara  è l'una  ;  ma  l'altra  vuol  troppa
d'arte  e  d'ingegno  avanti  che   diserri,
perch'ella  è quella  che  'l nodo  digroppa.
    Da  Pier  le tegno  ; e  dissemi  ch'i'  erri
anzi  ad  aprir  ch'a  tenerla  serrata,
pur  che  la gente  a'  piedi s'atterri".
    Poi  pinse l'uscio  a  la  porta  sacrata,
dicendo:" Intrate ;  ma  facciovi  accorti
che  di  fuor  torna  chi'n  dietro  si guata".
    E  quando  fuor  ne'  cardini  distorti
li  spigoli  di quella  regge  sacra,
che  di  metallo  son  sonanti  e forti,
    non  rugghiò  si  né  si mostrò  si acra
Tarpea  , come  tolto  le fu  il  buono
Metallo,  per  che  poi  rimase  macra.
    Io  mi rivolsi  attento  al primo  tuono,
e"Te  Deum  Laudamus" mi  parea
udire  in voce  mista  al  dolce  suono.
    Tale  imagine  a  punto  mi rendea  
ciò  ch'io  udiva,  qual  prender si  suole
quando  a  cantar  con  organi  si  stea;
    ch'or  si  or  no s'intendon  le parole.

lunedì 23 novembre 2020

DOVERI DELL' UOMO di: Giuseppe Mazzini "Diritti e doveri dell'uomo"

 23---11---2020
.......La   questione  vitale  che  s'agita  nel  vostro  secolo è  una  questione  d'Educazione . Si  tratta  non di stabilire   un nuovo  ordine di cose  colla  violenza ;  un ordine di cose stabilito  colla  violenza è sempre  tirannico  quand'anche  è  migliore  del vecchio ;  si tratta  di   rovesciare    colla  forza   brutale  che  s'oppone  in  oggi  a  ogni  tentativo  di  miglioramento  , di  proporre  al consenso  della Nazione , messa  in libertà  di esprimere  la sua  volontà, l' ordine  che  par  migliore  ,  e  di educare  con  tutti i mezzi  possibili  gli uomini a  svilupparlo , ad  operare    conformemente  .  Colla  teoria  dei  diritti  possiamo  insorgere  e rovesciare  gli  ostacoli  ; ma  non  fondare  forte  e  durevole  l'armonia  di  tutti  gli  elementi  che  compongono  la Nazione. Colla  teoria  della  felicità , del  ben  essere dato  per oggetto  primo  alla vita  , noi  formeremo  uomini egoisti, adoratori  della  materia , che  porteranno  le vecchie  passioni  nell'ordine  nuovo  e lo  corromperanno  pochi  mesi  dopo  . Si  tratta  dunque  di trovare  un  principio  educatore   superiore  a siffatta  teoria , che  guidi  gli uomini  al meglio , che  insegni  loro  la  costanza nel  sacrificio , che  li vincoli  ai  loro  fratelli  senza  farli  dipendenti  dall'idea  d'un  solo  o  dalla  forza  di tutti. E  questo  principio  è il  Dovere.  Bisogna   convincere  gli uomini  ch'essi  , figli  d'un  solo Dio  , hanno  ad  essere   qui  in terra  esecutori  d'una  sola  legge---che  ognuno  d'essi  , deve  vivere  , non per sé  , ma  per gli altri--che  lo scopo  della loro vita  non è quello  di essere  più o meno  felici, ma  di rendere  se stessi  e  gli altri  migliori--che  il  combattere  l'ingiustizia  e l'errore  a  benefizio  dei loro  fratelli  e   dovunque  si  trova  , è  non  solamente  diritto, ma dovere:  dovere  da  non  negligersi  senza colpa---dovere  di tutta  la vita.
Operai  Italiani, fratelli miei! intendetemi  bene. Quand'io  dico  che  la  conoscenza dei  loro  diritti  non basta  agli uomini per  operare  un  miglioramento  importante  e  durevole , non  chiedo  che  rinunziate  a  questi diritti;  dico  soltanto  che  non  sono  se  non  una  conseguenza  dei  doveri  adempiti  e che  bisogna  cominciare  da  questi  per  giungere  a  quelli. E  quand'io dico,  che  proponendo  come  scopo  alla  vita  la felicità , il  ben essere  , gli  interessi  materiali, corriamo  rischio  di  creare  egoisti, non  intendo  che  non  dobbiamo  occuparvene;  dico  che  gli  interessi  materiali,  cercati soli, proposti  non come  mezzi , ma  come  fine, conducono  sempre  a quel  tristissimo  risultato........

domenica 22 novembre 2020

"La persona , lo Stato e le comunità intermedie" di: Costantino Mortati " I PRESUNTI RISCHI DELLA REGIONE"

 22--11--2020
Non  è  da temere  che  la   formazione  delle  regioni  possa    attendere  all'unità  politica  dello Stato  .   Anzitutto  è  da  notare   che  all'infuori  delle  5  regioni  , che  sono  fornite  di poteri  più  ampi  ,  le altre  14  posseggono  una  competenza  modesta, ed  inoltre  le loro  norme  non  possono  allontanarsi  dai  principi  fissati  dalle leggi  dello Stato ,  e questo  può  anche  sciogliere   i Consigli  regionali , quando  essi  compiano  gravi  violazioni della legge.
Vi è  certo  la  possibilità  che  le regioni , nella  sfera  loro   assegnata  , facciano  valere  criteri  politici diversi  da quelli del  governo  centrale, come  del resto  è sempre   avvenuto  per i Comuni e  le   Province.  Questo  però  non  deve essere  considerato  un  danno  , quando  le divergenze  siano  contenute  nell'ambito  proprio  dell'amministrazione  locale .  Non  deve cadersi  nell'errore   di  ritenere  che l'unità  della  nazione  esiga  l'uniformità  delle  opinioni . Questo  può  essere  l'ideale  degli  Stati  totalitari  che  si  propongono  di  trasformare  le società  umane  in  formicai, o alveolari.
La   democrazia  non  solo   non  respinge  le divergenze  delle  concezioni  politiche  , ma   anzi  si nutre  di esse,  perché  poggia  sulla  convinzione  che  non   esiste  una  verità  precostituita  circa il modo  di assicurare  il bene  collettivo, di  cui  siano  in  possesso  uomini  privilegiati, ma  che  questo  modo  debba  trovarsi  attraverso  il dibattito  e il   contrasto.
Pertanto  il  lasciare  agli  enti  territoriali  di esprimere nei  limiti  loro   consentiti  gli  indirizzi  che  di volta  in volta prevalgono  nelle  varie  località  deve  essere  considerato  vantaggioso  per  il progresso  della  nazione.

venerdì 20 novembre 2020

FIABE POPOLARI INGLESI Katharine Briggs "Piccolissima"

20---11---2020
C'era  una  volta  una  donnina  piccolissima  che  viveva  in una  casetta  piccolissima  in un  piccolissimo  paesino.  Un  giorno  questa  donnina  piccolissima  si  mise  un  cappellino  piccolissimo  e  uscì   dalla  sua  piccolissima  casetta per  fare  una  piccolissima  passeggiata  . Dopo   aver  fatto  un  piccolissimo  pezzettino  di  strada  , la  donnina  piccolissima  arrivò  davanti  a un  cancelletto  piccolissimo  , allora  la donnina  piccolissima  aprì  quel  piccolissimo    cancelletto  ed  entrò  in un  piccolissimo  cimiterino.  E  quando  la donnina  piccolissima  fu  entrata  nel  piccolissimo     cimiterino   vide  un  piccolissimo  ossicino  in  una  piccolissima  tombina,  così  la  donnina  piccolissima  pensò  col  suo  piccolissimo   cervellino :-Con  questo  piccolissimo  ossicino  potrei  farmi  una  piccolissima  zuppetta  per  la mia  piccolissima  cenetta-.  Allora  la donnina  piccolissima  si mise  in  una  piccolissima  taschina  quel  piccolissimo  ossicino  e  tornò  nella  sua  piccolissima  casetta.
Quando  la donnina  piccolissima  arrivò  nella  sua  casetta  piccolissima  sentì  una  piccolissima  puntina  di  stanchezza , perciò  salì  una  piccolissima  scaletta , arrivò   nella  sua  piccolissima   cameretta  e mise  il piccolissimo  ossicino  in un  piccolissimo    armadietto. Dopo   che  la donnina  piccolissima  ebbe  fatto  una  piccolissima  dormitina  , fu  svegliata da  una  vocina  piccolissima  proveniente  dall'armadietto  piccolissimo , e  la vocina  piccolissima  diceva:- Dammi  il mio  osso!
Allora  la donnina  piccolissima  provò  un  piccolissimo spavento;  perciò  nascose  la sua  piccolissima  testolina  sotto  il suo  piccolissimo  lenzuolino  , e si  rimise  a dormire . E  dopo   essersi  fatta  un'altra  piccolissima dormitina , sentì  di nuovo  quella  piccolissima  vocina  che  arrivava  dal  piccolissimo  armadietto  e  diceva con  un  piccolissimo   grido  un po'  più forte :-Dammi  il  mio osso!- Allora  la  donnina  piccolissima  si prese  uno  spavento  piccolissimo  un po'  più grosso  , perciò  nascose  la sua  piccolissima  testolina  un po'  più  sotto  il piccolissimo   lenzuolino.  E   dopo  che  la donnina  piccolissima  si era  fatta  un'altra  piccolissima  dormitina , sentì  di nuovo  la vocina  piccolissima  che  arrivava dall'armadietto  piccolissimo  e che  diceva  con  un  piccolissimo  grido  un po'  più forte  ancora:-Dammi  il mio  osso!-  Allora  la donnina  piccolissima  si  prese  un piccolissimo  spavento  un po'  più forte  , ma  tirò  fuori  la testolina  piccolissima  dal  piccolissimo  lenzuolino  e disse con  la sua  vocina  piccolissima  più forte :-PRENDITELO!

Un  pensiero ,  tanto  amore  a tutti i bambini, in modo particolare,  ai bambini che vivono in situazioni di miseria fisica e morale.  Ai  bambini ai quali è stata violata  la loro infanzia; ai bambini che vengono sfruttati , ancora oggi, nel mondo del lavoro.

mercoledì 18 novembre 2020

1919 "Appello ai Liberi e Forti" Don Luigi Sturzo

18---11--2020
"A  tutti  gli  uomini  liberi  e  forti , che  in  questa  grave  ora sentono  alto il dovere  di  cooperare  ai  fini superiori  della  Patria  , senza pregiudizi né  preconcetti,  facciano appello perché  uniti insieme  propugnano  nella  loro  interezza gli ideali  di giustizia e di libertà" 

  siamo in un momento di dura prova, che possiamo sconfiggere solo se uniti,  ciascuno di noi con assoluta responsabilità.  Ricordandoci che democrazia , libertà significa,  autoresponsabilità, e nel rispetto delle norme , si ha il rispetto  della persona.  

PREGHIERA PERSONALE

18--11--2020
La   preghiera   personale  o privata   è una  conseguenza  della  preghiera  liturgica, ma  anche  un esercizio  di  pietà  cristiana nella  ricerca  continua di  un rapporto  con Dio all'interno  della  propria  stanza   dove   il  Padre "vede nel segreto "(Mt. 6,6). Nella    preghiera  personale  vi sono  fasi  molto  importanti  susseguenti  l'una  all'altra. Nella    prima  fase    l'orante  prega  Dio per  le sue  necessità  e per  quelle  altrui  ;  nella  seconda  , invece  , l'orante  è  all'ascolto  di quello che  Dio  gli comunica . Un  modo di pregare  per  giungere  al quale  serve un  lungo  allenamento  e  combattimento  spirituale.  S.  Teresa  d'Avila  racconta  che  per  ben   quattordici anni era  stata  "schiava "  del libro  , per  poter  pregare;  dopo  di che  ella  apprese  dal Signore l'arte della  preghiera . Comunque  , il  Signore  dice  a  tutti  noi:" Quello  che   domandate  nella  preghiera , abbiate  fede di averlo ottenuto  e vi  sarà   accordato" (Mt. 11,24) ;  un  invito  alla preghiera da parte  di  Cristo ; è  anche  vero  che  non si  può  fare  a meno  di pregare dato  che  la tentazione  è  persistente ; "  Vegliate  e pregate  per  non cadere in tentazione "(Mt. 14, 38).   Il  Signore  vuole  che  ci  preoccupiamo  nella  preghiera  della  nostra  salvezza  eterna  e che  la  chiediamo al  Padre che  certamente  non  ce la  negherà (cfr. Lc. 11,  5-13).   L'apostolo Paolo  continua  a  rafforzare il pensiero   di Cristo  dicendo :"  Pregate  inoltre  incessantemente con  ogni  sorta di preghiera  e di  suppliche  nello  Spirito"(Ef. 6,18), ed ancora  :" Pregherò  con  lo Spirito  ma  anche  con  l'intelligenza "(1 Cor.  14, 15),,  poiché  Dio non ascolta  le preghiere banali  o insensate  e  tanto  meno  quando  si   bestemmia  perché  colui  "che  avrà  bestemmiato  contro  lo Spirito Santo  non  sarà  perdonato"(Lc.   12, 10).  Bisogna  pregare  con  desiderio e fede :"  Voi  mi  invocherete  e  ricorrerete   a me  e io  vi  esaudirò ;  mi  cercherete e mi  troverete  perché  mi cercherete  con tutto  il cuore "(Ger.  29,  12--13). è  giusto  del resto  quello  che  disse  il cieco  nato:"  Da  quando  mondo è  mondo  sappiamo  che Dio  non ascolta  i peccatori  ; ma  se uno  ha  il  timor  di Dio  e fa  la sua  volontà  , egli   l'esaudisce"(Gv.  9, 31). I giudici,  liberati  dal  tiranno  Oloferne  dicono  a  Giuditta ;"  Ma  ora  prega  tu  per noi  che  sei   donna pia".  (Gdt. 8,31),   S. Giacomo  ci ricorda  , nella  sua lettera , del profeta  Elia :"  Il  profeta  Elia  era  un uomo  della  nostra  stessa  natura . pregò  intensamente  che  non piovesse e non  piovve, poi  pregò  di nuovo  e  il cielo  diede  la pioggia"(Gc.  5,   17--18). è  questo  un riflesso  della teologia   dell'infanzia spirituale . All'uomo  di Dio il re  Geroboamo dice:"  Placa il volto  del Signore tuo  Dio  e prega  per me  , perché  mi sia  resa  la mia  mano"[...] e   la  mano  del re  tornò  come prima"(1Re. 13,6).  Lo  stesso  S. Giacomo  dice  a tutti:"   Pregate   gli uni  per gli altri  , per  essere   salvati, perché  molto  può  la   preghiera   assidua  del  giusto"(Gc.  5, 16);  inoltre   il Signore  ci ricorda  ."  Pregate  per  i vostri  persecutori  "(Lc.6,28)  qui  più     che mai  si ha  il senso  della preghiera universale aperta  a tutti  e in  soccorso  di tutti.
Nella   seconda  fase  della  preghiera  è Dio  che  parla  e noi  stiamo  in  ascolto. Alcuni  brani  di uomini  e donne  di Dio  possono  meglio  spiegare  questa  via.  S. Teresa  d'Avila  dice:"  La   preghiera  conduce  ad  un grande  oblio  di sé  così  profondo  da  farle  credere  all'anima  di non  esistere  più". Un  asceta  indiano (Bahagvon Rajenesh) si  esprime  così:"   Quando  siete  veramente  in preghiera  , voi non siete  e Dio  è". L'abate  Agatone  essendo  passato  attraverso  il fuoco  della preghiera  , confessa ."  La  cosa  più   difficile  per  il monaco  [oblato\ battezzato in genere] è  la   preghiera  ;  essa  esigerà  da  lui  un duro  combattimento ".  Un  apoftegma  di S. Antonio  abate  dice: " la  preghiera  non  è ancora  perfetta  finché  il   monaco  è conscio  di  essa  e sa  di pregare ".  è  l'intensità  che dice  e ci  ci raccomanda  il Signore (Lc.  18,1);  di pregare  sempre  e in  tutte  le occasioni e circostanze  , e  l'Apostolo Paolo  si  spinge oltre  dicendo:"  Sia  che  mangiate , sia  che  beviate, o facciate   qualunque  altra  cosa,  fate  tutto  a gloria  di Dio "( 1Cor. 10,31).
Si  può  giungere  così  ad  affermare  che  l'aspirazione  di ogni  monaco ,  oblato e battezzato  è quella  della  preghiera ininterrotta.

lunedì 16 novembre 2020

BIG SUR di Jack Kerouac

 16--11--2020
----ma   al  mattino  la  bottiglia  è  vuota  e  mi  sveglio  di nuovo  con  gli  "orrori  finali", esattamente  come  mi ero  svegliato  in quella  miserabile  stanzetta  a  Frisco  prima  di  fuggire  quaggiù , di  nuovo   tutto  mi crolla  addosso  e sento  la  mia  voce  per  l' ennesima   volta  piagnucolare :"  Perché  Dio  mi torturi?"-Ma  chi  non  abbia  mai  avuto  il  delirium  tremens   anche  solo   allo stadio  iniziale non  capirà   forse  che  si    tratta  non   tanto  di un dolore  fisico   quanto  di  un'angoscia  mentale che  non  si può  descrivere  a  quegli  ignoranti  che  non  bevono   e che  accusano  i bevitori  di essere   irresponsabili--L'angoscia  mentale  è così  intensa  che  senti di aver  tradito  la tua  stessa  nascita, le  fatiche  o meglio  le  doglie  di tua  madre che  ti ha  portato  in grembo e   messo  al mondo,  hai   tradito  tutti  gli sforzi  che  ha  fatto  tuo padre per   nutrirti e  crescerti  e  renderti  forte  e  buon Dio  anche  per educarti alla " vita" , provi  un   senso  di colpa  così  profondo da  identificarti  col  diavolo  e intanto  pare  che Dio  sia  lontanissimo  e ti  abbia  abbandonato  alla  tua  malata  stupidità --Ti  senti  male  nel  senso  più  ampio  del  termine  ,  respirando  senza  crederci, malemalemale,  l'anima   rantola , ti  guardi  le mani  inerti  come  se  fossero  in fiamme e non   riesci  a  muoverti  , guardi  il mondo  con  occhi  spenti  ,  sulla faccia  un'  espressione  di  incalcolabile  sofferenza  come  un angelo  stitico  su  una  nuvola--Ed  è proprio   canceroso lo sguardo  che   getti  sul mondo  attraverso  i  batuffoli  di lana grigiastra  che  hai  sugli occhi ---Hai  la lingua  bianca  e  disgustosa  , i denti  macchiati , i capelli  che  nel  corso   della notte  sembrano  essersi  rinsecchiti  , enormi  cispe  agli  angoli  degli  occhi  , naso  unto  e bava  agli angoli  della  bocca  in breve  quella  repellente  e ben  nota  laidezza che  chiunque  sia  passato  per  strada  accanto  a un  alcolizzato  nelle  Bowery  del mondo  sa  riconoscere --Non  c'è  niente  di piacevole , anche  se  la gente  dice:" Oh   be'  è  sbronzo  e felice ,  lasciamo  che  smaltisca  dormendo"-  Invece  il  povero ubriacone  sta  piangendo  - Piange  per  la madre  e il  padre e il fratello  maggiore  e  l'amico  del  cuore  , piange    perché  ha  bisogno  d'aiuto  --Cerca  di  riprendersi  avvicinando  una scarpa  al piede ma nemmeno  questo  gli  riesce  come si deve,  lascerà  cadere  la scarpa  o   rovescerà   qualcosa  , combinando  immancabilmente  un  pasticcio  che  lo farà  ricominciare  a piangere---Vuole   affondare  la faccia  nelle  mani  implorando  pietà  ma sa  che  non  ce  n'è   per  nessuno--Non solo   perché  non la merita ma  perché  non esiste  niente  del genere --Infatti  alza  gli occhi  verso  l'azzurro  del cielo  ma lassù  non c'è  altro   che  uno  spazio  vuoto  che  gli  fa  le boccacce--Guarda  il mondo che  gli   mostra  la lingua e che  non  appena  si   toglie  la maschera si  mette  a fissarlo con  grandi occhi  rossi infossati identici   ai suoi --  Magari  vedrà  che  la terra  si  muove  ma  non  c'è  alcun  significato  particolare da  attribuire  a ciò --Un lieve  rumore  inatteso  alle  sue  spalle  lo farà  ringhiare  di  rabbia --Tirerà   e strapperà  la sua  povera  camicia  macchiata --  Vorrebbe  sfregarsi  la faccia  per  trasformarla  in  qualcosa  che non è.
Le   calze  sono  spesse  logore      fanghiglie  umide --La   barba  sulle  guance  prude  per  il sudore  che  cola  e irrita  la bocca  martoriata  -- C'è   una  sensazione  contorta  di   basta  , mai  più  , aah-- Ciò  che  ieri  era  bello  e pulito  si è   irrazionalmente  e  inspiegabilmente  trasformato  in  un  grande  e squallido  pitale  pieno  di merda---I  peli  sulle  dita  lo   fissano  come  capelli  sulla tomba --- La  camicia  e i  calzoni gli si  sono  appiccicati  addosso  come  se  dovesse essere   ubriaco per sempre -- La  fitta  del  rimorso  lo trafigge  come  se  qualcuno  la stesse  spingendo  dall'alto -- Le  graziose  nuvole  bianche  del cielo  riescono  soltanto  a offendere  i suoi  occhi---L'unica  cosa  da fare  è  voltarsi  a faccia  in  giù  e piangere - La  bocca  è così  impastata  che  non  riesce  neppure  a  digrignare  i denti ---Manca  addirittura  la  forza  di  strapparsi  i capelli.

=  Ho  di  Kerouac   le opere  raccolte  in un volume  della Mondadori " meridiani";   inizialmente  non solo non ho capito l'autore , ma non riuscivo a vedere la sua anima.  Solo con la  pagina che ho posta nel mio blogger   ho finalmente sfiorato l'anima dell'autore   , ed  ho  sentito una profonda pietà per lui.
Da  un punto di vista letterario , constato come , la cultura  del nostro mondo occidentale, nasce in Europa  e ritorna in Europa,  le  nuove avanguardie  nate in USA  dopo la   Beat  Generation  , diventeranno  movimenti di massa, di costume. Essi  sono inoltre  un segno del grande malessere  che  è  presente nella nostra società. Una  società  ricca di benessere  , ma ormai completamente svuotata, di contenuti, per giungere  ai grandi problematiche che stiamo vivendo.

domenica 15 novembre 2020

IL SINDACO E I CITTADINI di Enrico Emanuelli

 15--112020
Questo  articolo,  dimostra  che  il problema  del  decentramento  amministrativo è sempre  attuale  , e  che  la buona  amministrazione si  fa  sul  luogo  e  incomincia  dai  piccoli problemi.

...Sono  appena  finite  queste  spiegazioni  che  un  tizio  , là  dentro  , avendo capito chi aveva occasione  d'incontrare , si  alza  e dice  che  la strada  ---quella  che  dal  paese  porta alla   provinciale ---è in  disordine , con la neve di quest'anno ,  con  le piogge del mese scorso   era  diventata  faticosa . "Lo  so,  lo so --risponde il sindaco ---ma   hanno    cominciato  a  portare  la  ghiaia  ieri  o questa   mattina  . Poi  viene  il  compressore  , ancora  un giorno  di  pazienza ".   Quel  tizio  non  è  convinto  e per   fortuna un ragazzo  , che  sta  lì  a  guardarci   da  un  angolo  , racconta che  ha  visto  lui  venire  e  andare  il  camion della  ghiaia  proprio  ieri .    
Intanto  vengono  a  dire  che  il telefono  non  è  più  bloccato ,  adesso  funziona  ,  forse  si  potrebbe  anche   chiedere  un  numero  di  New  York.  Il   sindaco  e  Franco    vanno  nell'altra  stanza  , io  rimango  solo  e un  tale  , in  maniche  di camicia , che  sedeva  ad  un tavolo  solitario  ,  mi  chiede  se  può  parlare  d' una  cosa  molto  delicata(  non precisa  quale)  con  quei  due  personaggi .  Gli  rispondo: "  Certo  , deve  dire  a  quei  due  tutto  quello che  vuol  dire".
Così  " quei  due"  tornando  non  fanno  nemmeno  in tempo   a sedere  che  quel  tale  dice:" Signor  sindaco  , ci  sarebbe  anche  la  faccenda dell' ambulatorio".  Il  sindaco guarda  il  bicchiere   di  Sizzano  che  non gli  lasciano  gustare  e risponde :"  Ma   l'ambulatorio  è stato  deciso  da  un  pezzo":    E  Franco   spiega:"  Si  tratta  di trovare  un locale  adatto  , una stanza a  piano  terreno .  Lei  sa  che non è facile".
L' oste ,  la  moglie  dell'oste e quello  che  aveva  parlato  della  strada  e  l'ultimo  che  aveva  sollevato  il problema dell'ambulatorio , riuniti  a  consiglio , giravano  con  la  memoria per le strade  del  paese  alla ricerca  d'un  locale  adatto.  C'erano  pareri  e  contropareri  e  proprio  la soluzione  non  risultava  facile .  Alla  fine  il   sindaco   disse  :"   Le  dò  un  incarico  preciso :  mi trovi  un  locale  adatto  , adesso ha  capito  come  deve essere , e  mi  avverta  subito . Io  penserò  al resto".
Tornando  fuori  , sulla  strada  ed  era  tardi . "Come  vola  il    tempo "  disse  il sindaco  dirigendosi  a testa  bassa  ,  le spalle un po' curve , quasi  di  corsa  verso  la chiesetta  che  volevamo   visitare.
Era  alla  fine  d'una  stradina  , che  si  perde  nei  campi ,  alle  spalle  d'un  piccolo  cimitero . La  chiave  non  funzionava bene.  Poi  la  porta  finalmente  si aprì  e noi  entrammo .  Guardavo  sui  muri  le figure  dipinte  dal  Cagnoli  e  ascoltavo  le  parole   dell'amico  sindaco, che  ancora  si  infervorava  nel  suo   progetto  di  mettere  in salvo  e di  farle  vedere  a  tutti   togliendole  dalla  solitudine  di quei  luoghi . Ma  pensavo  ad  altro.
In  quel  momento  le  conferenze  al vertice ,  le crisi  ministeriali , i giuochi  dell'alta   politica  sfumavano  in  prospettive  fuggenti  verso  orgogliosi  miraggi  di astuzie , di potere  ,  di pace  e  di guerra.   Davanti  a me,  vero  e vivo  , rimaneva  questo   umano  e  indispensabile  amministrare la  cosa  pubblica  nell'ambito d'una  collettività  ancora  visibile  a  quattr'occhi  , ancora   raggiungibile  in  maniera  diretta . Ed  avevo    la  sensazione  che  l'unica    scuola  buona  per i politici  comincia  da qui.

venerdì 13 novembre 2020

Preghiera " Personalizzazione della preghiera liturgica"

13---11--2020
L'azione  liturgica  non  può  finire  ed  esaurirsi  senza  lasciare  traccia  alcuna  ; ecco  dunque  la  meditazione  sulla  Parola  di Dio ,  ascoltata  nella   celebrazione dei  sacramenti  o  dell'ufficio  divino,   è  d'obbligo  .  Qui  si  possono  riscontrare  due  correnti  di  pensiero:  Cassiano , S. Geltrude  e Maria    dell'Incarnazione  pensano  che  fare  la  meditazione  seguendo  l'azione  liturgica  sia  possibile ,  attuabile ; mentre    S. Teresa  d'Avila  e S. Giovanni della Croce  credono  di non  potere  meditare , durante  l'azione  liturgica . Nei  primi  emergono  due  stadi:  uno  per   gli  iniziati  alla  meditazione e  l'altro  per  i più  avviati  "perfetti".
Il   primo stadio  sviluppa  il modo  discorsivo ;  in questo  caso  si  segue qualche punto  di riflessione  preso  dalle  letture  della  messa o dell'Ufficio  divino. Per  i  principianti  è  molto  utile  , se  non  addirittura  necessario  ,  usare  bene  del silenzio  liturgico.
Il secondo  stadio  sviluppa  il  modo  del  semplice  affetto o sguardo --qui  si giunge  al  momento  mistico , anche  se  alternato  con  il  ritorno  temporaneo  al modo  discorsivo .
Questo  secondo  stadio  porta  la preghiera al suo  massimo grado  di  unione con Dio ;  in questi  casi si è  come  rapiti  . Il  monaco  Cassiano , autore  delle  Collationes  (RSB  cc.  42, 73)  pone,  alla  base  della  vita  mistica , la purificazione  della  propria coscienza e  la  continua presenza  di Dio (RSB c. 7,1);  egli  elenca  i vari  stadi  della  preghiera : pura   e sincera ;  pura  e  breve;  infuocata(monaco Arsenio)  fino  al rapimento dell'anima:"  L'anima  infiammata  [ infuocata] è  incitata  alle pure  e  ferventissime  orazioni . Talvolta , infatti  , mentre  cantavamo  , il versetto , di  qualche  salmo, ha  dato  in noi  occasione  all'orazione infuocata[ ignita]. Talvolta , invece , è  stata la  modulazione  della  voce canora  di un fratello che  ha  eccitato  gli animi degli  stupefatti  ascoltatori ad  intensa  applicazione (Coll.9, 26.27).
L'orazione  di  quiete(S. Teresa)  è  il primo  passo  nello  stato  mistico  vero  e proprio . Quando  la  meditazione  discorsiva  diventa  penosa  perché  l'anima  sente  di  conversare  con  Dio in modo  semplice , con  uno  sguardo  amoroso  e  di riposo  in Lui , senza  sforzo  di sensi, di  immaginazione  o  di  intelletto  , in  questi  casi  si  sperimenta  la via  mistica  .  Si  vedono  ora  i tre  tipi  di orazione  di quiete:
Quiete  pregnante  in cui  il mistico  prega  con formule,
Quiete  di giubilo  in cui  il mistico  si esprime con  ardenti  colloqui.
Quiete  operante in cui  il mistico  si occupa  di  cose  esterne.
S. Geltrude (1256--1303) , monaca  cistercense  , grande  mistica  di  Helfta (Germania), venne  favorita  dal Signore  con  le grazie  d'unione e di contemplazione  . Geltrude  vi  passa  attraverso  una  profonda  trasformazione  mediante  la  compunzione :"  L'abisso  dell'increata  sapienza  invochi  l'abisso  della  mirabile  onnipotenza  per  esaltare una  così  stupenda  benevolenza  che,  per  la  sovrabbondanza  della  sua  misericordia  fluì fino  alle basse  valli  della mia  miseria";  "Stimo,  o Signore  ,  che  il più  grande  miracolo  sia  anzitutto  questo  che  la terra  mi porti , peccatrice indegna qual sono ";  "Deh  ,  misericordioso  Signore ,  metti  fine  ai  miei  mali ai  quali  io non  metto  né  fine  né  misura".
Le sue  intimità  spirituali con  il Signore , dopo  il  matrimonio mistico , S. Geltrude le  esprime  in termini "carnali ",  propri  del  Cantico  dei  Cantici."[...] talvolta  mentre  sedevo  e nel mio intimo  badavo  a te  recitando  le ore  canoniche e le veglie dei defunti  , spesso  nel   corso  di un  salmo , dieci volte  o anche  più  hai  stampato  il    praedulce  osculum  [ dolcissimo  bacio]  sulle mie  labbra , quell'osculum che  eccede  ogni  aroma  e ogni  miele; e  spessissimo  ho  osservato  il tuo  amichevolissimo  sguardo  sopra  di me e  ho  sentito  il tuo  strettissimo   amplexus[amplesso]  nell'anima mia.  Mi  attirasti  a tale  unione  con te , che  io  mi  meraviglio di  più  che  di  un  miracolo che,  dopo  quei  momenti  , abbia  potuto  ancora  vivere come  uomo  tra  gli  uomini".
S. Geltrude  sottolinea  il fatto  che  le grazie  d'unione  intima  con Dio  avvenivano  nel  bel  mezzo   dell'azione  liturgica comunitaria o  in  stretta  connessione  con essa: "Nella  seconda  domenica  di quaresima  prima  della  messa  [...]  l'anima  mia s'illuminò [...]. Nella  sacratissima  notte [di Natale .....]  l'anima  mia[...]   si sforzò  per  la  meditazione  di  tenersi   presente a  quel  parto  sovra celeste [...]  Mentre  s'avvicinava  l'ora della  processione , dopo  aver  ricevuto  l'alimento  celeste [...]".
Per  la sua  meditazione  personale  S. Geltrude  fu  istruita  dal Signore ad  usare  i testi  liturgici  della  giornata  (Messa   e  Ufficio  divino) al fine  di  "ruminare  le orazioni e le  lezioni [  della  passione  del Signore] che hanno un valore  infinitamente  più  grande  di qualsiasi  altro  esercizio".  Della  "lectio  divina"   Geltrude  dice  che  da "  grammatico  diventata  teologo  non  mi stancavo  mai di ruminare[..]ritenendola  miele  per la bocca ,  armonia  per le orecchie , spirituale giubilo per il cuore.
Persino  le  singole  devozioni personali non  sono   avulse  dallo  spirito liturgico . S. Geltrude  era  grande  devota  della  passione di  Cristo  e del  suo  Cuore  sacratissimo  . "Circa  l'ora  di  terza  il  Signore  le apparve nella  posizione  della flagellazione [...]".  Alla  finale  della  colletta  della Messa: "  per  Cristo  Nostro  Signore "  S. Geltrude  pensava  e  adorava  il  Cuore  divino di Gesù  e il  suo  immenso  amore  per gli uomini.
Il  venerabile  Guigo 1, certosino (+  1136),  esprime  la vita  mistica in  gradi  ascendenti : studio  delle  letture  ,  penetrazione  perspicace della    meditazione , il  fervore  delle  orazioni , le  soavità  delle salmodie , il  rapimento  della  contemplazione e il  battesimo  delle lacrime (quest'ultimo non  necessariamente  indispensabile).
Maria   dell'Incarnazione(1599--1672),   francese , madre  di famiglia,  vedova  con un figlio , capo  di una  grande azienda  di seta, suora  orsolina  per sette  anni, missionaria  per trent  'anni in Canada , coltivò  una  grande  tendenza alla  contemplazione sin  dai  più teneri  anni  fino  alla  sua  morte  toccando  gradi altissimi anche  nella  sua  vita  impegnatissima nel mondo .
Ecco  qualche  sua  testimonianza  :"   In  questo  stato[ rapimento  in Dio  durante  una  processione  del Santissimo  Sacramento ]  credevo  essere  la  vera  devozione [...] quella  di pregare  Dio  e servirlo frequentando  i  sacramenti  e non  commettere  peccati  volontari ";  più  tardi nella vita :"  [..] mi  sentivo  potentemente  attratta [..] se  volevo  dire  il rosario , mi  trasportava  lo Spirito  e mi  toglieva la parola e di  rado  potevo  dirlo . Era  lo  stesso  per l'ufficio . Senonché   talvolta  il senso  dei  salmi mi  era  manifesto  con  una  dolcezza  che  non saprei  esprimere e in  questi  casi  avevo  la  libertà  di  recitarlo";   e  ancora  :"[...] infondeva  il versetto "il  mio  giogo  è soave e il mio  peso  leggero"(Mt. 13, 11)  nella mia anima , l'effetto di queste  divine  parole  , ciò  che  mi calmava  il dolore e faceva  percorrere  all'anima le sue  vie  tra  le cose  più  grossolane  e materiali nelle  quali  il corpo era  applicato  mentre  lo spirito  era  legato  al  superadorabile  Verbo Incarnato".  
Dal  1628   riceve  la grazia  dell'unione  con  Dio  (matrimonio mistico :  S. Teresa  lo chiama  : sponsali  spirituali  o unione  intensa  ;   S.  Giovanni  della Croce  :  tocchi divini )  foriero  di grandi  prove  o tentazioni comunque  terribili  (la notte  dei sensi)  :"  In  queste  sofferenze  , la  salmodia  , non  di  rado  , rimaneva  il mio  unico  conforto, la sola  cosa  che  mi desse riposo , che  sembrava  scacciare tutte  li mie  pene  e che  mi  riempiva  di  sì eccessiva  gioia interna  che  il senso , le parole  e le frasi me ne erano  manifeste e talvolta  ne trasalivo nel mio interno , e  credo  che  la mia gioia  apparisse   anche  al di fuori".
   
"Quando   assisto  in  coro  , alla  salmodia  , mentre  una  parte  recita  il suo  verso  , sono  in familiarità    con  Nostro  Signore riguardo  al senso  di quello che  si dice  oppure  seguo  l'occupazione  che Egli  mi dà e quando la nostra  parte  recita  il suo , passa  dall'atto interiore  a quello  esteriore e così  l'uno  corrisponde  all'altro , non  esco  dalla  intimità  con  questa  divina  Maestà  . Nella  salmodia  vedevo  le sue  giustizie  , i sui  giudizi , le    sue  grandezze , il  suo  amore , la sua  equità  , le sue  bellezze , le  sue  magnificenze , le sue  liberalità"  .
Nel  secondo  caso  S. Teresa d'Avila e S. Giovanni  della Croce  credevano "inattuabile"  la  contemplazione  durante  l'azione  liturgica ;  ciò  era  dovuto  in gran  parte  alla  situazione  particolare della Spagna del  16°  secolo dove  la liturgia  era  volta  all'esteriore , al  fasto  scenografico  , spesso anche  alla  superstizione ; fattori  poco  consoni  al raccoglimento.