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giovedì 22 luglio 2021

Il pescatore errante e la donna affamata =Aiutare vuol dire capire ,la metodologia di AIFO applicata alla salute del territorio= Valentina Pescetti

22-7-2021

"  Un giorno  un pescatore  , attraversando  una terra  lontana  per tornare  a casa con il pescato , incontrò una donna  affamata ,  che aveva  perso  tutto  a causa  della guerra , anche  una gamba .  Era  disperata oltre che affamata.  Il pescatore  pensò:" Potrei  darle  uno  dei miei  pesci, ma  domani  avrebbe  fame  nuovamente ...potrei  darle  la mia  canna   da pesca , e insegnarle  la via  per  il lago , ma  senza  una gamba  sarebbe  difficile  arrivarci...."  Il  pescatore  capì  che non  poteva  andarsene  senza  far  nulla,  decise di fermarsi  e di  farsi  aiutare   proprio  da questa donna  a   trovare  la soluzione  che,  da solo , non poteva  trovare . Scoprì  che  la dona  aveva  perso  tutto  per   una guerra  dovuta  alle  multinazionali che  fermavano  l'acqua  con dighe , pescavano  tutti i pesci , rubavano  tutte  le terre ,  minavano  la comunità . Capì  che quella   distruzione  sarebbe  presto  arrivata  anche  al suo villaggio , e  che   incontrare  quella  donna  era  una benedizione .
L'uomo  aveva  tanti  fratelli e sorelle  e fin  da piccolo aveva imparato  che  l'unione  fa la forza . Decise  quindi  di fermarsi  un po' con lei  , giusto il tempo  per  riunire altre  donne  rimaste  sole, ferite,  ma vive. Le  donne , ritrovandosi , raccolsero  le forze ,  condivisero  le  poche  risorse e tante  esperienze  e  la   speranza   ricominciò  a germogliare e a  dare  i suoi  frutti. Tornato  a casa  il pescatore condivise ciò  che  aveva  capito  , e  anche  la   sua  comunità si organizzò  per contrastare la guerra. Avrebbe   potuto  donare  un pesce  e cambiare di poco  la situazione .  Avendo, invece, " speso"  il suo tempo  per capire un problema  e   lavorare insieme a chi  aveva  bisogno di solidarietà , aveva  potuto cambiare  la  vita  di una  comunità  lontana , e anche  della sua.

Perché  vi ho raccontato  questa  fiaba?  Perché  AIFO , come  il  pescatore  , potrebbe  regalare  agli ultimi della terra  bende , cibo, medicine,  ma  sa che  , così facendo  , la situazione  non  cambierebbe  di molto.
Certo , in  situazioni di  emergenza  serve  anche  questo tipo  di aiuto, ma  non basta . AIFO , infatti, non  vuole   solo "aiutare  ";  vuole capire --ascoltando gli ultimi --quali  sono  i  problemi  che  minano alla base  il senso stesso  dell'umanità , e  intervenire  su quelli.
In  Brasile, come  in Liberia , in Mozambico o in Italia , i  problemi stanno  innanzitutto  nella   discriminazione , verso  chi  ha  una disabilità  o è  colpito  da una  malattia , nasce femmina o povero . In  questi  contesti, più  che, costruire  ospedali , è importante  , nelle  comunità  lontane  dai centri sanitari , formare  alcune  persone sui  diritti umani fondamentali per  garantire la salute di tutta  la comunità : i diritti delle persone  con disabilità , delle donne e  l'accessibilità  a cure  mediche , cibo,  lavoro.
Le persone  che,  grazie  alla formazione AIFO  , diventano "agenti di salute  comunitari" ,  non  sono  scelte  a caso ;  come   la donna della fiaba , sono  persone  che hanno  una  disabilità  o che  sanno  cosa  vuol dire  essere discriminate , sono  persone  che  attivano  per  " fare  comunità"  e  restituire  speranza.  Per AIFO  decidere  di lavorare  proprio  insieme  a loro è  strategico per due  motivi :  in primo luogo  perché  loro  hanno  esperienza  delle  difficoltà  , dei bisogni e delle  possibili  soluzioni che  si possono ideare ,  in secondo luogo perché   la società  , di solito , è  strutturata  su  uno  squilibrio  di potere  per cui  alcuni  comandano  e guadagnano,  mentre  altri  --la  maggior  parte  delle persone e  soprattutto quelle  con  disabilità  e le donne --subiscono e  sopravvivono nella  povertà  e nella  mancanza  di salute.
Solo  se si  forma un gruppo  con queste  ultime  persone,  dando  loro  la forza  dell'unione  , la  consapevolezza  dei diritti , lo spazio  di parola e la  possibilità  economica per agire , si riesce  a rompere lo squilibrio  di potere , creando  un nuovo equilibrio  , quello  di una comunità  più giusta,  inclusiva .

=Le  modalità di sviluppo , fino ad oggi adottate  hanno portato al disastro ambientale  , e ad uno squilibrio  umano fra un nord, troppo opulento, ed un sud  troppo  povero; cambiare  le prospettive  è cosa da farsi .  Abbiamo noi,  un dovere morale nei confronti del sud del mondo, quello di comprendere ed aiutare.
Gli sbarchi , sono un esempio di orrore che  non riusciamo , ma forse non abbiamo il coraggio né le capacità per risolverlo.  Non è una soluzione , la presenza di queste persone in Italia, ne è una soluzione la distribuzione di queste persone in Europa.  Mi    chiedo:
Un continente come l'Africa  molto ricco, ma con un popolo africano  incapace di  saper utilizzare le proprie ricchezze per sviluppare un futuro,  ed una prosperità; se viene spopolato   come sta avvenendo a chi resta?  Insomma  dietro questo  orrore chi muove le fila?
Mi viene in mente le modalità con le quali  nel  passato l'Europa  si è appropriata dei nuovi continenti eliminando i veri padroni di quei posti. Ma ciò è storia! Oggi chi  sta buttando fuori dall'Africa  il popolo africano?  E  la pseudo ong, che dice di salvare vite umane, traghettando letteralmente  africani, dalle coste delle Libia in Italia, perché non ha mai portato  africani nel proprio paese ?
Salvare  l'Africa  e il suo popolo , in nome dell'autodeterminazione dei popoli, nel nome dei diritti veri dei popoli, vuole  dire fermare  questo orrore , riportare questa gente nel loro paese ed  aiutarli ad essere un popolo degno di assoluto rispetto.







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