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martedì 8 giugno 2021

Per la morte di Giuseppe Garibaldi Giosue Carducci

 5--6--2021
        
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Forse, tra  il secolo vigesimo quinto  e il  vigesimo  sesto,  quando  altre  istituzioni  religiose e  civili   governeranno  la  penisola, e il popolo   parlerà  un'altra  lingua  da quella  di Dante , e  il  vocabolo  Italia  suonerà  come  il nome  sacro  dell'antica   tradizione  della  patria,  forse allora  , tra  un  popolo  forte  , pacifico ,  industre , le  madri  alle figlie  nate  libere  e  cresciute  virtuose  , e  i  poeti (perché  allora  vi  saranno  veramente    poeti )  ai  giovani  uscenti  dai  lavori  o dalle  palestre  nel  fòro, diranno e  canteranno la leggenda  garibaldina così.
Egli nacque  da  un antico  dio  della  patria  mescolatosi  in   amore  con  una  fata  del settentrione , là  dove  l'alpe  cala  sorridente  verso il mare , e nel  mare  turchino  si specchia  il cielo  più  turchino ,  e più  verde e  amena  splende  ed  aulisce  la terra.  Ma  tristi  tempi  eran  quelli  ;  e in  quel  paradiso  signoreggiava tutto  l'inferno,  cioè  i tiranni  stranieri;  e  domestici e i preti. 
Allora  ,  mentre  il fanciullo divino  passeggiava  biondo  e  sereno  coi  grandi  occhi  aperti  fra  il cielo  ed  il mare , l'Italia  , per  salvarlo  dai  tiranni  e  serbarlo alla liberazione  , lo  rapì  a volo  in  America  , nell'America   che  un altro  ligure  grande  scoprì secoli  innanzi  per  rifugio  a lui  e a  tutti  gli oppressi . Ivi  il fiero   giovinetto  crebbe  a cavalcare   le onde  furiose  come  polledre  di  tre  anni  , a  combattere  con  le tigri  e con  gli orsi  ;  e si  cibò  di  midolle  di leoni ;  e passò  tra  quei  selvaggi  bello  e forte  come  Teseo  , e  li  vinse  o li  persuase  ;  sollevò  repubbliche  , abbatté tirannie.
Quando  i tempi  furono  pieni  e  Teseo  era cresciuto  ad  Ercole  ,  Italia   lo richiamò  . Due  eserciti  , due popoli  , quasi  due  storie  si   contendevano  allora  il suolo  della  patria ; a settentrione,  i  Germani, nel mezzo  , attorno  la eterna  città  già  presa  da  Brenno  schiamazzavano  i Galli . Egli  venne  e volò  , di vittoria  in vittoria  ,  da un  esercito  all'altro ; e si fermò in Roma.
La leggenda epica  , voi  sapete  ,  non  guarda  a intermezzi  di  tempi,  e nella  sintesi della vittoria  nazionale  non  tiene  conto  delle  guerre  o  delle  battaglie  diverse . Così  l'assedio  di Roma  durerà   nell'epopea  dell'avvenire  , come  quello  di Troia  e di  Veio ,   dieci anni. E  la epopea  racconterà  delle  mura  di Roma  gremite  il  giorno  di vecchi  di donne  e fanciulli  a  rimirare  le  battaglie   dei  padri  , dei  mariti, dei figli  ; racconterà  delle  vie  di Roma   illuminate  le notte  e veglianti  , mentre  gli  obici e flauti   dei   due eserciti  s'incontrano  e s'incrociano  dinanzi  le porte . Oh come  insorgerà  la nota   omerica   ed  ariostea  quando  il  poeta   canterà  il Daverio , il  Calandrelli , il  Pietro-Mellara,  il Bixio  ed il  Sacchi, e te  , Aiace  Medici , ritto   con  mezza spada  su  le ruine del   Vascello  fumanti;    e la  pugna  di due  campi  intorno  al cadavere  di    Patroclo  Masina , tornato   per la quarta   volta  all'assalto   spronando  il cavallo  su  per  le scalee de'  Quattro  Venti !  E  come  dolce  sonerà    la nota virgiliana      e del Tasso, cantando  Euriadi e  Nisi  novelli  , e Turni  e Camille, e Gildippe  ed  Edoardo  , e voi   Morosini  , e voi  Mameli , e voi   Manara  , e  cento  e cento   giovinetti   morenti  e quindici  e diciotto  anni  ed  nome   d'Italia   su  le labbra, con  la fede  d'Italia  nel cuore  !  Ma  io  non  so  imagine  quale  e   quanto  sarà  rappresentato   egli  , o  caricante  su  'l cavallo  bianco   al canto  degli inni  , della patria   il  nemico   , o  tornante  , con  la  spada  rotta  , arso  ,, affumicato , sanguinante  , in  senato!
L'assedio  dunque  durò  dieci  anni,  ma Roma  non  fu  mai  presa . L'eroe  fece  una  diversione  oltre  gli  Apennini , passando   come fulmine  fra  tre  eserciti, e  tornò  con  re Vittorio  , che  persuase  i   Galli  . I  quali  , memori  di  certa  affinità  di sangue  e di  antiche   alleanze  , si  accordarono  col  re  e con  gl'Italiani  a   ricacciare  al  di là  delle Alpi i Germani  accampati  nel  settentrione.
Ma  i  Galli , in  premio  dell'aiuto  contro  i Germani, vollero  per sé  la bella  regione  ove  nato  l'eroe . Egli  non fece  lamento . Con  mille  de'  suoi  s'imbarcò  su  due  navi  fatate, e  conquistò  in  venti  giorni  l'isola  del  fuoco, e vinse  in due  mesi  il reame  de'  Polifemi  mangiatori   di  popoli . E  disse  a  re  Vittorio : Eccoti,  per   due provincie  , due regni ; bada  non  altri  ceda  o venda  anche  questi. Ma  nei  servi  delle antiche  tirannidi  crebbe il livore  , e  s'accontarono coi Galli nei quali  l'emulazione fermentava  a  odio. E ferirono  l'eroe  nella  sola  parte  ove  fosse vulnerabile ,  nel tallone  ; e lo  rilegarono  in una  isoletta  selvaggia , che sotto  il suo piede  fiorì  di messi  e di patate . Ivi  l'eroe  stette  solitario un lungo  corso  di anni ;  e  , come  Filottete  in  Lemno, immergeva  il piede  ferito  nel bagno  del Mediterraneo, e  la madre  dea   veniva  pe' cieli  a  consolarlo, e dagli  amplessi  di lei  egli  riaveva  la salute e il  roseo  lume di giovinezza.
Intanto  dal  mescolamento  dei  Galli coi  servi aborigeni  procedeva  una gente  nuova;  e la  generazione  garibaldina  , scarsa  dopo  tante  battaglie  , erasi ritirata  o era  stata  respinta  verso  gli  Apennini  e le Alpi. La  genìa   nuova  fu  di  pigmei  e di  folletti ,   di gnomi e di  coboldi  , Gnomi ogni  lor  industria  mettevano  a   raspar  la terra  con  le mani  e i denti  per cavarne  l'oro ; coboldi martellavano  di continuo reti di magli  di ferro  per  impigliarvi  li gnomi e portarne  via  l'oro  ;  pigmei  e folletti  avevano  la  leggerezza  del  pensiero quasi eguale  alla  perversità  dell'intendimento,   e  seguivano  con  mille  giuochi  maligni  a  tormentare e  rubare li gnomi  e  coboldi . In  tanta  degenerazione  anche  le  Alpi  si erano  abbassate  , e  i mari  rattratti ; e  l'aquila  romana intisichita dentro la nuova gabbia  che  le  avevano  fatta. I  coboldi  e li gnomi  trionfavano. E  gli  uni  ricevevano  senza  crollarsi  gli  scapaccioni   aggiustati  alle  lor  teste  da  certe  mani   passanti  su  le Alpi   abbassate  e pe'  mari  retratti  , e  si  vantavano  forti ; e gli  altri  oltraggiavano  i loro  padri e si  sputacchiavano   a gara  le fecce , e si  dicevano  liberi  . E   questi  scavavano  piccole   fosse  per disporvi  le immondezze  delle  anime  loro  , e  si  chiamavano  conservatori  ; e  quelli  saltabeccavano,   come  scimmie  ubriache  d'acquavite , su le  loro  frasi  , e si  gridavano  rivoluzionari. 
Così  narrerà la leggenda  epica  ,  la quale  , come  produzione  d'un  popolo  misto di varie  civiltà , avrà  anche  la parte  sua   comica; se rispondente  a qualche  vero ,non posso  io giudicare. E  seguirà, come  una  fiera  procella  spazzasse  via  la piccola  gente, e gli stranieri  occupassero  anche  una  volta  la penisola . Allora  la generazione  garibaldina  discese  alle rive  del  mare;   e tese  le   braccia  su  le grandi  acque  ; e  gridava ---Vieni  , ritorna , o  duce  ,  o liberatore , o  dittatore .---Alle  lunghe  grida  porse  orecchio  l'eroe, e s'avviò  al  racquisto  della  terra  nativa . E poi che troppo  scarsa  era  ormai  la sua generazione  , ei  fermo  su  'l  Campidoglio ,  levando  alto  la spada e  battendo  del  piede  la terra,  comandò  a  tutti  i morti  delle sue  battaglie risuscitassero  . Fu  allora  che suonò il canto  delle  moltitudini:
                    Si scoprono  le tombe, si  levano  i morti;
                    I martiri  nostri  son  tutti  risorti.
E  allora le  rosse  falangi  corsero vittoriose  la  penisola  ;  e l'Italia  fu  libera  , libera  tutta  , per  tutte  le Alpi , per  tutte  le isole  , per  tutto  il suo  mare  . E   l'aquila  romana  tornò  a  distendere  la   larghezza  delle  ali  tra  il mare  e il  monte  ,  e mise  rauchi  gridi  di gioia innanzi  alle navi  che  veleggiavano  franche  il Mediterraneo  per  la terza  volta  italiano.
Liberato   e  restituito  negli  antichi  diritti  il popolo  suo ,  conciliati  i popoli  intorno  , fermata  la pace  la libertà la felicità , l'eroe  scomparve  ; dicono   fosse  assunto  ai  concilii degli Dii della   Patria. Ma  ogni  giorno  , il sole  , quando  si leva  su  le Alpi  tra  le nebbie  del  mattino  fumanti e cade  tra  i vapori , del  crepuscolo , disegna  tra  gli abeti e larici  una una grande  ombra , che ha rossa  la veste e bionda  la capelliera errante  su  i venti  e sereno   lo sguardo  siccome  il cielo  . Il  pastore  straniero guarda   ammirato  , e dice  ai figliuoli  --  è l'eroe  d'Italia  che veglia  su  le  alpi della sua patria.

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