24--6--2021
La lettura di "Fratelli tutti" si presenta anche ad alcune considerazioni sulla lingua di papa Francesco. Sono già usciti diversi volumi , e perfino l'Enciclopedia Treccani vi ha prestato attenzione negli ultimi mesi . Ma non voglio proporvi un saggio sulla comunicazione di Bergoglio, ma solo gli elementi che emergono dalla semplice lettura del testo dell'ultima enciclica . è scritta in Italiano , un italiano di facile lettura , comprensibile e accessibile a chiunque.
Non ci sono barriere linguistiche come è ormai d'uso , con l'abuso di parole straniere la cui comprensione è data erroneamente per scontata . Come da tradizione culturale della Chiesa non possono mancare , ma sono pochissime, le parole latine e greche ; sono però utilizzate come pretesto per dare un senso più profondo ai concetti , che sono spiegati in italiano in modo semplice e chiaro . Nessuna tentazione accademica . Sicuramente un testo base adatto per ogni tipo di scuola , di giornalismo .
Del resto papa Francesco , in questa enciclica , come in altre occasioni , ritorna spesso sull'importanza delle parole e sul loro uso appropriato . L'enciclica e totalmente coerente con questa attualissima preoccupazione , dettata da quanto avviene sul social (Bergoglio non usa questo termine, bensì " comunicazione digitale ") e non solo . Una nuova teologia della parola senza far ricorso ai paludamenti teologici . Anzi si permette di smentire Sant'Agostino sulla "guerra giusta" che oggi "ormai non sentiamo". Concetto e chiarezza che ci riportano alla straordinaria forza delle parole di Follereau.
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