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martedì 4 maggio 2021

"Per la morte di Giuseppe Garibaldi" Giosue Carducci

4--5--2021
=Garibaldi   morì  il  2   giugno   1882, e  due  giorni  dopo  il  Carducci  lo  commemorò  in un  teatro  bolognese : in parte  leggendo pagine  scritte  dopo  la  luttuosa  notizia  , in  parte  improvvisando  sul  momento . Il  testo   fu poi  ricavato ---e  riveduto  --dalla  versione  che ne comparve  sui quotidiani.

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Questi  vostri  plausi  , o  signori  , mi  ripungono  a  pentirmi  della  promessa  di parlare . Anche  stamane  ho  ricevuto  un terzo  telegramma di sollecitazione  a  comporre versi  su  la morte  del  Generale. Io  non so  di aver finora  dato  prove  di  cuore così  misero e duro , che  altri  mi possa  tenere  per  pronto  a  mettere  insieme delle sillabe  quando  un  tanto  dolore  colpisce  la patria  e me,  quando  io  ho qui  sempre  dinanzi  agli occhi  della  mente  e  quasi  a quelli  del corpo  il cadavere  dell'uomo  che ho  più   adorato  tra i vivi  . Ma  in  Italia ( e  gli adulatori  dicono  che è  bene,  quasi  un segno  delle disposizioni  di questo  popolo  all'arte)  ma  in Italia , come  le donne  nelle  disgrazie  del vicinato  giuocano  tre  numeri  al    lotto, così  nei  casi  della  nazione  non  mancano  mai  tribuni  e verseggiatori  che  giuocano  tre  frasi o  tre  rime  al  terno  delle popolarità  o della  celebrità. Io  non  sono  di quelli . No  , non  applaudite , vi prego  , quando  anche  il  vostro  plauso sonasse  non altro  che  assentimento  alle  cose  forse  non  vili che  sono  per  dirvi  e  venerazione  all'eroe  che  piangiamo.  Non  applaudite  , vi  prego  . Non  disturbate  i sacri  silenzi  della  morte . Pensate  che il  Generale  giace  immoto  , cereo,  disfatto ,  là tra  i funebri  lumi  nella stanza  di Caprera. Piangiamo , e  lamentiamo  i fati della patria.

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La  rivelazione  di gloria  che apparì  alla  nostra  fanciullezza, l ' epopea  della  nostra  gioventù,  la  visione  ideale  degli  anni  virili,  sono  disparite  e chiuse  per sempre  . La  parte  migliore  del  viver  nostro  è finita . Quella  bionda  testa  con  la chioma  di leone e  il fulgore  d'arcangelo  , che passò,  risvegliando  la vittorie  romane  e  gittando  lo sgomento  e lo  stupore  negli  stranieri , lungo  i  laghi  lombardi e sotto le mura  aureliane , quella  testa  giace  immobile  e fredda su 'l capezzale  di morte. Quella  inclita  destra  che resse  il timone  della  nave  Piemonte pe 'l mare  siciliano  alla conquista  dei  nuovi  destini  d'Italia , quella  destra  invitta  che  a  Milazzo  abbatté da presso  i  nemici  col  valor  securo  d'un  paladino  , è  in dissoluzione. Sono  chiusi  e  spenti  in  eterno  gli occhi  del liberatore che  dai monti di  Gibilrossa   fissarono  Palermo , gli occhi  del  dittatore  che su   'l  Volturno   fermarono  la vittoria  e costituiron   l'Italia . La  voce  , quella  fiera  voce e soave che  a  Varese  e  Santa  Maria gridò --Avanti , avanti sempre , figliuoli ! Avanti  , co' calci de' fucili!--e  dalle  rocce  del  Trentino espugnate  rispose  ---Obbedisco--,  quella   voce  è muta  nei  secoli . Non  batte  più  quel  nobile  cuore  che   non  disperò  in Aspromonte né  si   franse   a  Mentana . Giuseppe  Garibaldi giace  sotto  il  fato supremo . è  il sole  intanto  risplende  su  l'Alpi  italiane  che non sono  più nostre , su   'l  mare  che  non  è  più  il  " mare nostro".
La  sua  potenza  si è  dipartita  da noi  ;  e a  noi  resta  che  la sua gloria  e  il sublime  compiacimento  di averlo  avuto   coetaneo  . Egli  fu  una  di quelle  anime  complesse  e riccamente  dotate  della  più  alta  umanità , quali  sa  darle le gente  nostra  nelle  sue  produzioni fatali . La  correzione  e  purità  in lui  de' lineamenti eroici  persuade  di assomigliarlo  a quei  magnanimi  greci  che liberarono  le patrie  loro  dalle  tirannie  straniere  e  domestiche ;  a  Milziade , a  Trasibulo,  a  Timoleone,  a  Epaminonda, a  Pelopida;  ma la scarsezza  dei  fatti  dalla parte  loro  o la  non  rispondenza  degli  effetti  vietano  intiero  il paragone . Degno  ei  senza  dubbio  di essere comparato  ai  migliori  romani  , se  in lui  il senso  umano  non  fosse  più  profondo  e gentile  che  non  potesse  per  alcune  parti  e per  molte  ragioni  essere  in quelli , se egli  non avesse  di più  quell'istinto  di  cavalleresche avventure  che è proprio  delle razze nuove  e miste . E  per  quel suo  impeto  di eroico  avventuriere  e per  la ferma   devozione agli  ideali  verrebbe  voglia  di paragonarlo  ai cavalieri  normanni e ai  crociati, ai  Guiscardi , ai  Tancredi, ai  Gottifredi, se  in lui  non  mancasse  del tutto  la cupidigia  del  conquistatore  e più  alto  non fosse  il sentimento dell'onore  e più  illuminato quello  del    dovere  . Giorgio  Washinghton  , come  cittadino  , è  meglio  eguale ; come  institutore  di repubblica  è  più  felicemente  grande ; ma  intorno  alla fredda  testa  del  generale  puritano  manca  l'aureola   dell'eroismo  che constella  l'alta  fronte  del cittadino  d'Italia.
Tale  qual fu , Giuseppe Garibaldi  è  il più   popolarmente  glorioso  degl'italiani  moderni;  forse   perché  riunì  in sé  le  qualità molteplici  della nostra  gente  , senza  i difetti  e i vizi  che quelle  rasentano  o esagerano  e mèntono.  Nella  storia  della  sua  vita  non  vedete  bene  dove  finisca  la parte  dell' Ariosto,  dove  quella  di Livio  cominci e dove  il Macchiavelli s'insinui ;  guerriero  di  avventura  senza spavalderie  , eroe  senza pose, politico  senza ostentazioni  di furberie . Superiore  ai  partiti  , pure  accettando  da essi  tutto  ciò  che  di più  vitale  e più  utile  conferissero  al  rifacimento   della nazione  , e ciò  che  di giusto e  di vero  promettessero  all'avanzamento  del genere  umano ;  egli  fu  su  tutto  e anzi  tutto  italiano  e uomo  di libertà . Repubblicano  per natura  e per  educazione,   sentì  che  una  nazionalità vecchia  e già  storicamente  spezzata  da tempo  non  può  ricostituirsi con  e per  un  solo partito ; e, imperando  alla vittoria e  avendo  in pugno  le  sorti  della  patria , obbedì  , volenteroso  iniziatore  , alla  maggioranza . Ma  quando  la maggioranza  , ridivenuta  partito  , parve   resistere  o barcollò e s'indugiò  dinanzi  al fine  supremo  , egli ,  ribelle in vista , richiamò  quella  al dovere. Non  dite  opportuna  sarebbe  su lui  scesa  la morte su  'l finire  del  1860; voi  bestemmiereste. Non  misurate  dalle  norme  dei tempi  ordinari i movimenti  onde  un popolo  in rivoluzione  è  rapito  verso  il  fine ultimo , il  riconstituimento  ;  voi  sareste  pedanti  , Aspromonte salva  l'onore  della nazione , Mentana dà  Roma.  è  l'atteggiamento  dell'eroe  , paziente  nella ferita   e nella  prigionia infertagli  da quelli  stessi  pe'  quali  combatte,  vittorioso nella  sconfitta , esalta  la dignità  umana.
Che  se  a tutto  questo  aggiungete  come  l'ardenza  del  suo  gran cuore oltrepassando  i monti  ed  i mari  andasse  a  ricercare  e riscaldare  gli oppressi per  tutte  le terre  , onde  i Poloni e  gli  Ungheresi e i Greci ed  i Serbi lo aspettassero o lo  invocavano  capitano , e  Francia  lo ebbe  , vendicatore  di Roma e di Mentana , a Digione ;  e se  aggiungete  che ogni  causa  giusta  , ogni  idea  di civiltà  e di liberazione, ogni  pratico  miglioramento  per  la vita  degli uomini , in guerra  e in pace , nella  politica e nella  scienza ,nella società  tutt'intiera  e nella  solitudine  dei  tuguri  e di  campi  , lo  ebbe  assertore  ed operatore  eloquente e potente ; voi  sentite  come  bene  gli  si  avvenga  il saluto  che ieri in  Parlamento  accompagnava  la sua  memoria : cavaliere  del  genere umano.

=non  scambiate per razzismo ciò che sto per dire:  alcuni giorni fa  ho  visto in TV  un video pubblicitario dove  i protagonisti erano i giovani italiani; ragazzi italiani,   ma per  ironia della sorte erano tutti africani.  I ragazzi   italiani non sono africani,  i ragazzi  africani sono africani  ed appartengono all'Africa!     
=  è  nostro dovere  morale  non permettere  lo spopolamento   dell'Africa;
=  è nostro dovere morale aiutare  i popoli africani   a  camminare verso  lo sviluppo di una loro civiltà, Garibaldi  e  tutti i grandi del nostro risorgimento sono i nostri padri, non sono i padri  degli africani.
La politica  degli sbarchi   se da una parte  ha la funzione morale di salvare vite umane, dall'altra è una collaborazione con dei criminali, non si può entrare in massa  in Italia, con uno  spostamento umana che assomiglia più a quello di branchi di animali.
= La  politica degli sbarchi   è  puro colonialismo, una sinistra  che in questo caso canta: faccetta nera dell'Abissinia"
=  è  necessaria  una decisione  dell'Europa  che dichiari non legale l'entrata in Italia e quindi in Europa  con gli sbarchi.
= solo con un dialogo  diplomatico , politico onesto con i paesi africani, per venire incontro alle loro esigenze.
=Ad  esempio  potrebbe essere  fatta da parte dell'Europa  una proposta come l'istituzione di borse di studio per bambini africani in Europa, al fine di   formare  : tecnici , operai , contadini , laureati per  l'Africa.  Non buttiamo più i soldi  in  elemosine per  gli scarti!

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