9--9--2021
La 5° edizione del Festival della cooperazione internazionale si svolgerà ancora una volta in un periodo di grande incertezza. Lo scorso anno ci siamo interrogati sulle possibili lezioni che si possono trarre dalla pandemia, quest'anno vogliamo indicare le necessità di un'arte di vivere insieme durante e dopo la pandemia . Per la RIDS , la Reta italiana disabilità e sviluppo (AIFO , FISH , DPI , EducAid , OVCI), promotrice della manifestazione questa necessità è presente già da tempo nell'umanità ed è dunque universale. Nel corso della manifestazione, la linea guida è rappresentata dall'Agenda ONU 2030 con i suoi 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile , ma vorrebbero soprattutto contribuire ad alimentare una speranza che si opponga all'attesa passiva del futuro .
Stiamo vivendo dentro una sindemia , un evento di proporzioni catastrofiche che è insieme personale, sociale ed ambientale. Viviamo tempi di grandi cambiamenti ( la quarta rivoluzione industriale segnata dalla digitalizzazione , i cambiamenti climatici planetari che reclamano una rivoluzione ecologica) e di inattesi mutamenti (lo shock del terrorismo islamico globale , lo shock economico -finanziario del 2008--2009 che ha fatto traballare il mito della crescita che sembrava vincente secondo la narrazione della globalizzazione). In questi ultimi venti anni è aumentata l'incertezza e in parte si è incrinata la fiducia su cui si regge l'ordine sociale.
Con l'arrivo della sindemia , che ha aggiunto tanta insicurezza alla nostra nuda vita, corriamo il rischio che si rafforzi la spinta verso quella che Martha Nussbaum definisce " la monarchia della paura" . Una paura che si mescola facilmente con diversi sentimenti tossici , come la rabbia, il risentimento , la colpa e l'invidia , tutti ostacoli per la costruzione cooperativa di un futuro migliore e induttori di errori anche gravi nella vita democratica. Il Covid 19 ha rilanciato la fragilità come una delle questioni centrali per l'agenda dei prossimi anni. Gli anziani sono fragili in particolare nella salute , i giovani lo sono specialmente nell'economia . Ma c'è di più . La scienza , come scrive Telmo Pievani , aveva già svelato la finitudine di tutte le cose . Oggi però possiamo imparare che la finitudine non comporta necessariamente nichilismo , ma anzi può suscitare solidarietà , rivolta , ricerca di una vita piena , pur sospesa tra fragilità e libertà . Insomma , hanno ragione Chiara Giaccardi e Mauro Magatti a farci riflettere a fondo sul fatto che " nella fine è l'inizio" . Ci occorre per questo una consapevolezza profonda un nuovo pensiero e una vera e propria arte del sapere vivere insieme nonostante la grande incertezza nella quale siamo gettati.
Nel cammino verso questo orizzonte possiamo farci accompagnare dalle grandi visioni di speranza , come quella che Raoul Follereau ha condensato nella frase" l'unica verità è amarsi" e come l'approccio del convivialismo che ci ricorda innanzitutto la nostra comune naturalità , il nostro essere in un rapporto essenziale di interdipendenza con la Natura . Le esperienze di speranza di cui è ricca la genuina cooperazione internazionale valorizzano anche la comune umanità e la comune socialità di ogni essere umano, riconoscendone il bisogno legittimo di individualizzazione e di opposizione creatrice . Ecco allora che la cooperazione internazionale si presenta a tutti noi come un grande patrimonio di pratiche di speranza , al cui interno possono fiorire visioni di giustizia sociale , movimenti di protesta e di volontariato , religiosità inclusive , il pensiero critico e le arti espressive della diversità umana.
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