24-2-2019
Abbiamo ricevuto l'ordine di amare il nostro prossimo come noi stessi. Dio non ci ha forse donato una propensione naturale a farlo? Niente è più conforme alla nostra natura che il vivere insieme, il cercarci vicendevolmente e l'amare il nostro simile. Il Signore domanda dunque i frutti di ciò di cui ha deposto in noi il seme, dicendo."Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri"(Gv 13,34).
Nell' intento di sollecitare la nostra anima ad obbedire a questo precetto, egli non ha voluto che il marchio dei discepoli si trovasse in opere straordinarie, benché ne avessero ricevuto il dono nello Spirito Santo.Egli dice, al contrario:" Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli,se avrete amore gli uni per gli altri"(Gc 13,35). Ed egli pone un tale legame tra i due comandamenti che considera come fatta a se stesso ogni buona azione verso il prossimo:" Perché ho avuto fame --precisa--e voi mi avete dato da mangiare....".Ed aggiunge:"Tutto ciò che avete fatto al più piccolo dei miei fratelli, lo avete fatto a me".Colui che ama Dio, dunque, amerà di conseguenza il suo prossimo:" Colui che mi ama , dice il Signore, osserverà la mia parola". Ed aggiunge ancora:" Ecco la mia parola: come o vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri". Lo ripeto, dunque: chi ama il suo prossimo compie il suo dovere d'amore verso Dio, poiché Dio considera questo dono come fatto a lui stesso. San Basilio Magno
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